FERMATE FRECCIAROSSA E INTERCITY DEVIATI, LA QUESTIONE APPRODA IN PARLAMENTO. INTERROGAZIONE DEI SENATORI FRANCESCHELLI E VERINI (PD) AL MINISTRO SALVINI

CHIUSI – La questione delle fermate dei treni AV nelle stazioni di Chiusi, Arezzo e Perugia, e quella degli Intercity dirottati nella linea lenta, con grave pregiudizio sui tempi di percorrenza per pendolari e turisti e più in generale la questione del “diritto alla mobilità in tempi ragionevoli” anche per le aree interne e non solo per le grandi città, approda in parlamento.
Il senatore senese Silvio Franceschelli e il suo collega umbro Walter Verini, entrambi del Pd, hanno presentato ieri una interrogazione al Ministro dei Trasporti Salvini nella quale mettono in evidenza le criticità emerse sull’ubicazione della stazione Media Etruria per l’alta velocità e chiedono risposte sul ripristino della fermata del Frecciarossa a Chiusi, sulle fermate ad Arezzo e Perugia ma anche il potenziamento e non spostamenti e tagli agli Itercity e regionali veloci. La battaglia del Comitato/Associazione Opzione Zero, ma ormai anche dei sindaci dei territori del sud senese, del Trasimeno, della Valnestore e dell’Orvietano sul versante umbro, trova dunque voce al più alto livello, per iniziativa di due parlamentari dei territori interessati. Franceschelli oltre che senatore è anche sindaco di Montalcino, Verini è di Città di Castello ed ha ricoperto incarichi rilevanti sia in parlamento che nel partito fin dai tempi di Veltroni.
Di seguito il testo integrale dell’interrogazione (atto 3-01909 del 20 maggio):
Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti
Premesso che:
lo stato attuale del sistema infrastrutturale che collega i territori della provincia di Siena, Arezzo e Perugia con Roma e Milano presenta molteplici criticità, causate principalmente da una programmazione del traffico ferroviario, che si concentra sulle grandi città a discapito di un’equa fruizione dei servizi nelle aree interne; l’introduzione dell’alta velocità, se ha da un lato reso possibili collegamenti più veloci tra i grandi centri e consentito al treno di contrastare la concorrenza con gli spostamenti aerei sul territorio nazionale, ha dall’altro determinato un’accentuazione degli squilibri nella fornitura di servizi ferroviari tra grandi aree urbane, città più piccole e aree interne, danneggiate dal vistoso peggioramento dei servizi rispetto al passato; tale dinamica ha interessato direttamente stazioni intermedie quali quelle di Chiusi – Chianciano Terme e di Arezzo, che si trovano lungo la linea dell’alta velocità Firenze – Roma, come anche la stazione di Perugia, che attualmente conta su una coppia di treni ad alta velocità, ma che sono importanti snodi ferroviari a servizio delle province di Siena, Arezzo e Perugia e che storicamente rappresentano luoghi di sviluppo economico e sociale per le città e i territori dove sono situate; considerato che: l’individuazione della località in cui realizzare la stazione Medio Etruria, quale stazione intermedia dell’alta velocità fra Firenze e Roma, a seguito del lavoro svolto dal tavolo tecnico tra Regione Toscana, Regione Umbria, RFI e Ministero delle infrastrutture, nonché dell’apposito studio effettuato da RFI, ha suscitato ad oggi alcune contrarietà, con il rischio che la sua realizzazione venga messa in forse o venga comunque fortemente rallentata, considerando oltretutto che essa ha in ogni caso tempi di realizzazione estremamente lunghi; occorre invece colmare in tempi stretti il deficit infrastrutturale di un’ area vasta che comprende la Valdichiana, la Valtiberina, il Casentino, la Valdorcia, la Valnestore, l’Amiata e il Trasimeno, territori che rischiano di essere sempre più marginalizzati e che hanno invece necessità di risposte immediate per soddisfare la richiesta di mobilità che proviene dai cittadini e dalle imprese, per combattere lo spopolamento; si pone oggi la necessità immediata, pur nel rispetto delle caratteristiche dell’alta velocità, di aumentare i punti di raccolta dei passeggeri, inserendo alcune fermate intermedie che consentano ai cittadini e alle imprese di usufruire dei treni AV, mediante l’incremento dei treni AV nelle stazioni di Arezzo, Chiusi-Chianciano Terme e Perugia, garantendo ulteriori coppie di treni, andata e ritorno verso nord e verso sud nella stessa giornata; è altrettanto necessario che Trenitalia potenzi i nodi di scambio con i servizi dei treni Regionali e Intercity, per il collegamento “metropolitano” delle stazioni di Arezzo, Chiusi-Chianciano