CHIUSI, LA VOCE DEL SILENZIO

di Rosa Iannuzzi
Qualche tempo fa un carissimo amico di Chiusi mi chiese di esprimere una mia opinione su questa cittadina. Io risposi che essendo venuta ad abitarci da poco, era per me difficile poter raccontare una qualsiasi impressione, e lui candidamente mi rispose “beh, proprio per questo, sarebbe interessante capire cosa ne pensa una persona che ha deciso di venire a vivere qui”.
Il “qui” veramente sarebbe da allargare, perché ormai sono 21 anni che vivo da queste parti. E venendo da una città – Torino – ed avendo una storia di migrazione – i genitori dal sud al nord ed io dal nord al centro – sicuramente lo sguardo ancora si sofferma incredula e stupita su alcuni meccanismi incomprensibili. Ma forse sarei un’estranea anche a Torino, e molti miei amici torinesi mi assicurano che probabilmente non riconoscerei nemmeno più la città: è migliorata moltissimo per il turista, forse meno dal punto di vista sociale, ma questa è un’altra storia. Nei 18 anni vissuti a Moiano, ho sempre cercato di interagire con la realtà locale e devo ammettere che la risposta (pur essendo un centro di circa 1200 abitanti) tutto sommato è sempre stata pronta.
L’attività politica poi mi ha permesso di interpretare e leggere la realtà cogliendo la rete – a tratti sfilacciata, molto più spesso ingarbugliata – di relazioni, l’intreccio tra le istituzioni e la comunità. E quando sono tornata ad occuparmi di scrittura, tra un impegno associativo e l’altro, la comunità del paese ha risposto con attenzione, con curiosità. Quindi più che raccontare quello che penso, vorrei raccontare quello che vedo. Da quando vivo qui – scelta condizionata soprattutto da questioni logistiche e familiari – mi sembra di essere come quei personaggi dei cartoni animati che corrono, corrono e non si muovono mai.
Ho messo il naso in diverse realtà associative locali, soprattutto dello Scalo. Ho frequentato i luoghi della cultura e della politica, del mondo associativo e sportivo. Cammino in queste strade deserte – soprattutto di notte – e mi interrogo su questo luogo.
Eppure ci sono periferie molto più brutte della Stazione, ci sono centri storici molto più miseri di Chiusi Città. E allora cosa manca?
E come se il silenzio che si percepisce, fosse un allenamento quotidiano alla paura di contraddire, ed io non riesco ad abituarmi a questo silenzio, io che ho vissuto sulla mia pelle il conflitto quotidiano – di una fabbrica e della sua città, di una generazione e della sua devastazione, di una periferia e del suo controllo, di giorno, di notte. E anche il valore stesso delle persone, la passione di quelli che si impegnano, viene mortificato dal sottodimensionamento dell’idea, del progetto. Vedo una sottrazione quotidiana di dignità quando occorre continuamente lavorare per il consenso. La dignità pretesa di chi vuole lavorare ad un progetto rivendicando la libertà di portare a termine il progetto stesso, e la dignità rapita di chi applaude in un clamore di battito di mani che non si cheta mai.
C’è chi gravita attorno alla parrocchia, chi attorno all’istituzione, chi attorno alle sue appendici. Vedo che ciò che nasce spontaneamente deve essere in qualche modo inglobato, assimilato secondo la vecchia scuola di controllo del Pci (ma questo è un male italiano in realtà più che locale). Vedo comunità che si sfiorano ma non colloquiano (gli italiani da una parte e i cittadini stranieri dall’altra, anzi le varie comunità di cittadini stranieri).
Vedo una città che vive una crisi profonda, che non è soltanto economica, ma non sento nessuno alzare la voce, nessuno reclamare attenzione.
Eppure come ha scritto Paolo Scattoni in un suo intervento del 18 agosto su Chiusiblog e come scrive continuamente Marco Lorenzoni dalle pagine di questo giornale, di situazioni, di motivi per alzare la voce ce ne sarebbero. Questo intervento non ha una conclusione, come quei film che ti lasciano sospesi, perché il lieto fine non arriva mai.
Credo però che soltanto mettendo pezzi di storie insieme, con percorsi diversi e motivazione diverse, possiamo costruire un puzzle che possa davvero delineare uno scenario diverso. E non contro qualcosa o qualcuno, ma insieme ai nostri progetti e alle nostre idee. Quindi ben vengano gli Stati generali della Cultura proposti da questo giornale se questo può essere un’occasione valida per confrontarsi e dare vita e forma a qualcosa di interessante. Una città che prova a raccontarsi è una città in cammino, una città che si interroga, che non si ferma mai…
un’importante e significativo intervento che vale anche per alcuni paesi limitrofi…
Analisi in larga misura impeccabile e, a mio avviso, quindi, condivisibile.
