I DUBBI DI TRUMP SUI TOMAHAWKS ALL’UCRAINA E QUEL COLONNELLO SOVIETICO CHE NELL’83 SALVO’ IL MONDO DALLA GUERRA NUCLEARE
Il presidente Usa Donald Trump ha detto chiaramente a Zelensky che al momento non è intenzionato a fornire i missili Tomahawks all’Ucraina. Pare che l’incontro tra il number one americano e il suo omologo ucraino si sia concluso bruscamente. “Vediamo cosa succede la prossima settimana” avrebbe detto Trump a Zelensky, riferendosi probabilmente al faccia a faccia già fissato con Putin a Budapest. La questione dei micidiali missili Tomahawks a lungo raggio, che il leader dell’Ucraina vorrebbe dagli Usa per poter colpire la Russia in profondità, ma che potrebbero scatenare la reazione russa e quindi il conflitto globale nucleare, riporta alla memoria un fatto avvenuto il 26 settembre del 1983.
Quel giorno la guerra nucleare si sfiorò veramente. Molto più da vicino che nel 1961 per la storia dei missili a Cuba.
Fu solo sfiorata ed evitata solo per il sangue freddo di un uomo. Un ufficiale sovietico. Il suo nome è Stanislav Petrov. All’epoca era un ufficiale dell’Areonautica militare dell’Unione Sovietica. Suo padre pilotava aerei da caccia durante la seconda guerra mondiale. Lui era assegnato alla Difesa antiaerea. Più precisamente all’organizzazione che sovrintendeva al nuovo sistema di allarme precoce che doveva rilevare i lanci di missili balistici da parte dei paesi NATO.
Intorno alla mezzanotte del 26 settembre 1983 il tenente colonnello Petrov, di stanza alla base militare sovietica Serpukhov-15 ove vengono analizzati i segnali dei satelliti Oko, adibiti alla localizzazione di missili nemici, è davanti ad uno schermo che rileva 5 missili intercontinentali con testate atomiche diretti verso l’URSS. Analizzando l’evento rilevato, contravvenendo ai protocolli, non comunicò la segnalazione ai superiori evitando così una immediata risposta sovietica.
Quell’allarme gli sembrò in qualche modo inattendibile. Ritenne infatti che, qualora gli Stati Uniti avessero voluto attaccare l’URSS con missili balistici a lungo raggio, non avrebbero usato solo 5 testate. Ma molte di più. Petrov dunque non attivò le procedure di difesa. Attese qualche secondo, poi qualche minuto, probabilmente con il cuore in gola. Attese il tempo che sarebbe servito a quei 5 missili Usa per colpire la Russia. Non fece squillare il famoso telefono rosso per attivare lo scudo difensivo e lanciare missili verso gli Usa o altri paesi Nato.
I missili americani non arrivarono a bersaglio, né furono intercettati. Semplicemente perché non esistevano. L’allerta era scattata infatti a causa dei riflessi del sole sulle nubi, cosa che avrebbe ingannato i satelliti sovietici di sentinella, i quali avevano codificato quei bagliori come lanci missilistici.
Ma se Petrov avesse attivato, come avrebbe dovuto fare, i protocolli di risposta, sarebbero partiti davvero missili sovietici verso gli Stati Uniti, scatenando la terza Guerra mondiale, stavolta nucleare. Se avesse rispettato gli ordini superiori avrebbe dovuto pigiare quel bottone. Non lo fece, si fidò più del suo intuito e della sua esperienza e di una ragionamento, che dell’allarme fatto scattare dal sistema satellitare di difesa. Si assunse una pesantissima responsabilità, decidendo di aspettare quegli interminabili secondi. Ebbe ragione. E per fortuna quella notte del 26 settembre 1983 c’era lui davanti a quello schermo e non un altro militare che avrebbe potuto essere più zelante e ligio ai protocolli. Capita raramente che l’uomo giusto si trovi nel posto giusto, al momento giusto. Ma può capitare.
L’episodio è rimasto “secretato”, come era nello stile dell’Urss, fino al 1988, quando nell’era della “glasnost” di Gorbacev, un generale sovietico definì Stanislav Petrov “l’uomo che ha salvato l’umanità”.
