MPS. LE VOCI DI DENTRO.

Centinaia di dipendenti “scavalcano” i sindacati: chiedono certezze per il futuro e promuovono azioni giudiziarie per l’accertamento della verità sul caso Antonveneta e per il risarcimento dei danni subiti.
SIENA – Le vicende processuali del Monte dei Paschi si intrecciano su più piani: giudiziario, finanziario, occupazionale. Le questioni saranno affrontate da chi di dovere e nelle sedi opportune. Le vicende finanziarie si intrecciano inequivocabilmente con quelle occupazionali. I piani industriali della banca senese sono chiari in tal senso. “Dimagrimento” dell’elefantiaca struttura creata in anni di “vacche grasse”. I tagli al personali cominciano a creare molti malumori, come era prevedibile. Qualche giorno fa, tanto per fare l’ultimo esempio, un gruppo di circa 150 dipendenti del consorzio operativo MPS ha manifestato in Piazza Amendola, non solo contro l’azienda “rea” di esternalizzare, ma addirittura contro i sindacati anch’essi d’accordo con tale volontà dei vertici della banca. In totale gli esternalizzandi del consorzio in tutto il gruppo Mps sono 1085 di cui 255 a Siena. Qualche giorno fa hanno preso avvio anche le iniziative legali dei montepaschini, su sollecitazione di un dipendente di Massa, Marco Sbarra, che in questa intervista ci spiega nel dettaglio il tutto.
Quali sono le iniziative legali dei dipendenti del Monte dei Paschi di Siena in programma?
Lo spunto è venuto dall’assemblea di Massa del 23 luglio 2012, in cui si chiedeva ai Sindacati di promuovere una denuncia penale contro i responsabili dell’acquisizione di Antonveneta e un’azione giudiziaria collettiva di risarcimento danni subiti e subendi dagli stessi dipendenti a causa del medesimo acquisto.
Con vari interventi sul Cittadino online di Siena ho invitato tutti i colleghi del Monte a condividere le risoluzioni dell’assemblea di Massa per fare pressioni sul Sindacato.
Quando mi sono reso conto che quest’ultimo non aveva nessuna intenzione di farsi parte attiva, ho proposto ai miei colleghi di prendere tutti assieme l’iniziativa di promuovere in prima persona quelle azioni e finalmente, grazie alla collaborazione offertaci dall’avvocato De Mossi di Siena, il progetto ha potuto prendere avvio con il deposito presso il Tribunale di Siena di un primo esposto contro Giuseppe Mussari e Giuliano Amato riguardante la sponsorizzazione offerta dal Monte al Tennis Club Orbetello.
Quali le motivazioni?
La spinta fondamentale che mi ha mosso è stato lo sdegno e il senso di profonda ripulsa morale contro un sistema che ha provocato il disastro di una Banca florida e di un intero tessuto connettivo cresciuto intorno ad essa, a causa di operazioni spregiudicate e, forse, delittuose.
Vede dottor Busato, è di tutta evidenza che il “sistema Siena” non è quel “groviglio armonioso” da più parti decantato, ma piuttosto un intreccio perverso, che non poteva non provocare alla lunga il disastro attuale.
L’anomalia è costituita dal fatto che c’è un partito politico, per di più sempre lo stesso da lustri, che è al vertice della piramide di controllo di tutte le istituzioni di Siena ed in primis della Banca. Le sembra normale che gli esponenti di quel partito prima lavorino al Monte in qualità di controllati, poi occupino la poltrona di Sindaco o quella di deputato della Fondazione divenendo controllori, per poi ridiventare soggetti controllati una volta ritornati a lavorare nella Banca?
Mi spiega come è possibile che alla lunga questa commistione deresponsabilizzante e, secondo il mio parere illegittima, non generi un corto circuito letale, favorito da un’inevitabile decadenza di ogni riferimento etico rapportato al proprio agire?
