PRESIDENZA DELLA PROVINCIA: SCARAMELLI IN POLE… MA I CIVATIANI CHIEDONO UN CONFRONTO APERTO

SIENA – La riforma delle province varata dal Governo Renzi prevede che non si voti più per eleggere presidente e consiglio. Ma lascia intatte o quasi le competenze dell’ente. Che un presidente e un consiglio continuerà ad averlo. E sarà in qualche modo eletto. Non più dai cittadini, ma SOLO da sindaci e consiglieri comunali.
Per la Provincia di Siena voteranno i 36 sindaci e i consiglieri dei 36 comuni. Il Consiglio sarà composto da 10 rappresentanti. Tra due settimane scadono i termini per la presentazione delle liste per queste elezioni di secondo grado. Che di fatto elezioni vere non sono. Soprattutto in quelle province, come Siena dove su 36 sindaci 31 sono espressione dello stesso partito (il Pd) e anche la maggioranza schiacciante dei consiglieri elettori è di marca Pd.
Però la corsa in qualche modo è cominciata e già sui giornali, come scrivevamo ieri in altro articolo, in tanti si stanno schierando a a favore del sindaco di Chiusi Stefano Scaramelli, in quanto leader dei renziani e membro della direzione nazionale del partito. Però sono esternazione estemporanee, individuali… Non c’è un quadro preciso né una geografia delineata di liste, programmi, posizioni…
A rilevare l’incongruenza e il ritardo è una componente stessa del Pd, Siena possibile, che è l’associazione nata al Politicamp dei civatiani a Livorno e che perlomeno negli intenti guarda all’area Civati, ma anche alla sinistra del partito e a ciò che si muove all’esterno di esso, per esempio la parte di SEL che non si è schierata con Renzi…
Ecco cosa scrive Siena Possibile: “A circa quindici giorni dalla scadenza dei termini per la presentazione delle liste per le elezioni provinciali (elezioni di secondo grado alle quali partecipano SOLO sindaci e consiglieri comunali) se per il momento sono emerse alcune disponibilità per la candidatura a Presidente, ancora non si è parlato né di programmi, né delle prospettive della nostra provincia. Questa volta non ci sarà una campagna elettorale, e dunque non ci sarà l’occasione di confrontare programmi, candidature e candidati nell’ambito del normale processo democratico. Questo il difetto di un ente di secondo grado, qui sta il rischio concreto di un allontanamento dei cittadini dall’istituzione provinciale. Una provincia tra l’altro che ha mantenuto tutte le sue competenze, e che dunque continuerà ad incidere nella vita dei cittadini nello stesso modo in cui faceva in precedenza, né più né meno di quanto accadeva con un Presidente ed un Consiglio eletti direttamente.
Ma allora occorre subito aprire, senza alcun ulteriore indugio perché il tempo a disposizione è davvero poco, un dibattito dentro gli organismi dei partiti che governano questa provincia, e un confronto pubblico con i cittadini per decidere, prima ancora che i nomi, il futuro della Provincia di Siena. Dobbiamo far incontrare in un dibattito aperto e trasparente le visioni di cui ognuno di noi, semplice cittadino o militante di partito, si fa portatore. Bisogna recuperare, attraverso l’azione democratica degli organismi dei partiti di centrosinistra presenti in questa provincia, e mediante l’apertura del dibattito dai partiti verso l’esterno, quel difetto di partecipazione che un ente così strutturato porta inevitabilmente con sé, ma che può essere limitato da partiti e istituzioni con la propensione ad elaborare proposte e che non temano il confronto pubblico con gli elettori. Non possiamo arrivare alla presentazione delle liste senza conoscere come ci si è arrivati, e soprattutto senza sapere con quale proposta e con quale visione della provincia quei sindaci e quei consiglieri comunali si sottoporranno al voto dei loro colleghi”.
Vedremo se i renziani vorranno accogliere l’invito e saranno disponibili ad aprire il confronto richiesto dalla minoranza interna. Intanto mentre monta intorno al nome di Stefano Scaramelli una certa onda di consenso sui socialnetwork, viene da domandarsi se dietro l’appoggio di facciata al sindaco di Chiusi non ci sia invece un ‘trappolone’…
Scaramelli, che ha sempre dichiarato di vivere la politica come impegno e servizio alla comunità, potrebbe sentirsi lusingato del sostegno ala sua candidatura come presidente della Provincia. Ma se accetta e poi viene eletto (perché a quel punto i dubbi sull’elezione sarebbero pari a zero), a febbraio che fa, si candida anche per un seggio in Regione? Oppure l’una ipotesi esclude l’altra? Qualcuno, c’è da scommetterci, lo chiederà. Magari proprio per togliere Scaramelli dalla corsa più importante.
