CHIUSI, REDDITO PRO CAPITE PIU’ ALTO DELLA VALDICHIANA. MA NON E’ TUTTO ORO…

CHIUSI – “La Città di Chiusi si conferma al primo posto in Valdichiana in quanto a ricchezza pro capite: questo quanto emerso nello studio svolto dal Dipartimento delle Finanze dello Stato. Secondo la ricerca economica, la ricchezza media delle famiglie chiusine si attesta a 17.714 euro annui, superando, quindi, anche il dato medio toscano dei 17.698 euro”. Con una certa enfasi, come sempre, la notizia è stata rilanciata oggi da alcuni media locali e dall’ufficio stampa del Comune.
Il vicesindaco reggente e candidato del Pd alle prossime elezioni Juri Bettolini, però ci va più cauto. “Siamo soddisfatti dei dati emersi dallo studio del Dipartimento delle Finanze anche se, ovviamente, non dobbiamo prendere questa classifica come indicatore assoluto per dire che tutto va bene”. Una dichiarazione più corretta. Lontana anche da quell’improvvido “abbiamo vissuto in questi 5 anni uno sviluppo esponenziale sotto molteplici punti di vista” dato alla stampa dalla segretaria del Pd Pamela Fatighenti un paio di mesi fa. Il dato sul reddito è indicativo ma solo fino ad un certo punto. E’ noto infatti che Chiusi è una cittadina terziarizzata, dove la maggioranza della popolazione è fatta di pensionati. Per lo più delle ferrovie, delle banche, della pubblica amministrazione, della sanità. Pensionati, ma non al minimo. Poi l dato tiene conto dei depositi bancari, che contribuiscono a formare la media, ma non sono ripartiti in parti uguali. La famosa statistica dei due polli… E comunque se il reddito risulta abbastanza alto, non è per merito dell’amministrazione locale. E’ merito del passato abbastanza vivace della città.
La situazione reale è un’altra. E Bettollini ha fatto bene a sottolinearlo. La realtà è quella segnalata dallo studio della Bcc Valdichiana un anno fa: riduzione di posti di lavoro, contrazione del numero delle imprese, sofferenze nel pagamento dei mutui… E basta guardarsi intorno, a Chiusi, per rendersene conto. Per due bar che riaprono, ci sono 4 negozi che chiudono. E decine di cartelli “Vendesi” o “Affittasi” attaccati alle vetrine o ai portoni delle case. E’ totalmente bloccato anche il mercato immobiliare. Un po’ per i prezzi alti degli affitti soprattutto dei locali commerciai, ma anche per mancanza di domanda. Le imprese artigiane che negli anni ’90 erano qualche centinaio, adesso sono molte meno. Sono scomparsi i meccanici, gli ebanisti, i falegnami, i fabbri che rappresentavano il tessuto connettivo della città e popolavano i centri abitati e non solo le aree produttive. Molti capannoni costruiti negli anni ’80 e ’90 sono vuoti. Sono diminuite sensibilmente le imprese edili e tutte quelle connesse all’edilizia (imbianchini, impiantisti, piastrellisti), le aziende di produzione (calzature, ceramiche, infissi, mobili, carpenteria metallica) si contano nelle dita di una mano, massimo due. A Chiusi sono aumentate le strutture ricettive (Bed & Breackfast, agriturismi ecc.) ma le presenze turistiche sono più o meno sempre le stesse. Numeri lontanissimi da quelli di alcuni paesi limitrofi come Montepulciano, Pienza, Città della Pieve, Castiglione del Lago. Gli unici negozi che riescono a tenere il passo sono quelli con una clientela di fascia alta. Gli altri soffrono. Tutti.
La sera dopo le 20, sia il centro storico che lo Scalo diventano due città fantasma. Dormitori vuoti e silenziosi. Quasi spettrali. La gente avrà pure qualche soldo in banca, ma se non esce di casa, se non fa “comunità”, la città scivola verso un declino inesorabile. Questo è ciò che si vede.
Il dato sul reddito pro capite più alto della Valdichiana (che peraltro è un dato storico: era così anche 20 e 30 anni fa) ci dice che Chiusi, nonostante la crisi non è franata, che l’economia delle famiglie tutto sommato tiene, ma è una economia che si basa sul pregresso… non sul presente e sul futuro. C’è poco di innovativo e di incoraggiante in quel dato, purtroppo. Però Chiusi non è ancora una realtà al tracollo, alla canna del gas. Quindi questo può consentire un minimo di ottimismo. Può soprattutto consentire un minimo di coraggio nelle scelte, può indurre a qualche scatto di fantasia per creare opportunità, attrattiva e di conseguenza investimenti e posti di lavoro. Ma bisognerebbe parlarne, avviare ragionamenti. Studiare strategie. La politica dovrebbe fornire indicazioni, l’amministrazione creare le condizioni per… E le forze produttive (Associazioni imprenditoriali e sindacati) dovrebbero dare i loro contributo alla discussione…
L’imminenza delle elezioni comunali dovrebbe stimolare e agevolare un confronto su questi temi. Ma delle elezioni ancora nessuno parla. E ad un mese esatto dalla scadenza per la presentazione delle liste, non si sa nemmeno chi sarà in lizza. E il confronto, ovviamente non c’è.
