DUE ATTENTATI IN DUE ORE AD ANKARA E BERLINO, TORNA L’INCUBO TERRORISMO

Manca ancora qualche giorno a Natale, ma è già un Natale insanguinato. Ieri, a distanza di due ore, due episodi gravissimi hanno riportato l’Europa nell’incubo del terrorismo, ma anche di una escalation d tensione nei rapporti internazionali. Ad Ankara in Turchia è stato ucciso l’ambasciatore russo. Un giovane poliziotto turco entrato nella sala mostre dove l’ambasciatore stava presentando una iniziativa culturale, mostrando il distintivo, lo ha freddato con 8 colpi di pistola indiretta Tv. Per vendicare la strage senza fine di Aleppo in Siria. Ovviamente anche l’attentatore, seppur armato, non ne è uscito vivo. Si è temuto immediatamente che la reazione russa potesse destabilizzare i rapporti con la Turchia (e non solo con la Turchia), aprendo scenari apocalittici. Putin è rimasto invece cauto e freddo. Per fortuna.
Neanche il tempo di valutare e fare le prime congetture, che arriva un’altra terribile notizia. A Berlino un tir lanciato sulla folla in un mercatino di Natale affollatissimo fa 12 morti e decine di feriti. Alcuni gravi. E’ un’azione fotocopia di quella del 14 luglio a Nizza. Sul camion che si ferma schiantandosi su un albero di Natale c’è un morto. Un polacco di 37 anni. Ma non è l’autista. Il conducente riesce a fuggire. La polizia ferma un sospetto a due chilometri di distanza. Forse è il guidatore del tir, indicato e inseguito da alcuni testimoni della strage. E’ un pakistano di 23 anni, entrato in Germania come migrante richiedente asilo nel febbraio scorso, attraverso la rotta balcanica. Anche Angela Merkel è cauta. Nelle prime dichiarazioni evita di parlare di attentato terroristico… Poi ora dopo ora l’ipotesi prende sempre più corpo. Arriva anche la rivendicazione da parte dell’Isis. Ma potrebbe anche essere un modo per farsi propaganda, sfruttando il gesto di un lupo solitario…
Il tir risulterebbe rubato, la ditta proprietaria ne aveva perso le tracce dalle 16 del pomeriggio e il satellitare del mezzo ha segnalato vari tentativi di accensione emessa in moto, come se qualcuno non sapesse come farlo muovere. Alcune fonti dicono che il camion sarebbe stato sequestrato e dirottato mentre viaggiava dall’Italia verso la Germania, altre dicono che sarebbe invece stato rubato in un cantiere in Polonia.
Non è chiaro nemmeno come sia morto il polacco che era seduto sul sedile a fianco del guidatore. Nello schianto? poco probabile. E nessuno ha sparato… E’ stato sequestrato e ucciso dall’attentatore? Una agenzia polacca riferisce che sarebbe stato accoltellato (il che confermerebbe questa ipotesi), ma al momento non ci sono conferme ufficiali. Tutti elementi da chiarire.
Di sicuro ci sono solo le 12 vittime, che potrebbero diventare di più, perché alcuni feriti versano in condizioni molto gravi. E c’è la paura. L’incubo che torna. Dopo la strage di Nizza si disse che mai più avrebbe dovuto succedere una cosa del genere, cioè che un tir potesse entrare in una zona pedonale, protetta e affollata. Per di più in luoghi ad alta densità turistica come la Promedade des Anglais e la piazza di Berlino a Charlottemburg. E invece è avvenuta esattamente la stessa cosa. In Francia come in Germania, due paesi che sanno essere efficienti.
Chiaro che non è possibile sorvegliare tutti i luoghi sensibili. Di mercatini di Natale per esempio ce ne sono decine solo a Berlino. E in tutte le città del nord Europa. Poi ci sono i locali, i ristoranti, gli stadi, le piazze con i concerti, le stazioni, gli aeroporti, i centri commerciali… Militarizzare le città, incutere paura alla gente, bloccare il modo di vivere occidentale è quello che vogliono i terroristi. Ma forse qualcosa di più in termine di vigilanza e prevenzione si potrebbe fare. Perché – diciamolo – la frequenza e la facilità con cui certe azioni vengono compiute, l’assenza totale di misure di sicurezza proprio lì dove l’attentato avviene, e i tanti punti oscuri o quantomeno poco chiari di tutte le vicende, dall’11 settembre a New York al Bataclan, fino alle due azioni di ieri ad Ankara e Berlino lasciano francamente un po’ perplessi, anche a non voler essere complottisti a tutti i costi. Sembra di essere tornati agli attentati e alle stragi degli anni ’70 in Italia.
