FUSIONI SOLO CON IL Sì IN OGNI COMUNE: A SIENA ORA LO DICE ANCHE IL PD
Va accolta con favore la notizia che la Direzione Provinciale del PD senese, tenutasi venerdì 18 marzo, abbia prodotto un documento (ancora non approvato, ma appunto prodotto come punto di partenza di un ragionamento, con l’impegno di inviarlo al PD regionale, alle Unioni Comunali e alla stampa) in cui si dice: “non siamo favorevoli a qualsiasi forma di fusione di comuni imposta per legge o di fatto, nella considerazione che le uniche fusioni volontarie sono quelle per le quali i cittadini si esprimono in maggioranza favorevolmente nei referendum in ogni singolo comune interessato”.
Si afferma cioè un principio che smentisce nettamente quanto fatto dalla Regione Toscana nell’ultimo caso di fusione che si è trovata ad approvare, e probabilmente anche quello che sembra il Consiglio Regionale voglia sancire attraverso una prossima mozione di maggioranza: cioè che i voti nei referendum sulle fusioni si contano comune per comune, e non tutti insieme, perché solo così si possono dire volontarie.
Facciamo la storia di quello che è successo fin qui.
Le fusioni di comuni ci sono sempre state, e sempre sono state possibili nell’Italia repubblicana.
Art 133 della Costituzione: la Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi Comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni.
Competenza regionale dunque, anche d’ufficio in teoria, ma nella prassi consolidata avveniva così: i Consigli Comunali chiedevano alle Regioni l’indizione dei referendum, e se in ogni comune vincevano i sì il Consiglio Regionale procedeva ad approvare la legge di fusione.
Perché allora oggi è scoppiato il finimondo in giro per l’Italia?
Perché intanto lo Stato e le Regioni hanno cominciato a metterci sopra denaro sonante e “favori” amministrativi alle fusioni, elargendo consistenti incentivi economici ai comuni che si fondono, ed esentandoli per cinque anni dall’obbligo di associare i servizi.
Creando il paradosso per cui se le fusioni e le associazioni di servizi si fanno per risparmiare in un periodo di profonda crisi delle finanze locali, non si comprende allora perché aumentare la spesa pubblica nei comuni attraverso gli incentivi e consentirgli di non associare i servizi per qualche anno, a prescindere tra l’altro dal numero di abitanti raggiunto con la fusione.
Poi si è andati oltre e si è cominciato, come nel caso dei nuovi comuni derivanti da fusioni di Valsamoggia, in provincia di Bologna, e di Cutigliano-Abetone nell’appennino pistoiese, a procedere anche se nel singolo comune avevano vinto i no ai referendum. Nel primo caso due comuni dei cinque fusi avevano detto no (di cui uno di 6.900 abitanti!) e nel secondo caso Abetone si era detto contrario. Contando i voti complessivi, cioè consentendo ai cittadini di un comune di decidere sulla sorti di un altro, si è proceduto comunque alle fusioni.
A questo punto le fusioni da volontarie, quali erano state in sessantacinque anni di storia repubblicana, sono diventate potenzialmente obbligatorie, e le comunità locali hanno cominciato a ribellarsi.
Ma non finisce qui, perché nel frattempo venti parlamentari del PD presentavano in Parlamento una legge in cui c’è scritto che non possono esistere comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti, cioè che non può più esistere il 72% dei comuni italiani.
Dopo qualche mese oggi si comincia timidamente a dire che quella legge era solo una “provocazione” e ad accusare di uso strumentale della questione chi nei territori l’ha osteggiata fin dal giorno della sua presentazione. Insomma secondo alcuni bisognerebbe distinguere quando prendere sul serio o meno i nostri parlamentari.
Se poi rimaniamo qui in casa nostra, in Toscana, c’è altro da dire, visto che la furia fusionista del PD regionale e della Regione hanno prodotto altre meraviglie.
