CHIUSI, LA PRIMAVERA LASCIA IL CAMPO. CHI NE PRENDERA’ IL TESTIMONE?

venerdì 08th, gennaio 2016 / 17:57
CHIUSI, LA PRIMAVERA LASCIA IL CAMPO. CHI NE PRENDERA’ IL TESTIMONE?
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CHIUSI – La Primavera saluta e lascia il campo. Con un messaggio affidato a facebook il 1 gennaio, primo giorno del 2016, anno di elezioni comunali, la compagine di opposizione che già da mesi ha abbandonato il consiglio comunale per protesta, annuncia il ritiro dalla scena.  E quel post, con i saluti e le scuse agli elettori e ai cittadini, per la scelta aventiniana, ha il sapore di una dichiarazione di cessazione attività… Peccato perché mai nessuna lista civica aveva ottenuto un risultato elettorale come quello della Primavera nel 2011. Mai nessuna lista civica aveva impensierito sul serio il partito di maggioranza che fu costretto a fare quadrato intorno a Scaramelli per non perdere… La vittoria del Pd, 5 anni fa fu abbastanza larga, alla fine, praticamente un 3-1, ma fu come se il Pd fosse riuscito a segnare solo nel finale la doppietta decisiva, quando già la squadra vedeva molti giocatori giocare solo per se stessi e quasi l’uno contro l’altro…

I 4 anni di legislatura seguenti sono andati avanti senza scossoni. Con molti scivoloni da parte della giunta e della maggioranza, alcuni quasi rovinosi (la cittadinanza onoraria fasulla al supermassone Giancarlo Elia Valori, la vicenda Palasport sbandierata e poi saltata sul filo di lana, la battaglia sulla bufala della stazione in linea per l’alta velocità, il caso Nichel, fino alla defenestrazione del vicesindaco Sonnini per dare visibilità e spazio al “delfino designato” Bettollini), tutti ricordati dalla Primavera nel messaggio di commiato, ma anche con una Primavera incapace di rappresentare una alternativa vera, qualcosa di più di un semplice presidio in consiglio comunale.

Non ci è riuscita la Primavera perché il quadro normativo e la legge elettorale non offrono grandi spazi di manovra alle opposizioni, ma anche perché non ha saputo (o forse voluto) affrancarsi dall’immagine di forza ibrida, seria e puntigliosa sì, ma non riconoscibile e identificabile in un’idea, in un colore, in un senso comune di appartenenza. E’ rimasta ibrida, la Primavera e quindi amorfa, senz’anima e senza bandiera. Le liste civiche sono quasi tutte così. E quasi tutte fanno la stessa fine. Sempre. Onore comunque alla Primavera, ai suoi consiglieri per l’impegno che ci hanno messo, ma il risultato non è stato fedele alle premesse. Con la e.

Di promesse (con la o) la Primavera non ne aveva fatte, se non quella di vigilare, di informare, di rendere partecipe la cittadinanza. E anche su questo qualcosa non ha funzionato come sperato. Aveva un programma di governo della città, forse più credibile di quello del Pd. Ma avrebbe dovuto vincere. Non vinse. E quel programma diventò immediatamente carta straccia. L’opposizione è un mestieraccio. Che spesso non paga. Infatti è finita un po’ così…

E adesso? se la Primavera non si ripresenterà, e pare che non si presenterà, chi ne raccoglierà il testimone?

Ad oggi, a 6 mesi circa dalle elezioni (pare si voti a giugno), non c’è nulla di concreto sul tappeto. La destra forse metterà in campo la solita listarella raccattata all’ultimo momento. Forse anche due, perché anche su quel versante son più le divisioni che gli intenti comuni. Non è detto che sia (o siano) liste di partito. Certi simboli hanno perso del tutto il loro appeal e altri da queste parti non ne hanno mai avuto. La Lega per esempio, nonostante i rigurgiti fascistoidi, xenofobi e razzisti siano in aumento, non sembra godere di consensi tali da farne una alternativa seria.

Ci saranno quasi certamente i 5 Stelle, i quali però, sembrano anche loro giocare più per piazzare qualche bandierina che non per vincere. Altrimenti, come insegna ogni buon allenatore, giocherebbero in un altro modo. Non cercano contatti, non cercano alleanze, né convergenze. Discutono solo tra loro come nemmeno i carbonari nel 1831. Invece di cercare di accaparrarsi per esempio i voti e i volti in libera uscita della Primavera (tanto per dirne una) sembrano voler giocare da soli, puntando su una “vocazione maggioritaria” (la conquista del 50 più uno per cento) che quella di Veltroni, risultata fallimentare nel 2008, impallidisce… Forse sperano, i grillini locali, nel trascinamento nazionale del voto locale… Ma questo può servire appunto per conquistare qualche seggio, non per vincere e per governare… Su cosa intendano fare di Chiusi e per Chiusi in caso di vittoria elettorale ancora non sappiamo niente, al di là della boutade sull’acquisto della Fortezza tramite una sottoscrizione pubblica. Di cui nessuno parla più. A proposito, che fine ha fatto quella proposta?

C’è ancora tempo, vedremo nelle prossime settimane.  Basta dire “dateci i voti per mandare a casa gli altri?” . No non basta… E per ora il piatto è scarso…

Intanto Bettolini osserva. Aspetta e osserva. Sa bene, il vicesindaco reggente, di non  avere più alle spalle il partito che aveva Scaramelli nel 2011. Allora il Pd era diviso, ma era ancora un partito. Adesso è un ectoplasma senza capo né coda. Una scatola completamente vuota. Gli alleati di allora sono ancora meno: Sel e Psi non esistono più a livello locale. Il “centrosinistra per Chiusi” è una espressione geografica. Introvabile anche con il migliore dei navigatori satellitari.

Avrà altri appoggi Bettollini, tra le associazioni, le contrade, i sodalizi sempre allineati e coperti rispetto al Comune… Ma non è detto che gli bastino. La politica non si fa con le contrade. E dovrà pure stare attento, guardarsi le spalle, perché in un Pd allo sbando, senza capo né coda, la guerra per bande potrebbe anche riservare sorprese. Basta avere una banda agguerrita, o più avvezza alla guerriglia nel sottobosco, per scompaginare le carte…

Di certo, però Bettollini e i suoi, rispetto ai soggetti antagonisti,  possono permettersi il lusso di non avere fretta. Possono lavorare con più calma perché hanno il coltello dalla parte del manico. Anche se il coltello non è più affilato come un tempo.

Quello che manca al momento è un “tavolo di confronto” comune. Qualche occasione per mettere di fronte i vari possibili contendenti e ragionare sulle cose fatte e su quelle da fare. Nessuno sembra aver voglia di farlo. Ognuno aspetta le mosse dell’altro. E il risultato è uno stallo. Con la città che scivola, scivola, scivola…

A sinistra, nella sinistra un tempo diffusa, ora dispersa, senza tetto e senza bandiera, qualcosa si muove. Anche in questo caso sottotraccia. L’idea è quella di creare almeno quel… tavolo. Di mettere in campo qualche idea su cui ragionare. Poi si vedrà. Del resto anche la Primavera, nel 2011, nacque da una serie di iniziative e confronti pubblici promossi da soggetti diversi. In cinque, sei mesi molte cose possono cambiare…

m.l.

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