LA CHIUSINITUDINE IN SCENA, COSI’ CHIUSI HA RICORDATO FULVIO BARNI
CHIUSI – Giovedì scorso, come anteprima della festa dell’Uva e del Vino che si è aperta ieri, per finire domenica, la Compagnia del Teatro Popolare Sant’Angelo ha ricordato, come ormai tradizione, la figura di Fulvio Barni, che ne è stato uno dei principali animatori, mettendo in scena una sua commedia. Come sempre sul sagrato e sulla loggia della chiesa di San Francesco, usata come palcoscenico naturale. Titolo della piece “Babbo dammi ‘n soldo” ambientata in una Chiusi lontana, alla metà del ‘500, stesso periodo e stesse circostanze, più o meno del reading teatralizzato “Tradire. La notte prima dell’assedio” allestito da primapagina nel 2023. Ma se noi raccontavamo il tentativo di assedio poi fallito da parte di Ascanio Della Corgna e Ridolfo Baglioni, da un punto di vista storico e anche politico e psicologico, la commedia di Barni messa in scena due giorni fa la prende da una angolazione diversa, più popolaresca, ironica, comica se vogliamo. Nei suoi testi infatti Fulvio Barni più che fatti e misfatti racconta un’altra cosa: racconta la “chiusinitudine”, cioè quell’attitudine, strana per un paese che si chiama Chiusi e non Aperti, allo sfottò, al prendersi poco sul serio anche nei momenti cupi, una attitudine che in fondo è il modo in cui la gente del popolo cercava di tirare avanti e sbarcare il lunario, come si suol dire, cercando di farsi meno male possibile: piccole furbizie, stratagemmi, battute salaci e fulminanti, ma anche quella che qualcuno in altri contesti ha definito la solidarietà della miseria. Perché chi combatte tutti i giorni con la miseria è solidale con chi è nelle medesime condizioni. E insieme magari…
Del resto anche Ascanio Della Corgna e Baglioni che volevano fare di Chiusi un sol boccone, furono “fregati” e battuti (uno ucciso) dai chiusini con uno stratagemma e un tranello…
Una ventina di attori, attrici e comparse sul palco a recitare, ma anche a fare comunità e una platea numerosa nonostante la serata un po’ così, freddina e umidiccia. Da segnalare, cosa non irrilevante, che al termine della rappresentazione per decisione degli organizzatori, è stata fatta una raccolta fondi da destinare alla popolazione martoriata di Gaza. Sono stati raccolti, fanno sapere quelli del teatro Popolare Sant’Angelo, oltre 700 euro che saranno girati ad una organizzazione umanitaria per farli arrivare a destinazione. Bene il ricordo di Fulvio Barni, che resta una figura nel cuore di tutti e bene la sottoscrizione per Gaza. Stare dalla parte giusta è importante.
m.l.










Ho conosciuto Fulvio Barni dal tempo della ” Primavera di Chiusi ” e mi sono subito reso conto che quella persona era un contenitore raro di vasta cultura locale,ma non solo. Un grande estmatore dell’arte e della storia locale, nonchè della numismatica locale. Eh si, perchè pochi forse sanno che Chiusi forse ha battuto moneta nel medio evo e Fulvio questo lo sapeva e ne era rimasto affascinato.Affascinato al punto che avemmo una corrispondenza particolare che fu pubblicata su Chiusiblog attorno al 19 Giugno 2012 poichè Fulvio aveva riferito di uno studioso che aveva scritto un articolo dove affermava che Chiusi avesse battuto moneta. Tale moneta era volgarmente nominata ”il grosso di Chiusi ”,un grosso agontano ma sembra che fosse stato battuto da una zecca chiusina ed a Fulvio tale notizia destava interese e curiosità,tipiche di coloro che sanno bene che dietro anche a piccoli particolari si celano spesso storie più grandi. Dalle parole di Fulvio seppi che solo due coni di tali monete fossero esistite fra cui una delle quali era stata trafugata e l’altra fosse nelle casseforti della zecca di Stato a Roma. Una storia questa avvolta nel mistero, ma a Fulvio queste cose interessavano più che al sottoscritto e quando trovava ”pane per i suoi denti” non demordeva e cercava di arrivare alla conclusione perchè dalla storia ne era affascinato e soprattutto dalla storia locale e dai suoi collegamenti. Su tale argomento poi però la cosa non sconfinò in nulla di fatto, poichè la sua ricerca non ebbe più seguito. Sarebbe bello anche per celebrare il suo ricordo che qualcuno potese riprendere in mano questa storia e se possibile arrivare a qualche conclusione.E’ in fondo la curiosità che spinge gli uomini a voler conoscere ed in Fulvio Barni tale curiosità albergava in maniera copiosa e non lo nascondeva.Lo ricorderò anche per tale motivo,che è una nobile ragione.