Prima fra tutte la modifica dell’art. 74 dello Statuto Regionale, approvata in sordina nei primi mesi dello scorso anno, e che prevede che i referendum sulle fusioni possono essere richiesti anche dal 10% degli elettori di ogni singolo comune interessato, pari almeno al 15% degli elettori di tutti i comuni.
In questo modo la Regione si legittima politicamente e istituzionalmente a non attendere nemmeno la richiesta dei Consigli Comunali, potendosi basare su quella di una ristrettissima minoranza di cittadini.
Con il risultato finale, ricordando che la Regione non considera poi i no nel singolo comune, che un elettore su dieci può decidere la soppressione del proprio comune.
Per tutto questo raccontato fin qui il 12 marzo Sindaci e cittadini provenienti da ogni parte d’Italia si sono ritrovati a Volterra per gridare il loro “no” alle fusioni dei comuni imposte per legge o di fatto, in una manifestazione che ha ottenuto eco nazionale, e che sembra davvero avere aperto una partita nuova.
Per lo stesso motivo Sindaci della Provincia di Siena avevano approvato un documento contro le fusioni obbligatorie e in difesa dei piccoli comuni, lanciando anche una petizione on-line sulla quale ogni giorno confluiscono nuove firme.
I media nazionali hanno cominciato ad occuparsi del problema: Left, Ballarò, la Stampa ed oggi due intere pagine di Repubblica dedicate alla questione.
Torniamo così al punto di partenza, cioè al documento del PD senese. Certo un granello di sabbia nel contesto della battaglia complessiva, ma comunque un punto importante messo a segno da tutti coloro che ritengono che non si possano chiudere d’imperio i comuni, contro la volontà dei cittadini.
Oltre ad essere, insieme a tutto quanto accaduto fin qui, un fatto politico, di cui anche i consiglieri regionali senesi dovranno d’ora in poi tenere necessariamente conto nelle loro espressioni di voto.
Fabio Di Meo
Le uniche fusioni di comuni volontarie, e dunque accettabili, sono quelle in cui sì vincano in ogni Comune. Ora… https://t.co/oAh7hG4f4N
Qualche volta nei miei interminabili discorsi ho scritto”rivoluzionari in periferia e conservatori al centro”.Ma avrei potuto dire anche l’inverso alla luce di quanto succede. Il fatto è uno: è che è diventato un supermercato: ognuno compra quello che vuole e gli dà un valore.
Il tragico è che tutto questo viene fatto con in punta delle labbra della parola”democrazia”.: i cittadini ci credono e li votano.Il tutto viene espopsto alla luce dei nuovi contrapposti fermenti correntizi: rottamatori e rottamati.Ecco dove viene dato un colpo alla fiducia :
perchè se i rottamatori avevano ragione di rottamare, spesso l’hanno fatto buttando alle ortiche il bambino con l’acqua sporca, si sono impadroniti della pianta e dirigono la crescita del tronco nella direzione che ci si aspettava. Spesso però sono migliori questi che i rottamati, perchè alla luce di quanto succede la parola democrazia dei territori è solo una invenzione per strumentalizzare la tendenza campanilistica ed arretrata dei cittadini a preservare l’esistente, più per una forma mentis e culturale che realmente di beneficio.In tutto questo bailame se non si conoscesse la natura del rottamatore sarebbe anche da condividere tali istanze, perchè oggi la democrazia secondo il mio punto di vista non si fa ripartendo dalle periferie e dai territori che sono l’anello più grande e più basilare del consenso per politiche che a loro volta sono autocratiche e clientelari. In definitiva è un castello che devono far cadere i cittadini e lo farenno cadere quando si accorgeranno-pagandone il prezzo più alto- che le fondamenta sono di rena.I discorsi lasciano il tempo che trovano, i fatti sono altri, quelli determinano e segnano l’interesse di intere classi sociali.O non ci sono più nemmeno quelle? No, dico questo perchè esiste ancora chi lo mette in dubbio che esistano.Io credo che mai come oggi negli ultimi 60 anni vi siano i segni della presenza delle classi a cominciare non dal reddito ma dalla conoscenza contrappos-
ta all’ignoranza (nel senso di non conoscere e non rendersi conto).
