ELEZIONI A CHIUSI, UN QUADRO DESOLANTE: SFACELO DELLA POLITICA E ‘RESISTENZA DEMOCRATICA’

venerdì 08th, aprile 2016 / 20:46
ELEZIONI A CHIUSI, UN QUADRO DESOLANTE:  SFACELO DELLA POLITICA E ‘RESISTENZA DEMOCRATICA’
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CHIUSI – I giorni passano. La scadenza per la presentazione delle liste si avvicina. Ma le elezioni a Chiusi sembrano non riuscire proprio a scaldare il clima. Del resto non ci sono più le mezze stagioni. E stavolta anche la Primavera che 5 anni fa rappresentò la novità più rilevante, non ci sarà. Né ci sarà qualcosa che le somigli.  Ad oggi, 8 aprile, l’unica certezza vera è la candidatura di Juri Bettollini per il Pd. Chi avrà intorno (nella propria lista) o contro, ancora non si sa.

LA DESTRA CORRE IN SALITA

La triade di centro destra Lega-Forza Italia-Fratelli d’Italia perla verità la sua candidatura l’ha annunciata, gettando sul tappeto il nome di tale Mirco Salaris. Ma sia la coalizione che il candidato sembrano due entità piuttosto aleatorie. La triade scricchiola forte anche a livello nazionale e nelle grandi città. E Chiusi non è da meno. Il candidato è pressoché sconosciuto e a quanto pare inviso alle “destra storica” chiusina che non ha digerito il cambio di cavallo (Salaris al posto di Martinozzi) né tantomeno l’imposizione dall’alto di una figura di importazione. E così anche il candidato del 2011 Gaetano Gliatta si mostra defilato e poco interessato alla campagna elettorale per Salaris. Come Gliatta anche Armando Venturi che fu consigliere di An alla fine degli anni ’90 e altri esponenti della vecchia guardia destrorsa locale. L’area berlusconiana che pure ha avuto i suoi momenti di gloria, adesso è liquefatta e praticamente scomparsa dalla scena. Alcuni hanno già traslocato verso la sponda renziana. Tanto la differenza è poca.  La Lega vorrebbe fare la parte del leone, ma a Chiusi non ha una presenza organizzata e riconoscibile e sembra più un manipolo paracadutato che una forza reale, radicata sul campo… Insomma per Salaris e la triade di carta la strada è tutta in salita. Non solo per la sfida elettorale, ma anche per riuscire mettere in piedi la lista. Pare infatti che l’aggregazione sia un po’ in difficoltà nel reperire firme e candidati. Ma anche a rintuzzare i maldipancia e le defezioni del proprio elettorato fisiologico. Pare che la “fronda” della destra poco incline a sostenere Salaris potrebbe alla fine dirottare i propri voti sui 5 Stelle, individuata come la forza più antisistema e meno… lontana.

I 5 STELLE CHE CI SONO E NON CI SONO… E INTANTO ATTENDONO IL TIMBRO

5 Stelle che ancora son lì che aspettano il “timbro” ufficiale della ditta. E non favellano. Ci saranno, non ci saranno? Certo se dovessero esserci ma con una lista senza il simbolo del movimento, quella lista varrebbe meno di un terzo. Perché per i 5 Stelle, come per il Pd, il “marchio” conta parecchio. Perché entrambi puntano e sperano in un “trascinamento” del voto e clima nazionale… E dopo aver rifiutato ogni apparentamento o accordo con altri soggetti “antagonisti” rispetto al Pd, presentarsi come lista civica semplice, sarebbe anche una sconfitta in partenza e una discreta figuraccia. Ma alla fine il “bollo” lo otterranno. La lista dei 5 Stelle ci sarà. Hanno aperto una sede in centro (via Leonardo da Vinci)  e questo potrebbe essere il segnale del via alle ostilità… Vedremo se riusciranno a scatenare l’inferno o si fermeranno alla “testimonianza” e ad una  presenza di bandiera. Per ora il movimento di Grillo non sembra esser riuscito a catalizzare intorno a sé lo scontento, la delusione, la rabbia, la voglia ci cambiamento, né tantomeno a presentarsi alla popolazione come alternativa possibile al Pd per il governo della città. Sembra questo un problema che non li riguarda.  Sui candidati nulla trapela. Circolano due nomi: quelli di Bruna Ceppitelli, bionda e di origini romane (altro non si sa) e Massimo Pietruschi, giovane tassista chiusino. Anzi di Montallese. E su di lui il movimento punterebbe per spillare qualche voto a Bettolini a casa sua… Ma anche queste sono solo voci di corridoio non confermate. Illazioni. Altre indicazioni non ce ne sono.

Del Pd ridotto ad ectoplasma o se preferite ad un contenitore vuoto, abbiamo scritto tante volte. E nulla è cambiato.