Terme e Perugia sia nelle fasce orarie scoperte dal servizio di alta velocità sia per garantire un’alternativa, anche economica, accessibile ai cittadini; ad oggi, gli unici treni che consentono un collegamento per Roma idoneo alle esigenze dei lavoratori pendolari delle suddette aree sono due Intercity (il 581 Firenze-Roma e il 598 Roma-Firenze), storicamente utilizzati dai numerosi pendolari che risiedono nei territori della Toscana meridionale e dell’Umbria (area orvietana e del Trasimeno) che si recano quotidianamente a Roma con la necessità di un rientro in fascia serale dalla Capitale; sono d’altronde due treni fondamentali più in generale per cittadini e turisti che risiedono in tali aree; non ci sono di fatto altri Intercity idonei a garantire tempistiche e percorrenza accettabili, in particolar modo per i pendolari; da inizio 2025 tuttavia, a causa di lavori infrastrutturali, l’Intercity 598 è stato dirottato dalla linea “diretta alla linea convenzionale, con un allungamento dei tempi di percorrenza di 40 minuti che sta creando gravi disagi a pendolari, con ripercussioni significative sull’ organizzazione quotidiana degli utenti abituali del servizio; e sta depotenziando uno strumento che dovrebbe garantire l’ accessibilità turistica della Toscana meridionale, che con questo treno aveva un’ ottima soluzione di collegamento diretto con la capitale, permettendo ai turisti che soggiornano a Roma di fare delle escursioni in giornata, e non solo; valutato che: per garantire la vivibilità e lo sviluppo delle aree interne, per i residenti, per il lavoro, le imprese ed il turismo, è necessario avere a disposizione un sistema di trasporti che permetta collegamenti con tempistiche e costi adeguati alle diverse necessità, anche in forma compensativa, considerato che l’alta velocità attraversa le aree della Toscana meridionale e dell’Umbria interessate con oltre 100 coppie di treni; appare, in particolare, estremamente grave che in queste aree non siano garantite almeno alcune coppie di treni giornalieri, per assicurare pari opportunità e diritti a cittadini e imprese, e che le fermate dell’alta velocità oggi interessino solamente le stazioni metropolitane e poco altro; l’intensità di utilizzo della linea “direttissima” da parte dei treni ad alta velocità ha anzi determinato anche un ulteriore danno per gli abituali fruitori dei servizi ferroviari, perché, come si è detto, il treno IC 598 è oggi dirottato sulla linea “lenta”, in disprezzo delle esigenze dei pendolari e degli altri utenti interessati; i territori attraversati dalle linee dell’alta velocità, dunque, non traggono alcun beneficio dalla presenza di tale infrastruttura, che ha invece inciso pesantemente sui servizi ferroviari a loro disposizione, né vedono alcuna compensazione di servizio, subendo per contro una ulteriore ingiusta riduzione del preesistente servizio di collegamento, si chiede di sapere:
quali azioni il Ministro in indirizzo, nell’ambito delle proprie competenze, intenda porre in essere al fine di garantire ai territori della Toscana meridionale e dell’Umbria un servizio ferroviario adeguato alle diverse esigenze esistenti, ed in particolare come intenda garantire in tempi congrui: l’incremento dei treni AV nella stazione di Arezzo e Perugia, il ripristino e l’aumento degli stessi nella stazione di Chiusi-Chianciano Terme, con coppie di treni andata e ritorno da e verso le città di Roma e Milano; il ripristino della percorrenza del treno intercity 598 sulla tratta originaria detta “linea direttissima”, per consentire la riduzione degli attuali tempi di percorrenza; il potenziamento dei rispettivi nodi di scambio con i servizi Regionali e Intercity, per il collegamento “metropolitano”delle stazioni di Arezzo, Perugia e Chiusi, sia nelle fasce orarie scoperte dal servizio dell’alta velocità, sia per fornire una alternativa, anche economica, accessibile ai cittadini.
Vedremo cosa risponderà il Ministro Salvini. Intanto però anche questa iniziativa parlamentare (sebbene anche i due senatori Pd non escludano la realizzazione della stazione in linea, la qual cosa continua a rimanere la classica “mucca nel corridoio” per dirla con Bersani) si configura come un atto di pressione nei confronti del Ministero, ma anche di Trenitalia e Rfi e va nella direzione giusta. Sarebbe interessante sapere come la pensano in proposito altri parlamentari, toscani e umbri, da Anna Ascani, compaesana di Verini, anche lei del Pd, a Letizia Giorgianni di Fratelli d’Italia, che abita a Chianciano.
