LA TREGUA NON E’ ANCORA LA PACE. SABATO ORE 17,00 A CHIUSI SCALO ANCORA UN FLASH MOB PER FERMARE LE ARMI, OVUNQUE CI SIA UN CONFLITTO

venerdì 17th, ottobre 2025 / 11:38
LA TREGUA NON E’ ANCORA LA PACE. SABATO ORE 17,00 A CHIUSI SCALO ANCORA UN FLASH MOB PER FERMARE LE ARMI, OVUNQUE CI SIA UN CONFLITTO
0 Flares 0 Flares ×

CHIUSI – Servono ancora le manifestazioni e i flash mob per Gaza? Di sicuro molti penseranno di no. Perché ora a Gaza il genocidio è finito e hanno firmato la pace. Anche sabato scorso, mentre in piazza Garibaldi a Chiusi Scalo si  teneva l’ennesimo flash mob pro Palestina, a tregua proclamata, qualcuno, passando senza fermarsi, sussurrava “questi non hanno visto il Tg, la guerra è finita, che le fanno a fare ‘ste piazzate?” oppure “sono come il giapponese rimasto trent’anni nella jungla a difendere un bidone vuoto…”

Non è esattamente così. A Gaza Israele e Hamas hanno firmato un patto di tregua. Ma la pace non c’è, la pace è un’altra cosa. La pace è l’accettazione del diritto all’esistenza di due popoli in due stati. C’è un cessate i fuoco, ufficialmente, ma a Gaza si continua a morire. I soldati dell’Idf (Israele) continuano a sparare e a uccidere i palestinesi, ci sono notizie di morti ammazzati anche ieri e nei giorni precedenti. Hamas arresta quelli che ritiene essere dei presunti collaborazionisti e li fucila sul posto, in strada con un colpo alla nuca dopo averli fatti inginocchiare. Ci sono i video diffusi dagli stessi miliziani di Hamas. E i valichi come quello di Rafah, da cui, secondo gli accordi, dovrebbero entrare gli aiuti umanitari per la popolazione palestinese non sono ancora aperti o lo sono parzialmente e i camion con viveri, medicinali, acqua, attrezzature, sono fermi, in attesa… E la gente continua a morire anche di fame, di sete, di infezione…

I giornali e le tv mainstream ormai parlano più che altro dei soldi che serviranno e di chi dovrà fare la ricostruzione della Striscia di Gaza, dove città e villaggi sono ormai solo un ammasso di macerie. Stanno lanciando la volata agli “avvoltoi” pronti a mettere le mani sul business immobiliare sotto la regia, tutt’altro che disinteressata e super partes, di Trump e Tony Blair.

Non c’è ancora una forza di interposizione e di pace, non c’è il riconoscimento della legittimità di uno Stato palestinese nell’area, da parte di Israele e degli Usa e non c’è neanche il riconoscimento della legittimità dello stato di Israele da parte di Hamas e dei altri Paesi arabi. Nella striscia di Gaza le macerie degli edifici, degli ospedali, delle fabbriche, dei depositi di carburante e prodotti industriali e chimici sono un immenso “campo minato” (tra l’altro pieno di ordigni e fonti di possibili esplosioni e pieno di vittime dei bombardamenti da tirar fuori da sotto i detriti) e anche un territorio di 365 kmq (poco più della metà della Valdichiana senese per capirci, 3 volte il lago Trasimeno) devastato e contaminato da agenti inquinanti di tutti tipi. Ci vorranno decenni per bonificare e renderlo di nuovo vivibile, secondo gli standard internazionali. Nella Striscia vivono oltre 2 milioni di palestinesi per i quali si profila una soluzione, tipo quella degli indiani d’America: quasi completamente sterminati e i sopravvissuti chiusi in una “riserva”, senza però  un Tex Willer-Aquila della Notte a difenderli.

Certo sempre meglio della soluzione finale che avevano in mente Netanyahu e i suoi ministri. Non solo: la tregua e il cessate il fuoco riguardano la Striscia di Gaza, non la Cisgiordania, dove i coloni israeliani spalleggiati dai soldati continuano a sradicare gli ulivi, a occupare terreni, a uccidere e rubare pecore e capre dei palestinesi...

