CITTA’ DELLA PIEVE: LA GUERRA 1915-18 E UNA MOSTRA TROPPO “POVERA”

lunedì 25th, maggio 2015 / 10:30
CITTA’ DELLA PIEVE: LA GUERRA 1915-18 E UNA MOSTRA TROPPO “POVERA”
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Esiste un principio valido credo da sempre che riguarda le iniziative messe in atto- in questo caso dagli Enti Pubblici- per il quale le cose talvolta è meglio non farle che farle. Mi riferisco alla Mostra “Città della Pieve nella 1° Guerra Mondiale” che si è inaugurata ieri 24 Maggio 2015.

Ho enunciato tale principio proprio perché qualsiasi cittadino o turista che sia che avesse interesse o l’occasione di visitare la Mostra, l’unica considerazione di natura ‘’normale’’ che gli possa venire in mente sia quella di una medaglia non al valor militare-tanto per restare in tema- ma al coraggio non dei militari ma di chi ha pensato di realizzare una raccolta del genere e concepirla come ‘’Mostra’’ anche se questa parola ci si è guardati bene da spenderla come tale, e qui il plauso almeno è doveroso. Premetto che dico questo poiché spronato da un buon livello di interesse non credevo di trovarmi in una stanza dedicata all’esposizione dove sono stati raccolti letteralmente 5 telegrammi di avviso di decesso di militari, 5 o 6 comunicazioni al Comune da parte delle autorità militari, 5 cartoline d’epoca fra l’altro non riguardanti la guerra, e la riproduzione di affissioni pubbliche di manifesti didascalici delle vicende politiche pievesi contemporanee alla guerra ed una bacheca dove si conservava la canna di un moschetto arrugginita,una pistola,ed un paio di ramponi da ghiaccio forse in dotazione agli alpini,ed una bomba a mano austro-ungarica. Questa è stata la mostra istituita da un Comune per commemorare la 1° guerra mondiale. Non denigro nulla ma talvolta credo che il buon senso dovrebbe avere il sopravvento in chi concepisce ed organizza tali manifestazioni, poiché prima della loro programmazione si dovrebbe conoscere la quantità e la qualità del materiale a disposizione e semmai valutare se sia il caso di farla o di non farla l’esposizione. In un’altra stanza un proiettore spento che quindi non proiettava nulla era posto davanti uno schermo. Questo è tutto.

Talvolta ci si lamenta che mancano risorse che a mio avviso debbono essere trovate ed essere sufficienti ad un minimo di ciò che si voglia realizzare , ma così veramente non si pensa e non si tiene presente la quantità di materia prima che si voglia mostrare e più che altro non si pensa alla povertà di quanto oggetto della mostra.

Ci si lamenta del taglio delle risorse alla cultura ma stando così le cose forse le iniziative sarebbe meglio non farle perchè lasciatemi dire – è veramente una questione di buon senso -.ma come si fa a concepire una cosa del genere e veicolarne la pubblicità via internet come è stato fatto ? Ma è un Comune non la casa di ‘’ Ciccirinella’’ e l’argomento ritengo che richieda un minimo di riflessione in chi è deputato a costruire tali iniziative. O no ? Io credo che in tale mia critica sia stato equilibrato ed abbia detto cose reali che tutti possono constatare.Forse siamo ad un punto che non solo a Città della Pieve- che resta comunque a mio avviso uno dei pochi paesi dove vengono fatte attività culturali di rilievo con continuità nei confronti dei Comuni circonvicini ,ma che una siffatta iniziativa forse sarebbe stato meglio non farla. Che dipenda dalle persone si scopre l’acqua calda,ma un controllo di un organismo preposto che dica si oppure no forse come in tante altre occasioni succede ci vorrebbe prima che venga chiamato il pubblico visitante.

Nessuno richiede a nessuno di trovarsi davanti alle teche dell’Imperial War Museum di Londra – vorrei ben vedere- ma così –passatemi al battuta – ci se ne approfitta… …vista la povertà quale potrebbe essere stata l’alternativa se proprio si fosse voluto commemorare l’entrata in Guerra dell’Italia e Città della Pieve in questo travagliato periodo ? Forse una conferenza sul tema in due o tre scadenze sarebbe stata senza meno più utile a conoscere, informarsi e concepire un nostro lembo di storia che ha riguardato tutti, e qualcosa forse dentro alle persone sarebbe rimasto, ma così invece solo uno scoramento sempre più profondo di come viene concepita la veicolazione della cultura.

Carlo Sacco

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