I NAUFRAGHI DELLA SINISTRA. C’E’ UNA “RIVE GAUCHE” SU CUI ATTRACCARE?

martedì 05th, gennaio 2016 / 16:56
I NAUFRAGHI DELLA SINISTRA. C’E’ UNA “RIVE GAUCHE” SU CUI ATTRACCARE?
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Stamattina un vecchio amico che non vedevo da tempo, compagno di tante battaglie del passato, mi fa: “ma tu che parli e scrivi sempre delle sinistra, di una sinistra che non c’è e che invece ci vorrebbe, lo vedi ancora qualcuno di sinistra in giro”?
La domanda lì per lì mi lascia un po’ perplesso. “Perché tu non lo vedi”? volevo rispondergli. Poi, prendendo fiato dico, piano, pacatamente: “Sì, io qualcuno ancora lo vedo. Ed è un peccato che se ne stia in terza fila, invece che in prima linea”. Poi mi correggo: “qualcuno per la verità in prima linea ci sta davvero. Sulla linea del fuoco. Che è molto diversa dalla linea dei riflettori”. Ecco, detto questo mi sento leggermente più leggero.

Ma il mio amico, incalzando mi dice: “Ah sì? e chi sarebbero questi alfieri della sinistra in prima linea? Cuperlo, Vendola e Bersani? O magari Pippo-Pippo-non-lo-sa Civati?”
No, manco per sogno. A questi non avevo pensato neanche lontanamente. Neanche per sbaglio. Quando penso alla sinistra, a cose di sinistra (come atteggiamenti, idee, proposte, azioni di sinistra) la prima persona che mi viene in mente è Gino Strada. Uno che sta in prima linea in mezzo alle bombe a curare i malati, i feriti, i mutilati. Uno che combatte contro la guerra e le guerre in zone di guerra. Secondo me Gino Strada è uno di sinistra. Per esempio.

La seconda figura che mi viene in mente è Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano Cucchi il giovane ammazzato in carcere (o in caserma) a forza di botte. Anche lei combatte una battaglia di verità e lo fa con una forza, una determinazione, una dignità che nemmeno i gappisti romani del ’43… Ecco, secondo me Ilaria Cucchi è una di sinistra che dice e fa cose di sinistra. Magari lei non è d’accordo, ma per me è così.

Poi penso ad Alberto e Luciana Soresin , il papà e la mamma di Valeria, la ragazza veneziana uccisa al Bataclan il 13 novembre. La loro forza, la loro dignità, il loro appello a cercare ciò che unisce e non ciò che divide, nei giorni del dolore sono una grande lezione di umanità, di senso civile, di politica. Come lo fu nel 2001 l’atteggiamento dei genitori di Carlo Giuliani, il ragazzo rimasto ucciso al G8 di Genova. Ecco la forza d’animo, la fermezza, la dignità, di Alberto e Luciana Soresin sono cose di sinistra.

Mi faccio prendere un po’ la mano e sconfino fuori dall’Italia. Jeremy Corbyn – gli dico – è uno che dice cose di sinistra, cose che non si sentivano da anni e che stanno “scaldando” il popolo del Labour inglese e sta mettendo in soffitta Tony Blair e la politica guerrafondaia, liberista e fallimentare del suo New Labour…