Intanto nella zona della Valnestore in particolare si guarda con grande interesse e attesa alla possibilità, finalmente messa in agenda dalla Regione Umbria, di realizzare il collegamento rapido Perugia-Chiusi con adeguamento della SP 309 Moianese e della Sr Pievaiola, ma c’è chi teme che l’opera possa essere messa sul piatto, come un contentino ai territori interessati, e come contropartita in cambio dell’ok alla stazione in linea a Creti o a Rigutino. Il che sarebbe una preda per i fondelli, perché, come abbiamo scritto in altri articoli, il “corridoio Perugia-Chiusi” è strategico, come dice la recente mozione approvata dal Consiglio Regionale dell’Umbria ed ha valore in sé, ma avrebbe certamente una valenza maggiore se il nodo ferroviario di Chiusi ritrovasse l’aggancio all’alta velocità che ha avuto dal 2019 al 2023 e fosse potenziato anche negli altri servizi (IC e regionali veloci). E ancor di più se nei ressi della stazione di Chiusi venisse realizzato il Centro Merci interregionale umbro-toscano, come proposto, sabato scorso, dall’Associazione Opzione Zero, che ha rilanciato il progetto avviato a costrzione nei primi anni 2000 e poi abbandonato ignominiosamente intorno al 2010 dopo averci affossato 2 milioni e 800 mila euro del Patto Territoriale Vato.
A questo proposito qualche perplessità emerge anche sulla proposta sempre del Comitato Opzione Zero di chiedere alla Regione Toscana l’apertura di un “processo partecipativo” come previsto dalla Legge regionale 35 del 2013. Perplessità non sulla partecipazione, che è sempre un valore ec osa buona e giusta, ma sul fatto che sembra una contraddizione basare gran parte del ragionamento sul Centro Merci sul rapporto con Città della Pieve, Perugia e l’Umbria (anche per quianto attiene all’ubicazione) e poi chiedere l’avvio di un procedimento partecipativo che riguarda solo la Toscana e non può riguardare gli umbri… Ma questi sono dettagli su cui il Comitato/Associazione darà prossimamente più precise spiegazioni.
m.l.
La giorgianni si dovrebbe vergognare che amministratori e cittadini del suo Comune se ne fregano altamente della stazione di Chiusi che purtroppo porta anche il nome di Chianciano Terme invece che di Città della Pieve!
Ma Franceschelli quello che nel consiglio comunale aperto a Chiusi diceva cose opposte a questa interrogazione?
In molti si sono spostati su posizioni più ragionevoli e questo è un bene.
Si è un bene per certi aspetti, ma un privilego fare un lavoro dove nessuno ti dice niente se fai le inversioni a U. Beati loro,se lo faccio io nel mio lavoro dopo un poʻ vado a chiedere l’elemosina.
Dopo 15 anni persi a inseguire la stazione in linea e a litigare inutilmente sulla localizzazione, si torna a chiedere esattamente quello che le stesse Istituzioni e gli stessi partiti chiedevano in precedenza: due o tre coppie di treni AV, potenziamento dei collegamenti reginali e Intercity, e la realizzazione del Centro Merci.
Se si fosse continuato a portare avanti quelle battaglie e nel frattempo le Istituzioni e la politica del nostro territorio (toscano e umbro) avessero spinto con le rispettive regioni per realizzare dei progetti di ammodernamento della s.p. 326, della s.s.146 in provincia di Siena e della Pievaiola e della s.p. 309 Moianese in Umbria, forse oggi potevamo essere dotati o comunque rivendicare con maggiore forza la realizzazione di un sistema della mobilità integrato ferro-gomma per questa parte di territorio.
Cambiare idea è positivo, purtroppo nel frattempo abbiamo perso occasioni importanti, soprattutto, per la disponibilità di risorse, vedi PNRR. Inoltre, con il venir meno del ruolo delle province, in termini di programmazione complessiva sull’intero territorio provinciale, a guidare le decisioni, oltre alle regioni, sono sempre più gli interessi dei rispettivi capoluoghi di provincia a scapito delle realtà più deboli. Per questo penso che aree della Valdichiana, della Val d’Orcia- Amiata, del Trasimeno e dell’orvietano devono dotarsi, almeno sui trasporti, di una programmazione comune e unitaria, in grado di esprimere vertenzialità nei confronti delle istituzioni superiori. Siena, Perugia e Arezzo sono i soggetti che più spingono per soluzioni che guardano ai loro interessi. Sperare, ad esempio, che Perugia per raggiungere l’Alta velocità guardi alla stazione di Chiusi è nella logica forse del buon senso, ma non certo dei propri tornaconti economico-politici.
