TRASPORTO PUBBLICO, SANITA’ DI PROSSIMITA’ E FORMAZIONE: LA REGIONE UMBRIA LANCIA LA “CITTA’ DEL TRASIMENO”

TRASPORTO PUBBLICO, SANITA’ DI PROSSIMITA’ E FORMAZIONE: LA REGIONE UMBRIA LANCIA LA “CITTA’ DEL TRASIMENO”
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«Umbria, l’economia si ferma: seconda peggior crescita d’Italia» Per il 2024 la regione “cuore verde d’Italia”, appare come un territorio pericolante, un’economia quindi che cresce solo nominalmente e che, fatta la tara dell’inflazione, si può constatare con facilità che essa resta immobile. Un dato certamente inquietante che lo si ricava dalla lettura dall’analisi del Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere, con il supporto della Camera di Commercio dell’Umbria, ricavata dall’ultima revisione contabile nazionale dell’Istat. L’agricoltura ancora sta al primo posto, ma l’industria, le costruzioni, arretrano. Turismo e servizi cercano di sopravvivere. E’ questo un quadro che calza a pennello anche nel Trasimeno, soprattutto per la sua parte sud, Val Nestore in testa. Infatti è da oltre un ventennio che in questo territorio si è assistito ad un repentina regressione del suo Distretto industriale a seguito del vento liberista, che a imposto la solita strategia: quella della delocalizzazione aziendale, lì nei Paesi dove la mano d’opera è fortemente caratterizzata da forti venature schiavistiche. Smantellamento del Polo industriale che per un quarantennio aveva distribuito migliaia di buste paga, che avevano permesso lo sviluppo dell’edilizia, del commercio e dei servizi. Ora tutto questo è pressoché scomparso, anche se ci sono segni di vitalità dati dalla nascita della Trafocoop nata dalle ceneri della Trafomec, e di altre aziende. Ma l’economia di un intero territorio oggi è ridotta ai minimi termini.
Aree interne emarginate, frutto di una politica più che trentennale, che ha puntato a sviluppare alcune territorialità maggiormente servite dalle infrastrutture come è stato per il Nord del Trasimeno, e accantonare tutta la fascia Sud del comprensorio lacustre, quella che corre tanto per intenderci da Castel del Piano giù fino a Po’ Bandino, Città della Pieve e Chiusi – Fabro(A1). Sì è innegabile che al Tavolo della Programmazione Regionale, ci sono posti occupati da sempre da alcune territorialità, e altre come la Val Nestore, che a quel Tavolo non è stato mai consentito di sedersi. Risultato: da quando è pressoché scomparso il Distretto industriale, in Val Nestore, è ripreso il fenomeno della emigrazione giovanile e un’economia ridotta ai minimi termini e in mancanza di infrastrutture adeguate, attraverso le quali puntare ad attrarre investimenti produttivi manifatturieri, i soli in grado di riattivare un’economia primaria, unica a rimettere in moto tutta l’economia secondaria rappresentata dai servizi come il commercio.
La risposta  a tutto ciò può essere la “Città del Trasimeno” nuova idea per i comuni dell’area lacustre come strumento istituzionale attraverso il quale puntare ad un superamento delle tensioni miopi campanilistiche, che tanto danno hanno fatto ai territori, finendo per altro per favorire i luoghi più grandi in grado di esprimere anche entità politiche più egemoniche?
Ora con questa scelta politica fortemente voluta dall’Assessore regionale Simona Meloni, si punta a chiudere una lunga stagione di figli e figliastri. Una Istituzione che avrà anche un budget di spesa per il primo settennato (2021 – 2027) di almeno 12 milioni con i quali si pensa di attivare una nuova rete di trasporto e di agire sul fronte della formazione professionale, della sanità, del patrimonio culturale e naturale. Simona Meloni parla di «Progetto di futuro per il territorio», intendendo con questo la partenza di una strategia che punta a «una nuova rete di trasporto pubblico tra gli otto comuni», nel tentativo di «garantire spostamenti più rapidi, sicuri e sostenibili, anche a chi vive in aree più isolate». Questo come primo passo.
Detto così, il progetto di mobilità appare interessante, ma al tempo stesso assai vago. Mettere in atto un servizio trasporto pubblico che colleghi tutta la vasta area del Comprensorio lacustre, comprese le tantissime frazioni? Per la parte Sud per esempio resta indispensabile un collegamento con il Polo infrastrutturale di Chiusi, il solo in grado di fornire un servizio di trasporto percorrendo pochissimi chilometri. Un servizio autobus peraltro c’è già, il problema è altro, quello della adeguatezza o meno delle strade che collegano la parte Sud del Trasimeno con Chiusi e Fabro. La Sr 71 è una via di grande comunicazione, ma ormai  sottodimensionata rispetto al traffico e alle necessità e per di più attraversa diversi centri abitati.  Molto peggiore è la “strozzatura” tante volte evidenziata su queste colonne della Sp309 Moianese, per collegare la Pievaiola (da Piegaro) alla Sr71 e raggiungere Chiusi in minor tempo e maggior sicurezza. Il sud del Trasimeno è oggettivamente penalizzato rispetto al nord dell’area. Con infrastrutture adeguate la Valnestore da “imbuto” o “cul de sac” diventerebbe un corridoio di grande interesse anche per investimenti industriali. Questo perché in fondo al corridoio c’è il nodo ferroviario di Chiusi e la porta per 2 caselli A1. Quindi il progetto di trasporto pubblico tra i comuni del Trasimeno, dovrebbe – secondo logica – una volta toccata la frazione pievese di Po’ Bandino, allungare il percorso di 500 metri (metri!) e approdare al parcheggio della stazione ferroviaria di Chiusi lato Umbria.
