1864: UN PIEVESE E UN CETONESE GHIGLIOTTINATI DAL NUOVO STATO UNITARIO ITALIANO…

CITTA’ DELLA PIEVE – Che la nascita dello stato unitario italiano non fu un parto indolore lo sappiamo. I libri di storia delle elementari non ce le hanno raccontate, ma ormai si conoscono le stragi di civili fatte dai piemontesi nel sud “occupato” (da Bronte a Pontelandolfo e Casalduni). Sappiamo che le truppe di Vittorio Emanuele II fecero nel meridione d’Italia quello che i nazisti fecero a Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema o Civitella in Valdichiana, che uccisero e stuprarono le donne come i soldati italiani in Grecia, in Albania nel ’41 e come fecero i franco-marocchini nel ’44 in Ciociaria o in Valdorcia… Sappiamo che i Piemontesi ebbero diritto di saccheggiocome i lanzichenecchi a Roma nel ‘500,che usarono la tortura come i francesi in Algeria, i Marines americani ad Abu Grahib, gli squadroni della morte di Pinochet in Cile…
Io non sapevo che i piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti fecero a Marzabotto. Ma tante volte, per anni. E cancellarono per sempre molti paesi, in operazioni “anti-terrorismo”, come i marines in Iraq. Non sapevo che, nelle rappresaglie, si concessero libertà di stupro sulle donne meridionali, come nei Balcani, durante il conflitto etnico; o come i marocchini delle truppe francesi, in Ciociaria, dell’invasione, da Sud, per redimere l’Italia dal fascismo (ogni volta che viene liberato, il Mezzogiorno ci rimette qualcosa). Ignoravo che, in nome dell’Unità nazionale, i fratelli d’Italia ebbero pure diritto di saccheggio delle città meridionali, come i Lanzichenecchi a Roma. E che praticarono la tortura, come i marines ad Abu Ghraib, i francesi in Algeria, Pinochet in Cile. Ora sappiamo che si incarcerarono i meridionali senza accusa, senza processo e senza condanna, come è accaduto con gli islamici a Guantánamo. Lì qualche centinaio, terroristi per definizione, perché musulmani; da noi centinaia di migliaia, briganti per definizione, perché meridionali.. Garibaldi parlò di “cose da cloaca”… E anche lui fu fermato dai piemontesi prima che potesse mettere in discussione il potere regio del nuovo stato nascente…
E lo Stato nascente non disdegnava di mostrare il pugno di ferro anche nell’amministrazione della giustizia. E anche la nuova Italia aveva i suoi “mastro Titta” nei primi anni di vita, quando ancora la capitale era Torino o Firenze. Non ancora Roma. Chi era Mastro Titta? Un boia. Giovanni Battista Bugatti, detto “er boja de Roma”. Il boia più famoso dello Stato Pontificio, quello ched al 1796 al 1864 accompagnò al patibolo e giusiziò più di 500 condannati a morte: 514 per la precisione. Proprio nell’anno in cui Mastro Titta andò in pensione (1864) a Perugia, da poco passata dallo Stato Pontificio allo Stato unitario italiano in seguito a plebiscito e ancora memore della carneficina di civili fatta dalle truppe francesi e papaline nella zona del Frontone (20 giugno 1859), fu eseguita una duplice sentenza capitale. Mediante ghigliottina.
Era l’11 Luglio. I condannati cui fu tagliata la testa erano due pievesi. Anzi un pievese del contado e uno della frazione di Salci, residente a Cetona. Per l’esattezza: Innocenzo Pio Scucchi, di Antonio, di anni 35, residente a S. Bartolomeo e Gioacchino Cacioli detto Persichino, del fu Vincenzo, di anni 29, nato a Salci e domiciliato, appunto a Cetona.
I due erano stati condannati, con Sentenza della Corte d’Assise di Perugia del 9 Dicembre 1863, alla pena di morte perché “colpevoli di depredazione di denaro ed altri oggetti per valore superiore alle 500 lire, a danno di Luigi Grancio, la mattina dell’ 11 maggio 1862, nella di lui casa d’abitazione posta a S. Bartolomeo, depredazione accompagnata da 2 omicidi volontariamente commessi nelle persone di Stella Grancio e Paolo Grancio, moglie e figlio del derubato, mediante colpi d’istrumento comburente ed incidente allo scopo di eseguire o facilitare la consumazione del reato e di procurare l’impunità agli autori del medesimo”. Scampò alla ghigliottina invece, per “circostanze attenuanti”, Paolo Scucchi, di anni 42, fratello di Innocenzo, morto a Cetona nel 1890.