Le due candidature non sono uguali o equipollenti: l’incarico in Provincia sarebbe a titolo gratuito, senza compenso, quello in Regione invece prevede uno stipendiuccio di oltre 10 mila euro al mese. La differenza è sostanziale e non ci sarebbe certo da biasimare Scaramelli se optasse per la seconda. Oppure opterà per la Provincia “testando” il proprio consenso, per poi, fra tre mesi, lasciare e provare la scalata a Firenze? Tutto è possibile, ma sarebbe una mossa che neanche Batman…
Tutto ciò con buona pace del Comune di Chiusi, che farebbe da spettatore. Naturalmente in caso di presidenza della Provincia, Scaramelli rimarrebbe sindaco; mentre in caso di candidatura e poi di elezione alla Regione dovrebbe lasciare la guida del Comune, come fece Ceccobao quando fu nominato assessore dal governatore Rossi. Accettando prima l’una poi l’altra candidatura Scaramelli rischia di passare da ingordo e da “asso pigliatutto”. Se invece accetterà la Provincia sperando in una candidatura al parlamento rischia di perdere il treno regionale (che se anche è un “regionale” passa una volta sola), senza avere certezza riguardo a Roma.
In politica le cose cambiano alla svelta, al momento delle elezioni politiche il Governo Renzi potrebbe avere esaurito il credito, il Pd potrebbe non confermare il 41% delle europee (che poi in termini di voti è assoluti è stato un risultato inferiore a quello di Veltroni nel 2008). Non solo: i pretendenti saranno parecchi, compresi i senatori eccellenti che rimarranno a piedi con il senato riformato… Vedremo. Intanto stupisce il silenzio del Pd chiusino dove forse qualcuno pensa che basti scrivere “forza Stefano” su facebook..
Il sindaco ha la valigia in mano, il comune rischia di nuovo un anno di reggenza e nessuno (né il partito di maggiorana, né le opposizioni) ha nulla da dire? Strani questi chiusini…
m.l.
Giuseppe Civati, Provincia di Siena, Stefano Scaramelli
Io credo che lo stesso Civati, che a detta sua ha accettato ”ob torto collo” l’elezione di Renzi a segretario dicendo ai quattro venti che riteneva utile non uscire da tale partito affinchè fosse influente la presenza di una linea reputata essere più a sinistra, oggi tramite la compagine di Livorno abbia proprio perso una occasione per stare zitto di fronte ad una tale situazione.Ma proprio loro ? Proprio chi riteneva che dentro a tale partito non ci fosse più posto per i nominati e che le scelte si dovessero fare per competenze,per appartenenza a concetti politici, dopo che nella società italiana era passato il rifiuto delle nomine delle segreterie dei partiti ? Anche prima del PD tale fatto e tali cose funzionavano in tal modo ed allora perchè Civati ha accettato tale condizione? Perchè non si è dimesso ? Mi sembra di essere in presenza di una guerra per la quale si creda ingenuamente e con ipocrite posizioni che avessero fatto prigionieri e che in tal partito ci fosse spazio per chi la pensasse diversamente ben sapendo che non era vero.A Siena si chiamavano una volta ”gatte morte”. Ed allora mi dica Civati se si crede di rappresentare il nuovo oppure anche tale critica che rivolge al partito sulle regole spesso di natura etica non siano vere e proprie fumosità perchè sa bene che contro questi la ragione non vale, vale solo la forza data dalle preferenze, e non competenze, storia, pensieri.La fazione livornese sembra che corra ai ripari quando i buoi sono usciti dalla stalla, ma ben sapendo che tutto questo fa parte del giuoco.Anche queste pretese differenze all’interno di un partito suonano proprio male e sembrano più prese in giro che altro, giustificazionismi dell’ultim’ora, comuni a molti ultimamente, anche ad altri partiti che sono passati senza batter ciglio dentro il contenitore del PD, una pentola dove bolle un bollito misto , rinunciando ad essere la massa critica che avevano sparso ai quattro venti di poter rappresentare. Poi ci si lamenta di Berlusconi facendo il governo con le sue protuberanze.
Ritengo che per l’Italia la ragione di tutto questo possa rappresentare il peggio del peggio.