Affermare nel dibattito e nel contesto delle fusioni obbligatorie tra Comuni che “…la parola democrazia dei territori è solo una invenzione per strumentalizzare la tendenza campanilistica ed arretrata dei cittadini a preservare l’esistente, più per una forma mentis e culturale che realmente di beneficio…” è la più grande stupidità che si può dire per favorire gente senza scrupoli e piena di interessi personali a scrivere leggi antidemocratiche. E mi fermo qui, considerato che spiegare ulteriormente è solo “prolissità” inutile.
X Mercanti: Può anche darsi che sia la forma più grande di stupidità per favorire gente senza scrupoli” ma allora mi dovresti spiegare come si è fatto per arrivare a questi punti nei quali si è avuto la sovrapposizione e la scalata dall’esterno dei rottamatori che sono stati creati dalle discrasie politiche all’interno dl partito del PD.Se ci sono stati non è casuale , o no ?. Vedere gli effetti e non vedere le cause che hanno portato a quegli effetti, non sarà anch’essa una forma di stupidità ? Me lo chiedo, anche per il fatto che la crisi che ha portato alla decisione dell’accorpamento-che nota bene- è il contrario del decentramento,sovraintende ad una legge economica generale che è quella della mancanza di risorse. Chi l’abbia fatte mancare tali risorse giorno dopo giorno se non una politica che ha sperperato in maniera clientelare i territori che erano e sono fin’ora come li abbiamo conosciuti ? Ha regnato forse Berlusconi in questi territori oppure il degrado si deve alla politica ormai trentennale di una sinistra che ha affossato il campo del raccolto come avviene sotto gli sciami di cavallette ? Con la crisi generale e la scomparsa delle mammelle del MPS -tanto per dirne una- affiorano le mancanze dell’ossigeno , ed allora ? Ci vogliamo pensare che negli ultimi 20-30 anni sono passate per la politica sciami di locuste che hanno mangiato il raccolto ed alla fine i territori -come si dice- si sono trovati a dover mangiare ”l’uovo in culo alla galina? ” Ribadisco che secondo me la resistenza al cambiamento imposto dal centro, va contro tale situazione di possibile risparmio amministrativo dei territori e si potrebbe anche giustificare come fatto politico ( Il fatto di essere presenti nel territorio una volta si giustificava con l’essere presenti e vicini alle esigenze dei citttadini e questo in teoria potrebbe essere esatto, ma con tale teoria ci abbiamo fatto i conti in maniera totale ? Io credo di no ).Ti sembra forse caro Mercanti che sia adesso la stessa cosa ? E’ il contrario, o no ?. Ed è una guerra fra fazioni in cui tutte e due sono responsabili alternativamente del degrado e della mancanza di risorse: l’una adesso pompa per l’accorpamento ed il presunto e poco credibile risparmio, l’altra alla difesa di ciò che non è più difendibile poichè immerso nella globalizzazione.Come l’accorpamento può produrre benissimo l’assalto alla diligenza da parte delle iniziative predatorie sulle risorse, il resistere a questo avendo come fondamento che ispira la base votante alla preservazione dell’identità costitutiva dei territori è una chiusura ed una follia, che oltre all’improduttività economica- peraltro già sperimentata per anni ( ed i risultati si vedono guardandosi intorno perchè si è operato in quel regime amministrativo ) può benissimo essere collocato come fatto sul quale pesa l’esistenza correntizia di un partito che ha fallito nella sua principale politica di sviluppo di un territorio come il nostro.Adesso forse che si respira aria di smobilitazione del Renzismo si indora la parte che è stata estromessa perchè si crede che da questa possa venire la salvezza e forse anche poter continuarne le prebende a favore di tanta gente, che esistevano prima e che ci sono anche adesso.Il campanilismo che esiste in maniera strutturalmente anche culturale, proiettato su questo aspetto è l’uso distorto di un mezzo che serve solo alla perpetuazione di quanto è stato fin’ora.Un arnese del passato sul quale contare facendo forza per opporsi.I discorsi della gente in tal senso si sentono e si misurano Il metro vero e reale di tale movimento favorevole e contrario a fasi alterne in atto, è il fatto principale ed ineludibile di dover fare i conti con le risorse economiche.Quelle per fortuna non smentiscono nessuno, tantomeno la stupidità quando esiste.