Cosa vi proponete di ottenere?
Vi è un’insopprimibile necessità di fare chiarezza e pulizia all’interno del mondo corrotto che ha spogliato il Monte dei Paschi. Tramite gli esposti/denunce penali ci proponiamo, in tutta umiltà ma con profonda convinzione, di offrire degli spunti alle indagini in corso per aiutare a scoprire, tra l’altro, gli utilizzatori finali dei sette bonifici ultramiliardari che appaiono inviati al Santander in occasione della transazione Antonveneta e perché siano individuati e chiamati a rispondere in tutte le sedi di giustizia i referenti politici ed economico-finanziari di quella transazione.
Con le azioni civili invece vogliamo porre rimedio ad una grossa ingiustizia: il Monte è stato depauperato dagli ex vertici (anche se i veri colpevoli vanno ricercati in altri lidi) e gli unici a pagare i danni siamo noi dipendenti, chi con prepensionamenti più o meno volontari, chi con esternalizzazioni che profumano di futuri probabili licenziamenti, e tutti con riduzioni sensibili del proprio trattamento economico.
Per ovviare a ciò daremo mandato per costituirci parte civile nei procedimenti penali che verranno chiamati alle udienze davanti al Tribunale di Siena a carico degli ex vertici Mps e/o per proporre azione civile di risarcimento danni contro gli stessi e la Banca.
Mi può descrivere il clima che state vivendo come dipendenti all’interno dei luoghi di lavoro?
Le vicende dolorose che hanno colpito il Monte hanno lasciato un segno indelebile di rabbia e frustrazione in noi dipendenti, unito alla preoccupazione crescente per il posto di lavoro.
Purtroppo, il clima generale in cui viviamo è di pessimistica rassegnazione mista ad una timorosa acquiescenza, sentimenti che spingono a comportamenti egoistici e ad eludere i problemi piuttosto che affrontarli.
Regna un timore tangibile nei confronti dell’Azienda, che non viene vista come possibile controparte responsabile civilmente del danno, ma come soggetto dotato di poteri discrezionali.
Chi cerca di rompere il clima reticente che ci avvolge viene isolato dagli stessi colleghi perché ritenuto persona pericolosa.
Per fortuna una parte dei dipendenti ha preso coscienza che è giunto il momento di reagire sul campo e si sta unendo per affermare i propri diritti, senza alcuna timore.
Il ruolo dei Sindacati è controverso: voi cosa ne pensate?
Un capitolo a parte meritano i Sindacati del Monte, in particolare la Fisac Cgil e la Fiba Cisl.
Lasciamo parlare i fatti.
Gennaio 2000: il Monte acquista la Banca del Salento, che si rivelerà un affare disastroso in stile Antonveneta (vedasi Il Sole 24 Ore del 27 settembre 2006). Ad occupare in quell’anno la poltrona di Sindaco di Siena, il dominus di riferimento della Banca, c’era un sindacalista della Fisac Cgil targato Pds (fonte Wikipedia “Sindaci di Siena”).
Novembre 2007: la Banca fa sua l’Antonveneta e raccoglie commenti entusiastici da parte del Primo cittadino, guarda caso ancora un rappresentante della Fisac Cgil appartenente ai Ds (sempre da Wikipedia).
Attualmente regna su Siena Bruno Valentini, tessera Pd: non ci crederà dottor Busato, ma anche lui è un cigiellino della Fisac.
Sarà il caso di toccare ferro?
La Fisac Cgil aveva un proprio rappresentante nel Cda del Monte, ma non si ricordano sue prese di distanza dalla strategia suicida dell’Azienda. Anzi, i vertici di quel Sindacato, imitati peraltro da quelli delle altre sigle sindacali, al momento dell’acquisto di Antonveneta uscirono con un comunicato talmente entusiastico che nemmeno il buon Mussari avrebbe saputo far di meglio.
E la Fiba Cisl?
