CHIUSI E GLI ETRUSCHI, A NOVEMBRE UN CONVEGNO SU RANUCCIO BIANCHI BANDINELLI, GRANDISSIMO ARCHEOLOGO PRIMA FASCISTA POI COMUNISTA



Dopo la liberazione fonda, senza però seguirla da vicino, la rivista Società di area marxista. Nel ’48 pubblica la sua autobiografia intitolata Diario di un borghese in cui espone il personale percorso che lo ha portato dall’idealismo crociano all’adesione al comunismo e anche il disagio procuratogli, a fronte delle sue convinzioni, dalle sue origini aristocratiche. Il passaggio al marxismo egli lo accosta alla trasformazione del mondo pagano in mondo cristiano nella storia antica. Ma Bianchi Bandinelli non è solo “uomo di lettere” e cerca di dare sostanza concreta a i suoi ideali: negli anni ’50 crea tra i mezzadri che coltivano i terreni di famiglia una cooperativa autogestita, alla quale cede le sue proprietà terriere. In seguito alla repressione sovietica della rivolta ungherese resta nel Pci contrariamente ad altri intellettuali che lasciano il partito. Negli anni ’60 è membro del Comitato Centrale del Partito Comunista e vota per l’esclusione dal partito del gruppo de Il Manifesto (Rossanda, Pintor, Natoli, Parlato, Castellina, Magri…) Nel 1974 pubblica una raccolta di scritti sulla situazione dei beni culturali intitolata L’Italia storica e artistica allo sbaraglio e si interessa alla formazione del nuovo Ministero dei beni culturali.
Un uomo, uno studioso, un politico che ha attraversato da protagonista la storia e le vicende più aspre del ‘900 dagli anni 20 agli anni ’70, con in mezzo il fascismo, le leggi razziali, la guerra, la resistenza, il dopoguerra e la guerra fredda, la crescita e le contraddizioni e le fratture del movimento comunista di cui ha fatto parte per 30 anni, con Togliatti, Longo e Berlinguer.
E siccome era senese, a Chiusi è venuto più volte, non solo per studiare e “mappare” il territorio dell’antica lucumonia di Porsenna all’epoca della tesi di laurea, ma anche successivamente, negli anni ’50-60, da esponente del Pci, a parlare di politica e di cultura in genere. Alcuni sindaci e militanti del partito, oggi scomparsi anche loro, ricordavano che ci veniva volentieri e di Chiusi parlava con una strana luce negli occhi, come se parlasse di una sorta di Eldorado, di una Atlantide dell’interno, che con le sue tombe, le sue pietre, i suoi canopi, aveva un sacco di cose da raccontare, una storia lunghissima ancora non scritta del tutto.
M.L.
Nelle foto: in copertina Ranuccio Bianchi Bandinelli. Nel corpo dell’articolo, un dipinto della tomba del Colle a Chiusi; Bianchi Bandinelli in camicia nera fa da guida a Hitler e Mussolini; Giovanni Gentile, ucciso dai partigiani nel ’44 a Firenze.










Non sono sicuro se fosse proprio lui ma mi sembrava che venisse chiamato anche ”il Conte Rosso” almeno nel senese e poi in tutta italia. Se dò una scorsa ai suoi scritti su dei numeri che ho rilegato del ”Calendario del Popolo” oggi introvabili, vi sono interventi di grande levatura intellettuale soprattuto di carattere politico.Credo fosse anche molto amico di Treccani, l’editore della famosa enciclopedia italiana ,perchè dovrei avere una foto in archivio con lui a Chiusi Scalo fatta da mio zio negli anni ’60. Si dice-se non vado errato- che avesse anche progettato un attentato ad Hitler quando nel 1938 venne a Roma per l’incontro con Mussolini, ma tali notizie oggi sono talmente vaghe e sconfinanti nella nebbia che non c’è anche da tenerle in nessun conto. Non esistono-che io sappia- documenti che certifichino questa cosa. come nella nebbia sconfinano anche quelle forse di un ancor più noto suo predecessore a cui il comune di Firenze ha intitolato una strada di là d’Arno vicino a quello che veniva chiamato ”il ponte sospeso”: Via Baccio Bandinelli,autore della statua che è in Piazza della Signoria che rappresenta Ercole e Caco posta accanto alla copia del David di Michelangelo Buonarroti. Ma Baccio Bandinelli era del 1500 e non è sicuro che fosse un suo predecessore ma di certo un grande artista del marmo lo era.