CHIUSI E GLI ETRUSCHI, A NOVEMBRE UN CONVEGNO SU RANUCCIO BIANCHI BANDINELLI, GRANDISSIMO ARCHEOLOGO PRIMA FASCISTA POI COMUNISTA

sabato 27th, settembre 2025 / 16:35
CHIUSI E GLI ETRUSCHI, A NOVEMBRE UN CONVEGNO SU RANUCCIO BIANCHI BANDINELLI, GRANDISSIMO ARCHEOLOGO PRIMA FASCISTA POI COMUNISTA
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CHIUSI – Alla fine di novembre, precisamente nei giorno 28, 29 e 30 si terrà a Chiusi e Sarteano, un importante convegno per ricordare a 100 anni dalla pubblicazione, la tesi di laurea di Ranuccio Bianchi Bandinelli sulla Chiusi etrusca e il suo territorio, considerata un caposaldo, una pietra miliare, degli studi sugli Etruschi e in particolare sugli etruschi che avevano in Chiusi una delle metropoli dell’Etruria, una delle più importanti città stato della Dodecapoli, e punto nodale di vie di comunicazione e di scambi.
L’assessore alla cultura del comune di Chiusi Mattia Bischeri, archeologo impegnato anche nello scavo del Bagno Grande a San Casciano Bagni, “si è preso un bell’impegno nell’organizzare tale convegno” scrive il sindaco Gianluca Sonnini sulla sua pagina Fb. In effetti l’etruscologia deve moltissimo a Bianchi Bandinelli che il territorio di Chiusi e del suo “agrum” lo setacciò palmo a palmo negli anni 20 del ‘900. E per questo motivo il convegno, dopo le due conferenze a Chiusi e Sarteano il 28 e 29, avrà domenica 30 novembre una appendice con visite guidate ai vari siti della zona: dalla necropoli della Pianacce allo scavo del Bagno Grande passando per il Museo delle Acque di Chianciano e l’Archeodromo di Belverde a Cetona…
E’ giusto che la città di Chiusi e l’amministrazione comunale abbiano pensato ad un tributo allo studioso senese a 100 anni dalla pubblicazione della famosissima tesi e anche a 50 anni dalla morte, avvenuta nel 1975. Perché Ranuccio Bianchi Bandinelli oltre ad essere un grandissimo archeologo e colui che ha tracciato di fatto la “mappa” dell’insediamento Etrusco di Chiusi, è stato anche altro ed è considerato uno degli intellettuali più influenti del XX Secolo. Una figura che merita di essere analizzata.
Il convegno di novembre sarà focalizzato sull’archeologia, ovviamente.
Ma merita qui fare un rapido excursus sul personaggio, che come dicevamo è stato anche altro, non solo un archeologo. Innanzitutto la biografia, anch’essa ricca di spunti e di aspetti non usali.
Ranuccio Bianchi Bandinelli nasce a Siena il 19 febbraio del 1900, in una famiglia di antica nobiltà, che annovera anche un papa: Alessandro III. Il padre Mario, proprietario terriero e avvocato è sindaco di Siena dal 1906 al 1913, la madre, morta giovane nel 1905 era di origini tedesche, nobile anch’essa. La nonna materna, viennese, era stata istitutrice di Margherita di Savoia.
Aderisce e presta giuramento di fedeltà al Fascismo e nel 1938, dato che parla tedesco, viene scelto come guida per l’incontro fra Hitler e Mussolini e la visita di Hitler in Italia. Stesso incarico anche per la visita a Roma di Herman Goering, il capo delle SS. L’anno successivo però rifiuta la direzione della Scuola Archeologica Italiana di Atene, al posto del “rimosso” Alessandro Della Seta perché ebreo. 
Nel ’42 rifiuta un incarico a Berlino e comincia ad avvicinarsi prima alle posizioni di Benedetto Croce poi al movimento clandestino liberal socialista, da cui nascerà il Partito d’Azione…
Dal 1944 abbraccia il marxismo e si iscrive al Pci e partecipa alla Resistenza. Il suo nome viene tirato in ballo come uno dei mandanti dell’esecuzione del filosofo fascista Giovanni Gentile, avvenuta il 15 aprile Firenze. Per questo motivo fa anche un mese di galera. Viene rilasciato per intercessione degli stessi familiari di Gentile, che lo conoscono e non vogliono rappresaglie. L’iscrizione al Pci è però successiva a questo fatto di alcuni mesi. Secondo alcuni storici Bandinelli partecipò, effettivamente, con altri intellettuali e professori alla decisione di eliminare Gentile: “un atto terribile, ma va fatto”. 

Dopo la liberazione fonda, senza però seguirla da vicino, la rivista Società  di area marxista. Nel ’48 pubblica la sua autobiografia intitolata Diario di un borghese in cui espone il personale percorso che lo ha portato dall’idealismo crociano all’adesione al comunismo e anche il disagio procuratogli, a fronte delle sue convinzioni, dalle sue origini aristocratiche. Il passaggio al marxismo egli lo accosta alla trasformazione del mondo pagano in mondo cristiano nella storia antica. Ma Bianchi Bandinelli non è solo “uomo di lettere” e cerca di dare sostanza concreta a i suoi ideali: negli anni ’50 crea tra i mezzadri che coltivano i terreni di famiglia una cooperativa autogestita, alla quale cede le sue proprietà terriere. In seguito alla repressione sovietica della rivolta ungherese resta nel Pci contrariamente ad altri intellettuali che lasciano il partito. Negli anni ’60 è membro del Comitato Centrale del Partito Comunista e vota per l’esclusione dal partito del gruppo de Il Manifesto (Rossanda, Pintor, Natoli, Parlato, Castellina, Magri…)  Nel 1974 pubblica una raccolta di scritti sulla situazione dei beni culturali intitolata  L’Italia storica e artistica allo sbaraglio e si interessa alla formazione del nuovo Ministero dei beni culturali.

Un uomo, uno studioso, un politico che ha attraversato da protagonista la storia e le vicende più aspre del ‘900 dagli anni 20 agli anni ’70, con in mezzo il fascismo, le leggi razziali, la guerra, la resistenza, il dopoguerra e la guerra fredda, la crescita e le contraddizioni e le fratture del movimento comunista di cui ha fatto parte per 30 anni, con Togliatti, Longo e Berlinguer.

E siccome era senese, a Chiusi è venuto più volte, non solo per studiare e “mappare” il territorio dell’antica lucumonia di Porsenna all’epoca della tesi di laurea, ma anche successivamente, negli anni ’50-60, da esponente del Pci, a parlare di politica e di cultura in genere. Alcuni sindaci e militanti del partito, oggi scomparsi anche loro, ricordavano che ci veniva volentieri e di Chiusi parlava con una strana luce negli occhi, come se parlasse di una sorta di Eldorado, di una Atlantide dell’interno, che con le sue tombe, le sue pietre, i suoi canopi, aveva un sacco di cose da raccontare, una storia lunghissima ancora non scritta del tutto.

M.L.

Nelle foto: in copertina Ranuccio Bianchi Bandinelli. Nel corpo dell’articolo, un dipinto della tomba del Colle a Chiusi; Bianchi Bandinelli in camicia nera fa da guida a Hitler e Mussolini; Giovanni Gentile, ucciso dai partigiani nel ’44 a Firenze.

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