TOSCANA, GIANI VITTORIA NETTA. MA “MUTILATA”. IL “NON VOTO” PRIMO PARTITO
La Toscana rimane in mano al centro sinistra. Le elezioni regionali di domenica e lunedì hanno visto la vittoria netta del “campo largo” e di Eugenio Giani che dunque farà il bis. Giani ha battuto il candidato del centro destra Alessandro Tomasi 752.484 voti a 570.741 (53,92% contro il 40,90%). La terza candidata, Antonella Bundu (Toscana rossa), raggiunge con 72.322 voti personali il 5,18 per cento, ma la lista si ferma al 57.246 voti, pari al 4,56% , quindi sotto la soglia di sbarramento del 5% per entrare in Consiglio regionale. La lista della sinistra radicale sconta dunque il meccanismo “capestro” di una legge elettorale fatta apposta per favorire le aggregazioni maggiori, ma il risultato di Toscana Rossa e di Antonella Bundu è comunque superiore alle attese e un buon risultato, riportando più voti ad esempio del M5S (4,34%).
Però alle formazioni che fanno parte di coalizioni, secondo la legge toscana basta superare il 3% per concorrere alla ripartizione dei seggi.
Nel centro sinistra il Pd conquista il 34,43%, seguito dalla lista Casa Riformista (8,86%), AVS (7,01 con la “punta” del 37,6% a Sesto Fiorentino dove è primo partito) e Movimento 5 Stelle (4,34).
Nel centrodestra Fratelli d’Italia è il primo partito con il 26,78%, seguito da Forza Italia-Udc-Tomasi Presidente (6,17%), Lega (4,38%), “E’ ora. Lista civica Tomasi presidente” (2,37%) e “Noi moderati civici per Tomasi” (1,15%).
Entrano in consiglio (salvo riconteggi e ripescaggi), per la maggioranza, in ordine alfabetico: Brenda Barnini (Partito Democratico), Simone Bezzini (Partito Democratico) Matteo Biffoni (Partito Democratico) Filippo Boni (Partito Democratico) Francesco Casini (Eugenio Giani Presidente Casa Riformista), Bernard Dika (Partito Democratico), Federico Eligi (Eugenio Giani Presidente Casa Riformista) Lorenzo Falchi (Alleanza Verdi E Sinistra), Diletta Fallani (Alleanza Verdi E Sinistra), Alessandro Franchi (Partito Democratico), Irene Galletti (Movimento 5 Stelle), Massimiliano Ghimenti (Alleanza Verdi E Sinistra), Gianni Lorenzetti (Partito Democratico), Leonardo Marras (Partito Democratico), Antonio Mazzeo (Partito Democratico), Iacopo Melio (Partito Democratico), Alessandra Nardini (Partito Democratico), Mariuo Puppa (Partito Democratico), Simona Querci (Partito Democratico), Luca Rossi Romanelli (Movimento 5 Stelle), Stefania Saccardi (Eugenio Giani Presidente Casa Riformista), Vittorio Salotti (Eugenio Giani Presidente Casa Riformista), Serena Spinelli (Partito Democratico), Andrea Vannucci (Partito Democratico).
Per le forze di opposizione, oltre Alessandro Tomasi, siederanno sui banchi del consiglio (in ordine alfabetico): Marcella Amadio (Fratelli D’Italia), Alessandro Capecchi (Fratelli D’Italia), Jacopo Cellai (Fratelli D’Italia), Vittorio Fantozzi (Fratelli D’Italia), Jacopo Maria Ferri (Forza Italia-Udc-Tomasi Presidente), Claudio Gemelli (Fratelli D’Italia), Marco Guidi (Fratelli D’Italia), Chiara La Porta (Fratelli D’Italia), Luca Minucci (Fratelli D’Italia), Diego Petrucci (Fratelli D’Italia), Massimiliano Simoni (Lega Toscana Per Salvini Premier), Marco Stella (Forza Italia-Udc-Tomasi Presidente), Enrico Tucci (Fratelli D’Italia), Gabriele Veneri (Fratelli D’Italia), Matteo Zoppini (Fratelli D’Italia).