Sul da farsi invece non sono d’accordo, o meglio, non sono interessato.
Secondo me ha solo senso provare a seminare ma con la consapevolezza che nessuna piantina potrebbe spuntare in questo deserto.
eh già, Luciano, nel deserto è anche difficile seminare: A proposito di quello che scrive Rosa, proprio ieri mattina si è tenuto in incontro del tutto informale in Comune, per verificare la fattibilità di un evento musicale proposto da Primapagina ma da farsi insieme ad altre associazioni e soggetti vari: un concertone rock di fine estate nel luogo simbolo di Chiusi Scalo (luogo di storia, di vita e di memoria) scelto come simbolo della possibile rinascita: l’area della vecchia fornace di via Oslavia. Una cosa tipo “Chiusi suona per Chiusi” dove a suonare avrebbero dovuto essere artisti e gruppi locali a dimostrazione che Chiusi non è solo un dormitorio, ma anche un “laboratorio”… Ad alcune aziende e associazioni sarebbe stato chiesto di contribuire fornendo attrezzature e strutture per la serata. Nessuno ha detto di no, ma… l’area è problematica. E in questo paese ogni idea diventa una corsa a ostacoli e l’ostacolo è sempre più alto del cavallo… Troppo problematica la location, troppo costose la “messa in sicurezza” e le pratiche autorizzative e burocratiche. Oltre ai costi vivi dell’evento…Troppo stretti i tempi… La fornace resterà il rudere che è e non farà da quinta naturale al concertone… Se ne riparlerà forse più avanti. Per adesso non se ne fa di niente. Peccato…Volevamo solo fare un po’ di chiasso per svegliare la città… sarà per un’altra volta. O per un altro luogo… L’idea resta comunque in piedi, se qualcuno ha soluzioni da proporre siamo qui ad ascoltare…
sollecito che il tuo giornale si faccia promotore di questo incontro pubblico, perchè credo che di idee se ne potrebbero raccogliere. Anche io avrei qualche idea al riguardo, e credo che ci siano anche altri che possano essere interessati. Per favore lasciamo da parte il disfattismo, anche se sono consapevole come voi delle difficoltà, ma da qualche parte dovremo pur cominciare. Anche per tutti i ragazzi che hanno deciso di rimanere e per tutti quelli che provano a dire la loro ma non sanno come (vedi il profilo fb Chiusidicapo.) Allora ci si prova?
in qualche modo mi pare pertinente: https://www.primapaginachiusi.it/2014/08/chiusi-il-successo-di-orizzonti-il-deserto-dei-tartari/
il vero problema sono i cittadini……..50 anni che vivo qua’, e tutto cio’ che di nuovo arriva a chiusi non va bene….anzi i cittadini fanno di tutto per far chiudere le attivita parlandone male, e non frenquendandole………..sicche sconsignio chiunque di approdare in questo paese…specialmente chi non la pensti come loro,ancora peggio…………..
Essere critici ed anche estremamente critici non vuol dire tifare per la dissoluzione, anzi. Per i pochi anni da cui sono ritornato a vivere a Chiusi ( dal 2006) ho constatato l’involuzione di molti settori, soprattutto di quello pubblico ed economico in cui il commercio è decaduto a livelli come mai prima avvenuto,senza che fossero fatti interventi e che quelli fatti fossero minimamente credibili e mostrassero efficienza ma nello stesso tempo si è anche ritenuto che avessero dato una spinta alla rivitalizzazione soprattutto del commercio.I locali e negozi chiudono non solo perchè c’è la crisi ma chiudono anche perchè quel tipo di cultura delle persone sia da parte delle amministrazioni pubbliche sia da parte dei privati non è sufficientemente adatta a ricliclare le loro iniziative in tempi di crisi come questi o a procurarne delle nuove che mostrino efficenza, capacità di attrazione e di relazione col pubblico.In pratica si ripropone solo l’articolo scontato, tanta gente in giro che osserva, che si bea dell’animazione, ma pochi o nessuno comperano.Manca quindi il sapere cosa si vada a fare.Ed infatti abbiamo assistito alla riproposizione di iniziative basate esclusivamente su tali vendite scontate dando anche il nome di Centro Commerciale Naturale, comune anche ad altri centri di ben diverso spessore e potenzialità, per cui il nostro sembra quasi una presa per i fondelli.La popolazione di Chiusi è quella che è come numero e molte ragioni partono da tale esiguità.In pratica il potenziale della domanda non esiste,quindi il sorgere di nuovi esercizi viene sbandierato come una attività di punta di volonterosi o coraggiosi, salvo poi stare zitti quando questi