L’UNIVERSITA’ DI SIENA E I FISCHI ALLA MINISTRA BERNINI: DENUNCIA AI PRO PAL? CGIL E VARIE ASSOCIAZIOINI INSORGONO. NON E’ ALLARME SICUREZZA, E’ ALLARME DEMOCRAZIA

giovedì 16th, ottobre 2025 / 10:34
L’UNIVERSITA’ DI SIENA E I FISCHI ALLA MINISTRA BERNINI: DENUNCIA AI PRO PAL? CGIL E VARIE ASSOCIAZIOINI INSORGONO. NON E’ ALLARME SICUREZZA, E’ ALLARME DEMOCRAZIA
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SIENA – Succede che pochi giorni prima del voto per le regionali un ministro del Governo Meloni, Anna Maria Bernini, vada in visita all’Università di Siena per assumersi il merito dell’arrivo nell’ateneo di alcuni studenti palestinesi. E succede, che studenti, studentesse e altre persone non l’accolgano con il tappeto rosso, ma con fischi e slogan contro il supporto del governo italiano allo stato genocida di Israele. La contestazione è rumorosa, ma pacifica. D’altra parte in Italia il diritto al dissenso e alla manifestazione di esso è garantito dalla Costituzione.  La ministra Bernini però non l’ha presa bene e dai piani alti arriva la minaccia di denuncia penale per i contestatori, in particolare verso il Comitato Palestina Libera, individuato come soggetto promotore della protesta. Guai a fischiare un ministro. L’obbedienza non è più una virtù scriveva Don Milani. Il diritto al dissenso è ancora un diritto? la Costituzione della Repubblica vale, ma “solo fino ad un certo punto”, come il diritto internazionale, secondo Tajani?
La domanda se la sono posta la Cgil Siena e altre associazioni della città del palio e della provincia, che nelle proteste non vedono un attacco alla sicurezza, ma nella minaccia di denuncia verso i pro Pal, e in altri provvedimenti del governo Meloni,  vedono un attacco alla democrazia e alle libertà sancite dalla carta costituzionale. Compresa quella, appunto, di dissentire e di manifestare.
Questo il testo affidato alla stampa da Cgil e Associazioni:
La Costituzione italiana riconosce il diritto di manifestare il proprio pensiero, col solo limite della lesione manifesta della dignità. Non spetta allo Stato definire se le opinioni espresse siano ‘giuste’ o ‘sbagliate’. Il diritto al dissenso e alla protesta è un elemento fondante di una democrazia solida.
Invece assistiamo con preoccupazione a una sempre più insidiosa minaccia alle libertà costituzionali, espressa ad esempio con le proposte di legge a firma del Senatore Gasparri e di Senatori della Lega, che per combattere l’antisemitismo lo equiparano all’antisionismo, concetto che appartiene al campo della critica politica e nulla ha a che fare con l’intolleranza o l’istigazione all’odio.
Con il ‘decreto rave’ prima e il ‘decreto sicurezza’ dopo, il Governo Meloni ha smontato pezzo dopo pezzo il diritto di protestare e di esprimere il dissenso. In Italia è diventato pericoloso manifestare e sempre più spesso la forza è usata in modo eccessivo e ingiustificato. Chi protesta è oggetto di criminalizzazione da parte delle forze politiche di Governo e succede che si provi ad impedire l’esercizio del diritto di sciopero, attraverso inaccettabili dichiarazioni di illegittimità, che si avalli la violazione del diritto internazionale da parte di un Governo criminale che arresta, vessa, picchia e umilia cittadini italiani impegnati in missioni umanitarie, che si costruisca una narrazione di criminalizzazione delle piazze pacifiche con milioni di persone invece di ascoltarne la voce.
In questo clima di crescente repressione e criminalizzazione del dissenso, arriva la minaccia di denuncia nei confronti del Comitato Palestina Siena, di cui fanno parte tra gli altri anche tante studentesse e studenti dell’Ateneo, che ha contestato pacificamente la Ministra Bernini durante la sua recente visita, del tutto inopportuna a due giorni dal voto, all’Università degli Studi di Siena per intestarsi il merito, in piena campagna elettorale, dell’arrivo degli studenti palestinesi, arrivo che è invece il risultato della pressione costante delle mobilitazioni studentesche e del lavoro incessante degli uffici e dei dipartimenti dell’Ateneo, e non certo dell’inerzia del Governo.
Ci aspettiamo che l’Università sappia dimostrare quali sono il suo ruolo e il suo mandato: favorire la dialettica politica, lo spirito critico, la pacifica circolazione delle idee, comprese quelle che non piacciono al Governo.
Il documento è firmato da Cgil, Anpi, Arci, Libera, Rete senese contro il riarmo, Siena Futura, Forum per la pace Valdelsa, AllertaMedia, Laboratorio Left, Spazio Livi, Verso Lab, Archivio Udi, Centro Culturale delle Donne Mara Meoni, Non Una di Meno, Auser, Nuova associazione culturale Ulisse, Oltremani, Rete SiSolidal, Sunia, CDC Siena, Arcigay Siena-Movimento Pansessuale, Punto8, Serpe Regolo.
Come giornale primapagina condividiamo l’allarme e ci associamo all’appello.
Nella foto (Gazzetta di Siena), un momento della contestazione alla ministra Bernini.
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