PIU’ VERDE E MENO CEMENTO, L’UMBRIA LANCIA UN PIANO DI “RIMBOSCHIMENTO” DELLE CITTA’
E forse riusciremo, parafrasando il sommo poeta, a rivedere le foglie, a sentir di nuovo cantare gli uccellini e perché no, a veder saltare tra i rami anche gli scoiattoli. La parola d’ordine oramai da tempo è, “rimboschimento delle metropoli, città verdi”, come una delle pratiche capaci di riportare ad un grado di vivibilità accettabile le città. In Umbria non partiamo – questo va detto – da situazioni drammatiche, ma di un cambio di passo in questa direzione c’era bisogno. Certo rimangono ancora oggi insolute le problematiche legate alle emarginazioni, all’impoverimento di quelle che vengono chiamate in gergo “Aree periferiche, emarginate”, “di serie B”, così le definì la Presidente Proietti nella sua campagna elettorale. La Regione attraverso l’Assessore Thomas De Luca, se ne sta facendo interprete. L’Assessore in quota M5S ha illustrato quello che può essere davvero considerato un Piano di rinaturalizzazione degli abitati delle nostre città, così come dei nostri centri storici. Insomma una vera strategia per combattere quelle che vengono chiamate “Bolle di calore”, che in estate specialmente si fanno davvero insopportabili fino a mettere, e la cronaca ce lo riporta sovente, a rischio la vita dei propri cittadini. Tutti noi dovremmo poter godere del cosiddetto Verde Urbano, pulito e ordinato. Una strategia questa che sta prendendo sempre più piede nelle città, si pensi al grande Parco del Tevere, che sta per essere inaugurato. La Regione Umbria dà vita ad un programma di rinaturalizzazione urbana e parte subito con un impegno finanziario complessivo di 3,8 milioni di euro. Una scelta strategica finalizzata ad un risparmio radicale di consumo di suolo e alla creazione di oasi verdi nei quartieri delle nostre città. Che di tutto questo verde urbano, di questa manutenzione del territorio ce ne sia urgente bisogno, lo testimoniano gli allagamenti, gli smottamenti di terreno anche di questi ultimi giorni. Oramai basta che piova poche ore, per veder trasformate le vie delle città in torrenti limacciosi che distruggono al loro passaggio interi quartieri. La delibera N. 837 del 27 agosto 2025 è dunque il primo atto legislativo, con il quale si potranno iniziare interventi concreti per combattere la cementificazione dei suoli, contrastare le isole di calore e bonificare aree compromesse, trasformandole in foreste urbane e luoghi pubblici fruibili. Obiettivo: rafforzare la capacità da parte dei territori di assorbire le piogge aumentandone quindi la sicurezza e a seguito di ciò, garantire un miglioramento della qualità della vita dei cittadini.
Le risorse finanziarie assegnate alla Regione Umbria derivano dal “Fondo per il contrasto del consumo di suolo”, costituito dalla Legge di Bilancio 2023, e ripartiti secondo il Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica n. 2 del 2 gennaio 2025. In totale, 3.796.130 euro saranno destinati al periodo 2023-2027, a disposizione di Comuni, Province e Unioni dei Comuni per finanziare progetti di rinaturalizzazione e recupero di suoli degradati.
L’Assessore all’ambiente e all’energia, Thomas De Luca, ci tiene a mettere in chiaro, che “l’iniziativa rappresenta un passo concreto contro la cementificazione urbana, favorendo la trasformazione di superfici compromesse in aree verdi capaci di attivare servizi eco sistemici fondamentali, come l’assorbimento dell’anidride carbonica, la riduzione del calore urbano e l’incremento dell’infiltrazione delle acque meteoriche”. I progetti finanziabili comprendono una serie di interventi mirati alla decementificazione e alla bonifica dei suoli così da riportarli ad una loro capacità assorbimento delle piogge. Quindi si andrà ad una rimozione dei piccoli manufatti, piazzali cementificati o bituminati inutilizzati o degradati. Si faranno opere per rimodellare il terreno con un riporto di terreno di almeno 50 centimetri. Poi si passerà ad una nuova piantumazione di alberi autoctoni.
Speriamo che non si vedano più pini lungo le strade. I pini sono piante che con il loro apparato radicale superficiale rovinano il manto stradale e collassano facilmente in caso di forte vento.
Ma il progetto di nuova ambientazione arborea, comprende l’esecuzione di impianti irrigui e impianti di recupero delle acque piovane.
Alcuni comuni hanno già cominciato a lavorare in questa direzione: l’Amministrazione di Panicale, per esempio, ha già iniziato da tempo la realizzazione di queste aree destinate a favorire la nascita di orti pubblici. Qualcosa ha già fatto anche il Comune di Città della Pieve “rinaturando” la passeggiata delle Monache e creando o sistemando altre aree verdi.
L’approvazione dei progetti in ambito regionale si effettuerà attraverso un bando pubblico e sarà organizzato in tre fasi: una valutazione di priorità regionale (0-12 punti), condotta dalla Regione Umbria; un’istruttoria tecnica (0-9 punti), affidata alle Autorità di Bacino Distrettuali dell’Appennino Centrale e Settentrionale in collaborazione con la Regione; e una valutazione della significatività ambientale (0-9 punti), curata dal Ministero dell’Ambiente con il supporto di ISPRA.
La forbice dei progetti varierà tra i 50 mila e i 2 milioni di euro. Portare a compimento i progetti di rinverdimento, contribuirà notevolmente ad abbassare il tasso nell’aria di CO2, il conseguente ombreggiamento, permetterà la creazione di un micro clima migliore con effetti immediati anche sulla salute degli abitanti.
Dunque la Regione Umbria, mira con questo provvedimento, ad adeguarsi agli obbiettivi europei della Strategia UE per il suolo 2030. Un disegno che punta al consumo netto di suolo pari a zero e conferma, quindi si dovrà cercare in tutti i modi di recuperare il patrimonio edilizio esistente.
“Sostenibilità e innovazione, sono le due parole che andranno sempre più rese operative, perché attraverso questo loro utilizzo si potrà armonizzare sempre più sviluppo urbano e tutela ambientale” dice l’assessore De Luca, convinto che questo nuovo modo di intendere la vita in città, “rappresenti un investimento strategico per la comunità e per il futuro del territorio, unendo tutela dell’ambiente, miglioramento della qualità urbana e attenzione ai cambiamenti climatici, con risultati tangibili per cittadini e ecosistemi locali”. In tutto ciò c’è anche la speranza che l’Umbria torni ad essere un “modello” da seguire anche per altre regioni, come lo fu 40 anni fa quando per prima in Italia lanciò la mobilità alternativa nel centro storico di Perugia con la realizzazione delle scale mobili, poi completata e integrata più avanti con il Minimetrò…
Renato Casaioli









