Villastrada, l’antica via Romea e un ulivo millenario testimone di tante storie: da Annibale alla battaglia del ’44…

VILLASTRADA – Giornata di Pasquetta con un sole più che primaverile e un’aria tersa, pulita dalla tramontana, piuttostro rara. In giornate così, dicono che dalla sommità del Monte Cetona si veda Roma. E il mare…Una bella passeggiata in campagna, in giornate così, è quello che ci vuole. Per ritemprare il fisico e la mente. E allora via. Prima il Sentiero della Bonifica, da Chiusi Scalo fino alle Torri Beccati Questro e Beccati quest’altro. Poi un bel po’ si salita, per arrivare in cima alle colline e camminare “in cresta” e non a valle… Il panorama, in alto è migliore. Più ampio. Nel giorno di Pasquetta la stessa idea l’hanno avuta in tanti. E allora è facile fare incontri. C’è un gruppo, numeroso, di ragazze e ragazzi che cammina in fila indiana, allungata, appena fuori Villastrada. Sono una ventina, forse più. Arrivano dalla vecchia strada che collega Villastrada a Sanfatucchio, passando per Ceraso. Parlano veneto. O comunque dialetto “padano”… facciamo un breve tratto insieme. Dicono, quei ragazzi, che sono in cammino sulla “antica via Romea di Stade“, o Romea Germanica… La strada dell’Alpe di Serra che da Roma attraversava tutta l’Europa e arrivava fino al nord della Germania. A Stade, appunto, una della città della Lega Anseatica. Una delle strade dei pellegrini. Ma anche dei commerci e degli eserciti…
In Italia, diciamo pure che è l’antico percorso originale della ex Statale 71, che da Montefiascone conduce a Ravenna passando per Orvieto, Ficulle, Città della Pieve, Castiglione del Lago, Arezzo, poi lAappennino con l’Alpe di Serra, le valli di Comacchio, Ferrara e infine il Brennero… Il percorso antico, nel tratto umbro, passa sulle colline di Villastrada e Pozzuolo, perché la valle era impaludata. Ecco, quei ragazzi stanno camminando sulle tracce del percorso originario.. “in cresta alle colline”. Come noi, che però non pensavamo affatto di camminare su una antica e storica strada, pur sapendo che quella strada c’era e passava da quelle parti…
Insieme a loro facciamo un’altro incontro con la storia… Stavolta con un soggetto che si muove, ma non cammina. E’ stanziale, ma vivo. Ed è lì da più di 2.000 anni. Un ulivo secolare, anzi millenario. Un albero che è un vero e proprio monumento. L’albero si trova nelle immediate vicinanze dell’abitato di Villastrada, sulla Via di Chiusi. Ha perso tutto il cuore del suo tronco e rimane vivo e “vegeto” grazie all’involucro esterno, scomposto in diversi tronchi disposti circolarmente. Adesso sembra un “complesso” di 4 alberi, ma era ed è un albero solo.
Probabilmente era già vecchio quando Annibale sconfisse i Romani nella battaglia del Trasimeno a 20 km da qui, sulle colline di Tuoro, nel 217 a.C…
Un ulivo insomma che ha visto passare le legioni romane e poi i barbari, i Longobardi, i pellegrini e i seguaci di San Francesco, poi le soldataglie di Ascanio della Corgna e Carlo V che andavano ad assediare Chiusi, ultimo avamposto della Repubblica di Siena nel ‘500. Poi ancora 200 anni dopo i soldati napoleonici e infine i tedeschi e gli alleati che su quei colli di diedero sanguinosa battaglia nel giugno del ’44… Un testimone silenzioso della storia e dello scorrere del tempo.
Bellissimo nelle sue forme tortuose, ricorda una cattedrale, la circonferenza originale del tronco supera i dodici metri e e mezzo. Si trova nel mezzo di un oliveto con altri maestosi esemplari anch’essi millenari, ma li domina con la sua imponenza. È uscito indenne o comuque ha resistito a guerre, invasioni e a innumerevoli gelate che hanno falcidiato gli ulivi e tante altre piante, tra cui quelle del 1929, del 1956 e del 1985…
Noi che pue abitiamo a pochi chilometri da Villastrada e consideriamo il borgo castiglionese una sorta di splendida terrazza con vista sui laghi e sulle nostre terre, non sapevamo nemmeno dell’esistenza di quell’ulivo (o di quel’uliveto). Una mancanza grave, colmata in una splendida mattinata di Pasquetta. Quell’ulivo e i suoi fratelli valgon bene una passeggiata. Anche quando non è Pasquetta.
m.l.