La stessa, in occasione dell’aumento di capitale del Monte seguito all’acquisto di Antonveneta, sponsorizzò in modo indecoroso la liberalizzazione del TFR dei dipendenti per l’acquisto di azioni del Monte, considerandola quasi un regalo da parte dell’Azienda.
Roberto Pistonina, nel 2009 Segretario regionale toscano della Fiba Cisl, Sindacalista tutto d’un pezzo e dall’occhio lungo, in occasione del Congresso Regionale svelò le magagne della Fiba Sas di complesso del Monte, denunciando “…un’incomprensibile condivisione sindacale su un Piano industriale (2008-2011, n.d.r.) che fin dall’inizio mostrava tutte le sue incognite…Il Sindacato ha il dovere di non confondere il proprio ruolo con quello dell’Azienda mantenendo sempre una autonomia di giudizio…E’ forse compito del Sindacato sostenere il Piano industriale del Monte attraverso la liberalizzazione del TFR per acquistare quote del Monte?”
Noi dipendenti stiamo ancora aspettando Sindacati indipendenti ed autorevoli, guidati da persone degne e non compromesse con l’Azienda.
Nell’attesa abbiamo formato un presidio di autotutela.
Come vede il futuro di Mps?
Come dipendente so che qualunque assetto societario verrà costituito nel Monte, dovrò scontare le conseguenze negative di una gestione passata il cui riferimento politico decisionale è incredibilmente rimasto intatto.
Io mi auguro che venga fatta finalmente luce su quel pianeta limaccioso che è stato per troppo tempo il “laboratorio Siena”, del quale faceva parte tutto un mondo non solo politico ma anche economico-finanziario ed affaristico che aveva i suoi terminali in Istituzioni nazionali ed internazionali, come emerge dalle carte processuali.
Finquando non verrà alla luce chi e come abbia distrutto un patrimonio ultracentenario come quello di Siena, non sarà possibile voltare pagina e iniziare la ricostruzione della Citta’ e del Monte sul presupposto della chiarezza e della fiducia.
Ha una spiegazione del perché i media nazionali mostrino un disinteresse di fondo per il clamoroso caso del Mps? Pensa che vi siano pressioni politiche o finanziarie?
Io mi sento di affermare, senza tema di smentite, che in Italia esiste una parte politica, la sinistra e in particolare un partito, il Pd, che gode di privilegi e di trattamenti di favore secondo il principio relativistico della doppia morale, da parte di tutti i settori della vita pubblica italiana, fra cui quello dei media.
Nell’opera di approntamento di uno scudo protettivo a tutela del Monte, e quindi del Pd, si è contraddistinto il Presidente di tutti gli italiani. Mi spiega dottor Busato perché Napolitano, che non ricordo essere mai intervenuto per stigmatizzare attacchi di ben altra furibonda ferocia rivolti dai mass media contro organi costituzionali e partiti extra sinistra rispetto a quelli riservati alla Banca, nel bel mezzo dello scandalo Mps si attribuisce la missione di “defensor fidei” del Monte, tirando le orecchie alla stampa che stava svelando i suoi poco nobili altarini?
Perchè nella medesima occasione rilascia quella che a me sembra una vera e propria “lettera di patronage” a garanzia della correttezza dell’operato di Bankitalia, quando la stessa era oggetto di valutazione da parte dei Magistrati, con parecchie cosette ancora da spiegare? A leggere le parole del Presidente (riportate da Il Fatto quotidiano del 31.1.2013), per un attimo è vacillata la mia fede nella sua terzietà.
Guai però a dubitare della buona fede di Napolitano: diamine, come avrebbe potuto sapere all’epoca delle esternazioni ricordate che il Pd e i partiti suoi antenati, da cui proviene e a cui è stato semper fidelis, hanno sempre avuto il pallino delle Banche ed in particolare del Monte dei Paschi, considerato loro proprietà privata? Lui non si è mai occupato di quelle quisquilie, volando sempre alto.
