CITTA’ DELLA PIEVE: IL PALIO AL CASALINO. MA ALLA FINE VINCONO TUTTI…

CITTA’ DELLA PIEVE – Ha vinto ancora una volta il Casalino. Come nel 2014, anche quest’anno il Palio dei terzieri finisce nel quartier generale del Barbacane. I tre arcieri della “Maremma”, Casucci, Chionne e Castellani hanno sbaragliato la concorrenza degli avversari in poco più di mezz’ora, chiudendo senza appello, una gara di fatto mai in discussione.
Trionfano insomma i “popolani” mentre ai terzieri della nobiltà e del clero non resta che rosicare e meditare la vendetta nella prossima edizione. Il dominio del Casalino ha un vago sapore di lotta di classe e anche questo è il bello di un Palio che non ha nulla di banale o di costruito ad arte, ad uso e consumo dei turisti. La sfida è sentita, sofferta, vissuta intensamente da giovani e meno giovani, da arcieri e contradaioli, da figuranti in armi, dame e cavalieri…
Come era prevedibile, dopo diverse serate di “sold out”, anche il giorno della sfida ha registrato un pubblico da grandi, grandissime occasioni. Migliaia di persone al campo de li giochi e per le strade, quasi 1.000 a sfilare nel corteo storico, molte delle quali impegnate poi nelle taverne… E non è usuale veder sfilare con l’alabarda o la colubrina, con la faccia truce da sgherro oppure con il tamburo o la chiarina gente che ha più di 50 anni e non fa una piega, come fosse in un film di Ermanno Olmi. Non è una festa di ragazzi il Palio dei terzieri di Città della Pieve.
E’ una festa vera. Una sfida vera. Una rievocazione fatta come si deve. Nemmeno al Palio di Siena, il palio per antonomasia, c’è un’attenzione simile ai particolari, lo stesso rigore nel mostrare un giusto e appropriato physique du role.
A Siena, si sa, quello che conta è la corsa. E la vittoria. Il resto è solo contorno. Alla Pieve no, conta anche il contorno, non solo la gara tra gli arcieri. Difficile che nel corteo storico pievese spunti un orologio, un paio di rayban o una capigliatura alla Balotelli… E alla Pieve, quando passano i figuranti, non ci sono cartelli stradali e insegne in vista. Tutto viene coperto opportunamente, affinché nelle foto non compaiano segnali di stop o divieto di sosta che nel Rinascimento non c’erano… Forse solo a Montepulciano, per il Corteo dei ceri del giovedì che precede il Bravìo, succede qualcosa di simile… E tra Bravio a Palio dei Terzieri è una bella gara. Come è una bella gara quella tra i due centri storici più “artistici” e significativi del comprensorio, quasi le due sentinelle a un capo e all’altro della Valdichiana.
A Città della Pieve ieri ha vinto il Casalino, dicevamo. Il terziere del “popolino”, ma al Palio hanno vinto tutti. Ha vinto la città, hanno vinto le taverne, i bar, i ristoranti. E pazienza se qualcuno soprattutto tra i turisti è rimasto un po’ spiazzato, e imbiancato, dalla battaglia della farina, che forse potrebbe pure essere evitata, ma che è uno dei momenti tradizionalmente più attesi dai contradaioli pievesi che in questo modo regolano i loro conti, prima ancora che nella caccia del toro, da parte dei robinhood dei terzieri…
Certo, finito il Palio, anche Città della Pieve tornerà ad una più quieta normalità. La folla notturna sarà meno oceanica… Ma l’estate non è ancora finita. C’è tempo per entrare nell’inverno. Ora è giusto che la città si goda i suoi successi…
Concordo pienamente. Nella loro accuratezza, il corteo, il palio e tutte le manifestazioni che lo precedono, sono frutto della passione e della devozione dei Pievesi. E quando le cose vengono fatte con amore, il risultato è sempre un successo. Per questo forse, è una manifestazione che continuerà a crescere e ad attirare sempre più turisti. Proprio perchè non è turistica
Non è turistica. Ecco il concetto asilare. Funzionano le inziative dove una comuntà si “autocelebra” (come la peve così i ceri di gubbio o il palio di siena). Quando si pensa a FARE FESTA con i ropri ompaesani, senA mettere in primo piano quanti turisti verranno o quanti coperti farà la averna. Prepariamo la feta perchè così staremo bene con i nostri amici. Cucinamo buoni piatti e troviamo un buon vino erchè chi verrà a mangiare starà bene con noi. Facciamo in modo che nelle taverne si passi una piacevole serata. Solo così i compaesani saranno felici di artecipare e colaborare e gli eventuali avventori esterni saranno consapevoli di assistere ad una festa reale nella quale hanno avuto l’onore di essere ammessi. L’anno dopo i torneranno sicuramente.
La guerra della farina secondo me è necessaria.. scarica le tensioni, sublima l’aggressività in modo garbato. Difficilmente si è fatto male qualcuno e se è successo è stato un incidente..gli unici che devono evitarla sono i celiaci.. Alla fine di essa gli amici, pur se di terzieri diversi, si abbracciano sempre. Bell’articolo. grazie!