SALVE LE BCC. LA RIFORMA VARATA DAL GOVERNO RIGUARDERA’ SOLO LE 10 POPOLARI PIU’ GRANDI

ROMA – Renzi e il Governo fanno marcia indietro. E ridimensionano il provvedimento sulla riforma delle Banche popolari e di Credito coooperativo. L’annunciato obbligo di trasformazione in Spa non riguarderà tutte le popolari e tutte le Bcc, ma solo 10 istituti. Quelli di maggiori dimensioni, con bilanci superiori agli 8 miliardi di euro.
Dalla riforma sono escluse le Banche di Credito Cooperativo, che dunque restano come sono. Evidentemente le barricate alzate dai vescovi e da una parte del Pd che consideravano il provvedimento un attacco alla finanza cattolica e all’economia dei territori, ma anche dei sindacati che paventavano un aumento degli “esuberi” e quindi un taglio ai livelli occupazionali, hanno avuto effetto.
Nel dettaglio, gli istituti coinvolti dovrebbero essere (nell’ordine dal più grande al più piccolo): Banco Popolare, Ubi, Bper, Bpm, Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Popolare di Sondrio, Creval, Banca Etruria e Popolare di Bari.
Nel complesso, il sistema delle Popolari conta 70 istituti (quindi 60 sono fuori dalla riforma) con 1,34 milioni di soci e un totale di attivi da 450 miliardi.
E’ stato lo steso premier Renzi a specificare che l’intervento arriva dopo “20 anni di dibattito”, e che le Bcc sono fuori da questo intervento e anche le popolari più piccole. Il provvedimento, che costituisce l’articolo 1 del decreto legge approvato, offre ai dieci istituti coinvolti “18 mesi di tempo” per superare il voto capitario e “trasformarsi in spa”. Fino ad ora, in assemblea per le popolari vigeva il principio “una testa un voto”, per il quale ogni socio ha lo stesso peso indipendentemente dalla quota di capitale azionario detenuta.
Il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, ha giustificato la scelta di porre il limite a 8 miliardi di attivi come giusta soglia per “dare una scossa” al sistema del credito, ma non ha escluso che possano esserci in futuro, “nuovi suggerimenti e ritocchi ai modelli di governo delle piccole banche, anche per rispondere al nuovo scenario di mercato europeo”. Insomma per ora le Banche di Credito Cooperativo e le popolari più piccole si sono salvate. Ma più avanti non si sa…
Nel nostro territorio, a cavallo tra Umbria e Toscana l’unica banca coinvolta dal provvedimento dovrebbe essere Banca Etruria, già Popolare dell’Etruria e del Lazio che ha molte filiali in Valdichiana e anche nella zona Perugia e del Trasimeno.
Banca Etruria, banca valdichiana, Crediumbria, pd
Al di là delle dietrologie il provvedimento ha una sua logica di razionalizzazione. Come precisato nell’articolo, il Decreto riguarda solo le 10 Banche Popolari più grandi. Ed è vero che se ne parla da almeno venti anni. Perché se è vero che le popolari di minori dimensioni e le BCC hanno svolto e svolgono un ruolo importante a sostegno dei territori, le grandi popolari hanno manifesti problemi di “governance”. Per dirla in maniera più’ semplice non è chiaro chi comanda. Il voto capitario (ad ogni socio un voto, anche se possiede molte quote) consente decisioni anche rapide in realtà piccole, ma in colossi di quel genere mostra due grossi difetti: per sfiduciare un management incapace occorre ottenere l’assenso della metà dei voti più uno (cosa non proprio facile) e per raccogliere consenso occorrono capacità più’ politiche che finanziarie, esponendosi così facilmente alle ingerenze dei politici e delle consorterie. Inoltre questa interminabile crisi ha generato nelle banche montagne di sofferenze (crediti che le banche non recupereranno mai più) richiedendo un rafforzamento patrimoniale che puo’ derivare da accorpamenti e aumenti di capitale più facili da richiedere per una Spa. Semmai si potrà obiettare che non si capisce il perché di un Decreto Legge, non ricorrendo i presupposti di “necessità e urgenza”. A meno che la mossa non sottenda un’ipotesi di aggregazione con una grande banca italiana che una società cooperativa non potrebbe portare a termine mentre una Spa si.
probabile che la “fretta” sia dettata proprio da codesta ultima ipotesi… E comunque fino a ieri tutti i giornali, anche quelli specializzati parlavano di riforma complessiva, riguardante tutte le popolari e non solo le maggiori, più le Bcc. Una certa marcia indietro il governo l’ha fatta…
XLele. L’ultima che hai detto: aggregazione. Perchè, pare, che un ulteriore consistente aumento di capitale non sia proponibile e lo stesso dicasi per la “nazionalizzazione”.
La trasformazione in spa è il primo passo.