E poi non poteva ancora aver letto i verbali degli interrogatori dei suoi compagni di partito di Siena e quelli dei massimi vertici di Via Nazionale, che hanno svelato come i vertici di Roma del Pd avessere tutte e due le mani in pasta per quanto riguarda il Monte.
Ora, potete giurarci, il nostro Presidente non mancherà di far sentire la sua autorevole voce per condannare l’annessione della Banca di Siena da parte del suo partito.
D’altronde, Presidente Napolitano, credo che lei non vorrà far torto alla sua intelligenza ritenendo che Mussari abbia deciso tutto da solo e al volo, via filo, di sborsare 17 miliardi per una Banca che ne valeva 2,5 per bocca dell’ex presidente del Collegio sindacale del Monte Di Tanno.
Il problema è che non si tratta della prima volta che la Banca si diletta nel portare a termine operazioni alquanto disinvolte: intendo riferirmi agli acquisti della Bam e della Banca del Salento, in cui si ritrova il medesimo comun denominatore, cioè un surplus pagato sul valore di vendita progressivamente sempre maggiore. Cosa nasconderà mai questo “sistema Monte?”
Il fatto incontrovertibile è che con questo giochino se ne sono andati dalle casse del Monte e della Fondazione una montagna di miliardi finiti nelle tasche di chissà chi, col risultato di aver provocato il disastro attuale.
Come valuta l’operato degli attuali Pubblici Ministeri di Siena?
Non si capisce perché i precedenti Magistrati inquirenti di Siena non abbiano mai indirizzato il loro sguardo verso certi affari del Monte, come ad esempio la già citata acquisizione della Banca del Salento, che il Sole 24 Ore prima ricordato ha stimato sia costata la bellezza di 3.500 miliardi di lire.
O forse sì. Non sarà mica per il fatto che in Italia tutte le volte che pubblici ministeri indipendenti e coraggiosi provano a districare il “filo rosso” del malaffare si trovano a dover affrontare ostacoli perigliosi?
Per informazioni rivolgersi ai Magistrati Tiziana Parenti, Clementina Forleo e Desirée Digeronimo, per fare solo qualche nome.
E’ fondamentale non lasciare soli i coraggiosi Pubblici Ministeri di Siena Nastasi, Natalini e Grossi, fornendo loro un appoggio e una solidarietà concreta nella loro opera di pulizia.
Essi sanno benissimo che la verità sul sacco del Monte è ancora ben lungi dall’essere svelata e che mancano all’appello gli ideatori e i lucranti dello scandalo (o della stangata) più eclatante della nostra storia finanziaria.
L’iniziativa in corso promossa dai dipendenti del Monte, poi estesa ai Cittadini di Siena e a tutte le persone interessate (link „Nessun dorma“ del Cittadino online), mira a rafforzare l’opera degli inquirenti tramite la condivisione della loro strategia investigativa e la ricerca di nuove opportunità d’indagine fatte proprie da un movimento popolare costituito dai tanti cittadini che, senza paura, dicono basta a tutti coloro che hanno spogliato un’intera città, a qualunque parrocchia politica o finanziaria appartengano.
Ecco perché è assai importante mettere una firma sugli esposti/denunce preparati dall’avvocato De Mossi.
Invito quindi tutte le persone di buona volontà che vogliono partecipare all’iniziativa descritta ad inviare una semplice e-mail di adesione all’indirizzo causamontepaschini@libero.it, declinando i propri dati anagrafici, la residenza e un recapito telefonico. Verranno loro fornite tutte le informazioni per le sottoscrizioni degli atti indicati.
Il mio recapito telefonico è: 366/2119410
Per qualsiasi chiarimento è a disposizione l’avvocato De Mossi di Siena, al recapito telefonico: 0577/533085“.