chiudono per mancanza di numero di clienti e natura dei beni posti in vendita.Ma è mai possibile che non vi sia nessuno che pensi a mettere su una libreria,un luogo pubblico decente di riferimento e che tutto giri intorno ai 2 o 3 bar che di inverno sono chiusi ma qualche altro chiude alle 20 della sera a Luglio ed ad Agosto senza che l’ente che rilascia la licenza non abbia nulla a che ridire dal momento che anche quello è da ritendersi in qualche modo un servizio pubblico? Ma è possibile che non esista un giovane che dica qualcosa e che rifletta sulle finalità improduttive dell’aggregazione delle contrade che nulla producono se non spirito di gruppo e spirito di prevalenza le une sulle altre? Per fare cosa poi ? Mangiare ? Cosa gli si lascia ad un giovane nell’educazione e nella memoria e nell’insegnamento di come affrontare la vita ? Dovrete pur rispondere a queste domande, o no ?l vestiti verdi delle ”granocchie” in un era di globalizzazione? Non è difendibile tutto questo e non è questione di modestia od immodestia, è questione che chi s’incazzza a queste parole è direttamente od indirettamente collegato o alla politica o ad una ragnatela di interessi piccoli o grandi(soprattutto piccoli) per i quali non si reputa opportuno di dispiacere al governante di turno, od a chi si fruga il portafoglio,alla politica od alle parrocchie..Ho detto molte volte queste cose e probabilmente sono stato reputato un denigratore, uno che non si rendeva conto di quello che veniva prodotto in raffronto a termini come aggregazione, sport, tempo libero.Mi si risponda allora cosa hanno prodotto di profondo, pur nell’uso comunemente fatto di tali termini(aggregazione su cosa e su quali valori ?) perchè sarebbe bene chiederselo o no?.Tali termini comunemente usati oggi vengono usati senza termini di riferimento valoriale per i quali al solo fatto di stare insieme gli si affibbia un significato ed un peso straordinario che in effetti non ha.Ma chiedetevelo alla fine cosa si lascia dentro a quei giovani che hanno partecipato a queste iniziative.Le sfilate in costume? Ma di cosa si parla ?Ma è solo in Italia che funziona così, ed anche la presenza nei soli giorni delle manifestazioni nei comuni limitrofi come Città della Pieve benchè molto più partecipate non ritengo che sia un esempio da portare sul piano culturale, anche se beninteso non tutto debba essere inteso necessariamente come cultura.Ecco,proprio per confutare cio che viene detto che ‘ a Chiusi nulla si fa perchè sono tutti critici”, e per forza uno diventa critico anche se non lo fosse in partenza.Potrei essere smentito, bene, ed allora guardiamo luoghi come Cortona, come Montepulciano, città di media grandezza quanto investono sulla cultura, e li si ha una risposta a chi magari si arroventa l’animo perchè crede di essere denigrato.Gli Stati Maggiori della cultura credo che debbano essere fatti perchè ne va del futuro di Chiusi ed i legami che fino ad adesso hanno prevalso con chi tiene il polso del portafoglio ed a cui l’ente pubblico s’inchina da lustri devono essere rivisti perchè sulla natura delle iniziative sono i cittadini che hanno eletto i loro rappresentanti che devono avere parola, ma i cittadini debbono avere l’informativa necessaria per essere critici sia nel bene che nel male e vedere quando si tirano su gli steccati affinchè nulla possa cambiare, perchè tutto questo esiste e fa parte anche di quella critica verso i critici.Mi rendo conto che questo difficilmente può avvenire per la semplice ragione che legami personali, economici e di dedizione di altra natura sarebbero inficiati.E’ la lotta del provincialismo deteriore contro l’apertura e la laicità, anche della natura delle iniziative alla fine e della indipendenza dalla politica, qualunque essa sia di destra, di centro o di sinistra, ma c’è anche chi non lo sà distinguere,bontà sua…ma dipende da lui e da quale materia sia costituito .E le poche iniziative che veramente hanno avuto un riconoscimento per le quali proprio come suol dirsi ” per il rotto della cuffia” l’autorità pubblica si è degnata di rendersene conto sono state fatte da individui slegati al carro della politica e che magari hanno determinato l’uso pubblico e normale come dovrebbe essere di tutte le strutture delle contrade per gli scopi che si sono preposti.Gli spazi sono di tutti e tutti ne debbono poter fruire senza costo alcuno per la