LA MORTE DI ALVARO CARNIERI. PRIMAPAGINA PERDE UN AMICO E COMPAGNO DI STRADA

CITTA’ DELLA PIEVE – Un altro amico che saluta e se ne va. Alvaro Carnieri era davvero uno di noi. Uno che con Primapagina e con il sottoscritto ha fatto tanti tratti di strada insieme. Abitava a Po’ Bandino e della frazione pievese era diventato una sorta di sindaco in pectore, un animatore infaticabile. Ne voleva fare un paese, anche Se Po’ Bandino un paese vero non è mai stata.
Me lo ricordo dai primi anni ’80, quando scriveva dei sonetti satirici su L’Agorà e li firmava con lo pseudonomo Caio Gracco. Era comunista anche lui. E sebbene fosse un po’ più allineato di me e di noi, stava bene in quella compagnia sgangherata che si inventò un giornale locale che vendeva migliaia di copie; in fin dei conti gli piaceva il pensiero critico, magari non sempre condivideva, ma non lo soffriva. Era del 1940, faceva il ferroviere e da ferroviere mise in piedi prima una compagnia teatrale e poi insieme ad altri un gruppo ciclistico, con il Dopolavoro Ferroviario, dal quale ad un certo punto si distaccò per fondarne uno tutto suo. A Po’ Bandino. Ne facevo parte anch’io. Fine anni ’90. Organizzava raduni memorabili e premiazioni che non finivano mai. Perché trovava il modo di premiare sempre tutti. E si incazzava se qualcuno sui pedali provava a fare il fenomeno. Comuque lui anche a 60 anni andava ancora abbastanza forte. In salita lo fregavo, ma in pianura e sulle lunghe distanza no. Buon passista si direbbe in cronaca. Non solo ciclismo e teatro, Alvaro carnieri ha organizzato anche decine di mostre d’arte ed eventi di ogni genere.
Per una quindicina d’anni (non un giorno) ha diretto e portato avanti “Il Poggio”, mensile di informazione proprio sulla frazione di Po’ Bandino e un po’ anche su Città della Pieve, che usciva in edicola come supplemento a Primapagina. Lo curava in maniera maniacale, certosina, raccogliendo storie, aneddoti, opinioni, ma anche segnalazioni di cose malfatte, malgestite, su questioni ambientali e inerenti la cura del territorio.
Con Il Poggio organizzava anche gite turistiche in Italia e all’estero. Qualcuno diceva: “ha fatto viaggiare i pobandinesi, più lui che la seicento”. E probabilmente è vero. Fino a non molti mesi fa era facile incontrarlo non più in bici, ma a piedi, con i bastoni da trekking. Camminava per restare in forma. Purtroppo la salute ha cominciato a fare le bizze. E oggi, primo giorno di primavera del 2025, la notizia che se ne è andato.
Ci mancherai caro Alvaro, anche tu come altri amici e compagni ci hai fatto un brutto scherzo. So per certo che i venti di guerra di questi ultimi anni, le divisioni e l’incapacità della sinistra di dire e fare qualcosa di concreto per la pace e la convivenza tra i popoli e gli stati, di rappresentare una alternativa ad una destra che proprio non ce la fa a dichiararsi antifascista perché da lì viene, ti hanno fatto incazzare come una biscia. Essendo nato in campagna, sapevi benissimo, infatti, che anche le bisce nel loro piccolo si incazzano.
Oggi a primapagina è un giorno triste. Tristissimo. Fai buon viaggio Alvaro, è stato un piacere camminare, pedalare, faticare, impaginare stampare e qualche volta bestemmiare insieme (qui si usa senza acrimonia verso madonne, santi e affini) per qualcosa che andava storto o non ci piaceva. Qui ti ricorderemo tutti con affetto. Domani, sabato 22 marzo, alle ore 14,30 l’ultimo saluto nella chiesa parrocchiale di Po’ Bandino.
m.l.
Ho appreso della sua scomparsa con molti giorni di ritardo dato che ero fuori Italia e quando ho letto l’annuncio funebre sono rimasto di stucco. anch’io qualche volta ho relazionato con lui e con ”Il Poggio” per qualche articolo ma piu’ che altro ci relazionava mio zio Solismo che trovavo spesso nella sezione PDS, DS di Pobandino intitolata a mio nonno Benito Sacco. Era uno di quelli coriacei, che non mollava e che era attento a tutto quanto avveniva intorno a lui.Mi pareva di capire che anche lui aveva in un certo senso ”mollato” negli ultimi anni poichè non condivideva la politica del PD ma sotto questo aspetto era spesso restio a manifestarsi con coloro con i quali non aveva confidenza politica e sentivo-ma era una mia sensazione null’altro di più – che quasi si fosse rintanato in silenzio , nel suo silenzio , ma era di scuola PCI e di tale partito portava i segni costitutivi nel cofronto con gli altri che non rifiutava mai. L’ho sempre stimato come una brava ed onesta persona, uno di quelli che adesso sotto il profilo politico incominciano ad essere merce rara, anche dentro la stessa sedicente sinistra.