David Busato
MPS. LE VOCI DI DENTRO. I DIPENDENTI CHIEDONO GIUSTIZIA E FUTURO.
Centinaia di dipendenti “scavalcano” i sindacati: chiedono certezze per il futuro e promuovono azioni giudiziarie per l’accertamento della verità sul caso Antonveneta e per il risarcimento dei danni subiti.
SIENA – Le vicende processuali del Monte dei Paschi si intrecciano su più piani: giudiziario, finanziario, occupazionale. Le questioni saranno affrontate da chi di dovere e nelle sedi opportune. Le vicende finanziarie si intrecciano inequivocabilmente con quelle occupazionali. I piani industriali della banca senese sono chiari in tal senso. “Dimagrimento” dell’elefantiaca struttura creata in anni di “vacche grasse”. I tagli al personali cominciano a creare molti malumori, come era prevedibile. Qualche giorno fa, tanto per fare l’ultimo esempio, un gruppo di circa 150 dipendenti del consorzio operativo MPS ha manifestato in Piazza Amendola, non solo contro l’azienda “rea” di esternalizzare, ma addirittura contro i sindacati anch’essi d’accordo con tale volontà dei vertici della banca. In totale gli esternalizzandi del consorzio in tutto il gruppo Mps sono 1085 di cui 255 a Siena. Qualche giorno fa hanno preso avvio anche le iniziative legali dei montepaschini, su sollecitazione di un dipendente di Massa, Marco Sbarra, che in questa intervista ci spiega nel dettaglio il tutto.
Quali sono le iniziative legali dei dipendenti del Monte dei Paschi di Siena in programma?
Lo spunto è venuto dall’assemblea di Massa del 23 luglio 2012, in cui si chiedeva ai Sindacati di promuovere una denuncia penale contro i responsabili dell’acquisizione di Antonveneta e un’azione giudiziaria collettiva di risarcimento danni subiti e subendi dagli stessi dipendenti a causa del medesimo acquisto.
Con vari interventi sul Cittadino online di Siena ho invitato tutti i colleghi del Monte a condividere le risoluzioni dell’assemblea di Massa per fare pressioni sul Sindacato.
Quando mi sono reso conto che quest’ultimo non aveva nessuna intenzione di farsi parte attiva, ho proposto ai miei colleghi di prendere tutti assieme l’iniziativa di promuovere in prima persona quelle azioni e finalmente, grazie alla collaborazione offertaci dall’avvocato De Mossi di Siena, il progetto ha potuto prendere avvio con il deposito presso il Tribunale di Siena di un primo esposto contro Giuseppe Mussari e Giuliano Amato riguardante la sponsorizzazione offerta dal Monte al Tennis Club Orbetello.
Quali le motivazioni?
La spinta fondamentale che mi ha mosso è stato lo sdegno e il senso di profonda ripulsa morale contro un sistema che ha provocato il disastro di una Banca florida e di un intero tessuto connettivo cresciuto intorno ad essa, a causa di operazioni spregiudicate e, forse, delittuose.
Vede dottor Busato, è di tutta evidenza che il “sistema Siena” non è quel “groviglio armonioso” da più parti decantato, ma piuttosto un intreccio perverso, che non poteva non provocare alla lunga il disastro attuale.
L’anomalia è costituita dal fatto che c’è un partito politico, per di più sempre lo stesso da lustri, che è al vertice della piramide di controllo di tutte le istituzioni di Siena ed in primis della Banca. Le sembra normale che gli esponenti di quel partito prima lavorino al Monte in qualità di controllati, poi occupino la poltrona di Sindaco o quella di deputato della Fondazione divenendo controllori, per poi ridiventare soggetti controllati una volta ritornati a lavorare nella Banca?
Mi spiega come è possibile che alla lunga questa commistione deresponsabilizzante e, secondo il mio parere illegittima, non generi un corto circuito letale, favorito da un’inevitabile decadenza di ogni riferimento etico rapportato al proprio agire?
