DOMENICA 17 IL REFERENDUM: E SE LE TRIVELLAZIONI LE FACESSERO IN VALDORCIA?

Domenica 17 aprile c’è il referendum sulle trivellazioni in mare. Si tratta di dire sì o no all’abrogazione di una norma che consente di mantenere le piattaforme per le ricerche petrolifere a vita e non fino alla scadenza delle concessioni… Questo è il quesito posto sulla scheda. Ma si tratta di dare anche un voto di principio certo sulla tutela del mare e delle coste e soprattutto, sul tipo di politica energetica del Paese e non ultimo su chi debba deciderla: se i cittadini attraverso le istituzioni democratiche o le compagnie petrolifere. Per questo noi invitiamo i lettori ad andare a votare e a votare sì. Invitiamo ad andare a votare e a votare sì anche perché il referendum è un istituto democratico previsto dalla costituzione, uno strumento in mano al “popolo sovrano” e non ci piacciono, al contrario, gli inviti a disertare le urne per renderlo vano, soprattutto se questi vengono da figure di primo piano del Governo e da partiti che hanno responsabilità di governo. “Se votare contasse qualcosa non ce lo lascerebbero fare”, scrisse Mark Twain. In questo caso, se Renzi e il Pd dicono di non recarsi alle urne, vuol dire che il referendum conta. Quindi meglio andare.
La questione specifica, come dicevamo è quella delle trivellazioni in mare. Per noi, di questo territorio può sembrare una questione lontana. Una questione che ci riguarda marginalmente. Ma è bene che si sappia che anche questo nostro territorio fatto di colline, di uliveti e vigneti che danno prodotti di eccellenza, di centri storici famosi e celebrati in tutto il mondo, di fonti termali, sarà (o potrebbe essere) anch’esso oggetto di trivellazioni per la ricerca di idrocarburi, come lo è attualmente il mare Adriatico. E già oggi è un come una fetta di gruviera: pieno di buchi, dovuti allo sfruttamento della geotermia a fini energetici. Cosa che da anni è oggetto di forti polemiche sul Monte Amiata dove la geotermia ha causato non solo disagi, ma anche morti e dissesti ambientali rilevanti (terremoti, inquinamento delle falde da arsenico, abbassamento delle falde di 200 metri, una sospetta diffusione di tumori sopra la media, dicono i comitati).
Già nel 2007 la Regione Toscana aveva dato il via libera alle ricerche petrolifere, peraltro senza Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), in un’area di 1.500 kmq tra le province di Siena, Grosseto e Pisa. In particolare tra l’Amiata, la Valdorcia, le Crete senesi, la Maremma, il Chianti e le colline metallifere… Tutto si fermò per le proteste di cittadini, comitati e comuni, ma adesso, con un decreto del 2010, poi modificato nel 2011 e nel 2012 che ha liberalizzato la geotermia e con il famoso Sblocca Italia del 2014 la questione potrebbe tornare di stretta attualità. La Regione è stata infatti subissata di richieste di ricerca per il reperimento della risorsa geotermica. E 38 sono i permessi già rilasciati. Due anche dalla regione Umbria, nella zona di Orvieto, precisamente a Castelgiorgio e Torre Alfina. Tutte zone di alto pregio ambientale e turistico. Alcune addirittura catalogate come Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco.
Ma non è solo la ricerca geotermica a tornare d’attualità e a scatenare forti appetiti. Molti comitati sorti negli ultimi 10 anni, temono che rispuntino anche le richieste di trivellazioni per la ricerca di idrocarburi, magari indotte dagli incentivi che le compagnie petrolifere interessate, potrebbero elargire ai comuni come compensazione, vedi caso di Tempa Rossa in Lucania.
Dal 2007 ad oggi in Valdorcia, Amiata e Maremma i cittadini non hanno mai abbassato la guardia… Nella zona di Montalcino-Cinigiano un comitato si oppone strenuamente al progetto di una centrale sperimentale proposto dalla multinazionale portoghese Gesto Energy Consulting sulla collina di Montenero d’Orcia, luogo di produzione di un particolare olio di oliva, non lontano dai vigneti del Brunello… La Regione Toscana dal canto suo sembra intenzionata a non sentire ragioni e ad andare avanti su questa strada. Rossi su questo tema sembra del tutto allineato con il premier Renzi che vuole sfidare per la leadership del Pd. E a dire il vero anche con chi ha preceduto Renzi: da Letta a Monti, da Berlusconi a Prodi… Su questo tema è dai tempi di Prodi infatti che la linea è sempre la stessa, indipendentemente dal colore dei governi…
m.l.
IL SEGRETARIO PD DI ABBADIA S.S. PAOLO RAPPUOLI SCRIVE A RENZI: “La geotermia è sicuramente una risorsa, ma non è sempre così ‘pulita’ come viene rappresentata; i fluidi caldi che si sfruttano per la produzione di energia sono legati, comprensibilmente, alla natura geologica del sottosuolo che li ospita’. Per esempio, i nostri, quelli dell’Amiata, mi dicono diversamente da altri, contengono alti tenori di mercurio e idrogeno solforato. E parlo solo delle emissioni in atmosfera e cito solo i due inquinanti per cui dopo anni di lotte e di negazioni, l’Enel è stata costretta ad installare degli abbattitori. Ma i timori legati ad uno sfruttamento industriale selvaggio sono molti altri e non interessano solo l’aria, ma anche l’acqua (una ricchezza, quella amiatina, che disseta il sud della Toscana e l’alto Lazio), il territorio e la sua innegabile vocazione naturalistica.
“Timori. Infondati? Non saprei dire. Sicuramente indagati da Università e autorità pubbliche, però mai fugati incontrovertibilmente. Sullo sfondo -ed è uno sfondo di non poco conto- ci sono i destini di un comprensorio montano –d ella sua gente- e del suo sviluppo economico. L’attività geotermica nella nostra zona ha caratteristiche di sfruttamento industriale più che di politica energetica, arrivando a farla giudicare un pericolo per la salute, per l’ambiente e per lo sviluppo. Se la tecnologia applicata da Enel sull’Amiata dal 1961 ad oggi fosse stata sempre quella più innovativa disponibile, così come pare faccia all’estero, forse anche sull’Amiata la geotermia oggi potrebbe essere percepita come una risorsa.
“Nell’ultimo programma per le elezioni comunali, il centrosinistra – che qui governa- nel rivendicare con decisione le scelte compiute nel tempo, ha manifestato la volontà di riconsiderare la materia, nei limiti della sostenibilità e nel momento in cui non sussistano dubbi in merito alla tutela della salute pubblica. Sono convinto che la tecnologia può dare risposte, ma più che ragionare di raddoppio –che ritengo improponibile- si deve innanzi tutto riconvertire tutto quello che oggi si produce con tecniche che nel Nevada la stessa Enel non utilizzerebbe. E lì siamo nel bel mezzo di un deserto: qui siamo in un delicatissimo ecosistema abitato. Non nego che la tua dichiarazione mi ha preoccupato e spero tu voglia approfondire con le istituzioni locali e con la regione. Per conto del PD che rappresento, sono a disposizione per qualsiasi chiarimento”.
Come si vede non sono solo i comitati a preoccuparsi per le scelte del Governo in materia energetica.In questo caso è un esponente del Pd, il partito di Renzi, che scrive a proprio segretario nazionale, nonché premier… Piccole crepe si allargano.E se oltre alla geotermia, di dovesse procedere alla trivellazioni petrolifere… potrebbero diventare voragini…