Evidentemente lo Stato unitario italiano voleva dare fin da subito l’impressione di essere uno stato forte. Inflessibile con assassini, ladri e malviventi o “briganti” in genere. E colpendo duramente il brigantaggio e la “devianza sociale” il nuovo Stato voleva anche far capire ai “sudditi” che la speranza giacobina e garibaldina era già finita e che stava cominciando un’altra storia…
m.l.
- Si ringrazia Massimo Neri per aver ricordato questa storia, sulla pagina facebook “Pieve viva”
….ed infatti un altra storia è cominciata, ma che è quella il cui asse di partenza ingloba anche la Rivoluzione Francese,nel quale la Borghesia soppianta la Monarchia, ma che è la stessa Borghesia che vanifica le speranze di un ceto subalterno manovrato e fatto carne da cannone per gli stessi scopi prodotti dalla Monarchia,anzi per certi versi anche in maniera peggiore.(Vedasi la prima guerra mondiale che è stata una delle più grandi carneficine della storia).Ma la Rivoluzione Francese anche con i suoi eccessi ha segnato un punto di svolta per tutto il pensiero umano imponendo la ragione come metro di paragone e la democrazia politica come derivato dal concetto di eugualitarismo,la legalità morale della lotta delle classi subalterne per una vita migliore contro chi le opprime.Molti di questi strumenti prima non esistevano ed ancora oggi con mezzi camuffati vorrebbero essere- e lo sono- contrastati.Fino al punto che i governi che legiferano e che pigiano sui poveri si facciano chiamare progressisti, poichè è verso la ripartizione più giusta sul tema della ricchezza che non si prendono decisioni per arrivare agli effetti che dovrebbero essere raggiunti.E spesso i poveri guidati dal sistema,applaudono.E’ proprio vero,a forza di votare il ritenuto ”meno peggio” siamo arrivati a questo che vediamo intorno a noi,non solo in Italia ma in tutto mondo.E forse è da tutto questo-come contraddizioni irrisolte- che rischia di prendere spunto un altra guerra,che probabilmente è già cominciata sotto i nostri increduli occhi con il sovrapporsi di popolazioni che cercano una vita migliore e che noi ancora stentiamo a riconoscere come prodromi di un conflitto globale.Ma il tema è sempre quello,lo si guardi come si voglia :la ripartizione della ricchezza e su questo tutti quasi,credo possiamo essere d’accordo,solo che nei fatti quando si cerca di attuarlo tale sistema,trova le opposizioni di chi non lo vuole attuare e si scatena l’etica dell’assolutismo che tutti dicono di non volere in nome delle libertà individuali da salvaguardare.Ma resta difficile salvaguardarle in un mondo che non ripartisce la ricchezza ed allora forse il problema vero è all’origine della natura del sistema,di quel sistema che sembra che sia valido e che debba sempre funzionare così come lo vediamo oggi.