Cosa vi proponete di ottenere?
Vi è un’insopprimibile necessità di fare chiarezza e pulizia all’interno del mondo corrotto che ha spogliato il Monte dei Paschi. Tramite gli esposti/denunce penali ci proponiamo, in tutta umiltà ma con profonda convinzione, di offrire degli spunti alle indagini in corso per aiutare a scoprire, tra l’altro, gli utilizzatori finali dei sette bonifici ultramiliardari che appaiono inviati al Santander in occasione della transazione Antonveneta e perché siano individuati e chiamati a rispondere in tutte le sedi di giustizia i referenti politici ed economico-finanziari di quella transazione.
Con le azioni civili invece vogliamo porre rimedio ad una grossa ingiustizia: il Monte è stato depauperato dagli ex vertici (anche se i veri colpevoli vanno ricercati in altri lidi) e gli unici a pagare i danni siamo noi dipendenti, chi con prepensionamenti più o meno volontari, chi con esternalizzazioni che profumano di futuri probabili licenziamenti, e tutti con riduzioni sensibili del proprio trattamento economico.
Per ovviare a ciò daremo mandato per costituirci parte civile nei procedimenti penali che verranno chiamati alle udienze davanti al Tribunale di Siena a carico degli ex vertici Mps e/o per proporre azione civile di risarcimento danni contro gli stessi e la Banca.
Mi può descrivere il clima che state vivendo come dipendenti all’interno dei luoghi di lavoro?
Le vicende dolorose che hanno colpito il Monte hanno lasciato un segno indelebile di rabbia e frustrazione in noi dipendenti, unito alla preoccupazione crescente per il posto di lavoro.
Purtroppo, il clima generale in cui viviamo è di pessimistica rassegnazione mista ad una timorosa acquiescenza, sentimenti che spingono a comportamenti egoistici e ad eludere i problemi piuttosto che affrontarli.
Regna un timore tangibile nei confronti dell’Azienda, che non viene vista come possibile controparte responsabile civilmente del danno, ma come soggetto dotato di poteri discrezionali.
Chi cerca di rompere il clima reticente che ci avvolge viene isolato dagli stessi colleghi perché ritenuto persona pericolosa.
Per fortuna una parte dei dipendenti ha preso coscienza che è giunto il momento di reagire sul campo e si sta unendo per affermare i propri diritti, senza alcuna timore.
Il ruolo dei Sindacati è controverso: voi cosa ne pensate?
Un capitolo a parte meritano i Sindacati del Monte, in particolare la Fisac Cgil e la Fiba Cisl.
Lasciamo parlare i fatti.
Gennaio 2000: il Monte acquista la Banca del Salento, che si rivelerà un affare disastroso in stile Antonveneta (vedasi Il Sole 24 Ore del 27 settembre 2006). Ad occupare in quell’anno la poltrona di Sindaco di Siena, il dominus di riferimento della Banca, c’era un sindacalista della Fisac Cgil targato Pds (fonte Wikipedia “Sindaci di Siena”).
Novembre 2007: la Banca fa sua l’Antonveneta e raccoglie commenti entusiastici da parte del Primo cittadino, guarda caso ancora un rappresentante della Fisac Cgil appartenente ai Ds (sempre da Wikipedia).
Attualmente regna su Siena Bruno Valentini, tessera Pd: non ci crederà dottor Busato, ma anche lui è un cigiellino della Fisac.
Sarà il caso di toccare ferro?
La Fisac Cgil aveva un proprio rappresentante nel Cda del Monte, ma non si ricordano sue prese di distanza dalla strategia suicida dell’Azienda. Anzi, i vertici di quel Sindacato, imitati peraltro da quelli delle altre sigle sindacali, al momento dell’acquisto di Antonveneta uscirono con un comunicato talmente entusiastico che nemmeno il buon Mussari avrebbe saputo far di meglio.