Sì, Chiusi ha battuto moneta, credo ai tempi in cui era Ducato Longobardo e poi da Libero Comune. La città è stata importante non solo in epoca etrusca. I fatti del ‘500 narrati nel testo di Fulvio Barni rappresentato giovedì 25 e in “Tradire. La notte rima dell’assedio” allestito da questo giornale due anni fa sono lì a dimostrarlo. E credo che non sia un caso che Chiusi sia tra i comuni della provincia di Siena che possono vantare il titolo di città e che sono Siena, Poggibonsi, Colle Val d’Elsa, Montalcino, Montepulciano, Pienza e appunto Chiusi. Titolo derivante dalla storia, non dalle dimensioni.
Si certamente giusto, titolo di ”città” derivante dalla storia e non dalle dimensioni. Una riflessione però a questo punto -anche se nulla c’entra con la tematica sul ricordo di Fulvio Barni e del ”Grosso Agontano di Chiusi”ma casca all’occhio il nome delle 7 città che hai elencato e che tutt’ora possiamo dire che si possano meritoriamente fregiare del titolo di Città, se le osserviamo anche superficialmente anche non scendendo nelle contraddizioni comuni che i tempi che viviamo portano in linea generale ( popolazione in aumento, vivibilità,decoro urbano, sicurezza e soprattutto anche una cosa che viene più all’occhio della gente e che è vissuta come importante e cioè la sicurezza urbana), ecco a me sembra che Chiusi nell’elenco che hai fatto si possa benissimo schierare all’ultimo posto sulla scala della soddisfazione di quei bisogni che ho indicato, nonostante che in città come Colle Val d’Elsa e Poggbonsi registrino una presenza di immigrazione più cospiqua di quella di Chiusi. Quindi credo che il problema fondamentale sia quello della classe dirigente politica che amministra.E se si facesse un rapporto fra il numero degli ammnistrati ed il livello di sviluppo anche in tale rapporto credo che Chiusi possa essere all’ultimo gradino di quell’elenco. Sull’argomento riguardo alla Storia-scrita con la esse maiuscola – che facevi tu Marco siamo da tempo innumerevole a ripeterci che esistono a Chiusi delle potenzialità che nell’elenco da te fatto, vengono sicuramente seconde dopo quelle di Siena che è una città di dimensioni molto maggiori delle altre città che citi. Ma è totalmente inutile che vi siano potenzialità inespresse e che non possono essere usate per uno sviluppo che sarebbe doveroso del paese se queste vengono lasciate marcire in un ”cassetto” perchè tale cassetto non viene aperto. E chi lo dovrebbe aprire tale cassetto ? Alla domanda attendo risposta sul chi, sul come e sul perchè il cassetto rimanga chiuso. E ne sfido parecchi a sostenere che il cassetto sia stato aperto ed abbia espresso tutte le potenzialità che conteneva.E allora chiediamocelo almeno una volta tale perchè e vediamo di poterlo correggere ma per farlo occorre unità di intenti da parte di tutti perchè il singolo cittadino non può fare nulla in tale direzione.E allora se c’è una unità di intenti si dovrebbe convergere anche in una unità di valori civici e sociali come visione dei singoli che formano una comunità. Si è detto tante volte che con la cultura si possa mangiare,e credo questa sia cosa vera ,ma a me sembra che le ragnatele a tal proposito abbiano avvolto anche lo stomaco.Credo che anche questo da tempo ormai lungo sia stato-per quanto l’ho conosciuto – il pensiero di Fulvio Barni. Grosso Agontano di Chiusi a parte.
La scomparsa di di Fulvio è stata una grande perdita per i suoi contributi specialmente sulla lingua locale.