CHIUSI, IL COMITATO ‘OPZIONE ZERO’ INCASSA ALCUNI SUCCESSI E TORNA A RIUNIRSI. LA BATTAGLIA PER IL RILANCIO DELLA STAZIONE CONTINUA

CHIUSI, IL COMITATO ‘OPZIONE ZERO’ INCASSA ALCUNI SUCCESSI E TORNA A RIUNIRSI. LA BATTAGLIA PER IL RILANCIO DELLA STAZIONE CONTINUA
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E SE LA STAZIONE PRENDESSE ANCHE IL NOME DI CITTA’ DELLA PIEVE?

CHIUSI – Il Comitato Opzione Zero che si batte per la difesa e la valorizzazione della stazione di Chiusi come nodo infrastrutturale, sia per quanto riguarda l’alta velocità, sia per il trasporto ferroviario normale e per quello delle merci nelle ultime settimane ha “incassato” alcuni importanti risultati: 1) l’annuncio della revisione del Piano Strutturale Intercomunale da parte dell’Unione dei Comuni della Valdichiana senese, con la cancellazione della previsione di una stazione in linea in loc. Tre Berte-Salcheto (equivoco che ha tenuto inchiodate e amministrazioni locali per due anni), la classica “mucca nel corridoio” che andava sgombrata e adesso finalmente è stata portata fuori; 2) un paio di recenti incontri, uno politico e uno istituzionale tenutisi il 13 e 14 febbraio, che hanno visto prima i segretari di alcuni circoli Pd dell’hinterland perugino e della Valnestore, poi i sindaci di Panicale e Piegaro, i rappresentanti dei gruppi consiliari di maggoranza nei due comuni, un assessore e un consigliere comunale di Perugia, due assessori e il capogruppo di maggioranza alla Regione Umbria discutere della questione infrastrutture e in particolare del collegamento Perugia-Chiusi, che sarebbe un bene in sé, ma può essere la carta vincente per rilanciare anche la stazione ferroviaria di Chiusi (insieme a quelle d Arezzo e della stessa Perugia) facendone uno dei tre poli della Media Eteruria diffusa, di cui parlano adesso anche i sindaci della Valdichiana.

Insomma il parterre di chi sostiene le medesime posizioni del Comitato o quantomeno comincia a ragionare della questione trasporti (ferrovie e strade) negli stessi termini guardando apertamente alla soluzione più semplici, più razionale e meno costosa (la famosa opzione zero del protocollo d intesa umbro-toscano del 2015), si allarga. E si allarga a figure ed enti che pesano, come i sindaci e gli assessori regionali. Il fatto che si muovano con una certa decisione l’Umbria e il comune di Perugia può rappresentare davvero la svolta decisiva. Il motivo è semplice e sta nella carta geografica (le distanze, i tempi di percorrenza, la facilità di collegamento, d cui abbiamo parlato su queste colonne tante volte), ma sta anche nel “peso specifico” dell’Umbria e di Perugia in particolare. Perugia città “pesa” in termini di abitanti, quindi di utenza potenziale, più di Siena e Arezzo messe insieme (162.500 abitanti contro i 99.000 di Arezzo e i 53 mila di Siena). L’hinterland perugino che potrebe far riferimento alla stazione di Chiusi comprende i comuni di Corciano, Panicale, Piegaro, Paciano, Città della Pieve, Castiglione del Lago e almeno in parte Magione: totale almeno altri 60 mila abitanti).

E’ evidente che una strada che colleghi Perugia a Chiusi in meno di mezz’ora sarebbe l’uovo di Colombo. Non toglierebbe niente ad altri territori, ma aggiugerebbe solo un’opportunità in più. Un nuovo corridoio tra Umbria e Toscana per connettere il capoluogo umbro e il territorio limitrofo alla linea ferroviaria nord-sud, alla Direttissima per l’AV (Chiusi è commessa), all’Autostrada del Sole (casello di Chiusi-Chianciano verso nord, casello di Fabro verso sud) e anche a Siena, perché a Chiusi c’è anche il capolinea della linea per la città del Palio. E qui si inserisce pure la proposta e la possibilità di un treno ibrido (diesel ed elettrico) Siena-Roma con fermate a Sinalunga, Chiusi, Orvieto e Orte. Il mezzo è stato preentato qualce mese fa proprio alla stazione di Chiusi.

Il rapporto con Perugia e l’Umbria occidentale per il nodo di Chiusi diventa strategico. Che adesso anche gli umbri ne discutano è un fatto rilevante.  E forse a Perugia (anche all’interno della nuova amministrazione a guida Ferdinandi) si comincia a prendere atto che Chiusi dista meno di 25 km dal “confine” del comune di Perugia. E la strada veloce in gran parte già esiste: si chiama SR 220 Pievaiola ed è stata anche in buona misura adeguata e ammodernata. Manca solo un “tassello”:  l’adeguamento di quei 10 km di tornanti che collegano Piegaro a Moiano e alla Sr 71. La Provincia di Perugia ha stanziato 80 mila euro per uno studio di fattibilità di tale adeguamento. E questo il tasto su cui insistere.

