CHIUSI, LA CULTURA DELLA DANZA E L’INDIFFERENZA

Hai guardato la Gioconda? Cos’ è l’ arte oggi e che significa per noi uomini e donne così presi dal nostro vivere quotidiano?
Purtroppo se mi pongo questa domanda, io che ho sempre amato l’arte mi sento in imbarazzo nel rispondere. Non credo di essere più abituata a fruirne, a coltivarla, a scoprirla nel suo divenire, ma, se apro una porta in Via Meucci 11, la ritrovo. Incontro la musica classica, arie di opera e uno spazio bianco vuoto che sbalordisce ma anche invita a pensare: è il mondo magico della danza. A Chiusi ci sono tante scuole di danza, classica e moderna. Ma quella di via Meucci la conosco, e ogni volta che vi entro dentro respiro un’aria buona. Rifletto sulla vita di un maestro, bravo danzatore che è vissuto per l’arte coreutica e che non sa comprendere perché, in una realtà così piccola e senza grandi opportunità, non si sappia cogliere il valore del suo impegno a diffondere il vero volto della danza, che non è fatta di pose ed atteggiamenti, ma di contenuti profondi, dove il corpo diviene mezzo espressivo e non oggetto di compiacimento estetico.
Lavorare in un contesto incapace di recepire e comprendere il linguaggio artistico è difficile e sembra impossibile poter continuare a farlo nonostante la tenacia e la resistenza all’ottusità di tanti.
Incontrare l’arte è difficile, trovare un vero artista sempre più raro; umiliare la qualità e l’ impegno è vera cecità culturale. Non so se si possa capire che credere nell’arte e farne uno scopo di vita dovrebbe essere la missione di ognuno di noi.
Invece Chiusi non sembra accorgersene. E l’arte e quelle poche realtà in cui si può respirare rischiano di perdersi, di chiudere i battenti per indifferenza collettiva, per mancanza di numero legale. Credetemi, è un peccato. Mi assale la sensazione dell’ennesima occasione persa. E di una città che diventa più povera, non più ricca.
Marilena Donati
Sono perfettamente in sintonia su quanto esprimi Marilena. La comprensione di ciò che manca a Chiusi su questa linea di confine che è parallela o simile a parecchi altri Comuni fino a comprendere l’italia tutta, è un difetto-inteso come mancanza- culturale.Forse siamo viziati da una presenza costante che abbiamo avuto nei secoli e che anche oggi dà i suoi frutti asfitticie e di profonda non curanza che è quella di sapere e vedere che siamo nati in mezzo all’arte,l’arte che abbiamo come presidio presente e caratterizzazione anche di un popolo,in ogni piccola parte del nostro territorio e che ci appare come una cosa ”normale”. E’ forse un vizio di nascita e di crescita.Lo dico sempre a tutti : all’estero attorno ad un vaso, ad una ceramica, ad una statua, ad un disegno ci costruiscono un museo.Da noi questo non succede ed anche questo forse ha contribuito nei secoli a farci formare uno spirito ed una sottocultura mei riguardi delle manifestazioni artistiche permeate di non attenzione alle cose, proprio perchè le consideriamo ” normali e comuni”, non degne di essere poste all’attenzione, cosa che invece al contrario fanno i turisti di tutto il mondo che visitano il nostro territorio. La colpa odierna di tutto questo ? Personalmente io non sono uno di quelli che addossa le colpe tutte al governo dell’Italia ma su tale argomento mi scopro più propenso ad addossarle all’ignoranza ed alla insensibilita della gente e non solo al fatto che la spesa del Governo sulla cultura è una frazione minima di quanto spendono gli altri governi.Nel caso della danza trovo che vi sia nel costume italiano ed anche chiusino un marcato ostracismo a considerarla, perchè non si capisce cosa c’è dietro che non è solo la caparbia volontà di un maestro e lo sforzo che fa credendo di poter essere ascoltato,visto e considerato ed anche quello di poter sviluppare la propria attività.E’ una questione tutta culturale se la gente non riconosce quello che c’è dietro alle cose di tal genere e che spesso scambia le posture del corpo di un ballerino o di una ballerina come un fatto fine a se stesso e non