In effetti con quella scelta di aspettare e non attivare la risposta, assumendosi la responsabilità del gesto, il tenente colonnello Petrov evitò lo scontro diretto Urss-Nato. Scelse la cautela di fronte ad un segnale dubbio, al posto del più comodo “alibi” dei protocolli e degli ordini superiori cui, da militare, avrebbe dovuto uniformarsi. La “ponderazione” umana in quel frangente ebbe la meglio sulla fredda analisi dei sistemi informatici di difesa. Nel 1983 Wladimir Putin era un funzionario del Kgb. Petrov, che era nato a Vladivostock nel 1939, è morto nel 2017 di polmonite. La sua storia è nota, ma non troppo. Non al grande pubblico. Era russo, anzi sovietico. Se fosse stato americano o inglese, avrebbe probabilmente la faccia scolpita sul monte Rushmore e il suo gesto si studierebbe a scuola.
Adesso che ogni giorno giornali e tv e anche esperti militari occidentali fanno a gara a chi vede più droni russi sui cieli della Polonia, della Scandinavia, dei Paesi baltici e del resto d’Europa, faremmo bene tutti a tenere a mente la “lezione” di Stanislav Petrov, tenente colonello dell’aeronautica sovietica, che nell’83 solo con un ragionamento elementare e un pizzico di cautela evitò al mondo la guerra nucleare.
m.l.
Nella foto (Culturificio.org): Stanislav Petrov nell’ultimo periodo della sua vita.










È morto in povertà. Il coraggio spesso si paga. A suo tempo proposi che gli venisse intitolata una strada qui da noi.
L’Unione Sovietica, seppur con 5 anni di ritardo, lo elevò a rango di eroe: L’uomo che ha salvato l’umanità. All’epoca si parlava di disarmo, poi cadde il muro di Berlino e l’Impero Sovietico si disintegrò. Ad un certo punto, c’era già Putin al timone, si parlava di Russia (ormai non più Urss) nella Nato… Putin era amico dei governanti europei liberal democratici, Berlusconi in testa, che non lo consideravano certo una minaccia, quanto piuttosto uno di loro su cui fare affidamento per accaparrarsi le immense risorse russe… Oggi Putin è un spauracchio, la Russia è tornata ad essere “l’impero del male” eppure i personaggi sono più o meno gli stessi di allora…
https://www.chiusiblog.it/?p=40017
Condivido ovviamente i dubbi sulla fornitura di missili Tomahawk per evitare una pericolosa escalation del conflitto, anche perchè si tratta di armi che, per funzionare, necessitano in tutto e per tutto di personale militare americano, non è che vengono mandati là e gli ucraini possono fare da sè. Quindi ci sarebbe un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti, qualcuno a Trump verosimilmente l’ avrà spiegato.
Ma in ogni caso, missili a lungo raggio o no, la Russia in ogni caso non può sostenere la guerra a lungo, in quanto è ormai definitivamente chiaro che non riesce più ad avanzare, e quei pochi chilometri quadrati di territorio in Dombass guadagnati negli ultimi due anni hanno avuto costi umani, di mezzi e di finanze a dir poco spropositati, e insostenibili, tali che per raggiungere gli obiettivi prefissati occorrerebbero decine di anni. Perfino analisti militari come Campochiari e il Gen. Capitini, che non hanno mai fatto mistero sulla parte da cui stanno, hanno smesso di dire che per l’ Ucraina il destino è segnato (avevano cominciato a dirlo 3 anni fa…). Io di questioni militari e geopolitiche capisco poco, ma non vedo alternative al congelamento del conflitto lungo la linea del fronte.
Quello tra Ucraina e Russia, per dispiegamento di uomini, mezzi e tecnologie mai sperimentate prima sul campo, è un conflitto che per molti aspetti non ha precedenti nella storia.
Di sicuro non serve essere analisti militari più o meno sedicenti nè tali per poter dire che è una cosa diversa dalla guerra con la Libia, l’Iraq o l’Afghanistan (per citare solo le ultime in ordine di rilevanza strategica e mediatica).
Non è una guerra di devastazione, nella quale i bombardieri spianano la strada all’artiglieria e alla fanteria distruggendo uomini che si vedono arrivare la morte dall’alto, ma un conflitto casa per casa contro avversari dotati di armamenti e tecnologie confrontabili; con tutto quel che ne consegue in termini di tempi e dispendio di risorse.
Risorse che la Russia ha ma l’Ucraina non ha.