Ma anche Bruce Springsteen che è un rocker sulla breccia da 40 anni. Ed è americano. Del nord est. New Jersey. Praticamente New York, alla periferia però. Un rocker che da più di 20 anni ci parla di un’America senza lustrini, senza stellette… dell’America degli operai delle acciaierie, delle raffinerie, delle fabbriche di automobili, gente che vive in case popolari camera e cucina con il tavolo di formica anni’60 e ha le mani sporche di grasso e olio nero, gente che cammina lungo i binari delle stazioni per arrivare al posto di lavoro, che fatica ad arrivare a fine mese… Springsteen è una star di prima grandezza, forse il “number one” in assoluto in fatto di rock, uno che sicuramente avrà fatto milioni e milioni di dollari, ma da più di 20 anni canta storie di gente comune, di diseredati, lavoratori, di paesi che un tempo sfavillavano di negozi, vetrine e luci al neon e adesso sono solo dormitori tristi, grigi, come certe nostre realtà locali… Con la differenza che in Italia nessuno o pochissimi oggi raccontano storie del genere. Lo fecero Sergio Endrigo, Jannacci, Tenco… ma 40, 50 anni fa.. Ora lo fa qualche rapper, qualche gruppo indi-rock di nicchia, ma parecchio di nicchia. Secondo me anche Bruce Springsteen, proprio perché star di prima grandezza è di sinistra. E lo è anche se non va più di moda. Tanto tempo fa anche John Lennon, i Creedence, Bob Dylan dicevano cose di sinistra nelle loro canzoni. Ma allora era facile. Il vento tirava da quella parte. Bruce, the boss, lo ha fatto e lo sta facendo in anni difficili… Dopo e in mezzo alle macerie. E nonostante tutto. Qui sta la sua grandezza. Ascoltatele le sue canzoni!

Poi c’è una ragazza che in Cile (paese democratico che ha subito una lunga dittatura, 50 anni dopo il fascismo in Italia) si è fatta promotrice di una battaglia per la “gratuità del sistema educativo” a partire dal 2016 e ha vinto facendola diventare legge dello stato. Si chiama Camila Vallejos, non ha ancora 30 anni, è deputata del Partito Comunista. Camila ha denunciato che l’opposizione ha cercato invano di annacquare la riforma, estendendola agli istituti privati… Raccontatelo al ministro Giannini e ai nostri governanti… Camila Vallejos, secondo me è una che dice e fa cose di sinistra.

In Italia ci sono anche altri che dicono e fanno cose di sinistra: penso a Maurizio Landini, della Fiom, unica voce ormai riconosciuta e riconoscibile a difesa degli operai. Penso a Ivan Cicconi che da anni si batte a fianco dei No Tav con dati e argomentazioni scientifiche, penso a Don Luigi Ciotti, a padre Alex Zanotelli, gente che dei migranti parla da anni, senza però lucrarci sopra come molte associazioni no profit laiche e cattoliche.

Si va be’ – incalza il mio amico – ma qui da noi, in Valdichiana e dintorni?
Qui da noi c’è poco, rispondo. Poco e male organizzato. L’ultimo a cui ho sentito dire cose “di sinistra” è stato il vescovo Rodolfo Cetoloni, che però la Santa Sede ha mandato a Grosseto…

Per il resto tra i giovani leoni renziani ci sono ragazzi per bene, che però non hanno idea di cosa sia la sinistra e forse nemmeno la… politica.
Tra i 5 Stelle idem. E avere il dente avvelenato non basta per essere credibili come alternativa.
Quello che era fino a non molto tempo fa la sinistra a sinistra del Pd, cioè Rifondazione, Sel, Pdci e compagnia cantante, non esiste più.
“E meno male”, dice il mio amico. Certo, viste le premesse e le attuali conclusioni, meno male.

Ma quel “popolo” c’è ancora. E adesso è in mezzo al mare. Su scialuppe che imbarcano acqua e navigano a stento. In balìa delle onde, dei venti, alla ricerca di una sponda su cui attraccare.
Possibile, dico al mio amico, che non si riesca a trovarla questa sponda? Io dico che c’è. E’ solo immersa nella nebbia. Forse basterebbe il coraggio di andare avanti, di mettere in moto i motori, per uscire dalla secche.
E una “rive gauche” farebbe comodo a tutti. A chi sta nel Pd senza avere la certezza che il Pd ci sia, a chi vuole presentarsi come alternativa, ma non ha la storia, il back ground per esserlo… A quel popolo di naufraghi, di dispersi, di orfani, di senza tetto e senza bandiera, di disillusi, ma non rassegnati che non sa più per chi votare… Ecco a tutti questi farebbe comodo avere una sponda. Per ritrovare almeno il gusto, la passione, della partecipazione. Per non lasciar fare a chi ha buona volontà, ma non ha un’idea…
“Io però questa sponda non la vedo”, dice il mio amico.
Nemmeno io, al momento. Ma se cerchiamo bene, forse…

Marco Lorenzoni

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