UN QUADRO DESOLANTE

Il quadro è desolante. Con la destra divisa, rancorosa e a rischio di non farcela nemmeno a presentarsi, coi 5 Stelle che continuano a starsene rintanati nel proprio fortino,  Juri Bettolini rischia di trovarsi praticamente a fare la campagna elettorale da solo, con pochi amici. E di trovarsi solo, con pochi amici, anche dopo le elezioni in Consiglio comunale. Loro a governare e i 5 Stelle a fare l’opposizione, ma nella più totale incomunicabilità…  Due mondi separati chiusi ognuno nella propria bolla d’aria. In un clima da film sulla guerra fredda.

LO SPETTRO DEL NON VOTO: BETTOLLINI PUO’ RITROVARSI “DIMEZZATO”

Per molti versi la situazione attuale è simile a quella del 2007, quando la destra con Anita Paolini rischiò di non presentarsi e Ceccobao per non trovarsi a correre da solo convinse l’amico Felici a metter su una listarella con il fedele Socciarello… Tanto per far numero. Quella volta Ceccobao fece il pieno di voti (come era prevedibile), ma l’astensionismo superò il 32%. Questa volta potrebbe andare peggio. Alle Regionali del 2015 ha sfiorato il 40. Senza una lista che possa rappresentare quello che rappresentò la Primavera 5 anni fa, il non voto alle prossime comunali potrebbe davvero far saltare il banco e mettere in discussione la vittoria stessa di Bettolini. Il rischio che il candidato Pd vinca con meno di 2.000 voti su 7.000, quindi con il consenso di una minoranza è abbastanza alto. Sarebbe ugualmente legittimato a governare, Bettollini. Ma con che spirito potrebbe farlo? Sarebbe un sindaco dimezzato. Come il Visconte di Calvino.

C’E’ CHI DICE NO: NECESSARIA UNA… RESISTENZA DEMOCRATICA?

C’è una fetta consistente di popolazione che comincia a interrogarsi su questa situazione. Che è vista come una situazione di emergenza.  Ci sono persone che magari avevano sperato in qualcosa di diverso dalle varie forze in campo e ora guardano attonite lo sfacelo della politica e si domandano se non sia il caso di fare qualcosa, anche in extremis. Magari qualcosa di sinistra.  Come atto di “resistenza democratica”. Di difesa strenua della democrazia, intesa come confronto dialettico tra parti diverse e in conflitto. Come ultimo, estremo, tentativo di affermare che senza la politica non si può governare la città, che le elezioni sono un’occasione e non una scocciatura da, che sono l’espressione della volontà del popolo e non una formalità per ratificare scelte e carriere decise nel chiuso di stanze sempre più strette.SANDERS 4

Ecco, c’è gente a Chiusi, in quella fascia di elettorato disperso che fu della Primavera nel 2011 e del “popolo di sinistra” in genere, che non si rassegna a lasciare tutte le leve (di comando e di controllo) ad un Pd inesistente sul piano locale e sempre più allineato a livello nazionale con la Confindustria con i petrolieri, con le banche e sempre meno coi lavoratori, coi pensionati, con gli studenti, i ricercatori, gli studiosi, o a movimenti come i 5 Stelle che dicono cose spesso condivisibili, ma si muovono come una setta di iniziati convinti di essere gli unici depositari del nuovo verbo. Come se la politica l’avessero inventata loro. Gente insomma che ha una sua idea del mondo. E della città. Che non ha smarrito la bussola e ha in mente una rotta, anche se da anni naviga a vista. Bestemmiando per lo più, perché il vento tira sempre dalla parte opposta. Gente sconfitta, fiaccata forse, ma non annientata. Insomma c’è gente a Chiusi che in questi giorni, guarda ai successi di Bernie Sanders più che alle cronache giudiziarie, ma anche alle tante intelligenze, sensibilità e esperienze locali, che sono del tutto fuori dai giochi, non valorizzate  perché non allineate, non subalterne, non omologate al pensiero unico e ragiona su come unire l’energia di Sanders, l’utopia di Corbyn con quelle sensibilità, quelle intelligenze. Qui, sul posto. Per riaprire il confronto, se non altro. Per non abdicare definitivamente. Per non arrendersi. Perché il prossimo sindaco, chiunque sia – anche Bettolini – sia un sindaco e non un podestà. Tutto il resto, programmi, candidati, trattative ecc. viene dopo. Verrà dopo. Nel caso… Ma quanta sarà mai questa gente? potrebbe chiedersi qualcuno. Ad occhio e croce più di quanta si possa immaginare. Se continuerà ad interrogarsi soltanto o deciderà di prendere il toro per le corna lo vedremo…

m.l.

 

 

 

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