Per Ghino. Si, risorse che l’Ucraina non ha, ma invece le ha perchè non essendo le sue invece le sono state date.E quando si danno in tal modo le si danno affinchè siamo interessati al suo benessere ? Ci credo poco e parecchi sospetti se non altro sorgono. Ed allora il discorso dovrebbe indirizzarsi alle ragioni di chi gliele ha date guardando cosa è successo negli ultimi venti anni in Ucraina. La guerra per delega è una invenzione oppure non è realtà ? Ed chi stà dietro una scrivania a migliaia di chilometri dall’Ucraina non interessa alla fin fine se l’Ucraina rimborserà o meno i debiti di guerra(vedi anche il fatto dell’accordo sulle terre rare con Trump che è palesemente un mezzo di scambio ) ma alla fine la cosa principale è quelle che si avverino nella realtà i propositi di chi stà dietro la scrivania e apre la cannella per armi, per mezzi, per soldi. Se si avverano certi propositi, tutto il resto interessa a pochi. Ecco,in tale in tale luce bisognerebbe anche ragionare su quali siano gli interessi del popolo Ucraino o meno. Ed anche certamente su quelli della Russia.Non sò quanto la Russia potrà reggere questa situazione senza sfiancarsi ma vedo che gli altri hanno scommesso sulla sua tenuta
( Draghi per primo ) Per l’Ucraina questo non accade visto che finora c’è stata la guerra per delega.E che fosse per delega nessuno l’ha messo mai in dubbio perchè quando non era per delega(ormai dal 2014) nessuno si era mosso durante gli scontri che avvenivano fra popolazioni russofone e governo centrale ucraino, ma tutto è partito perchè la Russia ha detto basta e di forza ha prodotto una situazione che ha svelato chi ne stava dietro. Si può dire ciò che si voglia da parte dei nostri governanti come il presidente Mattarella che richiama al principio del rispetto dei confini come fondamentalità assoluta della convivenza ed il rispetto internazionale ma allora dove era quando i morti a migliaia venivano fatti nel Dombass da parte dell’esercito Ucraino, delle milizie dell’Azov,nazisti incorporati nell’esercito ufficiale ucraino ? E come Mattarella dove erano i rappresentanti dell’europa che stavano in silenzio e che guarda caso sono esplosi quando la Russia ha varcato i confini ? Ma ci rendiamo conto che più che andiamo avanti e più è invalsa la regola del non considerare chi provochi e poi di schierarsi contro chi risponde con una sberla alla provocazione perchè di provocazione non se ne è mai parlato ma dell’invasione invece se ne parla tutti i giorni da anni ? Questo è il vero problema- non l’unico- che ci stà portando verso la catastrofe globale, mentre chi si trova a mal partito sia con gli atti compiuti (sanzioni e prese di parte ) invoca la pace giusta e duratura? Ma qual’è la pace giusta affinchè sia durarura ? Quando si fanno le elezioni si grida al complotto(Crimea) perchè queste non sono andate nella direzione che l’Occidente sperava (attenzione si parla di casa d’altri eh? Non dimentichiamolo ) e guarda caso tutte prese di posizione a sfavore della Russia. Troppo comodo madama la marchesa ragionare in questo modo, fregiarsi della libertà ma subdolamente per anni foraggiare chi ha interesse a sfiancare le nazioni.Poi quando queste reagiscono gli assassini della libertà sono coloro che invadono.Guarda caso la Cia per gli accordi di Minsk hanno imposto a Zelensky di sfilarsi da tali acordi, vediamo se ci riesce di capirne il perchè. Vediamo se ci riesce di capirne il perchè dopo l’attentato al condotto sottomatino di Gasprom tutta l’europa è stata silente ed immobile ed ha cercato di darne la responsablità alla Russia quando invece erano stati gli Ucraini e l’ha scoperto questo anche la Germania primo paese toccato dal problema. Perchè tali silenzi e le notizie sono state appena accennate solo per dovere di cronaca ? Perchè i paesi nordici aderenti alla Nato dicono che i loro territori sono sorvolati da droni che si riferiscono alla Russia mentre quest’ultma smentisce ? Se un drone entra nel territorio che venga abbattuto allora e poi vediamo a chi appartenga. Perchè non lo si fa ? Ce ne sarebbero tutte le ragioni no ? il fatto è che la propaganda e non la politica inonda le nostre menti tutti i giorni e dietro alla propaganda c’è la politica, quella degli interessi, perchè la politica è una guerra di interessi, ma dovrebbe essere un confronto fra interessi buoni ai quali i popoli hanno diritto li ed interessi che vanno contro tali popoli, e non solo verso alcuni. Ma si sà, ormai la situazione è definita perchè ci hanno detto che c’è la libertà che lotta contro la barbarie.Ce l’hanno detto coloro che sono sempre stati dalla parte della libertà e che tale libertà l’hanno portata quasi sempre per non dire sempre sulla canna dei loro fucili