Nel dettaglio: in appoggio a Giani ci saranno 15 consiglieri Pd; 4 Casa Riformista; 3 Avs; 2 M5S; Con Tomasi, 12 consiglieri di Fratelli d’Italia; 2 Forza Italia-Udc; 1 Lega.
Questa la fotografia del risultato. A cui va aggiunto il dato più eclatante: la bassa affluenza alle urne, solo il 47,73 per cento degli elettori ha votato, quasi il 15 per cento in meno rispetto a cinque anni fa quando superò quota 62%. E’ il minimo storico per le elezioni regionali in Toscana. Alle prime, nel 1970, votò oltre il 95% degli aventi diritto.
La vittoria di Giani e del centro sinistra è netta e senza appello. Ma per il “campo largo” è comunque una “vittoria mutilata”, perché più del 52% di elettori astenuti è un segnale di malessere molto diffuso e di un distacco profondo tra la politica e il Paese reale. Con una percentuale così alta di NON VOTO, la sinistra ha poco da gioire.
Giani ha ottenuto una percentuale più alta di quella che ottenne nel 2020 (53,9 contro il 48,6), ma solo grazie al minor numero di votanti. In termini assoluti, infatti lo stesso governatore uscente ha preso 111.826 voti in meno di 5 anni fa. E allora non aveva l’appoggio di Avs e M5S, ma solo di Italia Viva, Più Europa e qualche listarella.
Il M5S in particolare ha pagato duramente la scelta di allearsi con il Pd: 55.158 voti pari al 4,34%, contro i 113.796 e il 6,4% del 2020.
Il campo largo insomma ha vinto, ma non ha convinto neanche tutti i potenziali elettori delle forze che ne fanno parte, e soprattutto non ha scalfito, neanche nella “civilissima e illuminista” Toscana e neanche dopo le manifestazioni oceaniche per Gaza, l’area dell’astensionismo. Del movimento pro-Pal forse qualcosa ha raccolto la lista Toscana Rossa di Antonella Bundu e qualcosa (forse) Avs. Il Pd no. Il partito di Elly Schlein mantiene pressoché intatta la % di 5 anni fa, ma perde per strada 126 mila voti. Non proprio noccioline: più di 1/4 del proprio elettorato. Saranno pure contenti la segretaria nazionale, Giani e compagnia cantante, ma nei fatti i Dem hanno poco da festeggiare. E molto su cui riflettere.
Unico dato incoraggiante, per il centro sinistra, è che la destra in Toscana non sfonda. Anzi arretra e lascia anch’essa per strada un bel po’ di consensi: precisamente 148.525 voti. La Lega passa dai 353.514 voti pari al 21,78% del 2020 ai 55.684, pari a 4,38%. Se è stato l’effetto Vannacci anche Salvini dovrà riflettere parecchio. C’è stato un bel travaso dalla Lega a Fratelli d’Italia che passa da 219.165 voti (13,50%) a 340.202 (26,7%).
In provincia di Siena il campo largo di Giani ottiene 58.622 voti, pari al 59,40%. Tomasi e centro destra si fermano a 36.096 voti pari al 36,57% e Antonella Bundu registra 3.975 voti, pari al 4,03% (voti alla lista 3.227, 3,56%).
Nel 2020 il Centro Sinistra, senza Avs e M5S, prese 67.365 voti (52,6%), quasi 9.000 voti in più.
Il M5S dimezza i propri consensi: da 7.466 (6,43%) a 3.346 (3.69%). Il Pd passa da 43.067 voti (37,16%) di 5 anni fa a 38.080 (5.000 voti in meno). Sorridono solo Avs (4.993 voti, 5,51%) e soprattutto la “Casa Rifomista” che va oltre il risultato di Italia Viva del 2020 con 8.239 (9,09%) contro 7.917 (6,83).