semplice ragione che un cittadino paga le tasse che non sono poi poche alla fine. Le strutture pubbliche non vanno affidate alla conduzione di strutture amministrativo-giuriche che ne ricavano un profitto e che mettano la loro disponibilità a pagamento per chi ne voglia fruire se tale finalità sia una finalità pubblica riconosciuta e valida.. Altra cosa è invece un uso privato di una struttura pubblica, ed anche tali strutture ritengo che non debbano servire come luoghi di collocamento di persone il cui costo viene gravato sulla pubblica amministrazione, ma debba essere compreso nell’espletamento dell’attività del Comune che è pubblica.In pratica non credo di essere un fustigatore delle iniziative ed un irriconoscente quando parlo così ma credo che il confronto per dire se si sia sul giusto e reale o sull’immaginario debba essere fatto vedendo gli altri che sono intorno a noi.Chiusi Stazione alla sera è vero come viene detto che è il deserto dei tartari e gli unici che si vedono in giro sono 20 persone d’estate, d’inverno nessuna e d’estate chi non va con la propria macchina nei comuni limitrofi si riunisce intorno ai tavolini di un bar..A Chiusi Città qualche utilizzatore di licenze pubbliche come luoghi di ritrovo sono chiusi alle 20 della sera.Ma di che si parla, siamo nel 2014, poi ci si risente perchè sembra che si denigri solamente senza volontà di costruzione alcuna. E facciamoli allora questi stati generali della cultura, facciamoli perchè chiusi ne ha bisogno, per cambiare verso davvero, tanto per usare un termine noto….
Il discorso si fa piuttosto interessante, ma credo che ora tocchi venire allo scoperto. Io sono disponibile ad un incontro organizzativo entro lafine del mese, poi darò una mano ai ruzzi e contemp arriva mia sorella da Torino. E’ possibile pensare di organizzare questa cosa entro la fine di settembre? Io credo che gli scontenti comincino ad essere tanti. So anche che la gente sa molto facilmente lamentarsi e poi quando è il momento altrettanto facilmente non riesce ad esporsi. Però il malcontento c’è, E lo scotto di mancanza di valori, di progetti educativi si sente, o meglio si vede: il panorama desolante di ragazzi – sempre più giovani – piuttosto “allegro” – anche se di allegro io non riesco a vedere niente – che caratterizza molte delle feste locali, è sconvolgente. “Così è dappertutto ormai, non ci si può fare niente” è stato risposto, Considerare l’incasso delle feste sulle sbronze dei ragazzi…… Bella vittoria. Io mi sono stufata di stare a guardare. E mi piacerebbe contribuire a fare qualcosa. Ne vogliamo parlare? Senza illusioni, o false speranze. Ma ci possiamo provare?
Provarci vale sempre la pena, occorre anche vedere da quali basi partono coloro che s’impegnano per fare delle iniziative diverse da quelle che ci sono e che criticano.Proviamo a fissare una prima riunione allora, qualsiasi luogo va bene.I lettori rispondano sulla loro disponibilità ad incontrarsi.Questo è il primo passo, poi se si chiariscono degli obbiettivi comuni, cosa che non è detto che scaturiscano vista la situazione ed i legami esistenti, ne verranno altri.
Per precisazione: gli stati generali della cultura proposti da Primapagina nel 2012 e riproposti in questi giorni non dovrebbero essere, nelle intenzioni di chi ha lanciato l’idea, “un incontro tra cittadini, chi viene viene”, ma un incontro tra le istituzioni, soprattutto quelle preposte alla gestione dei beni e delle strutture culturali e all’organizzazione degli eventi (Comune, Fondazione, Soprintentenza ecc…), associazioni, gruppi di operatori culturali (musicisti, teatranti, archeologi…), le contrade, i terzieri dirigenti politici che seguono il settore , la stampa e naturalmente anche i cittadini… Un incontro tra chi ha voglia di parlare di queste cose si risolverebbe in un incontro delle solite 20 persone, magari i soliti “critici” come li chiami te… Senza interlocutori. Serve invece una iniziativa che metta intorno ad un tavolo tutti gli interlocutori necessari. Questo per chiarezza…
Che fossero convocate le istituzioni e gli operatori dei diversi settori io lo davo per scontato.I cittadini diciamo ”generici” se verrano saranno ben accettati ed i vari punti di vista buttati sul piatto più ci sono e meglio è, ma è chiaro che di qualsiasi cosa ne venga fuori ne debbano tenere conto sia la politica sia le istituzioni e recepirle con attenzione massima.