CASTIGLIONE DEL LAGO, Ulivi millenari, Villasrada Umbra
Una domanda mi sorge spontanea leggendo il Post dell’Ulivo da 2000 anni: chi l’ha detto che abbia 2000 anni e come si fa a stabilire che li abbia? La mia ignoranza in botanica è abissale ma se vado con la mente al fatto di concepire una materia vivente che si rinnovi e che sopravviva a 2000 anni di intemperie, di sole, di pioggia di gelo e di vento e se penso che anche le montagne più alte del mondo fatte di roccia siano modificate,consumate, limate dalle intemperie, qualche interrogativo mi sorge.Le ceramica, la roccia ,esposta alle intemperie magari si sgretola in 2000 anni e si modifica, il legno -a casa mia-se non diventa fossile si consuma con l’esposizione alle intemperie, o no? Mi chiedo questo e siccome sono ignorante in tema di botanica e di sopravvivenza delle piante,immagino le intemperie incorse in 20 secoli alla materia ”legno”,che è principalmente carbonio, nè sotterrata, nè preservata, ma esposta al sole, all’acqua, al gelo, alle variazioni di temperatura e che si possano avere la reazione che hanno tutti i corpi formati dalla chimica sia organica che inorganica alla presenza dell’ossigeno.Vi sono navi romane trovate sotto l’acqua e sotto la sabbia, mantenute e non intaccate dall’ossigeno che è in assoluto il maggior elemento ossidante che esista in natura, quindi per un mio ragionamento proprio terra-terra mi sembrerebbe impossibile datarlo in quel modo.Come si faccia ad avere il metro e quale sia questo metro di misura che venga applicato per dire questo che è stato detto, io lo ignoro, e perlappunto me lo chiedo. Forse sarebbe anche lecito dubitare che qualcuno ponga un biglietto di ingresso in futuro per farlo osservare ai turisti nell’ambito di una passeggiata a sfondo naturalistico…..ci sarebbe da pensarlo……ed allora quando le cose si misurano con i soldi può darsi che la verità prenda un altra piega. Spesso in occasione dei mercati della civiltà contadina nei fori boari della Valdichiana era in voga la battuta : ”cala, se vo’ vende la beschia !…” Se non fosse estremamente costoso, l’arcano si potrebbe risolvere sottoponendo un campione all’esame del cosiddetto del ”carbonio 14”,ma meglio sognare,anche poi pensando all’aiutino della borsa tintinnante chi ce lo fa fare di pensare ad una cosa diversa? Spoetizzante ? Forse si, ma sapete quanta verità oggettiva è passata nella storia sulla quale ci sono state costruite anche intere filosofie ed anche religioni e che sono state da sempre accettate come vere?
prima o poi ci passerà un gasdotto ? no dai speriamo di no
Un gasdotto? speriamo di no. Evitata anche la centrale a biomasse… Chi lo dice che ha 2.000 anni? un cartello di tipo “turistico” che è lì vicino… e alcune notizie sugli alberi monumentali italiani, rilevabili in rete. IL che vuol dire che l’albero è stato studiato ed è censito. Se è vero che l’Ulivo ha 2.000 anni non lo so. Se ne avesse anche solo 1.000 o 700 cambierebbe poco… Che sia monumentale e pluricentenario mi pare più che evidente. E ancora non si paga nessun biglietto di ingresso per vederlo.
X Marco.Il fatto che sia un albero plurisecolare non mi meraviglia e di certo lo è, su questo non ci piove….. Ho consultato la rete seguendo la tua risposta e se ho letto bene c’è chi dice possa avere fino a 2500 anni( in rete comunque oggi si trovano anche tante amenità….chiamiamole così ). Se qualcuno dei lettori s’intenda di come venga fatta tale valutazione sarei curioso di conoscerla e sapere su quali elementi si basi. Credo comunque che se tale età sia riportata in un cartello-come dici tu- tale fatto prima di essere esposto come segnale di attenzione turistico-storico-scientifica, dovrebbe essere posto al vaglio di esperti del settore.Se fosse accertato che la cosa sia veritiera, sarebbe veramente un polo di attrazione senza pari….purtuttavia se tale fatto non fosse supportato da un giudizio di esperti di buon livello,personalmente tenderei a rimanere del mio iniziale parere….