agli altri da ormai almeno 2 o tre secoli ed imponendola ai popoli. E allora la verità dovrebbe essere una cosa seria quando se ne parla ma vediamo che se ne parla solo da parte di chi quella ”verità” la usa, anche se una volta vi ricordate quando si diceva che in un confronto occorra tener conto delle ragioni dell’altro perchè la vera democrazia questa sia e debba essere ? Vi sembra che sia l’applicazione della ”verità” quella che sentiamo tutti i giorni ? Purtuttavia l’occidente è la verità, gli altri la menzogna….questa condizione non ci porterà lontano questo è certo. E allora bisognerebbe pensare a chi giova la fabbrica della menzogna, a noi come popolo italiano di certo no ! ma credo nemeno agli altri, tutti, dentro l’Europa e fuori dall’Europa, ma lo si sà, è bene armarsi perchè sennò ci invadono….è questa la fabbrica del falso ma lo sanno che sia falso anche coloro che il falso lo fabbricano, questo è anche uno dei nostri grandi drammi a cui siamo sottoposti. Per le borse false hanno fatto le leggi – molto severe fra l’altro-, ma per quelle che fanno loro di ”borse” di leggi e di regole non se ne parla e tutto è demandato alla politica che difenda ciò che dicono.Doopo quasi 180 anni ritornano alla mente le pèarole di uno che si chiamava Karl marx quando diceva . ”l’unica cosa che possa spazzare via questo sistema è una rivoluzione”. Ancora dopo quasi due secoli siamo ancora a cincischiare sulla veridicità o meno di queste parole mentre avanziamo verso l’abisso al quale ci ha condotto la nostra stessa inerzia che viene dalla propaganda che abbiamo subito e da chi aveva l’interesse che si affermasse, ma che abbiamo anche accettato silenti.Altro che libertà !..
A chi ve ne parla con i propositi di sempre e che ben conosciamo, rispondete che sarebbe l’ora che parecchi – che non se ne sono ancora accorti- indossino al mattino le mutande di bandone….
Per Carlo Sacco: mi dispiace averla costretta a scrivere così tanto, non so in quale parte del mio commento io le abbia dato la sensazione di pensarla diversamente da lei sullo scontro occidente – Russia.
Cercando di riassumere tutto per non prestare il fianco a libere interpretazioni ho voluto riportare tutta la questione ad una verità elementare e cioè che lo scontro non può che finire con una lenta ma inesorabile vittoria da parte della Russia oppure con solidi accordi diplomatici. La terza opzione, visto che la dottrina militare della Russia così come quella di qualunque altra potenza militare prevede l’uso di ogni tipo di armamento in caso di attacco vitale, è la guerra termonucleare globale.
No Ghino, non ci faccia caso, quella della lunghezza e della logorroicità è una mia innata patologia che si concentra nello scrivere.Ormai chi mi legge l’avrà capito fino alla noia. Non c’è da nessuna parte il fatto che nel suo discorso si possa intravedere qualcosa che vada contro ciò che ho detto e ciò che penso e che mi sono sentito di esprimere. Assumo perennemente questo modo di scrivere-almeno per le ragioni che sento ed avviso con particolare profondità ed attenzione – cercando di mettere in evidenza le cause che reputo plausibili ed un modo di pensare che deriva da argomentazioni che sento in maniera decisa. Il leggere non deve servire a chi scrive per una qualsiasi forma di sfogo,bensì a chi legge per capire che ci possono essere altri metodi invalsi a concepire gli avvenimenti chè invece quelli che ci rivoga il complesso mediatico dove siamo immersi. E nonostante ci sia gente che critica la mia lunghezza degli scritti,credo che oggi sapere le cause e valutarle per quanto esse siano importanti serva,anche a coloro che sono di lecito parere contrario ma che non sopportano psicologicamente stancando il loro cervello a seguire un ragionamento dove affiorano quelle che secondo me sono le spiegazioni. Ci dobbiamo rendere conto che viviamo in un mondo che ha ridotto la nostra mente e la ciba di abbreviazioni,di ditini alzati, di faccette che ridono,ma quando si debba leggere 20 righe in più di un discorso normale, per chi non è più abituato ad ascoltare diventa un problema, ed anche un problema grosso fino al punto di abbandonarne la lettura. Le spiegazioni di tutto questo sono nelle statistiche e nelle indagini che vengono sfornate dal complesso mediatico per cui parlando di percentuali si è visto che oltre un certo limite di tempo di lettura la gente abbandona perchè non resiste, mettendo in evidenza la spiegazione che il cervello sia quasi come un muscolo chè oltre certe sollecitazioni dia forfait.. poi ci dicono dall’altro canto quando si parla di statistiche che riguardano il disadattamento sociale e culturale che gli ebeti nella nostra società siano in aumento….eh ci credo. La saluto.