E la Fiba Cisl?
La stessa, in occasione dell’aumento di capitale del Monte seguito all’acquisto di Antonveneta, sponsorizzò in modo indecoroso la liberalizzazione del TFR dei dipendenti per l’acquisto di azioni del Monte, considerandola quasi un regalo da parte dell’Azienda.
Roberto Pistonina, nel 2009 Segretario regionale toscano della Fiba Cisl, Sindacalista tutto d’un pezzo e dall’occhio lungo, in occasione del Congresso Regionale svelò le magagne della Fiba Sas di complesso del Monte, denunciando “…un’incomprensibile condivisione sindacale su un Piano industriale (2008-2011, n.d.r.) che fin dall’inizio mostrava tutte le sue incognite…Il Sindacato ha il dovere di non confondere il proprio ruolo con quello dell’Azienda mantenendo sempre una autonomia di giudizio…E’ forse compito del Sindacato sostenere il Piano industriale del Monte attraverso la liberalizzazione del TFR per acquistare quote del Monte?”
Noi dipendenti stiamo ancora aspettando Sindacati indipendenti ed autorevoli, guidati da persone degne e non compromesse con l’Azienda.
Nell’attesa abbiamo formato un presidio di autotutela.
Come vede il futuro di Mps?
Come dipendente so che qualunque assetto societario verrà costituito nel Monte, dovrò scontare le conseguenze negative di una gestione passata il cui riferimento politico decisionale è incredibilmente rimasto intatto.
Io mi auguro che venga fatta finalmente luce su quel pianeta limaccioso che è stato per troppo tempo il “laboratorio Siena”, del quale faceva parte tutto un mondo non solo politico ma anche economico-finanziario ed affaristico che aveva i suoi terminali in Istituzioni nazionali ed internazionali, come emerge dalle carte processuali.
Finquando non verrà alla luce chi e come abbia distrutto un patrimonio ultracentenario come quello di Siena, non sarà possibile voltare pagina e iniziare la ricostruzione della Citta’ e del Monte sul presupposto della chiarezza e della fiducia.
Ha una spiegazione del perché i media nazionali mostrino un disinteresse di fondo per il clamoroso caso del Mps? Pensa che vi siano pressioni politiche o finanziarie?
Io mi sento di affermare, senza tema di smentite, che in Italia esiste una parte politica, la sinistra e in particolare un partito, il Pd, che gode di privilegi e di trattamenti di favore secondo il principio relativistico della doppia morale, da parte di tutti i settori della vita pubblica italiana, fra cui quello dei media.
Nell’opera di approntamento di uno scudo protettivo a tutela del Monte, e quindi del Pd, si è contraddistinto il Presidente di tutti gli italiani. Mi spiega dottor Busato perché Napolitano, che non ricordo essere mai intervenuto per stigmatizzare attacchi di ben altra furibonda ferocia rivolti dai mass media contro organi costituzionali e partiti extra sinistra rispetto a quelli riservati alla Banca, nel bel mezzo dello scandalo Mps si attribuisce la missione di “defensor fidei” del Monte, tirando le orecchie alla stampa che stava svelando i suoi poco nobili altarini?
Perchè nella medesima occasione rilascia quella che a me sembra una vera e propria “lettera di patronage” a garanzia della correttezza dell’operato di Bankitalia, quando la stessa era oggetto di valutazione da parte dei Magistrati, con parecchie cosette ancora da spiegare? A leggere le parole del Presidente (riportate da Il Fatto quotidiano del 31.1.2013), per un attimo è vacillata la mia fede nella sua terzietà.
Guai però a dubitare della buona fede di Napolitano: diamine, come avrebbe potuto sapere all’epoca delle esternazioni ricordate che il Pd e i partiti suoi antenati, da cui proviene e a cui è stato semper fidelis, hanno sempre avuto il pallino delle Banche ed in particolare del Monte dei Paschi, considerato loro proprietà privata? Lui non si è mai occupato di quelle quisquilie, volando sempre alto.