Chi ha esposto il cartello avrà fatto le opportune verifiche. I suppose…
Anni fa lo stesso CNR ha eseguito dei test specifici sugli ulivi in questione e dai test risultarano più che millenari diverse di quelle piante. Nessun cartello è affisso nell’uliveto per testimoniarne la storicità e sicuramente al proprietario non interessa far pubblicità di questa cosa,tant’è che da anni vi è invece un divieto d’accesso in quanto proprietà privata.
Il cartello non si trova nelll’uliveto o nei pressi, ma all’inizio dell’abitato di Villastrada…
Bella foto, ma penso sia corretto citare la fonte, anche perché è la mia , come la moglie che fa da modella, grazie, cordiali saluti
Silvio Sorcini
PS stabilire l’età di un ulivo con certezza è impossibile, il cuore è marcito e la misurazione col radio carbonio sulle parti in vita è scarsamente significativa, ma considerato il lento accrescimento e la longevità della specie i duemila anni sono una stima attendibile, a Cesi, in provincia di Terni però ce ne è uno ancora più grande e, probabilmente, più vecchio
La foto è stata presa dalla rete, cliccando “olivi secolari Villastrada”. Era la migliore tra quelle pubblicate. Ci scusiamo con lei e con sua moglie per il “prelievo” senza permesso.
Non c’è problema, grazie, apprezzo che sia piaciuta 🙂
X il Sig. Sorcini.Ho già premesso che non sono un esperto quindi non è attendibile quello che dico, ma vorrei sorpecificare qualcosa al riguardo del fatto del radiocarbonio di cui lei parla.Io sò che il radiocarbonio misura il degrado del carbonio stesso e probabilmente la perdita delle particelle che caratterizzano la loro valenza se sottoposte ad un bombardamento e quindi anche della materia viva e superficiale beninteso, ma dovrebbe misurare anche quella della parte che lei dice ”cuore marcio”.D’altra parte tali misurazioni vengono fatte anche su reperti fossili di centinaia di migliaia di anni ed oltre quindi il carbonio come elemento tende a conservare la propria struttura atomica indipendentemente che il legno sia marcio oppure vivo. Mi sbaglio? Se il radiocarbonio detto ” carbonio 14” a cui sono stati applicati artificialmente e per esperimento degli isotopi e confrontato il degrado con altre tipologie di altri isotopi di carbonio, si capirà e si stabilirà l’età in base al degrado che il campione ci risponde. Io credo che grosso modo la questione sia questa che forse ho detto in maniera un po’ confusionaria. Tale facoltà è impiegata per stabilire con una approssimazione abbastanza veritiera il degrado calcolato per strutture diverse-legno compreso- fino a circa 60.000 anni di età, per le quali viene fissato ogni scalino temporale intorno ai 5000 anni se rapportato alla differenza di altri tipi di isotopi( carbonio 12 ). Io non credo che non possa essere calcolata l’età di tale pianta( certamente con approssimazione vorrei vedere….), basta volerlo, e credo ugualmente che il risultato possa essere molto interessante, e forse anche che possa sfatare quello che spesso viene detto. Sulla scientificità del discorso sulla quale non si discute, il fatto da dover considerare è anche quello di ciò che si dice inteso come esperienza storica umana e del modo in cui la conoscenza si tramandi.