Certo Carlo, la rivoluzione francese no ha risolto i problemi di cui parli . Come non li hanno risolti le rivoluzioni successive, alcune delle quali fatte in nome delle classi subalterne,hanno prodotto dei mostri, Qui da noi poi non si è fatta neanche la rivoluzione. Però, 150 anni dopo quella sentenza capitale eseguita a Perugia, in questo paese non c’è più la ghigliottina, né si possono comminare condanne all’impiccagione o allo squartamento come ai tempi di Mastro Titta o dei boia del nascente stato unitario sotto la corona dei Savoia…Non mi pare un dettaglio del tutto secondario…Il 1864, nei tempi della storia, è solo l’altro ieri…
La discussione sarebbe molto lunga Marco e nessuno nega quello che dici rispetto alla Rivoluzione Francese,ma se si facesse la somma dei morti,-solo per contare queli e non altre cose che la gente ha subito- su quello che è successo in Italia quando il regime dei Savoia si affermò e conquistò l’Italia e tutte le conseguenze che ne sono derivate dall’ingresso del fascismo e della guerra(1° e 2°guerra mondiale),la somma dei morti e dei disperati creati ritengo che possa pendere pesantemente dalla parte dell’era della modernità,dalla seconda metà 800 a tutto il 900,e l’etica dominante-bada bene- era sempre quella del riscatto dei deboli ,che le classi che comandavano facevano pensare alla società,trincerandosene dietro.. Per quanto riguarda agli altri regimi che tu menzioni,personalmente mi trovi ancor meno d’accordo se penso a ciò che tali regimi hanno sostituito:parlo di Russia e Cina e quindi parlo dei regimi zaristi e dei regimi degli imperatori,sia prima,sia durante,sia dopo l’imperialismo occidentale del quale oggi si fa a gara a dimenticarsene.Ti ricordo sommessamente che quel regime di ferro apparso in Russia dopo l’eliminazione dello zarismo ha prodotto cadaveri non solo perchè tutte le potenze occidentali che dominavano militarmente ed economicamente il mondo,dopo il 1917 gli erano saltate addosso anche con gli eserciti,ma anche nella 2° guerra mondiale(18-20 milioni di morti) se non ci fosse stato il controllo di ferro di quello che si era prodotto in quattro e quattrotto sarebbero ritornati al punto di prima, e gli esempi ce n’erano su quella via.Lo stesso concetto di ”socialismo in un paese solo” non è realizzabile quando invece che ”i frigoriferi devi fare le armi”,e l’occidente-che era sempre quello di prima-l’ha sempre saputo. Questo non vuole essere la giustificazione della violenza su masse umane enormi ma la rivoluzione-guardando la storia come dici te-non è mai una invito a pranzo diceva qualcuno che ben conosciamo.Quel qualcuno in Cina ha cambiato le sorti di un miliardo e più di uomini,gli ha dato da mangiare,li ha costretti al lavoro nelle comuni con la mano di ferro,ha eliminato il feudalesimo,anche con i morti beninteso.Ma la responsabilità dei morti,soprattutto morale,guardando la storia non è di chi ha prodotto quel regime ma di chi ha creato nei secoli-perchè si parla di secoli- precedenti la subordinazione totale delle persone agli imperatori,ai signori della guerra,e che in tale luyce ha plasmato le coscenze.E sono morti a milioni come le cavallette.Di tutto questo,la responsabilità è del regime economico che ha comandato il mondo e che ancora lo comanda.Punto.Questo non dovrebbe essere mai dimenticato,come però avviene oggi.Quindi,quei regimi a cui fai riferimento te,non hanno creato l’uomo nuovo senz’altro, ma hanno mostrato attraverso sacrifici immani e miseria,che la concezione del capitalismo di come detta l’etica e la cultura occidentale,può essere cambiata e che questa non sia solo utopia.Chi la chiama utopia sa bene che la vuole collocare in altri piani,creando i presupposti morali e scientifici perchè utopia rimanga,mentre la prassi del sistema che ha sempre dominato si afferma.E’ una concezione utopica e troppo alta questa che ho detto? La risposta è nella realtà,non nelle mie parole che non contano nulla,ma nella situazione e condizione dove l’economia capitalista ha condotto il mondo ed in quale direzione l’abbia fatto variare facendo subire alle generazioni che ci sono state(da secoli) ed anche quelle che verranno la sua logica.Nessun altro sistema è stato inventato,ma coloro(tutti, nessuno escluso)che si ritrovano in compagnia del credo che oggi va per la maggiore e che parla di eticità,di salvaguardia delle libertà personali sa bene di essere in malafede,poichè le libertà personali,il cibo,il lavoro,la natura e la convivenza regolata,si possono avere non dalle regole del capitalismo ma da quelle di un altro sistema più evoluto che non oso nemmeno chiamare socialismo ma che comunque nel pensiero,nell’etica,e nella natura dell’uomo ha messo radici profonde oltre ogni possibilità di venire estirpate.E l’ha messe-bada bene-quasi esclusivamente perchè c’è stata la Rivoluzione Francese e quella Sovietica che hanno portato alla fine del colonialismo e della subordinazione dei deboli.Lo scontro globale è su questa grande battaglia e su tale fronte tutti in politica si dovrebbero chiedere da quale parte stanno nella difesa degli interessi.Perchè la politica è soprattutto la manifestazione degli interessi, la guerra invece è la stessa cosa fatta e condotta in modo estremo e serve a rimandare indietro le persone verso una concezione selvaggia ed irrazionale della vita che ha dominato fino-appunto- alla metà dell’800, e dove anche oggi parecchi di quelli che hanno capito e che comandano vorrebbero creare i presupposti perchè gli uomini ritornino al periodo feudale,quando la concezione normale era quella di essere schiavi.