ne vive il momento interpretativo di una realtà che può essere concepita e che possa provenire dalla interpretazione di uno strumento come è il corpo che vibra sull’onda delle note e di quanto questo possa rappresentare come fatto culturale e di conoscenza. Tutto questo l’ho in parte anche vissuto sulla mia stessa pelle quando ho messo in atto la mostra fotografica in due anni consecutivi fatta alla Saletta del Teatro, benchè la fotografia sia un arte espressiva diversa dalla danza e dalla musica.Molti visitatori alla fine sono stati qualche centinaio ma pochi che si siano soffermati a pensare davanti alle immagini e che hanno saputo condividere il momento ritratto nell’immagine.Magari emotivamente hanno vissuto ciò che la foto ha trasmesso visivamente ma quello che c’era dietro non è stato pasto di tutti, ma invece lo è stato per pochi .E’ sempre una questione di sensibilità,ma la sensibilità una volta era anche sinonimo di intelligenza. In un mondo siffatto si dice sempre a battuta che il ”cervello sia un muscolo” e che se non l’abitui a pensare si atrofizza e non tende a dare importanza al momento che si ha di fronte a noi stessi ed a farlo degno di essere vissuto, proprio perchè dietro a ciò che stiamo osservando c’è un significato profondo e mai banale.se verranno altri momenti che cambieranno tale condizione in futuro non mi è dato di sapere, lo spero, ma il percorso è lungo purtroppo e tutto questo si raccorda appunto alle condizioni culturali, sociali ed economiche di questa italia dove ci troviamo a vivere.Ed in questo, -scoprendo l’acqua calda- dico sempre che l’oggi non è che la conseguenza di ciò che è stato ieri…..
In questo caso specifico, le difficoltà della scuola di danza citata dipendono forse oltre che dall’indifferenza generale anche da problemi di concorrenza e di “offerta formativa”. Di concorrenza perché la scuole di danza in loco e nei dintorni sono parecchie; di offerta formativa, perché forse sconta la scelta di proporre danza classica e magari non altre discipline più… “commerciali” e di moda: dal tango, alla zumba, ai balli latino americani… Scelta, che è anche culturale, del tutto legittima e encomiabile, naturalmente, solo un po’ più complicata da portare avanti… In sostanza, quello che intendo dire è che pesano più questi due fattori, che non l’indifferenza verso l’arte in genere… Che comunque c’è, si avverte, è diffusa. E non è un bene.
in ogni settore che non sia quello “modaiolo” vi è una difficoltà di base. Parliamoci chiaro, le discipline che richiedono impegno e costanza sono penalizzate perchè la maggior parte della gente non vuole assumerseli. Oltretutto da padrone lo fa il marketing ben studiato, che promuove tutte quelle attività per cui non è richiesta abilità nè tantomeno utilizzo del cervello e sopratutto, non meno importante, il fattore eros… Laddove viene effettuata una proposta che non implica il “rimorchio”, questa viene disdegnata.
C’è da dire che questa non è una prerogativa soltanto di Chiusi ma di tutto il territorio in generale. Mal comune mezzo gaudio? chissà …:) Chi si fa portatore di attività culturali e ricreative che presuppongono una crescita psicofisica di un certo tipo, sicuramente non si arricchirà e dovrà farlo per pura passione e, purtroppo, non per camparci
Capisco l’amarezza non la meraviglia. Da una cittadinanza che non inorridisce di fronte ad un periodico pubblicato dal comune, degno della Corea del nord, ci aspetta attenzione all’arte?
Ma ci si rende conto di cosa è diventata questa città a forza di dire che tutto va bene?
Condivido in pieno il pensiero di marilena e le difficoltà della suddetta scuola,dato che anch’io a Chianciano ho le stesse,stessissime difficoltà.Ogi sembra che essere ignoranti e superficiali sia “figo”,accrescersi un po’ in cultura e sensibiltà è considerato una roba da vecchi,ma allora i poeti non ci saranno piu’.i veri danzatori li troveremo solo all’estero,perchè non spacciamo per danza cio’ che danza NON E’!rispetto per tutti,ma anche per l’arte vera,please.