FOLLA IMMENSA E CENTINAIA DI MOTOCICLISTI PER L’ULTIMO SALUTO A COTTIX 15
CHIUSI – Una folla immensa ha partecipato ieri, dentro e davanti la chiesa di Chiusi Scalo,alle esequie di Gabriele Cottini, lo sfortunato pilota morto in gara domenica scorsa a Cremona, durante una prova della Dunlop Cup 600, campionato in cui era in testa. Una folla immensa e almeno 250 motociclisti, che hanno salutato Cottix 15 facendo rombare i motori e poi seguendo il carro funebre da Chiusi Scalo a Chiusi città. Un corteo triste di “fratelli di strada” uniti dalla stessa inguaribile passione. Cottix era mezzo chiusino e mezzo pievese e a tributargli l’ultimo saluto è venuta tanta gente sia di Chiusi che di Città della Pieve. I due sindaci Sonnini e Risini hanno parlato in chiesa, insieme ad altri amici, colleghi e alla compagna di Gabriele, Manila Fastelli.
Chiusi e Città della Pieve perdono non solo un giovane concittadino, ma anche un ragazzo per bene e uno sportivo vero. Un campione della sua specialità: perché Cottix pur non essendo un pilota professionista sulla moto ci sapeva andare e le gare le vinceva spesso. Per la sua categoria un top player insomma. Probabilmente la Dunlop Cup 600 l’avrebbe vinta. Mancavano solo la gara maledetta di domenica scorsa e un’altra. E lui era in testa. Anche a Cremona era partito in pole position.
Correva da quando aveva 15-16 anni. E’ rimasto in sella, aggrappato a quel manubrio per più di 20 anni. Una gara l’aveva vinta anche mel mese di agosto. Gli piaceva correre e voleva vincere, non era uno che si accontentava di partecipare. Faceva un lavoro duro: manutentore meccanico alla Lodovichi Spa, la fabbrica delle traversine ferroviarie. Di tempo per allenarsi non ne aveva molto, probabilmente, ma non ha mai mollato, non ha mai pensato di smettere anche se era ormai arrivato alla soglia dei 40 anni… Certi sportivi e certi campioni sono così. Cottix 15 rimarrà nel cuore di tutti.
Non è una consolazione ovviamente, ma lassù troverà tanti “colleghi”, ragazzi come lui che hanno lasciato la vita su una pista, disarcionati da quel cavallo fatto d’acciaio, alluminio, fibra di carbonio che pensavano di dominare sempre e comunque e che invece a volte si imbizzarrisce come un puledro delle praterie e ti lascia lì sull’asfalto. Si faranno delle belle chacchierate.
Non consola nemmeno pensare che sia morto per sfortuna, ma facendo ciò che gli piaceva di più fare, mentre andava a vincere una gara. Non consola, ma forse un po’ attenua il dolore e la tristezza.
E un’altra cosa è certa: ieri Cottix ha avuto un grande tributo di affetto da parte della cittadinanza e da parte di quel mondo particolare che è l’ambiente dei motociclisti e degli appassionati del “mutòr”. Un grande abbraccio collettivo a lui e alla sua famiglia, così duramente colpita.