X SACCO: Mi permetto di dirti che forse faresti meglio a non intervenire con “interminabili” elucubrazioni che si fa fatica a seguire e a dare comunque una risposta nel rispetto dell’interlocutore e del dibattito. (Sei un famoso fotografo cittadino del mondo…fai solo una istantanea che dice tutto). Personalmente, sulla questione fusioni tra comuni, sto “lottando” come tantissimi altri contro questo genere di politica che tende a chiudere spazi di democrazia e a minare l’autonomia dei comuni. E questo lo faccio in maniera “trasversale” rivolgendo soprattutto critiche ai principali protagonisti della vicenda che sono del PD. Detto questo, pensare che questa forma di lotta sia dovuta ad aspetti “campanilistici” è appunto una corbelleria bella e buona. Sei una persona intelligente e non spreco tempo a spiegare il perché. Tuttavia, se proprio vuoi discutere di politichese, permettimi osservare e domandarti se non proprio tu, palese estimatore dei Cinque Stelle, è mai possibile che non ti accorgi che fra le tante motivazioni di questa “furia fusionista” c’è anche quella di innalzare le dimensioni dei Comuni per agevolare nelle elezioni i partiti organizzati rispetto al civismo diffuso???? E poi, questo tuo “tanto peggio tanto meglio” mi pare davvero poco maturo (non da cittadino del mondo): non capisco per quale motivo le locuste di cui parli (tra l’altro generalizzando in maniera molto approssimativa, visto che ci sono piccoli comuni ben amministrati e che dovrebbero essere d’esempio …NON PUNITI) dovrebbero essere emarginate nell’ambito di comuni di più grandi dimensioni dove il controllo popolare degli amministratori sarà per forza di cose minore.
X Mercanti.Sulle interminabili elocubrazioni,onestamente non posso darti che ragione, ma tendenzialmente e caratterialmente sono portato a scrivere”di getto”, un comportamento duro a cambiare…ormai ve ne sarete accorti tutti.Detto questo,ciò che tu dici sulla tendenza a privilegiare partiti organizzati che contrasterebbero il ”civismo diffuso” non la ritengo tanto una regola sulla quale si possa contare rispetto alle prevalenze.Tempo addietro era senz’altro come dici te e si poteva applicare tale ragionamento, oggi il modello della fusione secondo me non fa altro che riportare nella periferia più allargata tutte le contraddizioni della società per le quali sono proprio i partiti maggiori a soffrirne.Di fatto le contraddizioni scoppiano nei modelli che vedono le grandi periferie del sistema mettere in forse
il modello egemone dei governi.Su tali argomenti abbiamo una miriade di esempi che hanno in comune tutti una sola questione: quella del degrado, di chi,di dove.di come e quali modelli interessano.