Ed allora secondo me la crisi oltre ad essere economica è prima di tutto morale, diciamolo pure.Morale per quanto riguarda la mancanza di fiducia delle persone ad operare poichè la politica non prepara le condizioni per la ripartenza,quindi prima di tutto è una crisi politica e morale prima ancora di essere economica,una crisi che è crisi perchè non ci sono aspettative e coloro che vogliono rinforzarle le aspettative, si rendono anche conto dell’impossibilità di farlo.in una società globalizzata dove il reddito viene prodotto perlopiù dall’apparato dei servizi (uffici, agenzie, bar, ristoranti e pizzerie e con un abbassamento del numero delle aziende che producono ricchezza, perchè quelle esistenti la ricchezza la producono quando gli va bene solo per loro ed il moltiplicatore fatidico si restringe).allora, starebbe alla politica individuare le possibilità per la ripartenza.Ma è proprio quella che è sotto osservazione e che illude tutto il suo contorno a quattro capetti che plaudono a quello che credono di scorgere-parlo dello sviluppo-e lo bollano agli occhi del loro parco buoi come manna santa, ma la realtà è un altra. E la realtà parte dal loro fallimento che in effetti è il fallimento dei cittadini perchè sono loro che li hanno investiti della loro fiducia.In questo tritacarne ci sono tutti, banche, esercizi , commercio, dipendenti ed operai, impiegati che possono essere al riparo da una situazione più precaria di altri ma che sempre precaria è, poichè sottoposti anche loro alle restrizioni ed ai nuovi adeguamenti economici dettati dal centro. Cosa fare? Facile criticare, più difficile realizzare? Certamente si,ma credo che non si possa andare molto lontano se tutti i cittadini rimangono ai margini della vita politica e non vengono coinvolti. ”Contare solo sulle proprie forze” credo che possa essere lo slogan più reale e che più abbia possibilità di essere messo in pratica, ma la vedo dura non solo per quanto un assembramento politico possa realizzare o meno ma anche tenendo presente lo spirito chiusino che spesso ha radici ipercritiche su tutto e tutti.Quanto al confronto che tu dici Marco,che non ci sia è,cosa vera, ma anche se ci fosse, è proprio la concezione attuale della politica passata da almeno 15 anni a questa parte sotto i ponti che ha ridotto l’insieme ad essere così.Sono state messe a nudo le buche mascherate dalla carta con sopra la terra spalmata perchè non si vedesse la buca ed il sistema che c’era dietro a far sì che la gente non si rendesse conto di ciò che succedeva ed è alla fine successo con la mucca MPS.Ma non è solo quello.beninteso ma c’è dell’altro e quest’altro è un atteggiamento mentale a leggere la politica che è totalmente variato, ed i fondamenti di tale politica si sono dissolti come fumo nell’aria.Ricordate per esempio il centro commerciale naturale? Quanta demagogia e giri di parole intorno ad esso con il pompaggio di speranze di commercianti in crisi da anni ? Ma nessuno se ne ricorda più di queste cose? Purtuttavia ancora si continua a pensare che il binario sia quello giusto.Io alla fine sarò logorroico e banale ma non sò andare oltre per pensare ad altro che ”chi è causa del suo mal pianga se stesso”..in questa realtà ci dobbiamo vivere dicevi tu Marco ? Si, ci dobbiamo vivere ma è bene viverci con occhi aperti e spalancati e soprattutto critici.Non mi sembra che le armate di Bettollini posseggano tali doti ma anche quelle di prima di lui, da parecchio prima.Da un po’ di giorni passo da Montallese per andare a Nottola,ma solo oggi l’ho notata ed è l’insegna posta sulla sommità dell’ingresso della sez.del PD con Renzi che guarda il simbolo del partito, ed una riflessione terra terra mi è scaturita nella mente pensando alle vicissitudini di quel partito e pensando da dove viene, perchè ormai almeno sono tre decadi….Se al posto di Renzi ci fosse stato uno come Enrico Berlinguer mi figuro cosa sarebbe successo da parte di coloro che si chiamavano allora facenti parte del centro moderato, in pratica della DC….avrebbero detto senz’altro ”vedete dove si arriva col culto della personalità?Noi avremo mille negatività ma questo senz’altro non lo abbiamo”.Ed ora ? Cosa gli danno a pasturare al popolo della sinistra? A cosa sono servite le lotte, gli scioperi, i sacrifici, le emigrazioni della classe meno abbiente? Sarebbe bene che il popolo della sinistra riflettesse sui valori che gli hanno fatto abbracciare, il tutto non è venuto in un sol giorno, ma così facendo ha perso la strada di casa e quando a casa ci rientra ci trova un altro padrone, ed è un padrone che non lotta per quel popolo perchè è nella sua genia considerarlo uno strumento, pari a tanti altri di cui si serve.Contenti loro contenti tutti , ma più che altro contenti coloro che hanno saputo riconoscere chi sia che abbia il sacchetto della vasellina. E questi sono quelli che plaudono a quell’insegna perchè credono che non sia per loro, la vasellina.
Ed invece io credo che lo sia, anche per loro,ma c’è anche chi è contento di tutto questo,ed allora chi si contenta gode ed io non me la voglio più prendere….anche perchè la vasellina è destinata a finire, e dopo,mi sembra che non vi sia una aspettativa indolore, c’è chi dice che faccia male….Auguri !