L’ho già scritto e lo ripeto: se la pianta anziché 2.500 avesse solo 1.000 anni o 700 o 450 cambierebbe qualcosa? E’ e resta una pianta “monumentale” di grande importanza e di grande bellezza. La Quercia delle Checche, in Valdorcia, “ferita” due anni fa, ha al massimo 350 anni, eppure è molto celebrata e fotografata (giustamente)… Quindi, per l’ulivo di Villastrada, più che stabilirne la data di nascita e l’età, forse sarebbe opportuno segnalarlo adeguatamente (il cartello che ho visto e citato è senza dubbio insufficiente) e tutelarlo, insieme agli altri che lo circondano, come fosse un tesoro… Il terreno in cui “alberga” però è di proprietà privata, quindi la questione non riguarda solo il Comune o il pubblico… Può arsi che al privato proprietario non interessi avere gente nelle proprie terre, ma quell’ulivo e quell’uliveto sono a tutti gli effetti un patrimonio ambientale e storico della collettività. Trovare una soluzione che valorizzi quel sito così particolare, non dovrebbe essere difficile. E sarebbe a mio avviso quanto mai opportuno…
Il problema è che il legno marcio non c’è più, la stima, necessariamente approssimativa, può essere fatta solo tenendo conto del ritmo di accrescimento della pianta, che per l’ulivo è molto lento, ad ogni buon conto limitiamoci ad ammirarne la bellezza e a rispettarlo
Secondo me in parte si, cambierebbe qualcosa per il semplice fatto che se fosse dimostrato che non abbia l’età di cui si parla, sarebbe un modo questo per farci rendere conto che oggi il bombardamento dei media è inesorabile e velenoso in gran parte ed avvelena il nostro modo di pensare. Non cambierebbe nulla perchè anche se avesse 700 o 1000 anni sarebbe una cosa degna di ammirazione da parte della socialità e su questo non c’è dubbio, anzi come dici te da mettere in evidenza, ma oggi è in voga- e non mi dirai di no- anche il modo di approccio alle questioni che se uno la spara più grossa dell’altro che ha vicino, può darsi che la gente con indifferenza sia portata a crederci. Può sembrare che questa sia una emerita cazzata perchè la domanda di ritorno sarebbe. ”cosa ce ne viene a noi se avesse 700 invece di 1000 oppure 2500 anni ?”. La risposta è quella che in tal caso dovrebbe fornire la scienza per sfatare tutte le approssimazioni ed il modo roboante di come si costruiscono i fatti, anche quelli che ci appaiono più insignificanti.8 intanto se ne avesse 700 o 1000 sarebbe diverso dal fatto se ne avesse avuti 2500 ? Io credo di si) La fattualità è una, dimostrabile e scientificamente provata, non ci sono due verità. l’interpretazione è tutta un altra cosa e spesso serve a portare la gente da un altra parte o dall’altra a seconda di come ci piace o si ha convenienza: vediamo la politica che per questo è un esempio eclatante. O no ? E dal momento che viviamo in un mondo dove vengono proclamati santi e messi all’esposizione mediatica del culto da parte di centinaia di milioni di persone senza che nessuna critica possa interferire o si senta di interferire in un processo di vericizzazione storica di fatti come quelli di Fatima, Medugorjie e molto altro, questo è per dire che oggi-del resto per fortuna meno di ieri -mi sembra sia giusto che l’uomo della strada si possa chiedere la ragione ed il perchè di questo, od almeno osservare la possibilità del ” il dubbio”. L’albero non centra un tubo, ma è bene per quanto sia possibile che ognuno ragioni col proprio.;parlavo del cervello, anche nelle cose più piccole, proprio perchè anche quelle più piccole inducono ad accettare- per la natura umana-anche quelle più grosse, da qualsiasi parte provengano.
Poi io dico che se fosse accertato scientificamente che abbia 2500 anni, sarebbe doverosa ancora più ammirazione.
Un questa faccenda non c’è nulla di roboante. Quell’ulivo secolare è lì e nessuno lo sa… E’ un monumento sconosciuto, non adeguatamente segnalato, né adeguatamente protetto o valorizzato… Questo, secondo me è il problema, non se qualcuno ha esagerato con la datazione, scrivendo che ha 2500 anni… E comunque se quel qualcuno lo ha scritto avrà fatto prima qualche verifica, penso… Ma ripeto, il nodo è un altro: quella pianta e le altre intorno meritano una attenzione maggiore, una tutela e una valorizzazione per quelle che sono, qualunque sia l’età che hanno? Io ritengo di sì. E ritengo che quell’uliveto sia di per sé una “perla” di questo territorio, una testimonianza importante del passato e una attrattiva… Per questo motivo ne ho segnalato la presenza dopo averlo scoperto durante una passeggiata… Ci sarò passato 2000 volte da quella strada e non l’avevo mai notato. Ma non solo perché io sono uno un po’ distratto…