MA PER FARE IL PRESIDENTE DI REGIONE, IL SINDACO O L’ASSESSORE SERVONO DAVVVERO LE COMPETENZE? NO. LO SPIEGA LA SCIENZIATA ANTONELLA VIOLA

Quando si avvicina una tornata elettorale e i partiti e le coalizioni cominciano a discutere delle candidature, c’è sempre qualcuno, da una trentina d’anni a questa parte, che tira fuori la storia che “ci vogliono le competenze”, che per fare per esempio il ministro o l’assessore ai trasporti uno se ne deve intendere di strade e ferrovie, per fare il ministro o l’assessore alla sanità, bisognerebbbe essere medici, virologi, psichiatri; per fare il ministro o l’assessore all’economia meglio se hai fatto l’imprenditore, il direttore di banca o il supermanager. E questo lo dicono un po’ tutti, sia a destra che a sinistra, che al centro, compresi i movimenti “dal basso” tipo i 5S. Ma è davvero così? No, non è così. E la spiegazione l’ha fornita in questi giorni la professoressa Antonella Viola, Ordinaria di Patologia Generale presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova e socia dell’Istituto Veneto delle Scienze e delle Arti, membro del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Terapie Avanzate e della Fondazione ONDA (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere)… Una scienziata dunque, l’abbiamo conosciuta tutti durante la pandemia di Covid, quando interveniva spesso nelle trasmissioni televisive.
Bene, il Pd l’aveva contattata proponendole la candidatura a presidente della Regione Veneto, per il centro sinistra. Evidentemente anche il Pd pensa che per ammmistrare e dirigere una regione servano le competenze. La prof. Viola ci ha pensato a lungo, non ha nascosto di essere lusingata dalla proposta, ma ha risposto così:
“(…) La prima reazione è stata: ‘Non sono assolutamente capace di fare una cosa del genere’, poi però mi sono resa conto che dietro questa iniziale risposta c’era dietro molto del condizionamento di stereotipi di genere: non dipendeva da una questione di competenze ma da un condizionamento culturale tipicamente femminile (…)
Io sento il senso di responsabilità, ho studiato in Veneto, il Veneto è la regione in cui vivo, lavoro, in cui sono cresciuta umanamente e professionalmente e quindi sarebbe bellissimo poter restituire un po’ del tanto che ho ricevuto da questa regione. Ma alla fine il fatto è che io sono una scienziata. Non è che ‘faccio’ la scienziata, non è un lavoro che io posso cambiare con un altro, è la mia identità. Ecco, se dovessi definirmi, probabilmente mi definirei come ‘donna, madre e scienziata’: non è facile rinunciare a questo perché il rischio è di perdere quell’autonomia che per me è essenziale nella scienza. Ho riflettuto e capito che è importante restituire qualcosa alla mia regione, ma in qualche modo restituisco già non solo al Veneto ma anche a tutto il Paese attraverso la ricerca scientifica nell’ambito della salute, insegno la medicina, la scienza ai futuri medici, e metterci passione e professionalità serve a creare delle figure professionali necessarie nel nostro territorio, così come far nascere la passione della scienza in qualcuno di loro.
E infine c’è il terzo compito, la mia missione di divulgazione scientifica, cercare di portare avanti il processo di democratizzazione della conoscenza e della scienza. E, per poterlo fare, è necessario essere riconosciuti come completamente autonomi. Io non sono mai stata iscritta a un partito né mai lo farò, proprio perché è importante che uno scienziato mantenga la propria libertà intellettuale, la propria autonomia di giudizio e la possibilità di dire ‘questo è giusto’, ‘questo è sbagliato’, indipendentemente da qualunque schieramento politico o ideologia alle spalle (…)
Per fare tutto questo, io credo che sia necessario per me rinunciare a questa offerta, seppure importante. Auguro tutto il meglio a entrambi i candidati che saranno identificati e resto a disposizione, naturalmente, qualora ci fosse la necessità di un consiglio su temi specifici, ma a distanza, in maniera autonoma, indipendente, continuando a seguire la grande passione della mia vita che è la ricerca scientifica”.
Infatti non è che per governare una regione o un comune o un ministero servano per forza delle precise competenze e conoscenze. Questa è una bufala che, dietro al tecnicismo, nasconde in realtà la pochezza della politica. Non serve essere scienziati, o medici, o supermanager o economisti per fare il ministro, il presidente dui Regiobne, il sindaco, l’assessore comunale o regionale. La politica DEVE sapersi servire delle competenze. Deve saper trovare conoscenze e competenze laddove sono, deve saperle utilizzare per avere informazioni e indicazioni sul che fare, ma non può mai diventare “tecnicismo” né lasciare il campo a tecnici ed esperti. La politica è un’altra cosa. E’ mediazione, confronto, analisi e capacità di decidere. Esperti e tecnici possono naturalmente aiutare. La risposta di Antonella Viola al Pd e al centro sinistra del Veneto è a suo modo un richiamo a tenere distinti i due piani ed è anche una lezione di politica. Il fatto che questa lezione venga da una figura “tecnica” la dice lunga sugli errori di impostazione dei politici. Errori di concetto, verrebbe da dire, che vengono commessi spesso, al nord, al centro e al sud. Con le figure di prestigio chiamate a fare una funzione di supplenza e un po’ anche da specchietto per le allodole. Per fortuna c’è chi, pur ringraziando, sa mantenersi a distanza.
m.l.
Una persona intellettualmente onesta.e da questo caso chi ha formuòlato quella proposta dovrebbe cospargersi la testa di cenere perchè da questo di vede il concetto importante che manca alla politica da parte dei suoi amministratori.Una pochezza che oggi non dovrebbe essere ammessa perchè chi propone certi incarichi questo lo dovrebbe sapere che è un valore discriminante dentro alla cultura degli individui. Invece purtroppo i più, di tutti partiti, formano un ammasso amorfo di indirizzi che non amano confrontarsi con la cultura politica, quella vera. Antonella Viola con il suo rifiuto ha dimostrato sia la sua modestia, la sua umiltà, ma anche la sua intelligenza.Ciò che non hanno dimostrato gli altri che avevano pensato di conferirle tale incarico, espressione della classe dirigente che ci guida. Brava , chapeau !
Dopo aver avuto un Rossi e un Giani ,un nuova presidente di regione,senza competenze , non potrebbe fare peggio di loro !
Rossi chiuse tutti gli ospedali che poteva e tagliò più posti letto che poteva !
Giani : un AMEBA!!
Anche Toninelli , o nella peggiore delle ipotesi di Maio, potrebbero,dico potrebbeso ,fare di meglio !!
Speriamo bene !
Altrimenti per la fine definitiva della Toscana ,SI potrebbe ipotizzare PRODI con vice Mattia Santoro ! Oppure l’ accoppiata ” BONELLI-PICCOLOTTI ” con assessore alle abitazioni civili la Salis !
IL PD altre alternative non ne ha !