Quindi parlare di “strepitosa vittoria” o di “risultato eccezionale” da parte di esponenti del Campo Largo è quantomeno una lettura ottimistica. Per Pd & C. c’è davvero poco da festeggiare. Anche perché sul piano degli eletti, per la provincia di Siena è una debacle totale. Passano solo l’assessore uscente Simone Bezzini (Pd) e Enrico Tucci (Fratelli d’Italia). Restano fuori, per ora, Stefano Scaramelli, rimasto al palo nonostante l’ottimo risultato della lista Casa Rifomista, così come le uscenti Elena Rosignoli e Anna Paris, e pure Gabriele Berni, tutti del Pd; Bonella Martinozzi e Ilaria Gabrielli del M5S, Mauro Bianchi di Avs; l’ex sindaco di Chianciano Andrea Marchetti di Fratelli d’Italia e pure Gian Maria Rossi di Noi Moderati (protagonista però di una ottima performance nella sua Sarteano con quasi 300 preferenze personali). Qualcuno nel centro sinistra potrebbe rientrare in consiglio se qualche eletto dovesse essere chiamato a fare l’assessore.
Nelle file della maggioranza Siena passa dunque da 3 consiglieri regionali (e 1 assessore) a 1 consigliere e per il territorio non è certo una “splendida vittoria”. E anche su questo (cioè su come si scelgono le candidature) sarà bene che qualcuno rifletta. La riproposizione degli uscenti non si è rivelata una grande idea, evidentemente.
Quanto al territorio e ai temi locali su cui ha competenza la Regione, registriamo (positivamente) una dichiarazione a caldo di Irene Galletti, una dei due eletti del M5S, la quale commentando il voto e la sua possibile nomina ad assessore all’ambiente o alle infrastrutture, ha definito “imprescindibili” i 23 punti del Patto stipulato con il Pd che è poi diventato parte integrante del Programma di coalizione. Il punto 23 di quell’accordo è quello che parla dell’utilizzo delle stazioni di Arezzo e Chiusi anche per l’alta velocità. Quel termine “imprescindibili” suona rassicurante dopo l’intervista di Giani a La Nazione in cui il presidente (rieletto) spingeva invece per la Medio Etruria a Rigutino.
m.l.










Mi piace l’ impostazione dell’ analisi dei risultati basata sui voti assoluti e non sulle sole percentuali, in quanto è assai più veritiera circa l’ affezione dell’ elettorato a partiti e coalizioni. L’ affermazione di Giani era ampiamente prevedibile, ma in prospettiva nazionale il risultato del campo largo è preoccupante per via della pessima performance del M5S, i cui potenziali elettori in gran parte si astengono consapevoli che il loro voto fondamentalmente dona sangue al PD.E nelle grandi regioni del Nord i numeri sono e saranno e assai diversi. Anche il centrodestra ovviamente si deve preoccupare, in quanto i voti persi per strada sono tanti. In generale il fenomeno di un astensionismo di tali proporzioni non me lo so spiegare, vi sarà senz’ altro un distacco tra i palazzi della politica e il paese reale, ma per me molto è la convinzione (errata quanto radicata, specie nei giovani) che tanto chiunque vinca non cambia nulla. Non è esattamente così: chi vota e poi vince prende decisioni che riguardano tutti, e te che non ci sei andato non ti puoi nemmeno lamentare quando, ad esempio, la giunta di Perugia promuove i “pride” e organizza gemellaggi con il Burkina Faso invece che con Svizzera o San Mariano.
La percentuale è “drogata” dal numero dei votanti, meno gente vota e più le percentuali si alzano. I voti assoluti, invece danno l’esatta misura del consenso, delle avanzate e degli arretramenti. Del resto, i voti si contano e non si pesano diceva qualcuno che se ne intendeva.