Io volevo solo dire che nel 1864 in Italia ancora si ghigliottinava la gente. Oggi per fortuna non più. E questo non per grazia divina. Tutto qui. Che poi delle stragi e del costo in vite umane dell’Unità d’Italia – cui pure nell’articolo si fa cenno – se ne sia parlato troppo poco è vero. Il resto (le rivoluzioni, il colonialismo, la Russia, la Cina ecc…) è un altro discorso, che c’entra poco o nulla con il fatto raccontato. Un fatto di cronaca nera e cronaca giudiziaria dell’Italia appena nata che ci dice come erano questo Paese e anche le nostre zone solo 150 anni fa…
Non sono molto d’accordo che non c’entri nulla con il fatto raccontato, per il semplice motivo che quelle cose che tu dici relativamente ai fatti successi sotto il Regno dei Savoia e che tu stesso paragoni alle violenze portate in guerra anche nella nostra Toscana (Val d’Orcia) dalle armate marocchine di Juin ma anche da altri in altri luoghi,sono state permesse e prodotte da una concezione feudale, schiavistica,violenta della vita,per la quale il debole ed il vinto diventano bottini di guerra e verso cui ogni violenza è permessa senza dover rendere conto a nessuno.Il principio della violenza militare durante i secoli del colonialismo ha prodotto anche quella ghigliottina fatta calare sul collo di quelle persone dal liberalismo alla Cavour,tanto osannato nelle nostre scuole anche nel dopoguerra, ma nessuno ha detto ai nostri scolari che la borghesia del nord italia che voleva un suo spazio di mercato al sud non sarebbe indietreggiata nemmeno di fronte alla ghigliottina verso chi avesse intralciato il suo cammino in ascesa.Perchè non si è detto questo o si pensa che sia stato un concetto troppo difficile ad essere afferrato?
Eppure nelle scuole dell’Italia democratica non si è mai detto questo ed intere generazioni si sono formate con il senso dell’Italianità formato al contrario, per cui a tanti oggi appare che la dignità di un popolo debba essere richiamata dall’etica vissuta ai tempi del nostro impero in Africa dove si racconta che ci siamo andati per fare le strade e le ferrovie.E come le sventolano quelle bandiere credendo che rappresentino il bene ed il progresso promanati dall’italia nel mondo…..chissà se si domandasse loro degli eccidi provocati dalle poliche sabaude anche all’estero o sotto il fascismo Etiopia, Libia, Istria, Cina ecc ecc cosa risponderebbero ? Ma richiamandosi a ciò che c’entri o non c’entri che dicevamo prima viene anche da chiedersi se non sia questa forse la mano del potente di turno che cala sulla scena perchè sia ristabilito l’ordine della ”sacra proprietà” che correva il rischio di essere scalzato da quell’idea socialista sorta allora con la nuova rivoluzione industriale? O sono concetti tanto difficili ad essere capiti questi e si dice che tutto questo è un fatto che nulla c’entra con il tema del Post ? Mi domando il perchè si vogliano vedere i singoli fatti slegati quando si sa bene che anche un fatto od una situazione particolare dipenda a sua volta da un fatto e da una costituzione di idee più generale ed onnicomprensiva e che poi è il vero senso della storia? E che sia il vero senso della storia è cosa vera perchè su questo basta guardare le forze che si oppongono al nuovo,a cui non interessa per nulla il singolo fatto di per se stesso bensì il divenire delle idee che ne stanno dietro.Sono quelle che secondo chi non vuole spartire la ricchezza che hanno fatto sempre paura e come tali occorre mettere in campo ogni mezzo per non farle affermare.La stessa cosa succede anche oggi, con altri mezzi, ma la sostanza sempre quella è.Ci si guardi intorno…..
