DIFENDERE E POTENZIARE LA STAZIONE DI CHIUSI SIGNIFICA DIFENDERE LE AREE INTERNE
CHIUSI – Nell’ultimo Consiglio Comunale è stata appoprvata all’unanimità una mozione presentata dal gruppo di maggioranza Centrosinistra per Chiusi, per dire un chiaro NO all’impostazione del Governo che considera le aree interne come territori destinati al declino. Che al massimo possono essere “accompagnati” verso una morte certa e ineluttabile.
Un’impostazione, questa che il Comune di Chiusi, maggioranza e opposizioni, ritiene inaccettabile, perché provilegia solo i grandi centri e rinuncia a investire sulle realtà priferiche e intermedie, ovvero su milioni di cittadini e cittadine che vivono e fanno vivere i nostri territori.
Il Comune di Chiusi, dice in sostanza la mozione, ha scelto un’altra strada: rilanciare, non accompagnare. Puntare sulla cultura, sulla qualità dei servizi, sulla valorizzazione delle nostre risorse e sulla centralità dei trasporti.
In questo senso, “difendere e rafforzare la stazione ferroviaria di Chiusi – come abbiamo fatto in questi anni – significa dare ai cittadini la possibilità di restare, lavorare, studiare, rientrare la sera in un luogo dove si vive bene. Significa anche contribuire a limitare la pressione sulle città, sempre più congestionate e invivibili”, si legge nel documento.
E questo scrive anche il sindaco Sonnini sui social.
Da segnalare che anche Federalberghi, con l’intervento del Presidente Regionale Daniele Barbetti sostiene l’importanza strategica della stazione di Chiusi-Chianciano Terme. “Una voce autorevole che conferma quanto affermiamo da tempo: trasporti e qualità della vita vanno insieme. Continuiamo a lavorare per una Chiusi connessa, accogliente, viva.
Nessun territorio è di serie B”, scrive Sonnini.
Vero. E ogni voce che si leva in questa direzione va salutata positivamente.
C’è da augurarsi che oltre a Federalberghi, che ha in Chianciano il suo punto di forza nel territorio di riferimento della stazione, anche il Comune di Chianciano alzi un po’ di più il volume e scenda in campo con decisione. Finora a dire il vero non lo ha mai fatto, né quando al timone c’era la destra, né adesso che c’è di nuovo, il Centro Sinistra. Le amministrazioni chiancianesi non hann mai contestato la linea dei sindaci, Sonnini in testa, né le prese di posizione di esponenti politici anche chiancianesi a favore ella stazione di Chiusi, vedi il segretario di zona del Pd Marcello Fallarino, ma mai hanno messo i piedi nel piatto o partecipato direttamente alle iniziative più clamorose. E questo nonostante la stazione di Chiusi porti anche il nome di Chianciano Terme. C’è da auspicare che la spinta di Federalberghi faccia scattare anche il Comune del fegato sano, che certo non ha più il flusso di curandi e quindi di viaggiatori di una volta, ma resta una realtà comunque significativa.
