IL PD UMBRO VERSO IL CONGRESSO. PASQUALI NUOVO SEGRETARIO REGIONALE?

PASSIGNANO S.T. E’ un cielo grigio carico di nuvole con pennellate di blu, quello che accoglie i militanti del PD provenienti principalmente dall’area del perugino e del Trasimeno. Il motivo: la candidatura alla carica di segretario regionale del partito di Sandro Pasquali già sindaco di Passignano. Ci saranno altri candidati, la seconda lista chiamata “Casa Democratica”, con tanto di programma a supporto è già formata, ma non c’è ancora il candidato, c’è tempo fino al 22 di maggio. Sì la piazzetta di uno dei centri storici lacustri più prestigiosi (si dice che fu proprio su questa spiaggia che Franco Migliacci compose “Una rotonda sul mare”, portata al successo da Fred Bongusto, nei gloriosi anni ’60, anche se c’è chi sostiene che in realtà la rotondas fosse quella di Senigallia), venerdì pomeriggio in pochi minuti si è affollata di tanti militanti: un ritorno al passato, alla “politica partecipata”, un rilancio dei circoli territoriali così da far percepire ai cittadini la presenza del partito. Uno strumento politico che ha voglia di ascoltare ma anche di proporre, dicono i dirigenti convenuti: “questo sarà il nuovo corso dei Democratici umbri” a detta del candidato Pasquali. A suo sostegno si è schierato tutto il fronte degli amministratori regionali, in testa appunto il segretario uscente Bori, ora assessore regionale.
Il congresso regionale che dovrà eleggere appunto il nuovo segretario è fissato per l’8 e 9 giugno prossimi, stessa data dei referendum su lavoro e diritti di cittadinanza. La politica esercitata dai cittadini, vissuta dai militanti, al momento è praticamente scomparsa non solo in Umbria. Un processo di disfacimento dei partiti iniziato oramai da tempo, che li ha trasformati in qualcosa d’altro. Una situazione che può portare a tanti rischi per la democrazia. C’è molta autoreferenzialità, non è difficile avvertire un certo fastidio per chi non è d’accordo, da parte di chi dirige spesso in solitudine. “Partiti degli eletti” li chiama Cuperlo. Ma a Passignano c’è un’aria di festa. Visi sereni, grandi sorrisi, un abbracciarsi tra vecchi e nuovi militanti: sì, si vede che il partito è tornato al governo delle principali città e della Regione. “Una parentesi quella della Destra al governo della Regione, che consideriamo chiusa”, questa la convinzione di Pasquali intervistato da uno dei cronisti della politica regionale più navigati, Pier Paolo Burattini. Bori nel suo intervento ha sottolineato come la sua segreteria abbia rimesso in carreggiata il partito, riportandolo a responsabilità di governo che aveva perso. “Lasciamo un partito meglio di come l’abbiamo trovato. Un partito plurale, ma non anarchico”. Un chiaro messaggio ai “vecchi” dirigenti che magari ancora oggi siedono in molti scranni istituzionali e parlamentari? Poi rivolgendosi a Pasquali ha ricordato una frase che è riportata sullo scafo della nave più bella del mondo (che proprio in questo anno compirà 90 anni) così recita: “Non chi comincia ma quel che persevera” (motto attribuito a Leonardo da Vinci). Insomma un messaggio nemmeno tanto cifrato con il quale Bori ha voluto dire al sindaco candidato “prosegui nel solco che abbiamo tracciato”. Anche perché, va detto, Bori, da segretario regionale ha riconquistato prima Perugia, poi la Regione. Cosa che tre anni fa sembrava una mission impossible…
Sulla stessa lunghezza d’onda, ma con più grinta, l’intervento del neo Presidente della Provincia di Perugia Massimiliano Presciutti, che parla esplicitamente della chiusura della stagione “del meno siamo e più c’è posto per noi”. Vedremo come andrà a finire. “Una ripartenza”, questo il convincimento di Pasquali. Un pensare che riporta alla memoria quella che può essere considerata certamente una prima ripartenza della Regione, gli anni dell’immediato dopoguerra. Un’Umbria povera, caratterizzata da una mezzadria affamata. Quell’Umbria seppe, sotto la guida del PCI e non solo (come non ricordare una figura politica come Pietro Conti), risollevarsi, trasformarsi, qualificarsi, tanto da divenire una delle regioni più avanzate d’Italia. Un’industria che per molti comparti rappresenta ancora oggi punte di eccellenza, che ha resistito alle sirene della delocalizzazione. Servizi sanitari di prim’ordine che rispettavano fedelmente il Dettato Costituzionale: la sanità come diritto e non come una merce, “perché è questo disegno che perseguiva la Destra della Tesei”, puntualizza Pasquali in uno dei suoi tanti ragionamenti. I cittadini umbri lo hanno capito, e per questo hanno subito disarcionato la Destra dal governo regionale.