Carlo, un articolo di giornale che ricorda un fatto di cronaca non è un saggio storico o filosofico sull’etica della politica, della guerra e dei governi, sulle rivoluzioni o sulla manipolazione della storia fatta anche nelle scuole… Quelli sono temi importanti e fondamentali, da discutere però in altra sede e altro contesto. E non si può accusare chi scrive un articolo di “curiosità” su un fatto di 150 anni fa, di raccontare una verità parziale o distorta perché nell’articolo si parla di quell’episodio specifico senza prendere in esame il contesto planetario di quel momento e anche quello precedente e quello che ne seguì… Io volevo solo ricordare quell’episodio, inserendolo anche nel contesto in cui avvenne (l’Italia unita appena nata, non senza pagine oscure e brutali). Ma nulla di più… La prossima volta sarò più esaustivo. Se mi riesce.
Sarà vero anche quello che dici te Marco,ma io credo che nel giornalismo moderno- purtroppo- la tendenza sia quella di descrivere un fatto avvenuto e non dare alcuna spiegazione del perchè è successo e cioè di quelle che sono le idee di base e culturali che stanno alla base di quel fatto di cui si parla.Tutto questo-ma non solo- spesso porta l’opinione pubblica ed i media ad essere tutti euguali. ”Le veline” spesso sono queste ed acuiscono la tendenza della gente ad essere scevra di idee delle quali oggi ci lamentiamo che manchino.Una sana stampa di qualsivoglia orientamento politico dovrebbe perorare il fatto che alla base dei comportamenti umani ci siano delle ragioni e delle idee.La stampa non deve solo informare ma avere anche una funzione didascalica.Questo è un tema ineludibile se si vuole essere credibili.
Carlo, l’articolo riporta alla memoria l’esecuzione di due persone (un pievese e un cetonese) condannate a morte per duplice omicidio volontario e “depredazione di denaro e altri oggetti”. Fatto avvenuto, come si sottolinea, nell’Italia da poco diventata unitaria e nel clima da “pugno di ferro” instaurato dai Savoia, per affermare e consolidare il nuovo potere nelle zone conquistate o annesse con i plebisciti…Che cosa avremmo dovuto scrivere di più per fare un articolo credibile? Perché mai la stampa dovrebbe essere didascalica e spiegare ogni volta l’universo mondo? L’analisi storica , politica e sociologica del momento, peraltro accennata nell’articolo, non compete al cronista che intende semplicemente raccontare un fatto, ma allo storico, al politico o al sociologo. E ad altra sede. Io da cronista posso solo rilevare che alla base del comportamento di quei due condannati c’era la volontà di derubare una famiglia e che per farlo arrivarono all’omicidio. Così dice la sentenza. Per loro sfortuna a quel tempo vigeva ancora la pena di morte e la ghigliottina… Nella sentenza non si parla di eventuali idee o ideali particolari dei due condannati. Può darsi che fossero due poveracci, disgraziati e oppressi da condizioni di miseria e di fame, come tanta gente a quell’epoca. Ma non risulta e la sentenza non ne fa cenno che fossero due briganti in lotta contro il potere costituito… Il fatto resta un fatto di cronaca nera. Finito con la ghigliottina. Che per fortuna oggi in Italia non si usa più anche se di gente che ruba e ammazza ce n’è ancora parecchia…
Marco, questo mio ultimo intervento non è rivolto a te ed al tuo giornale,questo ci tengo a dirlo perchè tante volte si può essere spinti in una specie di diatriba a fraintenderci.E’ solo una constatazione e penso che tu me ne dia atto che sul giornalismo moderno che vediamo intorno a noi dove appunto si parla di fatti,è prassi comune che ci si rifiuti di ricondurli a principi generali che regolano la vita in un senso o nell’altro.Secondo me è anche questa una funzione deviata dell’informazione.Questa può essere di parte e forse è inevitabile che lo sia,ma il concetto di base di dover rispondere ai fatti valoriali delle idee deve sempre trovare spazio anche in un fatto di cronaca, ed il tuo articolo sul Post questo lo ha evidenziato senza dubbio.Io forse ho esagerato nel dilungarmi nelle descrizioni come al solito faccio,ma credo che alla gente che legge(forse poca per la verità quando vede la lunghezza di certi interventi e non ha la pazienza di pensare e di seguire un ragionamento) un seme critico anche se male espresso e sgrammaticato possa lasciarlo nella zucca. E’ di questo che credo vi sia necessità oggi, in un mondo di velinisti….
Oltre ad aver rubato hanno anche ucciso una donna! Quindi giusta la ghigliottina!