C’ERA UNA VOLTA LA STAZIONE DI CHIUSI. NO LA STAZIONE C’E’ ANCORA E FUNZIONA BENE, NONOSTANTE TRENITALIA

C’ERA UNA VOLTA LA STAZIONE DI CHIUSI. NO LA STAZIONE C’E’ ANCORA E FUNZIONA BENE, NONOSTANTE TRENITALIA
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CHIUSI – Questa mattina il Corriere Pievese ha postato una foto su facebook. Con questa didascalia: “C’era una volta la stazione di Chiusi”. La foto è la stessa che l’associazione Chiusinvetrina usa di solito per pubblicizzare la Fiera alla Stazione (la grande fiera del 2 giugno e del 2 dicembre a Chiusi Scalo) e ritrae la facciata della stazione ferroviaria e la piazza antistante, piena di autovetture, taxi, pullman e persone. Lo scatto è degli anni ’50, forse primissimi ’60. Le auto e i bus sono quelli di quel periodo…

E’ vero, la stazione di Chiusi non è più quella di un tempo. Di treni se ne fermano di meno. All’epoca 200 al giorno, circa. C’era anche un bel “traffico” di treni merci. Qualcuno arrivava in stazione e veniva scaricato nel piazzale lungo via Mazzini. Altri entravano direttamente dentro alcuni stabilimenti, come il pastificio Pianigiani, sempre in via Mazzini. Il palazzo con il cognome sulla facciata c’è ancora.  Però non è che la stazione di Chiusi non ci sia più. Nonostante tutto, non è una stazione dismessa. E’ stata completamente ristrutturata fra il 2016 e il 2017 (oltre 7 milioni di euro). Marciapiedi rialzati per consentire le fermate dei treni AV, restyling degli interni, del sottopasso e degli accessi ai binari, ascensori (non si capisce perché il principale sia quasi sempre guasto e inservibile, ma questo è un altro discorso e attiene alla manutenzione). La stessa “pensilona” posta davanti all’ingresso è del 2009. Non di un secolo fa.

Sabato 1 novembre, giorno festivo, quindi con meno treni del solito, alle 10,30 del mattino c’erano 116 persone (contate) sotto le pensiline ad attendere il treno. Un’altra decina davanti alla biglietteria o al bar.  Parliamo dei viaggiatori. Non di chi alla stazione ci lavora (tassisti, ferrovieri, pulitori ecc…).

Ed è così, quasi tutti i giorni. Il lunedì e il venerdì, in certi orari, le persone che affollano i binari per partire o che sbarcano alla stazione di Chiusi sono anche di più. Al mattino, dalle 9,00 alle 13,00 in via Leonardo da Vinci, la via principale dello Scalo, si assiste ad una processione ininterrotta di turisti, per lo più in coppia, ma spesso anche in gruppi, che zaino in spalla e trolley in mano, si dirigono verso le agenzie di noleggio auto. Tutta gente scesa dai terni che poi si sparpaglia per la Val d’Orcia, il Lago Trasimeno, i centri storici più gettonati come Montepulciano, Pienza, Città della Pieve… Le stesse strutture ricettive di Chiusi Scalo sono quasi sempre al completo. E quest’anno, per tutta l’estate e anche in questo inizio d’autunno, si son visti più turisti anche a Chiusi, rispetto agli anni passati. Molti arrivano in treno.

La narrazione che la stazione di Chiusi sia una stazione morente, praticamente dismessa, non rispecchia la realtà. La realtà è che nonostante i tagli a treni e fermate, la soppressione del Frecciarossa che per 4 anni ha fatto scalo anche a Chiusi (con buoni risultati, considerando che erano negli anni del Covid), nonostante la sordità di Trenitalia alle proteste e sollecitazioni di sindaci, pendolari, comitati, nonostante le criticità dovute ad una manutenzione scarsa, nonostante la chiusura di servizi collaterali (l’edicola, la tabaccheria, il Dopolavoro ferroviario…) interni alla stazione, nonostante la dismissione del servizio merci e una gestione pessima e colpevole del patrimonio da parte di FS, la stazione di Chiusi-Chianciano terme ancora funziona. E funziona come una stazione importante quale è sempre stata. Con poche migliorie e pochi interventi, praticamente a costo zero, potrebbe funzionare anche di più.

Ripristinare la fermata del Frecciarossa e magari raddoppiarla cosa costerebbe? Tutti si affannano a promuovere il turismo slow, tutti parlano di valorizzazione del paesaggio, del rilancio o quantomeno della difesa delle aree interne e poi si grida allo scandalo se un Treno AV perde 11 minuti per entrare e uscire da una stazione come Chiusi, nella tratta Salerno-Milano e viceversa? Non scherziamo, anche perché è lo stesso tempo che perdono TUTTI i frecciarossa che fermano alla Medio Padana nei pressi di Reggio Emilia, pur essendo quella una stazione in linea sulla direttissima. Ripristinare qualche Intercity in più e qualche regionale veloce che consenta di arrivare a Roma e a Firenze in un’ora (come avveniva 15 anni fa) e non in 2 quanto costa alla FS se la risposta del mercato c’è? Oppure il treno ibrido diretto Siena- Chiusi-Roma, quanto costerebbe?