Poi c’è la questione infrastrutture, dall’aeroporto di S. Egidio, uno dei punti di forza più prestigiosi, alle strade e alle ferrovie. Su queste invece la discussione è stata sempre accesa, anzi negli ultimi anni si è particolarmente acutizzata, da ultimo infatti stanno entrando come protagonisti in questo dibattito, altri territori. Due settimane fa il Consiglio Regionale la maggioranza ha votato all’unanimità definendola “un opera strategica per l’Umbria”, il collegamento tra Perugia e il nodo infrastrutturale di Chiusi. Chiudendo così definitivamente la stagione di Melasecche, che questo progetto aveva sempre affossato, senza peraltro mai motivarne le ragioni.
Sì in queste ultime settimane, ‘è stato un vero e proprio ritorno di fiamma su questo tema cruciale. E, c’è da scommetterci, attorno alla questione dei collegamenti viari e in particolare quelli ferroviari per togliere innanzi tutto dall’isolamento Perugia, ma anche permettere uno sviluppo più omogeneo, recuperando quelle che vengono definite “aree interne emarginate” come appunto è valutata la Val Nestore, si avranno molte prese di posizione.
Ecco, il PD umbro dovrà affrontare tematiche di questo genere, strategiche perché ridisegneranno in gran parte la regione, a partire appunto dal rilancio di una economia primaria rappresentata dai distretti industriali, molti dei quali hanno subito sotto il vento del liberismo e conseguente globalizzazione, un processo di delocalizzazione davvero marcato. Una sfida davvero senza precedenti per questa regione e bisognerà affidarsi ai talenti per vincerla. Tra gli obiettivi, quello di ricostruire un’economia primaria, senza la quale non si risolleverà di certo il benessere degli umbri e non si attenueranno i fenomeni piuttosto vistosi di emigrazione, soprattutto di giovani laureati verso il resto d’Europa o altre regioni del Bel Paese. Un compito per niente facile.
E il Pd, tornato forza di governo sia nel capoluogo che in Regione non potrà attardarsi o impantanarsi in diatribe interne tra le varie componenti. E’ noto che l’area dell’ex segretario Bocci non è per nulla intenzionata a stare a guardare e farà di tutto per piazzare le sue pedine dovunque potrà. I 5 referendum potrebbero aiutare a fare una “scrematura” delle sacche ancora legate al renzismo e il dibattito apertosi nella vicina e confinante Toscana in vista delle regionali di settembre su che tipo di coalizione costruire (con senza i centristi, con o senza i 5 Stelle) può spingere anche l’Umbria in una direzione o nell’altra. E le questioni sul tappeto, dalla sanità alle infrastrutture, non sono avulse dagli equilibri politici…
Ovviamente il congresso regionale che eleggerà il segretario umbro avrà un peso, in prospettiva, anche sulle future candidature al parlamento. Oggi Walter Verini è un punto di riferimento, ma ha già detto che lui si fermerà qui e non sarà in corsa alla prossima tornata. Rimane la “stellina” Anna Ascani che si è attestata su posizioni sempre meno renziane e ormai non è più un astro nascente, ma una realtà consolidata e tenuta in buona considerazione da Elly Schlein… Ma il nuovo organigramma, è facile intuirlo, dovrà tenere conto di tutti gli equilibri e di tutte le variabili e nello stesso tempo trovare il modo di presenarsi come il partito della proposta, del rilancio dell’Umbria, dopo anni e anni passati prima a smantellare, poi a rincorrere…
Renato Casaioli