Quanto alle considerazioni fatte da Sonnini, sulla “qualità della vita” da accompagnare con trasporti e servizi efficienti, non si può non segnalare che così come Chianciano, anche Chiusi ha perso gran parte del proprio appeal, e soprattutto Chiusi Scalo, tranne rare occasioni è sempre più una ghost town, dove la sera, dopo le 20,00 non c’è un bar aperto. Non spetta certamente a Comune aprire i bar, né può costringere i gestori a tenere aperte le loro attività, ma la situazione attuale è insostenibile. Vanno ricreate le condizioni per cui i bar, primo punto di accoglienza di una cittadina, possano stare aperti. Serve una politica di “ripopolamento”, ovvero politiche abitative che favoriscano la residenza e non la fuga, ma servono anche iniziative che rendano vivo il tessuto sociale e civile e che invoglino la gente ad uscire di casa, a tornare a popolare le piazze, con il gusto di stare insieme, del vivere sociale. Non è che al momento non i faccia niente in tal senso. Iniziative ce ne sono, ma quello che manca è forse la continuità. l’abitudine. Le serate culturali, le prsentazioni di libri, i concertini (di qualunque genere), gli spettacoli teatrali ache “minimal” dovrebbero essere la norma, non l’eccezione. Poi, ovvio, servono anche i servizi e la stazione ferroviaria è il principale di essi, insieme alle strutture sanitarie e alle scuole. La stazione è la porta di accesso, il terminal di arrivo, ma anche il punto di connessione con realtà diverse, comprese le grandi città, per questo va salvata e potenziata, ha ragione Sonnini a insistere su questo tasto. Lo abbiamo scritto e ripetut fino alla noia: la stazione di Chiusi-Chianciano è la stazione di un territorio vasto che va dalla valdichiana all’Amiata, dall Valdoircia, fino al Trasimeno e all’hinterland di Perugia. E’ idonea all’AV, ed è collegata già oggi ad Arezzo, Firenze e Roma, e sia a Siena che a Perugia. Un miglioramento della linea per Siena anche con l’attivazione di un treno ibrido Siena-Chiusi-Roma, la velocizzazione (riducendo qualche fermata e usando treni bidirezionali) della Perugia-Terontola, il miglioramento delle linee bus già esistemti per Siena e per il capoluog Umbro, il ripristino non solo di un paio di fermate del Frecciaross, ma anche di qualche IC per Firenze-Milano- Venezia e per Roma-Napoli-Salerno, sono tutte “migliorie” fattibili con costi certamente inferiori a quelli necessari per costruire una stzione in linea solo per l’alta velocità. Se poi aggiungiamo il collegamento stradale veloce tra Perugia e Chiusi, tramite adeguamento della Pievaiola e Sp 309 Moianese, ritenuta dalla Regione Umbria opera strategica, potrebbe essere davvero una rivoluzione capace di rivitalizzare tutto il territorio circostante, quindi le aree interne che vi fanno riferimento nel raggio di 60-70 km…
L’Umbria del resto comincia a capire che la stazione più vicina a Perugia è quella di Chiusi (24 km dal confine del comune di Peugia, per dire), che la stessa stazione è posta sul confine Umbro, a poco più di 100 metri; che intorno alla stazione potrebbe sorgere un centro intermodale merci interregionale (magari in territorio umbro), che la stazione di Chiusi è vicina a due caselli autostradali (uno in Umbria) ed è raggiungibile da Orvieto, by train in meno di mezz’ora e da Orte in 40 minuti…
Per raggiungere lo scopo occore però uscire dalla genericità della rivendicazione di un ruolo, occorre fare richieste precise e circostanziate a RFI e Trenitalia e alle regioni: questo treno, questa fermata, questo collegamento stradale, queste corse bus, basando tali richieste sui contratti di servizio stipulati fra le regioni e Trenitalia e sul diritto alla mobilità anche dei cittadini delle aree interne e sul fatto che il trasporto ferroviario non è solo un servizio “a mercato”, ma anche un servizio pubblico essenziale che deve fornire risposte alle popolazioni.
La stazione in linea, dovunque dovesse sorgere, non è la risposta che serve, perché non risponde alle domande di cu sopra. L’ipotesi Creti sembra già tramontata, per qualche giorno si è parlato molto di Rigutino (a 12 km a sud d Arezzo) e dell’ok del presidente della Toscana Giani e pure di quello della Regione Umbria, ma oggi sono più le perplessità che i sì convinti e soprattutto anche Rigutino non mette d’accordo tuttti. E più i fautori della stazione volante litigano tra loro su dove farla, più emerge la necessità di puntare decisamente sull’esistente (cioè Arezzo, Chiusi e Perugia) e più crescono le possibilità che della stazione in linea non se ne faccia niente.









