ORIZZONTI, LA CONVERSIONE CHIUSINA DI MARCO BALIANI: BASTA CON IL TEATRO CIVILE E DI NARRAZIONE
CHIUSI – Una delle serate d’onore, ovvero uno degli appuntamenti clou del Festival Orizzonti è stata dedicata a Marco Baliani attore, autore e regista tra i più noti in Italia. Noto soprattutto come uno dei più apprezzati esponenti di quello che si definisce “teatro civile” e “di narrazione”. Genere praticato tra gli altri da Marco Paolini, Paolo Rossi, Ascanio Celestini, Davide Enia… Ebbene a 75 anni suonati, Baliani, è ancora in gran forma e a Chiusi ha incantato il pubblico con il suo one man show in cui ha raccontato storie su storie, successi, esperienze di una vita sul palcoscenico. Ma ha anche preso le distanze dal genere, anzi dai generi che lo hanno consacrato, appunto il teatro di narrazione e il teatro civile.
Lo hanno scritto a chiare lettere i giornalisti dell’ufficio stampa del festival Orizzonti nella recensione allo spettacolo-serata d’onore: “mette in discussione l’etichetta di teatro di narrazione e ripudia il teatro civile”. Testuale. Parole che sono un vero e proprio sasso in piccionaia.
Perché Marco Baliani che ripudia il teatro civile è come dire che Del Piero ripudia la Juventus o Antognoni la Fiorentina. Probabilmente l’attore che parla con accento un po’ romano, ma è di Verbania, dentro quelle etichette comincia a starci stretto, forse non si sente più a suo agio, forse ha maturato altri convincimenti. Ma la notizia, per gli amanti del teatro e in particolare del teatro civile e di narrazione (che non sono esattamente la stessa cosa, perché il teatro di narrazione può anche non essere “politico” o impegnato, può riferirsi alla letteratura, alla musica, alle biografie, ai viaggi…), può avere l’effetto di una bomba. Come una confessione inaspettata che corregge, a 75 anni, il lavoro di una vita intera e cambia il paradigma, che ridisegna il profilo del personaggio.
Certo, anche Antognoni andò a giocare in Svizzera a fine carriera… ma nessuno se lo ricorda per quello. Antognoni è e resta “l’unico 10” della Viola. Punto. Così Marco Baliani è e resta uno dei migliori interpreti del teatro civile e del teatro di narrazione. Assolutamente legittimo da parte sua ripensarci e prendere altre strade. Ma la sua cifra e la sua notorietà sono legate ad un certo tipo di teatro – quello civile e di narrazione – non ad altro. Ha fatto anche altro e bene, ma non è universalmente riconosciuto e apprezzato per questo “altro”. Anche cercando Marco Baliani su You tube le prime cose che compaiono sono performance di teatro di narrazione…
L’edizione 2025 del festival Orizzonti di Chiusi potrebbe dunque essere ricordata, più avanti, a sipario chiuso, per la “conversione” e il cambio di strada di Marco Baliani. Chissà se il direttore artistico Roberto Latini e i colleghi di Baliani presenti al festival (ieri c’era Gabriele Lavia) si aspettavano la correzione in corso d’opera dell’attore di “Corpo di Stato” sul delitto Moro e di tante altre performance sui drammi del nostro tempo e pure del passato.
Per noi di primapagina, che ci dilettiamo, proprio come impegno collaterale, ad allestire spettacoli di teatro civile e di narrazione (la settimana prossima faremo La Bomba, sui nostri anni di piombo, a Cetona, Chiusi Scalo e Città della Pieve) apprendere che Baliani ripudia il genere, è un po’ un cazzotto nello stomaco, come quelli che che prendemmo e che raccontiamo ne La Bomba, quando scoprimmo che amici fraterni erano ricercati dalla polizia per appartenenza a banda armata e altri erano già finiti in manette per lo stesso motivo. Ci cadde il mondo addosso… Ma tutti quanti stavamo stretti, anche questo va detto, dentro certe etichette e certi recinti.
m.l.










”I recinti” di cui parli forse si sono allargati, le pecore sono uscite e adesso tira un altra aria.Ci fu qualcuno che disse: ” uno rimane se stesso nella misura in cui riesce a cambiare”. E allora la gente, tutta o la maggor parte si adegua a quello che corre nell’agenda del sistema e l’agenda spesso è quella che segna il cambiamento. Ci fu un altro di cui mi tornano in mente le parole che disse: ”solo i cretini non cambiano” ma qui bisognerebbe aprire una discussione seria sull’opportunismo che viene sciorinato dal sistema perchè se sei te stesso alla fine il vaso intorno a te si colma e l’insopportabilità prende anche coloro che per una vita si sono dedicati a certi ideali ed alla loro diffusione.Oggi è di moda ( l’essere di moda è una espressione brutta ed anche densa di sottocultura ) il cambiamento, che va accettato, ma certamente non può non essere messo in discussione od almeno è difficile farlo quando per una vita si sono percorsi certi sentieri. Ma è questo dappertutto oggi e gli uomini non possono essere esenti dai cambiamenti. Il mondo e l’evoluzione è cambiamento, e partire dalla realtà che cambia lo dissero sia Gamsci chè Nietzche. Anzi quest’ultimo vituperato per tanti lustri, disse : ” la verità è che la verità cambia”….ma qui il discorso sarebbe veramente lungo….anche perchè oggi il discorso del cambiamento viene spinto e presentato dal complesso mediatico che difficilmente è a favore delle classi subalterne,anzi, fa tutto perchè subalterne restino. E allora il cambiamento, quello di cui parlavo prima,sà di un sapore abbastanza indotto, spesso non frutto di noi stessi e delle nostre facoltà critiche.Ma questo viene la maggior parte delle volte dimenticato. E così si va avanti.