Se è una teoria del ” tanto peggio tanto meglio” posso anche convenire che sia tale e che tu giudichi segno di non maturità 8 ed allora quale sarebbe la maturità quella di chiudersi e mantenere le caratteristiche che si hanno e che vediamo dove ci hanno portato?) ma stiamo parlando di cambiare sistema e fare più robusti i rattoppi, cioè il cambiamento.Pensi che i livelli di frizione raggiunti nella collisione fra PD e 5 stelle siano destinati a diminuire oppure a crescere? Perchè il sistema dominante cerca di emarginare chi gli si oppone con ogni mezzo ? Ne vedi alttri che si oppongonoa questo PD ? Vogliamo arrivare al punto che governino totalmente insieme Pd e Forza Italia? Chi lo contesta il PD ? Alfano oppure SEL ? Quanto al campanilismo io credo che almeno parzialmente ci possa entrare nella questione poichè la maggioranza della popolazione dei nostri piccoli centri è schierata con il fatto identitario e con l’appartenenza,che non produce solo il pecorino doc di Pienza o la Fagiolina del Lago) ma produce anche la spartizione della torta fra i soliti noti ed il controllo dei voti.Tutto questo che è anche peculiare beninteso non ha mai decollato in maniera forte e decisa, anzi credo che un allargamento di tale conoscenza e presenza di prodotti sarebbe più faclitato ad espandersi con una base di consumo più larga e numerosa e che esca fuori dal bacino fisico e geografico della sua attuale produzione per fare un esempio rispetto al reddito possibile..Quanto al campanilismo-inteso come prevalenza e mantenimento del luogo dove abbiamo vissuto e che mostra determinate caratteristiche che spessissimo siamo portati ad apprezzare, che comunque è presente nella coscenza delle persone e nella loro cultura,mi sembra che si tenda a non valutare l’effetto ed il peso che questo riveste nelle scelte e nei cambiamenti.Ed ancorpiù non si vuol fornire spiegazione del perchè sia un ”sentimento” quasi ancestrale che è presente (vedi Chiusi per esempio a non volersi mischiare ed abbracciare-dicono loro-con altri comuni tipo Sarteano o Chianciano od altri del tipo S.Casciano ).dobbiamo prenderne atto che quello che è cresciuto insieme a noi è il sentimento di separazione per il quale un paese ed i suoi cittadini complessivamente hanno radicato un forte senso identitario, diverso e talvolta opposto a spartire spazi con altri anche attiguii che possono riguardare il reddito, la spazzatura,i servizi.E siccome-questo è inconfutabile che non possa essere che così- io sarò anche lungo e prolisso ed è vero, ma perchè pensi che la tendenza dei 5 stelle in questa fase sia quella di ritornare al piccolo e sicuro contrapposto all’allargato? Che poi ci siano dei comuni gioiellini (pochi per la verità) dove le tendenze della politica si manifestano in maniera protettiva e valorizzante ciò che il territorio possiede è vero anche questo (Pienza per esempio), ma secondo te sono più quelli che soffrono i mali di cui soffre Chiusi oppure sono di più quelli come Pienza ? La fotografia è questa, non un altra.Ecco perchè io insisto sempre sulla crisi che ha messo a nudo e rese problematiche anche le positività quando ci sono.E lo sforzo per renderle positive e farle fuzionare è grande, figuriamoci in quelli dove il degrado imperversa.
Se si chiude la porta entra poco, ma non esce neppure il degrado.
Verità assolute non ce ne sono su tale argomento ma la tendenza parla chiaro. Ti auguro che gli sforzi che dici e che vengono comiuti anche trasversalmente siano coronati da successo ma onestamente la vedo dura in un momento contrassegnato da grandi cambiamenti anche repentini.
Il problema trattato nell’articolo non è se siano giuste o meno le fusioni. Ma se sia giusto o no farle d’ufficio, o d’imperio, anche contro la volontà dei cittadini e delle amministrazioni interessate. E in questo senso rileva un piccolo cambio di rotta da parte del pd senese. A volte anche i piccoli passi servono ed è giusto rilevarli. Ha fatto bene Fabio Di Meo a segnalare quello del pd. E tra l’altro sul tema fusioni dei comuni mi pare che altri partiti e movimenti, almeno a livello locale siano rimasti silenziosi. Anche laddove si voterà tra un paio di mesi…
X Marco.Qui credo che ocorra che il PD si chiarisca le idee dentro casa propria per il semplice fatto che si parla di fusioni o non fusioni e soprattutto mi sembra della democraticità delle decisioni.L’ho capito anch’io che non si parla di giusto e sbagliato ma si parla di democrazia rappresentativa alla fine.E seguendo questa mi sembra di vedere che ci sia un gruppo dirigente che spinga per farle, alla luce soprattutto non smentibile delle necessità finanziarie avendo raschiato il fondo del barile, ma di quel barile dove si abbeverava- non dimentichiamolo questo sennò si perde il senno delle cose-
Quale mandato ha usato quel gruppo attualmente dirigente per decretare la fusione se non investendosi del mandato dei cittadini ?
