SE IL PD GUARDA A DE GASPERI E NON A BERLINGUER…

giovedì 21st, agosto 2014 / 17:01
SE IL PD GUARDA A DE GASPERI E NON A BERLINGUER…
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IN QUESTI GIORNI LA RICORRENZA DELLA MORTE DELLO STATISTA DC E DI TOGLIATTI… E C’E’ CHI PROPONE DI DEDICARE LA FESTA NAZIONALE DEL PARTITO PROPRIO A DE GASPERI…

Cade in questi giorni, precisamente il 18 e il 21 agosto la ricorrenza della morte di due grandi figure politiche italiane: Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti. Due dirigenti di spessore, due “padri della patria” entrambi però con qualche ombra a mitigarne la statura. De Gasperi, leader della Dc,  fu il primo presidente del Consiglio dell’Italia Repubblicana nel 1946, ma un anno dopo andò in visita negli Stati Uniti e tornò con il diktat del presidente Usa Truman che decretò l’espulsione dei comunisti dal governo italiano e quindi la fine dell’unità antifascista nata nella Resistenza. Un grande statista che però prendeva ordini dal padrone d’oltre oceano. Togliatti sancì la svolta “democratica” del Pci che portò all’unità delle forze antifasciste, condizione essenziale per l’abbattimento del regime mussoliniano e poi per la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista. Ma negli anni precedenti e anche dopo la guerra non recise mai il legame con l’Urss di Stalin neanche quando il regime sovietico si accanì contro molti dirigenti dello stesso partito comunista italiano. La sua politica fu accusata di ‘doppiezza’  e quindi di ambiguità.

De Gasperi morì il 19 agosto del 1954, Togliatti dieci anni dopo, il 21 agosto 1964. La doppia ricorrenza ha riaperto il dibattito politico sulle due eminenti figure. E addirittura c’è chi nel Pd ha proposto di dedicare la festa nazionale de l’Unità (che nel frattempo però ha chiuso i battenti) o comunque del Pd, al leader democristiano. E il bello è che sulla proposta c’è anche chi ci si è buttato a pesce,  aprendo così, magari involontariamente, un’altro dibattito agostano, quello sulle “radici politiche” del Pd. Su quali siano i valori di fondo di quel partito che è sempre più democristiano e sempre meno post comunista.

Che nel 2014, trentesimo anniversario della morte di Enrico Berlinguer (lasciamo pure perdere lo ‘stalinista’ Togliatti), ci sia chi nel Pd propone di dedicare la festa del partito a De Gasperi, che praticamente decretò su ordine degli Usa, la “conventio ad escludendum” del Pci per il Governo del Paese, può sembrare una battuta venuta male… Ma la dice lunga, molto lunga, su cosa sia oggi, qui e ora (direbbe Togliatti), il Partito Democratico che ha ancora la maggioranza dei suoi circoli nelle stanze in cui si riunivano i vituperati comunisti. E anche i mobili, in molti casi sono gli stessi. A dirla tutta anche i dirigenti, i militanti e gli elettori sono in larga misura gli stessi.

Per carità, un bel dibattito su De Gasperi e Togliatti ci starebbe pure bene, anche alla festa del Pd e c’è da scommettere che ci sarebbe qualcuno pronto a trovare e scovare oggi un sacco di punti di contatto tra i due, cosa che ai loro tempi, non avvenne… Ma si sa erano altri tempi. All’epoca le bandiere erano bianche o rosse. Il grigio e il rosa pallido non andavano molto di moda. Si parteggiava per l’una o per l’altra come tra Coppi e Bartali. E ci volle proprio Bartali, con quella straordinaria vittoria al Tour de France del ’48, per fermare l’insurrezione comunista dopo l’attentato a Togliatti…

Però una festa Pd, dedicata a De Gasperi ci sembrerebbe francamente una forzatura (anche per De Gasperi) e uno scivolone che solo un partito di Giovani Marmotte o di Qui Quo Qua può rischiare.

Ci sembrerebbe invece più normale e naturale se il Pd dedicasse la sua festa a Berlinguer. Da qualche parte, qua e là per l’Italia, l’ha fatto.

Mischiare le carte, rispolverare addirittura De Gasperi per accreditare il Pd come partito ormai “moderato” del tutto in linea con il pensiero dominante in Europa (e negli Usa) appare, anche a prima vista, come un tentativo maldestro di spostare definitivamente l’asse di quel partito verso il centro.

Togliatti in tutto questo non c’entra nulla. Era già stato ampiamente “superato” dallo stesso Pci e dai partiti che ne hanno preso il testimone (Pds, poi Ds e pure Rifondazione). Forse la proposta di rispolverare De Gasperi serve proprio a neutralizzare chi nel Pd ha provato, seppur sommessamente a ricordare e rilanciare i messaggi berlingueriani… Sono quelli che qualcuno nel Pd ritiene pericolosi.

Non si può oggi parlare di De Gasperi (e di Togliatti, vista la quasi concomitanza della ricorrenza della morte), senza ricordare quale era il clima di quegli anni. Com’era l’Italia uscita sconfitta e distrutta dalla guerra. Senza ricordare che la Dc e la Chiesa stavano da una parte, il Pci, i socialisti e i sindacati dall’altra.

La Dc e il Pci si fronteggiarono fieramente e senza esclusione di colpi. Non va dimenticato che la prima strage di stato è datata 1947 e avvenne in Sicilia, ad una manifestazione per il 1 Maggio (per fermare il movimento dei lavoratori non si esitò a servirsi dei banditi e della mafia… come è avvenuto anche più tardi, negli anni ’70 e ’80… ). Ma la Dc e il Pci furono anche due grandi “università popolari” che educarono alla democrazia, attraverso la militanza e l’impegno nelle istituzioni, milioni di cittadini.

Ormai De Gasperi e Togliatti sono storia. Come è storia anche Berlinguer. E la storia va studiata, non si può tirare come un elastico dalla parte che più aggrada e che magari fa più comodo. Ma…  le giovani marmotte del Pd studiano?

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