 C’è poi tutto il capitolo formazione professionale come i «percorsi Its (istituto tecnico superiore) e Ifts (istruzione e formazione tecnica superiore) nei settori della bioedilizia, del digitale e dei servizi». In Val Nestore vi era un Istituto professionale per periti meccanici che è stato spazzato via anni fa. Quel Polo scolastico era riuscito per un lungo ventennio a fornire all’industria nascente del luogo, una manodopera assai qualificata. Ecco, pensando ad un rilancio del Polo industriale, ripensare ad una suo ripristino non parrebbe così peregrino.
La sanità altro capitolo di rilevanza assoluta. Bloccare il disegno politico di trasformare la sanità da Diritto costituzionale a merce, e quindi “curarsi” con le logiche del mercato va battuto, e quello che emerge dal documento programmatico va in questa direzione. Una sanità diffusa sul territorio, una strategia mirata alla prevenzione. Insomma un ritorno alle origini della riforma sanitaria del 1978, poi via, via sempre più disattesa, sembra essere l’intento.
Insomma una “Città Trasimeno” questo il nuovo logo, per unificare sotto una unica direzione le tante aree interne di Serie B, come le ha chiamate la Presidente Proietti. «”Città Trasimeno”, non è solo un piano di investimento, ma un progetto di futuro per il territorio», ha detto l’assessore regionale alle aree interne Simona Meloni, che ha portato sul Tavolo del Governo regionale il corposo progetto di interventi, ottenendo fra l’altro il via libera. Dalla Regione fanno sapere, che i fondi finanziari arriveranno prevalentemente dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale (5,7 milioni di euro), altri 2,3 milioni vengono congiunti attingendo al Fondo sociale europeo plus. Da Roma invece, arriveranno 4 milioni di euro attraverso il Cipess (comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile). Dalle otto municipalità lacustri, arriveranno ben 1,6 milioni di cofinanziamento.
Palazzo Donini chiarisce che, tra i principali assi di intervento, al progetto di “mobilità sostenibile e accessibilità territoriale” saranno destinati  903 mila euro, che serviranno per «interventi di miglioramento della connessione tra i comuni dell’area e i principali nodi di interscambio, attraverso la strutturazione di una nuova rete di trasporto pubblico grazie anche al primo piano di mobilità della città del Trasimeno, per garantire – spiegano – spostamenti più rapidi, sicuri e sostenibili, anche ai residenti più isolati».
Poco più di un milione di euro, verranno poi destinati alla «sanità di prossimità e ai servizi integrati», perché «in collaborazione con il Distretto sanitario del Trasimeno» si interverrà con «telemedicina, ambulatori diffusi, potenziamento dell’assistenza domiciliare, sportelli di prevenzione e spazi di aggregazione socio-sanitaria». Questom secondo Simona Meloni è “il cuore sociale della strategia che batterà intorno «a una rete di spazi di comunità, centri educativi e servizi alla persona, per rafforzare la coesione territoriale, la partecipazione civica e la collaborazione tra pubblico, privato e Terzo settore”.
Nel dettaglio, con circa un milione di euro «saranno attivati servizi di sostegno alle famiglie, percorsi di inclusione socio-lavorativa e programmi di volontariato intergenerazionale». Una consistente parte di investimenti viene finalizzata al «patrimonio culturale e naturale», così come al «turismo sostenibile», che sarà sorretto con oltre 2,3 milioni di euro. I fondi verranno destinati a «valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico dell’area, azioni di tutela dei beni storici e ambientali, rigenerazione degli spazi pubblici, promozione dell’ecoturismo e del turismo esperienziale».
Dalla Regione precisano che «Città Trasimeno” racchiude un investimento di 2,2 milioni di euro sui giovani e sulle competenze del futuro con progetti per il rafforzamento del sistema educativo e la creazione di percorsi tecnici e professionalizzanti». I percorsi che verranno finanziati con Its e Itfs riguardano i settori «della bioedilizia, del digitale e dei servizi, laboratori territoriali per l’innovazione didattica e progetti contro la dispersione scolastica». Dentro a questo orizzonte precisano da Palazzo Donini, è previsto un «potenziamento dei servizi scolastici e dei trasporti per favorire l’accesso all’istruzione nelle zone più periferiche, in linea con l’obiettivo di contrastare lo spopolamento e offrire ai giovani reali opportunità di crescita nel territorio».
Renato Casaioli
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