CITTA’ DELLA PIEVE: LA GUERRA 1915-18 E UNA MOSTRA TROPPO “POVERA”

Esiste un principio valido credo da sempre che riguarda le iniziative messe in atto- in questo caso dagli Enti Pubblici- per il quale le cose talvolta è meglio non farle che farle. Mi riferisco alla Mostra “Città della Pieve nella 1° Guerra Mondiale” che si è inaugurata ieri 24 Maggio 2015.
Ho enunciato tale principio proprio perché qualsiasi cittadino o turista che sia che avesse interesse o l’occasione di visitare la Mostra, l’unica considerazione di natura ‘’normale’’ che gli possa venire in mente sia quella di una medaglia non al valor militare-tanto per restare in tema- ma al coraggio non dei militari ma di chi ha pensato di realizzare una raccolta del genere e concepirla come ‘’Mostra’’ anche se questa parola ci si è guardati bene da spenderla come tale, e qui il plauso almeno è doveroso. Premetto che dico questo poiché spronato da un buon livello di interesse non credevo di trovarmi in una stanza dedicata all’esposizione dove sono stati raccolti letteralmente 5 telegrammi di avviso di decesso di militari, 5 o 6 comunicazioni al Comune da parte delle autorità militari, 5 cartoline d’epoca fra l’altro non riguardanti la guerra, e la riproduzione di affissioni pubbliche di manifesti didascalici delle vicende politiche pievesi contemporanee alla guerra ed una bacheca dove si conservava la canna di un moschetto arrugginita,una pistola,ed un paio di ramponi da ghiaccio forse in dotazione agli alpini,ed una bomba a mano austro-ungarica. Questa è stata la mostra istituita da un Comune per commemorare la 1° guerra mondiale. Non denigro nulla ma talvolta credo che il buon senso dovrebbe avere il sopravvento in chi concepisce ed organizza tali manifestazioni, poiché prima della loro programmazione si dovrebbe conoscere la quantità e la qualità del materiale a disposizione e semmai valutare se sia il caso di farla o di non farla l’esposizione. In un’altra stanza un proiettore spento che quindi non proiettava nulla era posto davanti uno schermo. Questo è tutto.
Talvolta ci si lamenta che mancano risorse che a mio avviso debbono essere trovate ed essere sufficienti ad un minimo di ciò che si voglia realizzare , ma così veramente non si pensa e non si tiene presente la quantità di materia prima che si voglia mostrare e più che altro non si pensa alla povertà di quanto oggetto della mostra.
Ci si lamenta del taglio delle risorse alla cultura ma stando così le cose forse le iniziative sarebbe meglio non farle perchè lasciatemi dire – è veramente una questione di buon senso -.ma come si fa a concepire una cosa del genere e veicolarne la pubblicità via internet come è stato fatto ? Ma è un Comune non la casa di ‘’ Ciccirinella’’ e l’argomento ritengo che richieda un minimo di riflessione in chi è deputato a costruire tali iniziative. O no ? Io credo che in tale mia critica sia stato equilibrato ed abbia detto cose reali che tutti possono constatare.Forse siamo ad un punto che non solo a Città della Pieve- che resta comunque a mio avviso uno dei pochi paesi dove vengono fatte attività culturali di rilievo con continuità nei confronti dei Comuni circonvicini ,ma che una siffatta iniziativa forse sarebbe stato meglio non farla. Che dipenda dalle persone si scopre l’acqua calda,ma un controllo di un organismo preposto che dica si oppure no forse come in tante altre occasioni succede ci vorrebbe prima che venga chiamato il pubblico visitante.
Nessuno richiede a nessuno di trovarsi davanti alle teche dell’Imperial War Museum di Londra – vorrei ben vedere- ma così –passatemi al battuta – ci se ne approfitta… …vista la povertà quale potrebbe essere stata l’alternativa se proprio si fosse voluto commemorare l’entrata in Guerra dell’Italia e Città della Pieve in questo travagliato periodo ? Forse una conferenza sul tema in due o tre scadenze sarebbe stata senza meno più utile a conoscere, informarsi e concepire un nostro lembo di storia che ha riguardato tutti, e qualcosa forse dentro alle persone sarebbe rimasto, ma così invece solo uno scoramento sempre più profondo di come viene concepita la veicolazione della cultura.
