LE ELEZIONI E LE PIAZZE PER GAZA: PERCHE’ LA GENTE MANIFESTA MA NON VOTA

martedì 07th, ottobre 2025 / 11:24
LE ELEZIONI E LE PIAZZE PER GAZA: PERCHE’ LA GENTE MANIFESTA MA NON VOTA
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Poco più del 40% di affluenza alle urne, 16 punti di vantaggio per il candidato del centro destra su quello del “campo largo” del centro sinistra. Il primo era il chiacchierato Occhiuto, dimessosi per motivi giudiziari e poi ricandidato (si mormora che abbia fatto tutto lui, per farsi ricandidare dati i tempi stretti), il secondo il presentabilissimo Tridico, già presidente dell’Inps, M5s, calabrese di origine, ma forse – anzi, senza forse – del tutto scollegato dalla situazione della Calabria. E infatti mentre i sondaggi lo davano dietro di 8 punti e in ripresa, le urne gli hanno recapitato un -16 impietoso. Una debacle che fa il paio con quella che il campo largo ha subito nelle Marche due settimane fa.
Molti commentatori, sui social e in Tv scomodano una famosa frase di Pietro Nenni, quando era segretario del Psi: piazze piene, urne vuote. Allora Nenni si riferiva al fatto che Pci e Psi riempivano le piazze con scioperi e manifestazioni, poi alle elezioni vinceva sempre la Dc. Adesso il riferimento è alle manifestazioni di questi giorni e di queste settimane per Gaza e per la Flotilla.  Manifestazioni oceaniche, in tutte le città e anche in molte cittadine medio piccole e paesi al nord, al centro, al sud. Comprese le Marche e la Calabria.  Come mai quel “movimento” che non si vedeva da almeno 30 anni, non si è tradotto e non si traduce in voti, per le forze politiche che in qualche misura lo appoggiano?
Il motivo è abbastanza semplice. Il movimento proPal, al di là di ciò che può apparire o che i Media mainstream raccontano, non è affatto una proiezione dei partiti di opposizione Pd, M5S, Avs ecc. E neanche della Cgil, che si è decisa a fare lo sciopero generale  dopo le 80 e passa  manifestazioni del 22 settembre convocate dai Cobas. Senza quello scossone probabilmente Landini non lo avrebbe fatto. E anche lo sciopero generale del 3 ottobre non era indetto solo dalla Cgil, ma anche da USB, di cui nessuno parla e che probabilmente ha rappresentato la parte maggioritaria dei cortei. Cortei nei quali si sono rivisti, dopo tanto tempo, anche i giovani e i giovanissimi, gli studenti delle scuole superiori.
E gli studenti sono un corpo del tutto estraneo alla politica dei politici. Quelli che hanno l’età per votare (18-19 anni) e anche i loro amici più grandicelli (20-25) sono una fetta assai consistente del “non voto”, soprattutto alle amministrative. Possono avere come modello Greta Thunberg, non certo Elly Schlein, Conte o Fratoianni e consorte. Dei leaders del centro sinistra conoscono a malapena il nome. Forse. Non è detto. Sono scesi in piazza convinti per la Flotilla perché la Flotilla era un “atto concreto”, una “azione umana” prima ancora che umanitaria, contro un genocidio, possono farlo per questioni ambientali, ma sono generalmente schifati o del tutto avulsi dalle fumosità e dalle ambiguità della politica, anche quella della sinistra che ha balbettato sulla guerra e sul riarmo ed è vista non come una alternativa reale e credibile, ma al massimo come la faccia meno sporca della stessa medaglia.
Tra pochi giorni, domenica 12 e lunedì 13 si voterà in Toscana: i sondaggi danno in vantaggio Eugenio Giani del centro sinistra su Alessandro Tomasi del centro destra. I giovani e i giovanissimi andranno a votare? Anche in questo caso non è detto. La campagna elettorale è filata via quasi impercettibile Iniziative pochissime e quasi tutte sottotraccia. In Valdichiana e dintorni, al di là delle strette di mano e delle “comparsate” di Stefano Scaramelli, presente ovunque, anche alla partita della Pianese di cui, probabilmente, prima ignorava l’esistenza e la categoria, si è visto qua e là l’assessore uscente alla sanità Bezzini, che però ha incontrato quasi esclusivamente pensionati e associazioni del volontariato e operatori sanitari, sempre o quasi in ambienti circoscritti, protetti, settoriali. Per il resto il nulla cosmico. La destra ha mandato avanti senza troppi clamori la faccia presentabile dell’ex sindaco di Chianciano Marchetti;  la lista antagonista Toscana Rossa di Emanuela Bundu non pervenuta. Neanche mezzo manifesto. Neanche un gazebo.
Ai giovani e giovanissimi non ha parlato nessuno, neanche en passant. Chi dovrebbero votare i 18-20 enni? Ma anche i 30-40enni appaiono piuttosto spaesati, nonostante figure come Elly Schlein o Elisabetta Piccolotti o lo stesso Tomasi del centro destra per esempio siano più o meno della stessa fascia di età…
Per quanto riguarda le elezioni regionali, c’è anche un altro problemino. Le Regioni non sono percepite come enti locali utili e vicini ai cittadini, ma come uno stipendificio facile per miracolati dalla politica, 15 mila euro al mese per fare poco o niente per i territori, insomma solo come centri di potere  – fittizio, perché nella realtà i consiglieri regionali non hanno grandi possibilità di incidere sulle questioni concrete – e macchine per fare carriere e sistemarsi per la vita creando sacche di consenso interessato alle prebende, non all’idea.
Il “non voto” dipende  anche da questo. E non basta presentare candidati rispettabili e presentabili, le dinamiche elettorali rispondono ad altre logiche, hanno poco a che vedere con le capacità o l’onestà dei candidati (altrimenti in Calabria avrebbe vinto Tridico) e spesso, quasi sempre, anche le candidature vengono decise secondo logiche che hanno poco a che vedere con le virtù, e molto di più con l’obbedienza. Ma come ebbe a scrivere Don Lorenzo Milani, l’obbedienza non è una virtù.
Cercare di fare equazioni semplicistiche tra le piazze pro Gaza e le elezioni regionali a macchia di leopardo può risultare un esercizio non solo poco utile a comprendere ciò che avviene, ma anche dannoso, perché le due cose non sono sovrapponibili. E – come già detto – non sono sovrapponibili nemmeno il movimento pro Pal oceanico e il “campo largo” del centro sinistra. Il movimento è spontaneo, dal basso, è molto più largo del campo largo e quest’ultimo non può pensare di metterci il cappello.
Così come è sbagliato e fuorviante puntare i riflettori sulle frange assolutamente minoritarie, marginali e isolate dagli stessi manifestanti, che in qualche corteo hanno inneggiato ad Hamas, al 7 ottobre o hanno sfasciato qualche vetrata. Il governo e la destra, anche quella che si agita sui social e basta, hanno giocato molto su questi episodi cercando di criminalizzare, sminuire e denigrare non solo gli equipaggi della Flotilla, lo sciopero come forma di lotta e di pressione, tutto il movimento che ha visto in piazza milioni di persone, a più riprese, giorno dopo giorno. E che continuerà.  Fanno i gradassi perché nonostante questo hanno vinto in due regioni, ma sono nervosi i ministri e i caporali meloniani, perché hanno capito che quei milioni in piazza non erano in piazza contro di loro (molti nemici, molto onore), ma contro cose più serie e più importanti.
m.l.
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