IL PIANO DI RIARMO E IL MONDO ALLA ROVESCIA. LE PIAZZE SILENZIOSE E LE CONTRADDIZIONI DELLA POLITICA E DELLA NARRAZIONE MAINSTREAM

venerdì 14th, marzo 2025 / 12:57
IL PIANO DI RIARMO E IL MONDO ALLA ROVESCIA. LE PIAZZE SILENZIOSE E LE CONTRADDIZIONI DELLA POLITICA E DELLA NARRAZIONE MAINSTREAM
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A CHIUSI, LA LISTA DI MINORANZA CHIUSI FUTURA DICE NO AL RIARMO. E’ LA PRIMA FORZA POLITICA AD USCIRE ALLO SCOPERTO

Questa vicenda del Re-Arm Europe, che poi sarebbe il riarmo dei singoli paesi dell’Unione, non dell’Europa unita che non esiste e non ha un esercito comune, ci sta consegnando un mondo alla rovescia. Con forze politiche, intellettuali, giornalisti storicamente pacifisti, o comumque non bellicisti, che adesso fanno a gara nel sostenere la necessità del riarmo, quoindi dellescalatione della spesa militare, con addirittura la riconversione delle fabbriche di lavatrici e automobili in industrie bellliche, con filosofi e scrittori che, ci spiegano come la guerra alla fine sia “l’igiene del mondo” e una cosa bella anche se fa male, perché increspa le acque stagnanti della palude e fa emergere lo spirito guerriero di società altrimenti imbolsite e rammollite da 80 anni di pace…  Un mondo alla rovescia dove buona parte delle forze politice di sinistra che sono a favore del riarmo e parte della destra che invece è più timida e in molti casi anche contraria. Per esempio, a Chiusi, l’unico soggetto politico che ha espresso chiaramente e pubblicamente un NO al riarmo proposto da Ursula Von der Leyen al parlamento europeo, è stata la lista civica Chiusi Futura (civica ma alle elezioni appoggiata apertamente dai partiti di centro destra). Lo ha fatto con una mozione presentata al consiglio comunale. In questo caso ci sentiamo di stringere la mano a Lucia Lelli e  Francesca Capuccini.

Il Pd traccheggia tra la partecipzione alla manifestazione indetta da Michele Serra per domani a Roma, i distinguo di Elly Schlein e il voto dei parlamentari europei diviso a metà tra favorevoli al Re-Arm Europe di Von der Leyen (10) e astenuti (11), ma non si esprime. Gli altri non pervenuti.  Questo sul piano locale.

Sul piano nazionale uno degli astenuti Pd a Strasburgo, Cecilia Strada, figlia di Gino e Teresa Strada, due figure che alla pace e all’aiuto concreto, sul campo, alle popolazioni dei territori in guerra hanno dedicato la vita, con un post sui social ci spiega adesso che quell’astensione è sostanzialmente un no. E che il voto non riguardava esattamente il piano di riarmo.  Scrive Cecilia Strada:

“Ieri il Parlamento NON votava il piano ReArmEu (e forse non lo voteremo mai, perché von der Leyen attiverà l’art. 122 per saltare il Parlamento, cosa che abbiamo condannato) né il Libro bianco sulla difesa (non è ancora stato presentato). Il Parlamento votava una risoluzione, non vincolante per la Commissione, sul futuro della politica di difesa. Conteneva alcune cose condivisibili e molte cose non condivisibili per niente. Nelle negoziazioni e con il lavoro sugli emendamenti abbiamo cercato di modificarla per renderla più pacifista possibile, non è bastato.
Si sapeva già che sarebbe passato a larghissima maggioranza, anche se tutti gli astenuti avessero votato contro. E allora abbiamo fatto diverse valutazioni, che includono anche i rapporti con i Socialisti e all’interno del partito.
Ricordando che schiacciare il pulsante bianco dell’astensione significa NON sostenere la risoluzione, che la risoluzione NON era per approvare il piano ReArmEu (citato in un passaggio come “il Parlamento dà il benvenuto al piano”, e su questo abbiamo votato CONTRO), il risultato dei discorsi e anche dei compromessi interni è che la maggioranza della delegazione del partito democratico ha scelto di NON sostenere la risoluzione
A me che la maggioranza della delegazione PD abbia convenuto di NON votare a favore sembra un risultato più importante della mia gratificazione personale nel votare contro il testo complessivo.
Andiamo avanti a lavorare: oggi per esempio c’è stata la prima riunione dell’intergruppo informale per la pace in cui noi, insieme alle colleghe e colleghi di The Left e Greens, elaboreremo iniziative e proposte per costruire politiche di pace. Spero che queste precisazioni siano utili per capire meglio cosa è successo e cosa no”.
Bene, ma Cecilia Strada però dimentica di dire che se la maggioranza (11 deputati) si sono astenuti, di fatto votando no alla risoluzione, quasi altrettanti (10) del Pd hanno invece votato a favore. E questo ha scatenato pure una resa dei conti all’interno del Pd, con Elly Schlein sulla graticola anche come segretaria.
Non a caso Luigi Zanda, già capogruppo parlamentare del Pd, ma in precedenza strettissimo collaboratore di Cossiga (presidente della Repubblica, ministro degli Esteri e dell’Interno e anche “capo” di Gladio, una struttura parallela e segreta della Nato in Italia che aveva come scopo principale quello di evitarte l’ingresso dei comunisti nell’area di governo) ha detto senza peli sulla lingua, nel salotto di Lilli Gruber, che Elly, con queste posizioni, non potrà mai fare il premier in Italia.
Quindi anche al netto della buona fede dei parlamentari europei Pd che si sono astenuti e dei dettagli tecnici sul voto, che non si conoscevano, le sue precisazioni Cecilia Strada dovrebbe rivolgerle non solo a chi in queste ore ha criticato lei e il Pd, ma a tutti quelli (giornalisti, conduttori televisivi, analisti di geopolitica, politici e intellettuali) che a reti unificate h24 ci stanno dicendo che il parlamento Europeo ha deciso e votato un piano di riarmo da 800 miliardi di euro e che il riarmo è cosa buona e giusta perché è l’unica forma di deterrenza possibile e anche una necessità perché l’Europa occidentale potrebbe essere attaccata come l’Ucraina.  Se, come afferma Cecilia Strada, in realtà non si è votato  il Piano, che cosa ci stanno raccontando i media mainstream?
C’è un’altra cosa che non torna nella narrazione dei grandi media nazionali. Non c’è stata da due giorni a questa parte trasmissione o talk show che non abbia parlato della spaccatura interna al Pd. Che certo fa notizia. Ma c’è stata molta meno enfasi nel raccontare il voto contrario dei deputati della Lega. Cioè di una componente non irrilevante del governo nazionale, del partito del vicepremier Salvini.
Alla fine dei conti il Pd in Italia conta, ma è all’opposizione. La Lega è una delle tre gambe dell’esecutivo e della maggioranza che sostiene Giorgia Meloni. Perché il voto contrario dei leghisti e la “spaccatura” del centro destra fa meno scalpore della divisione che si è verificata tra i 21 deputati Pd?  Strano no?
Parlavamo all’inizio di mondo alla rovescia. Di certo quello di oggi è un mondo molto cambiato rispetto a qualche decennio fa. A di là delle sottigliezze tecnico-parlamentari precisate dall’on. Cecilia Strada, il solo fatto che nel Parlamento Europeo si parlasse di Riarmo, negli anni ’70-80 avrebbe scatenato proteste di piazza da Londra a Berlino, da Parigi a Lisbona, da Roma e Milano a Madrid, da Stoccolma a Copenhagen. All’est meno, perchè da quelle parti era più difficile protestare. Non te lo facevano fare. Sarebbero scesi in piazza gli universitari, gli studenti dei licei, gli operai metalmeccanici che avrebbero certamente contestato ogni ipotesi di riconvesione bellica delle loro fabbriche. Si sarebbero schierati contro il riarmo scrittori, cineasti, artisti di ogni genere. Musicisti e cantanti avrebbero composto canzoni, come fecero negli anni ’60 e ’70 Bob Dylan, John Lennon, Leonard Cohen, Steve Winwood, ma anche Sergio Endrigo, De Andrè, Gaber, De Gregori e perfino Morandi…  Oggi niente di tutto di questo. Studenti scomparsi dalla scena. Le Sardine tornate nelle loro scatolette, i ragazzi della generazione Greta Thunberg attentissimi a come si ricicla la carta stagnola e l’umido, non riescono a spiccicare parola sul rischio di un conflitto nucleare. Mai così vicino dai tempi delle prime canzoni di Bob Dylan. Nelle piazze europee c’è un silenzio che fa paura.  Come è possibile che sentire politici che parlano di guerra come fosse la finale della Champions, sentire commentatori Tv che fanno il conto delle testate nucleari in mano ai vari paesi, non faccia un briciolo di paura a chi poi in guerra ci dovrebbe andare con la divisa addosso? sono i ventenni quelli che il governo ucraino per esempio sta reclutando a forza per mandarli al fronte…
Domani a Roma ci sarà la manifestazione promossa da Michele Serra. Che è per una Europa di pace “ma anche” per il riarmo necessario. Sulla carta un ibrido informe, ambiguo. Vedremo se in piazza sarà diverso, se prevarranno gli slogan di pace e contro il riarmo o quelli per la realpolitik di lorsignori che ci vogliono convincere che la guerra è bella e fa pure bene alla salute e all’economia.
Intanto sul piano della guerra vera, che si sta combattendo in Ucraina,  la solita narrazione mainstream ci ha parlato per due giorni delle tregua di 30 giorni indicata come primo passo da Trump e accettata subito da Zelensky, con il retro pensiero che Putin non avrebbe accettato, e che dunque è giusto ritenere la Russia un interlocutore inaffidabile di cui è meglio aver paura. Quindi giusto anche riarmarsi per fronteggiare la minaccia. La realtà invece è che Putin non ha detto di no alla tregua. Ha solo chiesto garanzie che sia preludio ad una pace duratura e premessa alla soluzione dei problemi che hanno causato la crisi. Si è detto anche pronto  a sedersi al tavolo con Trump. Vuole anche garanzie sulla gestione della tregua sul campo, lungo i 2000 km di confine (lui usa la parola “contatto”) dove si combatte, per evitare che il cessate il fuoco sia solo un escamotage per dare tempo all’Ucraina di riorganizzarsi e ricevere altre forniture di armi.
In sostanza la palla Putin l’ha rimandata nel campo avverso, spiazzando tutti coloro che già si fregavano le mani per un suo “niet” che avrebbe ovviamente giustificato la corsa al riarmo dei paesi europei.
Fa specie sentire l’autocrate Putin, che non è certo uno stinco di santo, usare toni più pacati, più diplomatici, e diciamolo pure più sensati dei democratici leaders europei e anche di quella specie di elefante dentro una cristalleria che è Donald Trump. Non è facile fidarsi sulla parola quando hai di fronte un autocrate, ma di personaggi come Ursula von der Leyen, Starmer, Macron, come Giorgia Meloni, e anche come Mario Draghi o Cristine Lagarde noi che siamo poveri cristi ci possiamo fidare?
Marco Lorenzoni
Nella foto i dem Cecilia Strada (al centro) con Camilla Laureti e Alessandro Zan
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