Ecco, per tutto questo è giusto e necessario continuare a manifestare, nonostante la tregua. Meglio il cessate il fuco e un accordo parziale che la prosecuzione del genocidio fino all’ultimo palestinese, ma la pace vera è ancora lontana in Medio Oriente e la voce forte che si è alzata dalle piazze d’Italia e di tutto il mondo ha avuto senza dubbio il suo peso. Trump ha convinto Netanyahu a cessare il fuoco perché mai Israele si era trovata in un tale isolamento rispetto all’opinione pubblica mondiale, anche quella dei Paesi amici e alleati. E gli Usa erano sulla stessa barca.

Quindi domani, sabato 18 ottobre, alle ore 17,00 a Chiusi Scalo saremo di nuovo in piazza Garibaldi. Per un altro flash mob per la pace. Per la pace a Gaza, in Cisgiordania e dovunque ci sia un conflitto in atto: dall’Ucraina allo Yemen,  al sud Sudan… Nel mondo sono 56 le guerre che in questo momento si stanno combattendo tra eserciti o tra fazioni interne di vari Paesi. E la minaccia di una escalation fino al conflitto globale nucleare incombe pesantemente. Se gli Usa forniranno i devastanti missili Tomahawk a lungo raggio all’Ucraina, per colpire in profondità la Russia, Putin prenderebbe la cosa come una dichiarazione di guerra diretta della Nato alla Russia. Facile immaginare le conseguenze. Putin e Trump si incontreranno a breve (lo ha detto Trump). Così come è stato fatto un primo passo per Gaza, speriamo si faccia un primo passo anche per far cessare la guerra in Ucraina.

Chiaro che non ascolteranno le voci del flash mob di Chiusi Scalo, ma far sentire la voce e la presenza della gente, anche quella di piccoli centri, delle periferie, a chi governa il nostro Paese, a chi decide di inviare o meno armi, a chi in Parlamento deve votare certe risoluzioni è importante e alla fine non è ininfluente. Dà la misura di un movimento che ormai è vastissimo e travalica la politica. E’ altra cosa rispetto alla politica dei partiti. Il voto nelle Marche, in Calabria e in Toscana lo ha dimostrato ampiamente. Manifestare, anche silenziosamente, non serve solo a mettersi la coscienza in pace. Serve a fare pressione, serve a far capire a chi decide che certe decisioni le possono anche prendere “but not in our name”.

Il flash mob non è organizzato e convocato da primapagina, ma noi ci saremo.

I promotori sono persone di vario orientamento e di diversa formazione politico-culturale, laiche e cattoliche (ci sono anche le suore missionarie della comunità delle Piccole Sorelle, attivissime su questi temi, da sempre, in tutte le parti del mondo; ci sono docenti ed ex docenti di scuola superiore, operatori dell’informazione, esponenti dell’associazionismo…), animate solo da spirito comunitario e pacifista.

Molti domenica scorsa hanno partecipato alla Marcia della pace Perugia-Assisi che ha registrato una adesione senza precedenti, si parla di 200 mila persone, un fiume umano lungo più di 20 km. I flash mob sono iniziative pressoché improvvisate, fatte all’impronta, convocate con il tam tam del passaparola e sui social, non presuppongono par6tecipazioni oceaniche, ma ci piacerebbe vedere, come qualche volta è avvenuto, insieme a noi i giovani che erano ad Assisi, qualche esponente dei sindacati che hanno organizzato la grandiosa manifestazione del 3 ottobre e quelle precedenti, qualche esponente dei partiti che si sono espressi contro il genocidio dei palestinesi e per la Palestina libera, ma anche per una pace giusta in Ucraina, i volontari delle varie associazioni impegnate nell’accoglienza di profughi e migranti, questione non certo avulsa dalle guerre in atto… Insomma ci piacerebbe essere in tanti. Ma già il fatto di (ri)trovarci insieme tra atei praticanti e suore, ex o post comunisti e volontari dell’associazionismo cattolico, studenti e professori, lavoratori e lavoratrici e pensionati, ci fa sentire una moltitudine.

Ci vediamo sabato, in piazza Garibaldi a Chiusi Scalo alle 17,00.

m.l.

0 Flares Twitter 0 Facebook 0 Google+ 0 Email -- LinkedIn 0 Pin It Share 0 0 Flares ×