CHIUSI, REDDITO PRO CAPITE PIU’ ALTO DELLA VALDICHIANA. MA NON E’ TUTTO ORO…

mercoledì 06th, aprile 2016 / 18:11
CHIUSI, REDDITO PRO CAPITE PIU’ ALTO DELLA VALDICHIANA. MA NON E’ TUTTO ORO…
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CHIUSI – “La Città di Chiusi si conferma al primo posto in Valdichiana in quanto a ricchezza pro capite: questo quanto emerso nello studio svolto dal Dipartimento delle Finanze dello Stato. Secondo la ricerca economica, la ricchezza media delle famiglie chiusine si attesta a 17.714 euro annui, superando, quindi, anche il dato medio toscano dei 17.698 euro”. Con una certa enfasi, come sempre, la notizia è stata rilanciata oggi da alcuni media locali e dall’ufficio stampa del Comune.
Il vicesindaco reggente e candidato del Pd alle prossime elezioni Juri Bettolini, però ci va più cauto. “Siamo soddisfatti dei dati emersi dallo studio del Dipartimento delle Finanze anche se, ovviamente, non dobbiamo prendere questa classifica come indicatore assoluto per dire che tutto va bene”. Una dichiarazione più corretta. Lontana anche da quell’improvvido “abbiamo vissuto in questi 5 anni uno sviluppo esponenziale sotto molteplici punti di vista” dato alla stampa dalla segretaria del Pd Pamela Fatighenti un paio di mesi fa. Il dato sul reddito è indicativo ma solo fino ad un certo punto. E’ noto infatti che Chiusi è una cittadina terziarizzata, dove la maggioranza della popolazione è fatta di pensionati. Per lo più delle ferrovie, delle banche, della pubblica amministrazione, della sanità. Pensionati, ma non al minimo. Poi l dato tiene conto dei depositi bancari, che contribuiscono a formare la media, ma non sono ripartiti in parti uguali. La famosa statistica dei due polli… E comunque se il reddito risulta abbastanza alto, non è per merito dell’amministrazione locale. E’ merito del passato abbastanza vivace della città.

La situazione reale è un’altra. E Bettollini ha fatto bene a sottolinearlo. La realtà è quella segnalata dallo studio della Bcc Valdichiana un anno fa: riduzione di posti di lavoro, contrazione del numero delle imprese, sofferenze nel pagamento dei mutui… E basta guardarsi intorno, a Chiusi, per rendersene conto. Per due bar che riaprono, ci sono 4 negozi che chiudono. E decine di cartelli “Vendesi” o “Affittasi” attaccati alle vetrine o ai portoni delle case. E’ totalmente bloccato anche il mercato immobiliare. Un po’ per i prezzi alti degli affitti soprattutto dei locali commerciai, ma anche per mancanza di domanda. Le imprese artigiane che negli anni ’90 erano qualche centinaio, adesso sono molte meno. Sono scomparsi i meccanici, gli ebanisti, i falegnami, i fabbri che rappresentavano il tessuto connettivo della città e popolavano i centri abitati e non solo le aree produttive. Molti capannoni costruiti negli anni ’80 e ’90 sono vuoti. Sono diminuite sensibilmente le imprese edili e tutte quelle connesse all’edilizia (imbianchini, impiantisti, piastrellisti), le aziende di produzione (calzature, ceramiche, infissi, mobili, carpenteria metallica) si contano nelle dita di una mano, massimo due.  A Chiusi sono aumentate le strutture ricettive (Bed & Breackfast, agriturismi ecc.) ma le presenze turistiche sono più o meno sempre le stesse. Numeri lontanissimi da quelli di alcuni paesi limitrofi come Montepulciano, Pienza, Città della Pieve, Castiglione del Lago. Gli unici negozi che riescono a tenere il passo sono quelli con una clientela di fascia alta. Gli altri soffrono. Tutti.

La sera dopo le 20, sia il centro storico che lo Scalo diventano due città fantasma. Dormitori vuoti e silenziosi. Quasi spettrali. La gente avrà pure qualche soldo in banca, ma se non esce di casa, se non fa “comunità”, la città scivola verso un declino inesorabile. Questo è ciò che si vede.

Il dato sul reddito pro capite più alto della Valdichiana (che peraltro è un dato storico: era così anche 20 e 30 anni fa) ci dice che Chiusi, nonostante la crisi non è franata, che l’economia delle famiglie tutto sommato tiene, ma è una economia che si basa sul pregresso… non sul presente e sul futuro. C’è poco di innovativo e di incoraggiante in quel dato, purtroppo. Però Chiusi non è ancora una realtà al tracollo, alla canna del gas. Quindi questo può consentire un minimo di ottimismo. Può soprattutto consentire un minimo di coraggio nelle scelte, può indurre a qualche scatto di fantasia per creare opportunità, attrattiva e di conseguenza investimenti e posti di lavoro. Ma bisognerebbe parlarne, avviare ragionamenti. Studiare strategie. La politica dovrebbe fornire indicazioni, l’amministrazione creare le condizioni per…  E le forze produttive (Associazioni imprenditoriali e sindacati) dovrebbero dare i loro contributo alla discussione…

L’imminenza delle elezioni comunali dovrebbe stimolare e agevolare un confronto su questi temi.  Ma delle elezioni ancora nessuno parla. E ad un mese esatto dalla scadenza per la presentazione delle liste, non si sa nemmeno chi sarà in lizza. E il confronto, ovviamente non c’è.

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