INCENDIO ALLA CASA DEL POPOLO DI ABBADIA DI MONTEPULCIANO: UNA STORIA LUNGHISSIMA E QUELLA PUZZA DI ATTENTATO. COME A MOIANO NEL ’74
MONTEPULCIANO – Non è ancora chiara l’origine dell’incendio che nella notte tra venerdì e sabato ha devastato la Casa del Popolo di Abbadia di Montepulciano distruggendo parte della struttura e l’archivio storico che vi era custodito. Come abbiamo già scritto in altro articolo l’ex sindaco di Firenze e deputato europeo del Pd Dario Nardella che avrebbe dovuto tenervi una iniziativa del partito in vista delle elezioni regionali del 12 e 13 ottobre, ha commentato il fatto con una frase che adombra, senza girarci troppo intorno, la possibilità che non si sia trattato di una fatalità: “Auguriamoci che non sia un incendio doloso anche se tutto fa pensare che lo sia. Ci aspettiamo che le indagini dei Carabinieri si svolgano rapidamente per individuare eventuali responsabili”. Quel “tutto fa pensare che…” lascia intendere che già ieri, con le macerie ancora fumanti, e mentre Vigili del Fuoco, forze dell’ordine e militanti stavano facendo i primi rilievi e i primi interventi per mettere in sicurezza lo stabile, qualche elemento in tal senso fosse già evidente. Altrimenti un politico navigato come Nardella si sarebbe avventurato in una dichiarazione simile? Il fatto che fosse a Montepulciano per fare campagna elettorale, non autorizza a pensare che abbia provato a sfruttare la situazione per scaldare un po’ gli animi.
Del resto, alcuni militanti della sinistra poliziana e cittadini di Abbadia riferiscono che di recente la stessa Casa del Popolo era stata oggetto di atti vandalici forse anche intimidatori: un furto di bevande e di una cassetta per gli attrezzi e il danneggiamento dei teloni dei gazebo utilizzati per iniziative e feste popolari. E se il furto può essere stato una “bravata”, magari per farsi una bevuta gratis, i teloni squarciati con un coltello richiamano altre storie e fanno pensare ad un atto più “politico”. Ad uno “sfregio”.
In Valdichiana non sono tantissime le Case del Popolo. Quella di Abbadia di Montepulciano però è una delle poche ed è, come hanno scritto in tanti in queste ore, un luogo storico della sinistra. Molti hanno ricordato i tempi in cui la Casa del Popolo di Abbadia era anche bar, circolo ricreativo, discoteca, sala Tv, quindi luogo di aggregazione, di “comunità” e anche di identità di un territorio. E luogo di memoria, per l’archivio che custodiva e per le storie umane, politiche e civili che vi sono passate dentro.
La Casa del Popolo di Abbadia di Montepulciano evoca per esempio i tempi delle grandi lotte contadine e mezzadrili della Valdichiana, dal biennio rosso del 1920-21 agli scioperi degli anni ’50 che fecero epoca facendo discutere più volte anche il parlamento. Abbadia è nel cuore della Valdichiana, dove c’erano le grandi fattorie prima granducali poi padronali. E nella casa del popolo si riunivano i comunisti, i socialisti, ma anche la lega dei mezzadri, che si batteva per patti agrari meno vessatori e più equi, per condizioni di vita e di lavoro più dignitose. I contadini del “Capannone” e dei poderi della Fila, per esempio, quella lunga sequela di “leopoldine” che dalla zona di Valiano arriva fin quasi a Bettolle. Donne e uomini che percorrevano quella strada bianca e dritta tra filari di gelsi, in bicicletta o sui carri coi buoi, per andare a lavorare nei campi. A spaccarsi la schiena e le mani… Gente ruvida e solidale che “in Chiana” aveva imparato anche a pescare con il forchettone i pesci e le anguille che risalivano i fossi e i canali di bonifica, dai laghi di Chiusi e Montepulciano: il Canale Maestro coi suoi “allaccianti” passa proprio di lì…
Abbadia è una frazione (di Montepulciano) così come è una frazione Moiano (di Città della Pieve). Le case del Popolo era più facile trovarle nelle frazioni, dove erano più numerosi i contadini, che non nei centri storici dove invece abitava la borghesia urbana e anche una certa “nobiltà”. E le case del popolo pur decentrate, in una società ancora largamente agricola, diventavano punto di riferimento per tutti. Ad Abbadia, come a Moiano.
Presto, certamente, per arrivare a conclusioni sulla natura dell’incendio che ha devastato la struttura di Abbadia, ma è indubbio che il fatto evochi il ricordo di quella bomba che nella notte fra il 22 e il 23 aprile del ’74 esplose all’ingresso della Casa del Popolo di Moiano. Stavolta, ad Abbadia, alla vigilia delle elezioni europee e di una iniziativa di campagna elettorale del Pd, nel mezzo delle giornate dello sciopero generale e delle manifestazioni per Gaza, allora, a Moiano, alla vigilia del 25 aprile e del referendum sul divorzio che fu una battaglia civile epocale e nel mezzo della “strategia della tensione”.
Non diamo per scontato che l’incendio sia stato appiccato da qualcuno, e che dunque sia un atto doloso di natura politica, ma il pensiero a quello scoppio del ’74 ci va da solo. Inevitabilmente. Qualcuno ipotizza che le fiamme si siano originate dal corto circuito di un grosso frigorifero, completamente bruciato. Ma circola voce ad Abbadia di Montepulciano che le telecamere di sorveglianza poste nei dintorni abbiano fissato immagini di due persone con il passamontagna che si aggiravano vicino al portoncino della struttura. Chi erano, cosa ci facevano lì, perché il passamontagna?
La storia dell’esplosione del ’74 a Moiano l’abbiamo raccontata di recente nello spettacolo teatrale intitolato appunto “La bomba” presentato tra l’inverno e l’estate scorsa in diversi comuni della zona e anche in altre parti d’Italia; la storia della Casa del Popolo di Abbadia di Montepulciano l’ha invece raccontata l’amico Alessandro Angiolini, fratello del sindaco di Montepulciano, ex assessore a sua volta e anche ex collaboratore di primapagina, in un libro, “La casa del popolo e la casa del fascio ad Abbadia di Montepulciano”, un volumone di 300 pagine per le edizioni Polis corredato di una interessante rassegna fotografica e documentale che testimonia anche visivamente l’importanza sociale e politica di quel luogo. E rimane come testimonianza scritta preziosa, adesso fondamentale, dato che l’archivio storico della Casa del Popolo è andato in fumo, distrutto dall’incendio.
Di sicuro la struttura verrà ricostruita. I partiti di sinistra non sono più quelli di un tempo, le leghe contadine non ci sono più, ma quando succede un fatto del genere la solidarietà e un certo senso di appartenenza rispuntano fuori. I contributi non mancheranno, come è accaduto e sta accadendo dopo l’incendio, causato da un fulmine, che ha distrutto il magazzino-archivio del Teatro Povero di Monticchiello ad agosto. La gente della Chiana è ruvida. Ma sa rimboccarsi le maniche e anche metter mano al portafogli, anche quando il portafogli non trabocca di soldi e di carte di credito.
Marco Lorenzoni