Adesso per beghe di supremazia interna, guarda caso quando la corrente renziana è messa un po’ alle sbarre per una serie di fattori,ci si appella alla democrazia rappresentativa per spostare l’asse della proprietà del partito da un altra parte che è la parte opposta delle decisioni prese, si invoca la democrazia.Allora, siccome non si sta discutendo se sia giusta o sbagliata la fusione, od almeno questo è il tema del dibattito, mi spiegate perchè nella fase dello scardinamento della sinistra-chiamiamola così per identificarla quella interna , anche se sinistra non è, e forse appare a chi ci milita che sia sinistra ma i risultati parlano chiaro-non ci si chieda chi abbia concorso direttamente ad aprire la cannella della botte per far si che il fondo del barile sia stato raggiunto? Ed allora se si dà una risposta a questo appare come un fatto strumentale il contrasto far le due linee, l’una che per la razionalizzazione dei costi e delle uscite preme lo schiacciapatate e l’altra che dice che le patate durante la fase dello schiacciamento e per nopn essere schiacciate prima occorra consultarle diversamente non siamo in presenza di decisioni democratiche..Quindi è tutta una polemica interna e chi ne fa le spese è come sempre la gente che ne sta nel mezzo. Forse sembrerà populistico e qualunquistico quello che sostengo ma credo proprio che la realtà sia questa. E quando si bolla di populismo gli altri si pensi ai propri di comportamenti che l’hanno fatto uscire ed affermarsi proprio quel populismo a cui ci si riferisce.E tanto per tornare all’intervento di Massimo Mercanti che dice che non ha chiaro il significato che ho dato ”alla schiera di locuste” io intendevo
che negli ultimi 30 anni su questo territorio non ci siamo fatti mancare nulla in quanto ad assunzioni, uso della macchina pubblica , contratti con le aziende fornitrici di servizi ed energia(luce, gas, acqua ) per i quali si è detto che i costi sarebbero stati decrescenti (tutto il contrario invece) compresa la creazione di carrozzoni che sovraintendono l’amministrazione di questi servizi e che danno prebende di non pochi soldi a chi li presiede..Allora in questi 30 anni le locuste ci sono state o no ? Ma c’è una responsabilità politica nell’uso del consenso dei cittadini o no ? E adesso si parla che le decisioni debbono essere decise dai cittadini perchè si rischia di andare contro la loro volontà ? Per tali aspetti passa lo spargimento del fumo sia dell’una che dell’altra parte. Proteggete voi stessi altro che democrazia….e forse sarò populista ditelo pure, ma quanto più populisti siete stati voi per raggiungere quello che è stato raggiunto guarda caso che questo non si dice mai.E accà come diceva Totò, nisciuno è fesso.Io sono sempre stato di sinistra ed ho plaudito sempre quando la sinistra ha vinto e mi considero sempre di sinistra con le mie idee che non pretendo siano giuste o perfette,ma dentro il concetto che si ha di sinistra certamente sì.Forse presentuosamente dico che sono gli altri a non essere di sinistra e parlo delle schiere di cavallette e del circo mediatico che hanno eretto e di cui si servono, e non fate finta di non capire.Ognuno ha la propria storia certamente ed il proprio percorso, ma talvolta dentro di me faccio la riflessione che se a 70 anni le mie-chiamiamole così-simpatie sono andate verso i 5 stelle anche se per molti aspetti non condivida certe posizioni e certi comportamenti,qualche ragione in fondo ci sarà credo.Non devo giustificarmi di fronte a nessuno ma tantomeno non tener presente quello che la sinistra- o meglio quella sinistra- ha prodotto in queste 3 ultime decadi nel nostro territorio.E gli uomini da dove sia scaturito quell’imput che ha prodotto questo li conoscete anche voi a cominciare da quelli che siedono negli scranni a Roma, per venire alle Regioni e per passare alle Provincie ed ai Comuni.