CHIUSI 2027, E SE TORNASSE IN CAMPO BETTOLLINI?

CHIUSI 2027, E SE TORNASSE IN CAMPO BETTOLLINI?
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CHIUSI – Sono passati 10 giorni dalle elezioni regionali e di commenti al voto neanche l’ombra, né a destra né a sinistra. Tutti sotto coperta. A destra hanno capito che per sfondare da queste parti serve altro. A sinistra si è visto solo qualche post entusiasta per la “splendida vittoria” di Giani, ma neanche una riga sull’astensionismo al 53%, sull’emorragia di voti assoluti mascherata nella percentuale dal calo dei votanti, sulla bocciatura in blocco dei candidati locali di tutte le liste collegate al governatore uscente e rieletto: dal Pd al M5s, dalla Casa Riformista ad Avs. Tranne Bezzini, non ne è passato uno. La senese Anna Paris ha la possibilità di rientrare in  Consiglio se Bezzini sarà chiamato a fare l’assessore come nella legislatura precedente, ma non è detto che ciò accada.

A Chiusi, primo comune che andrà al voto, nella primavera del 2027, c’è un silenzio di tomba. Il Pd ha vinto, ma è pietrificato. E al minimo storico: 900 voti, per la prima volta sotto i 1.000 e per le comunali sulla carta non ha alleati. Il “bonus” Campo Largo se lo è già giocato, male, nel 2021 e viste le defezioni a catena di Psi, M5S, Podemos, Sinistra Civica ed Ecologista, difficile che voglia o possa ritentare la stessa carta, anche se questa è la linea nazionale.

Chi è uscito dalla maggioranza sbattendo pure la porta e accusando il Pd di non rispettare i patti, non potrà far finta di niente e rientrare nei ranghi senza pagare dazio.  Quindi per il Pd si profila una campagna elettorale in salita e in totale isolamento. Ma anche per gli (ex) alleati del Pd, versione campo largo chiusino, se volessero correre da soli con una coalizione tra loro, i “lazzi non son belli”: tra M5S, Avs e sinistra radicale (lista Bundu) alle regionali i consensi sono rimasti complessivamente poco al di sopra dei 300 voti. Pochi per aspirare a qualcosa di più della semplice testimonianza e, al massimo, di un consigliere di opposizione.

In un articolo precedente sul post voto regionale, abbiamo parlato dell’ipotesi di una candidatura Scaramelli, ora che l’ex sindaco super renziano non ha più il seggio in Regione ed è libero da impegni. E Scara non ha confermato, ma neanche smentito. Non ha nemmeno commentato. E di solito lui sui social ci vive h24. In politica, spesso, il silenzio è… assenso.

Già nel 2021 Scaramelli si era schierato fuori dalla coalizione di centro sinistra, appoggiando apertamente la Lista Barbanera, che in realtà è stata più una stampella pronta all’uso per Sonnini & C. che una alternativa. Tra un anno e mezzo potrebbe tornare in campo da “grande ex”, o cedere al miglior offerente quel pacchetto di 500 voti che ha preso anche alle regionali.  Potrebbe anche “contrattare” il proprio appoggio con il Pd, visto che in Regione lui e Italia Viva hanno sostenuto Giani e hanno contribuito in maniera sostanziosa alla vittoria. Vedremo.

Però sulle frequenze di “Radio Chiusi”, comincia a tambureggiare un’altra ipotesi, quella del ritorno in campo di un altro “grande ex”, ovvero Yuri Bettollini, il sindaco di mezzo tra Scaramelli e Sonnini, il quale dopo 5 anni di “esilio” e di quasi totale oblio, potrebbe decidere di rigettarsi nella mischia. Un anno o due fa, alla domanda “è vero che ti ricandidi?” avrebbe certamente risposto “non ci penso neanche”.  Qualche giorno fa alla stessa domanda ha risposto con un sorriso e si è detto lusingato del fatto che molti cittadini gli stiano chiedendo di rientrare in gioco. Risposta certamente diplomatica, che però non è un no secco.

Ma con chi potrebbe correre Bettollini? Difficilmente con il Pd che lo giubilò senza troppi complimenti 4 anni fa; non con la destra, perché non è un uomo di destra, e la destra lo ha sempre criticato (anche se certi suoi atteggiamenti “decisionisti” possono anche piacere all’elettorato meloniano e leghista); difficile anche un abbraccio alla “sinistra a sinistra del Pd” che non lo ha mai amato, sebbene in molti abbiano ammesso che “era meglio lui di quelli che lo hanno sostituito, forse più politicamente corretti, ma anche più deboli e più indecisi a tutto”.

Dunque? Dunque potrebbe riproporsi un asse Scaramelli-Bettollini (ipotesi labile perché Scara non ama le scommesse difficili e controvento), o più probabilmente un Bettollini svincolato da ogni simbolo di partito e di schieramento, con le mani libere e un programma “di scopo”, fatto di pochi punti irrinunciabili e decisivi… Magari non (più) come uomo solo al comando in cerca di rivincite, ma come frontman di una squadra robusta, tipo task force cittadina, cosa cui pensava anche nel 2021 se solo non lo avessero messo alla porta. In sostanza un Bettollini in veste “civica”. Ma più “uno per tutti” che “uno contro tutti”.

D’altra parte fu fatto fuori ufficialmente per il caso-Acea, in realtà proprio perché poco imbrigliabile e poco controllabile nelle logiche di partito e troppo incline a fare il “ghe pensi mi”, senza aspettare gli input dalla Regione o dalla federazione provinciale del Pd.

Certo, anche per lui, una corsa in solitaria non sarebbe una passeggiata di salute e se dovesse partecipare e vincere dovrebbe poi fare i conti con il “cordone sanitario” che le forze politiche (tutte) gli costruirebbero intorno. E questo dovrà metterlo in conto, nelle sue valutazioni, sempre che i “rumors” trovino conferma e non siano solo spifferi che escono dalle crepe di una politica sempre più asfittica, silenziosa, amorfa, giusto per vedere l’effetto che fa.

m.l.

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