Sì l’ammodernamento della Perugia-Chiusi è nella logica del buon senso, ma anche nella logica della certa geografica e dell’orologio e in quella della mappa dei servizi esistenti (treni, autolinee, taxi) e dei servizi in via di realizzazioni come il BRT che da Perugia viaggerà verso Chiusi, non verso Rigutino o Creti. Quanto ai politici è vero che sono dei privilegiati ai quali nessuno chiede conto delle giravolte e capriole che fanno ed è vero che spesso rispondono non agli interessi dei cittadini e dei territori ma agli interessi specifici di lobbies, associazioni, poteri economici che possono assicurare prebende o ne hanno favorito magari l’elezione e dunque il lauto stipendio. Ovviamente ci sono anche lodevoli eccezioni, le quali però sono anche la conferma della regola.
Mi sembrerebbe-a rigor di memoria- che le lodevoli eccezioni dei politici attualmente siano poche o forse sono io che non me le ricordo ? La pragmaticità del dare fiducia a chi tempo addietro diceva il contrario credo che sia un segno di debolezza politica e proprio di mancanza di avvedutezza politica ed il risultato del pragmatismo che si dice che ne derivi, ritengo che non debba essere misurato rispetto all’obbiettivo attualmente utile poichè se tanto mi dà tanto c’è da aspettarsi di tutto.Durante l’ultima assemblea al Cinena Eden ero vicino a certi politici dei quali era inevitabile che sentissi i discorsi che passavano e che si comunicavano fra loro e per qualcuno mi sono dovuto sbottonare la camicia per fregarmi la pelle che era diventata ”pollina”. Credo che debba essere l’ora di finirla con il metodo dell’implementazione progressiva e non solo per questo caso dell’Alta Velocità ma anche per una serie di questioni molto più importanti che riguardano gli schieramenti dei partiti che ci governano ed anche a pari merito quelli dell’opposizione,i quali-quest’ultimi- mettono in evidenza la riluttanza a prendere decisioni su questioni molto più importanti che le fermate dell’AV. L’implementazione è una metodologia in primis ”politica” che ci ha portato al livello in cui ci troviamo tutti, e chi ci insiste sopra per affermarla è dichiaratamente consapevole che a seguito di questa si passi dal galleggiamento alla regressione.quindi consapevolmente bara perchè basterebbe avere un po’ di memoria e capire che cioò che sembrava essere progressista è stato rimangiato in quattro e quattrotto. Qualcuno-non ricordo chi – mi ha inviato qualche giorno addietro un intervento di Moni Ovadia che parla chiaro ed in maniera totalmente intellegibile e senza tanti fronzoli alla testa ed al cuore delle persone.Questo è considerato un ”nemico” sia dalla destra chè dalla sedicente sinistra e bollato come estremista.Ci fosse un partito che sostenesse le sue tesi e le sue visioni non esiterei a votarlo, per il semplice fatto che è nella nebulosità dell’implementazione applicata in un sistema tale che scaturisce la certezza della regressione. Ma in primis lo sanno bene gli stessi che la propongono,ed il sottoscritto rispetto a tante problematiche affrontate in questo modo nella” pentola della rana bollita” si sarebbe rotto i santissimi zibidei…..passatemi il francesismo. L’unica cosa della quale hanno paura è la protesta in piazza della gente.Quella la temono, le altre decisioni molto di meno perchè hanno tutti i mezzi per rallentarle e rimangiarsele contando sulla inesistente memoria della gente comune, che spesso viene usata per dare l’idea di poter fare il muro mentre già gli si prepara il modo di fotterla.E allora sarebbe l’ora di finirla e di portare la gente in piazza.e credo che di questo ci sia bisogno perchè sentono solo da quell’orecchio.
Io invece credo che i vertici di Trenitalia e RFI (quelli che alla fine decidono le fermate, gli spostamenti, i tagli ai treni), proprio perché per loro stessa ammissione sono tenuti “a legare il somaro dove vuole il padrone”, siano più sensibili alle pressioni parlamentari, dei politici e dei sindaci, piuttosto che alle proteste di piazza, delle quali, si è capito da un pezzo, gliene frega poco o niente. Come gliene frega poco o niente anche dei numeri relativi all’utenza. Parlano sempre di “logiche di mercato”, ma poi agiscono in tutt’altra direzione, senza tenerne conto. Quindi anche se tardive e frutto di conversioni non spiegate, ben vengano le interrogazioni parlamentari, le “pressioni” di esponenti politici e istituzionali. La “piazza” per farsi ascoltare dovrebbe fare azioni clamorose, che finora non ha fatto e non sembra voler fare.