Si è detto, in queste ore, da parte di alcuni commentatori, che le sconfitte che l’Isis e il radicalismo islamico stanno subendo sul terreno militare in medio Oriente (sempre che ciò sia effettivamente vero) possono acuire il rischio di risposte con attentati a macchia di leopardo in Europa. Proprio ieri l’Isis aveva diffuso in video di propaganda sottotitolato in italiano. Un italiano perfetto, peraltro, senza neanche un congiuntivo sbagliato o un articolo mancante. Che cosa significa? che anche l’Italia è sotto attacco o nel mirino?
Ankara, Berlino, Putin, terrorismo
Le cronache internazionali riferiscono di un altro attentato, sempre nella giornata di ieri: alle 17,30 a Zurigo un uomo vestito di nero e a volto coperto è entrato in un centro islamico e ha sparato diversi colpi di arma da fuoco ferendo in modo grave 3 persone. Il presunto attentatore è stato poi trovato morto a poca distanza dal centro islamico, durante le ricerche.
Io una ricettina ce l’avrei per il terrorismo : smettere di bombardare quei paesi e cercare di ristabilire la non influenza dell’occidente sul succhiamento di risorse naturali e strategiche proprie di quei paesi. Non è detto che si calmerebbe tutto il terrorismo ma una buona fetta sì di sicuro. Ma forse questa sarebbe una procedura che contrasterebbe con la strategia della tensione applicata dagli USA, Francia, Inghilterra e Germania, ma anche da altri come l’italia che spesso si defilano e che dicono di fornire supporti tecnici e logistici all’alleanza che vuole dominare il mondo, e che non tiene presente che una gran parte delle conseguenze avvengono per la natura della sua politica.Tutti pronti a condannare ed a guardare con raccapriccio gli attentati,ad invocare parole di pace e fratellanza, ma mai a condannare per mano dei governi ciò che avviene in Libia, Egitto, Siria,Giordania e medio oriente.
Ma una volta non c’era una teoria politica che si rifaceva a ”quali interessi vengano difesi ?”. Oggi è passata di moda perchè si è dato per scontato che noi occidentali abbiamo la facoltà e la priorità di decidere il destino dei vari paesi nostri tributari. Si guarda ai vantaggi ma non alle conseguenze. per quest’ultime un piatto della bilancia non esiste, e l’etica si dimentica, tranne poi a rinverdire le idee quando succedono i fatti di sangue dentro il nostro emisfero.Forse la ragione non è che sia tutta da una parte, ma se ci si dimentica di voler cambiare, percorreremo più o meno sempre la stessa strada.Ed è una strada che non porta tanto lontano.ma si sà, i governi proni agli interessi del più forte ci sono, altro che libertà. Libertà di dire ”signorsì”, quella di certo.Ed allora le conseguenze dirette ed indirette ci sono, quele non si fanno aspettare. e che si pensava che tutti siano pronti a
mettersi a 90° sia verso i governi di quei paesi stabiliti da noi con gli ”enduring freedom” sia verso di noi. Il loro nemico è quello interno che va contr i lacchè dei loro paesi e quello esterno del padrone che minaccia la guerra ed i bombardamenti se non si faccia come decide lui. Se vogliamo fare il conto dei morti di queste fazioni ci si accomodi pure.Chissà secondo voi da quale parte penderà il piatto della bilancia?
ed allora, siccome è Natale,dove e quando si dice ironicamente che bisognerebbe essere tutti più buoni, si inizi ad avere governi non strabici e mercantili ed ipocriti come quelli avuti fin’ora e si inizi a
ritirare sia dagli impegni NATO le presenza delle nostre forze armate da quei paesi.Sarebbe un passo avanti invece che a parole denigrare la guerra e poi servirla.