QUERCIA DELLE CHECCHE, “AMPUTATO” IL RAMO PERICOLANTE. MA ADESSO L’ALBERO RIMARRA’ IN PIEDI?

PIENZA – Il grosso ramo ferito e spezzato dalla storica Quercia delle Checche, in Valdorcia, è stato “amputato” . Il grande albero è stato messo per il momento in sicurezza. Ci ha lavorato per un paio di giorni una squadra di 12 tecnici della SIA (Società Italiana Arboricoltori, Onlus) che hanno verificato, analizzato, eliminato prima le parti morte o pericolanti. Hanno “scalato” la quercia imbracati come alpinisti alla ricerca del modo giusto per tagliare la “branca” divelta e pericolosa, cercando di fare meno danno possibile. Li chiamano Three Climbers, scalatori di alberi. Tra loro anche un italo francese di nome Luc che vive da tempo sulle rive del Trasimeno ed è un vero esperto della materia. Alcuni di loro, concentratissimi nel lavoro, avevano le lacrime agli occhi, come le persone che hanno assistito all’operazione.
“Si tratta di un primo successo, non abbiamo affatto scongiurato i rischi per la pianta sotto l’aspetto della stabilità. L’assetto della pianta è profondamente cambiato e bisogna affrontare un secondo passaggio fondamentale, ovvero la valutazione sui carichi, sull’impatto dei venti ecc.” scrive su facebook Nicoletta Innocenti, l’animatrice principale del Comitato SOS Quercia delle Checche che ha già raggiunto gli oltre 2.000 aderenti. Non si esclude l’intervento di un “supertecnico”, un esperto a livello internazionale per valutare la situazione.
E se anche c’è chi si mostra molto fiducioso e rilascia pareri rassicuranti sulla stabilità del Quercione, il Comitato – continua Nicoletta Innocenti – “dopo ciò che è accaduto non vuole correre rischi”. Su quali siano state le cause della rottura del ramo, la più probabile è legata all’età della Quercia (circa 250 anni) e alla mole stessa della branca spezzata, ma pare che qualcuno nei giorni intorno a Ferragosto si sia divertito a salire sulla Quercia, accelerando magari la frattura. Ci sarebbero testimoni oculari del fatto e anche una denuncia contro ignoti depositata ala Procura.
Il ramo amputato grosso quanto un albero per ora è lì a fianco della Quercia, c’è un certo interesse per ottenere qualche “rondella” tagliata come ricordo, così come avvenne per i frammenti del Muro di Berlino. Il Comitato chiederà che alcune “rondelle” vengano lasciate sul posto e utilizzate come seduta, un po’ per ricordo e un po’ come monito affinché altre ferite del genere vengano evitate.
Nicoletta Innocenti, pienza, Quercia delle Checche, valdorcia
propongo che oltre le rondelle di seduta e meditazione intorno alla quercia le rondelle eccedenti vengano vendute com ricordo agli iscritti del comitato o chi interessato per raccogliere i fondi per la demolizione dell’ecomostriciattolo della val d’orci a, il casotto per salsicce costruito nel piazzale d’ingresso della celeberrima rocca di Radicofani. sicuramente sindaci assessori consulenti direttori di comitati beni ambientali saranno d’accordo …. o no ? ! ?
Ecomostriciattolo? Ma quale ecomostriciattolo? Lì, davanti alla millenaria Rocca di Radicofani c’è solo un piccolo e significativo esempio di positiva integrazione archittonica tra passato e presente, tra Medioevo e modernariato… E poi trattasi di manufatto di grande utilità sociale… O no?
Io non vorrei apparire antipatico ma guardando la foto del gruppo sorridente seduto sul ramo amputato viene da pensare che ci sono stati troppi sforzi fisici e tecnici per un risultato finale come quello di aver “segato” il ramo. Siamo certi che questa soluzione era ineluttabile? Ovviamente mi mancano tutti gli elementi conoscitivi del caso…la mia è solo una impressione…che può sembrare una illazione e di questo mi scuso…però se mi rompo l’osso di un braccio non è detto che me lo amputano…