Carlo Sacco
Non ho visto la mostra e non posso né intendo dare giudizi sull’evento. Quello che stona è la celebrazione del 24 maggio, ovvero dell’entrata in guerra. Si celebra quella che fu la decisione di dare inizio alla carneficina… E si fa confondendo quella decisione con la vittoria, addirittura con il “riscatto nazionale”… Mi domando se il 10 giugno, tra qualche settimana, si celebrerà anche l’entrata in guerra del 1940, decisa da Mussolini. In fondo che differenza c’è? E’ la piaggeria, l’approssimazione con cui si affrontano anche temi storici, la tendenza a piegare la storia e la memoria ad esigenze di propaganda, che fanno paura…
Marco, non mi meraviglio, anche ricordando vicende passate sulla commemorazione di personaggi pievesi che hanno preso parte e che hanno perso la vita sotto la guerra nel periodo fascista.Hai detto bene tu ”è invalsa la tendenza a piegare la storia e la memoria asservita ad esigenze di propaganda.E’ come un cane che si morde la coda: le persone propongono e nello stesso tempo ricevono gli imput dal comparto pubblico, si adeguano, pubblicizzano, realizzano , la gente vede e nulla comprende. Ma è questo che va bene purtroppo, così come nel nostro circondario ed anche in tutta Italia.
mentre i partiti ” piangono e fottono”. Valla a vedere Marco, merita 1 euro di gasolio e mezz’ora di tempo,poi dimmi se ho detto qualcosa a sproposito o con prevenzione.
Sono un appassionato di storia pievese ed ho visitato anch’io, come “parte interessata”, la mostra in questione.
A prescindere dal fatto che, almeno, qualcosina è stato fatto, non posso non convenire che essa è drammaticamente povera di materiale.
Sempre come “parte interessata”, mi chiedo perchè gli organizzatori ed i curatori non abbiano contattato chi in paese ha materiale inerente al periodo, preferendo affidarsi a poche carte generiche e superficiali estrapolate frettolosamente dall’Archivio Comunale.
Il materiale disponibile c’è e per fare una mostra corposa ed approfondita.
Il perchè credo che sia presto detto al di là del fatto che non sia stata fatta una ricerca su chi poteva detenere tale materiale.Il risultato della disorganizzazione credo che sia proprio ”politico-organizzativo” ma anche e prettamente solo ”politico” che risente dei tempi in cui viviamo per i quali basta pochissimo per far avere l’idea nelle teste della gente che sia sufficilente ciò che è stato dispiegato per rendere l’idea di ciò che è stata la 1° Guerra Mondiale anche nel territorio.Occorre prendere atto che in molti luoghi che esulano dalle città grandi ed anche dai copoluoghi di provincia-quindi i comuni del nostro territorio per esempio- basta dare un pressappochistico segno di mobilitazione per far vedere che qualcosa invece si fà come osserva chi è intervenuto nel commento precedente,che è come non curarsi di quello che si è fatto e non c’è bisogno di gente tanto sveglia per vedere i limiti di tutto questo..Mi ripeto, ma molte volte è meglio non farle tali iniziative.Devono imparare i nostri amministratori che ”senza lilleri non si lallera” e che non funziona così la cosa, anzi non ha mai funzionato, in nessun luogo, non a Città della Pieve solamente. E come spesso succede l’utilizzo delle scarsità di fondi si riversa in una questione di priorità credo che sia l’ora di finirla che singoli privati od interessati si mobilitino mentre l’ente pubblico dà la sua sponsorizzazione che consiste nello stampare il manifesto o la locandina col bollino dell’Amministrazione, con scritto ”patrocinio di…..”.Che cosa ha fatto l’ente pubblico quando dà il proprio patrocinio per tali iniziative oltre a prestare i locali ? E’ un valore aggiunto ? Non mi sembrerebbe. Purtroppo tale procedura in questo tempo di crisi viene seguita dalla stragrande maggioranza degli enti pubblici.I privati che danno le loro cose, il Comune le prende e ci mette il proprio bollino.ma lo sanno tutti che non funziona così e dal momento che speso i soldi per certe iniziative se vogliono li trovano dalla sera alla mattina,anche per gli amici degli amici, il tutto si svolge sempre sotto la supervisione dei soliti noti.Se non si ha il coraggio di sfondare tale muro le iniziative saranno sempre di bassa qualità e serviranno ancora di meno, perchè alla gente non sarà insegnato nulla, mentre l’Ente Pubblico si bea di tali iniziative e gli basta questo spargimento di fumo per far dire ai partiti ”cittadini abbiamo fatto e prodotto anche questa”. Non funziona così e per quanto mi riguarda l’ho detto a Chiuisi ed in altre località perchè il motivio di fondo è sempre lo stesso, ed in questo caso ,lo dico anche a Città della Pieve.