La stazione si chiama Chiusi-Chianciano Terme, è in provincia di Siena ed ha anche la linea per Siena (che è rimasta la stessa dell’800, neanche elettrificata), ma siccome a Siena della stazione di Chiusi-Chianciano gliene è sempre fregato poco o nulla, la chiave per rilanciare lo scalo chiusino anche come hub interregionale è il rapporto con l’Umbria e con la città di Perugia, che è più vicina di Siena, è più grande ed ha necessità di rompere un isolamento atavico.

Il tema è tornato di attualità anche nel Consiglio Regionale dell’Umbria. Si è tornati a parlare di un collegamento stradale veloce tra Perugia e Chiusi attraverso la SR 220 Pievaiola e un adeguamento della Sp 309 Moianese. Si è tornati a parlare di collegamenti bus fra i comuni del Trasimeno che potrebbero avere un “terminal” anche nei pressi della stazione di Chiusi il cui posteggio è a 100 metri dal confine umbro. Da Perugia si può arrivare a Chiusi in bus, ce ne sono diversi al giorno, e anche in treno, passando per Terontola. Se alcuni treni Perugia-Terontola fossero velocizzati e sincronizzati con le coincidenze per Chiusi, cosa non costosissima, l’intera tratta potrebbe essere coperta in un tempo di percorrenza accettabile intorno ai 60-70 minuti, considerando anche alcune fermate sul lago Trasimeno, a Magione, Passignano  e Castiglione del Lago.

Anche il sindaco di Magione Lagetti nei giorni scorsi è intervenuto sul tema delle infrastrutture e trasporti e pur non escludendo del tutto l’ipotesi stazione in linea a Creti o Rigutino, che comunque ritiene un errore, ha speso parole importanti a sostegno dell’opzione Chiusi, anche per l’alta velocità.

Lo abbiamo scritto tante volte: secondo noi la stazione di Chiusi-Chianciano dovrebbe avere nel nome anche un riferimento a Città della Pieve, al Trasimeno, all’Umbria. Perché una buona parte di Umbria l’ha sempre utilizzata e continua a farlo.

La settimana scorsa una delegazione del Comitato Opzione Zero è stata ricevuta e ascoltata da una Commissione del Consiglio Regionale dell’Umbria che ha mostrato attenzione. Secondo noi sarebbe opportuno che dopo il confronto a tavolino, i membri della commissione regionale umbra facessero anche un sopralluogo per verificare le distanze, il percorso, i tempi di percorrenza, per arrivare alla stazione di Chiusi da Perugia e dall’hinterland perigino, per verificare quanto disti dalla stazione il confine umbro, come è fatta la stazione, quali sono i suoi punti di forza e quelli di debolezza, quali servizi collaterali potrebbero trovarvi attuazione (il centro intermodale merci, per esempio), quali sono le “connessioni attuali” e come potrebbero essere migliorate e adeguate.

Il Comitato Opzione Zero avrà senz’altro invitato i consiglieri umbri. Se non lo avesse fatto, lo facciamo noi adesso. Se serve ci offriamo anche per fare da guida. Come Virgilio con Dante. D’altra parte la piazza della stazione è intitolata al sommo poeta e Dante stesso si rammaricava 700 anni fa della fine che Chiusi aveva fatto, come Luni, Urbisaglia e Senigallia…

Siccome siamo dell’idea che non si debba mai rassegnarsi al declino, nei panni del sindaco e dell’amministrazione comunale di Chiusi una cosa la faremmo da subito: obbligare le Fs e le sue strutture derivate a tenere gli edifici e i comparti di competenza ferroviaria (vedi l’ex dormitorio in via Manzoni, ma non solo) in condizioni decorose e di sicurezza. Cosa che non avviene. Basta passarci davanti, a piedi per rendersene conto.

Già Trenitalia, Rfi e compagnia cantante hanno danneggiato il territorio facendo passare la Direttissima, senza dare nulla in cambio, danneggiano la città tagliando i collegamenti e depauperando la stazione su cui peraltro hanno speso di recente fior di milioni, non possono arrecare ulteriori danni all’immagine, al decoro e alla sicurezza pubblica della città, tenendo le proprie strutture nel cuore dell’abitato in stato di degrado e abbandono con tutti i rischi che ne conseguono.

In nessun incontro di boxe c’è un pugile che picchia e uno che le prende e basta.

m.l.

Nelle foto: in bianco/nero la stazione e Piazza Dante negli anni ’50; le pensiline piene di viaggiatori sabato 1 novembre 2025. 

 

 

 

 

 

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