E poi non poteva ancora aver letto i verbali degli interrogatori dei suoi compagni di partito di Siena e quelli dei massimi vertici di Via Nazionale, che hanno svelato come i vertici di Roma del Pd avessere tutte e due le mani in pasta per quanto riguarda il Monte.
Ora, potete giurarci, il nostro Presidente non mancherà di far sentire la sua autorevole voce per condannare l’annessione della Banca di Siena da parte del suo partito.
D’altronde, Presidente Napolitano, credo che lei non vorrà far torto alla sua intelligenza ritenendo che Mussari abbia deciso tutto da solo e al volo, via filo, di sborsare 17 miliardi per una Banca che ne valeva 2,5 per bocca dell’ex presidente del Collegio sindacale del Monte Di Tanno.
Il problema è che non si tratta della prima volta che la Banca si diletta nel portare a termine operazioni alquanto disinvolte: intendo riferirmi agli acquisti della Bam e della Banca del Salento, in cui si ritrova il medesimo comun denominatore, cioè un surplus pagato sul valore di vendita progressivamente sempre maggiore. Cosa nasconderà mai questo “sistema Monte?”
Il fatto incontrovertibile è che con questo giochino se ne sono andati dalle casse del Monte e della Fondazione una montagna di miliardi finiti nelle tasche di chissà chi, col risultato di aver provocato il disastro attuale.
Come valuta l’operato degli attuali Pubblici Ministeri di Siena?
Non si capisce perché i precedenti Magistrati inquirenti di Siena non abbiano mai indirizzato il loro sguardo verso certi affari del Monte, come ad esempio la già citata acquisizione della Banca del Salento, che il Sole 24 Ore prima ricordato ha stimato sia costata la bellezza di 3.500 miliardi di lire.
O forse sì. Non sarà mica per il fatto che in Italia tutte le volte che pubblici ministeri indipendenti e coraggiosi provano a districare il “filo rosso” del malaffare si trovano a dover affrontare ostacoli perigliosi?
Per informazioni rivolgersi ai Magistrati Tiziana Parenti, Clementina Forleo e Desirée Digeronimo, per fare solo qualche nome.
E’ fondamentale non lasciare soli i coraggiosi Pubblici Ministeri di Siena Nastasi, Natalini e Grossi, fornendo loro un appoggio e una solidarietà concreta nella loro opera di pulizia.
Essi sanno benissimo che la verità sul sacco del Monte è ancora ben lungi dall’essere svelata e che mancano all’appello gli ideatori e i lucranti dello scandalo (o della stangata) più eclatante della nostra storia finanziaria.
L’iniziativa in corso promossa dai dipendenti del Monte, poi estesa ai Cittadini di Siena e a tutte le persone interessate (link „Nessun dorma“ del Cittadino online), mira a rafforzare l’opera degli inquirenti tramite la condivisione della loro strategia investigativa e la ricerca di nuove opportunità d’indagine fatte proprie da un movimento popolare costituito dai tanti cittadini che, senza paura, dicono basta a tutti coloro che hanno spogliato un’intera città, a qualunque parrocchia politica o finanziaria appartengano.
Ecco perché è assai importante mettere una firma sugli esposti/denunce preparati dall’avvocato De Mossi.
Invito quindi tutte le persone di buona volontà che vogliono partecipare all’iniziativa descritta ad inviare una semplice e-mail di adesione all’indirizzo causamontepaschini@libero.it, declinando i propri dati anagrafici, la residenza e un recapito telefonico. Verranno loro fornite tutte le informazioni per le sottoscrizioni degli atti indicati.
Il mio recapito telefonico è: 366/2119410
Per qualsiasi chiarimento è a disposizione l’avvocato De Mossi di Siena, al recapito telefonico: 0577/533085“.
David Busato
dipendenti, mps