Tanto più che sono partiti i lavori per il discusso BRT (Bus Rapid Transit) una sorta di tranvia veloce su gomma, in parte su corsia preferenziale dedicata, che collegherà il centro di Perugia con alcune frazioni proprio lungo la Pievaiola (Castel del Piano, Capanne), fino ad arrivare a Tavernelle che è comune di Panicale, ma ad una manciata di chilometri dall’inizio del comune di Perugia (Fontignano) e a meno di una manciata dal bivio per Moiano all’altezza di Piegaro.

Questa sera a Chiusi, il Comitato Opzione Zero torna a riunirsi (locali della Parrocchia di Chiusi Scalo, ore 21,00) e l’incontro è aperto a tutti, fanno sapere i promotori.  Questo l’ordine del giorno: 1) proposta di attivare un “processo partecipativo”, così come previsto dalla normativa regionale, per presentare e discutere pubblicamente la proposta di realizzare a Chiusi un “nodo intermodale” per passeggeri AV e merci a servizio della Toscana meridionale e dell’Umbria. Un percorso strutturato di che, a partire dall’Amministrazione locale, coinvolga in modo pro-attivo tutte le componenti socio-economiche del territorio per raccogliere esigenze, criticità, modifiche / integrazioni finalizzate alla possibile condivisione finale della proposta;
2. Installare sistemi di misurazione della qualità dell’aria nel centro di Chiusi Scalo per il monitoraggio delle condizioni ambientali prodotte dal traffico pesante generato dalla Lodovichi. Tale iniziativa, ancorché propedeutica alla proposta del “Nodo intermodale”, ha lo scopo di avviare iniziative attendibili e documentate per spingere l’Amministrazione pubblica a prendere finalmente iniziative concrete per la mitigazione/risoluzione del problema.
3. Organizzare incontri con le amministrazioni locali e le associazioni/cittadini del territorio della Valnestore (da Città della Pieve a Perugia) per presentare la nostra proposta come movente decisivo per la realizzazione della “variante della Pievaiola”.
4. Varie ed eventuali

Il Comitato quindi rilancia con decisione anche il progetto del Centro Intermodale Merci avviato a  costruzione intorno al 2008 e lasciato scandalosamente incompiuto dopo averci affossato quasi 3 milioni di euro. Progetto, questo che dovrà, nel caso, trovare una ubicazione diversa, in quanto l’area a suo tempo urbanizzata (a confine tra i comuni di Chisui e Città della Pieve) è stata oggetto di una riduzione dei volumi e delle superfici edificabili.

In un rapporto più stretto tra Umbria e Toscana però, essendo le due aree produttive-commerciali di Chiusi e Città della Pieve contigue e integrate, non dovrebbe essere tropo complicato trovare una soluzione idonea. Entrambe peraltro costeggiano la linea ferroviaria. L’alta velocità vi passa sopra, su viadotto. Il Centro Intermodale Merci a Chiusi (o nei pressi) potrebbe essere una infrastruttura interessante per molte imprese umbre della Valnestore, ma non solo. E acquisire valore e validità dopo il NO dele istituzioni sinalunghesi al Polo Logistico a Bettolle. E potrebbe essere anche la soluzione più semplice per risolvere l’annoso problema dei TIR che entrano ed escono dalla Lodovichi Spa, la fabbrica delle traversine ferroviarie, attraversando il centro abitato di Chiusi Scalo creando pericoli, danni e disagi.  La Lodovichi aveva, fino a non molti anni fa, un binario interno, con carroponte per il carico e lo scarico dei vagoni. Non solo: possiede anche terreni e capannoni nella zona industriale Cardete, in terra pievese. Senza fare guerre di religione o barricate, una soluzione dovrà essere trovata.

Ultima considerazione. Se la battaglia comune per il rilancio della stazione di Chiusi come nodo toscano e anche umbro dovesse andare avanti (e ci auguriamo che così sia) con il sostegno della amministrazioni e della regione Umbria, noi non ci scandalizzeremmo, anzi troveremmo giusto, che la stazione stessa avesse anche nel nome, un qualche riferimento a Città della Pieve o all’Umbria come oggi ha quello di Chianciano.

m.l.

Nelle foto, immagini della stazione di Chiusi e in basso la strada di accesso all’ipotetico Centro Intermodale Merci, urbanizzata e rimasta incompiuta. 

 

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