CHIANCIANO, MIGLIAIA IN PIAZZA PER GAZA. FINALMENTE UN GRIDO FORTE E CHIARO
CHIANCIANO TERME – Non c’eravamo più abituati a vedere una piazza così… Erano almeno 20 anni, forse 22 che non si vedeva una partecipazione così imponente ad una iniziativa contro una guerra. L’ultima volta era stata forse la marcia per la pace che si tenne a Chiusi nel 2003. Anche allora parteciparono tutti i comuni della Valdichiana senese e anche allora, la conclusione fu affidata al vescovo. Ieri sera a Chianciano, la fiaccolata per la Palestina, contro il genocidio a Gaza, si è infatti conclusa con un breve discorso del cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena e vescovo della diocesi di Montepulciano, Chiusi e Pienza. In apertura hanno parlato Paolo Piccinelli e Clori Bombagli per il Comune di Chianciano, promotore dell’iniziativa e Agnese Carletti sindaco di San Casciano Bagni e Presidente della Provincia di Siena. Giampiero Giglioni, di Anpi, ha fatto da guida e mastro cerimoniere.
Per la Questura 800-1.000 persone quelle che hanno sfilato per i vicoli del centro storico, nella realtà almeno 1.500, forse anche 2.000. Perché le 300 fiaccole distribuite alla partenza erano molte di meno della gente che sfilava nel corteo silenzioso, rotto solo da qualche slogan (“Palestina libera” e “Basta armi agli assassini!”) e da 4 soste con letture di poesie e testimonianze di artisti e cittadini palestinesi. Testimonianze e testi duri. Crudi. Che hanno squarciato il velo di ipocrisia, di indifferenza e spazzato via anche tutte le balle sull’equidistanza, sulle reponsabilità di Hamas, sulla equiparazione ad altri conflitti.
Non è stata solo una “fiaccolata”, ma una manifestazione vera e propria. Di quelle belle. Di quelle che restano negli annali. Ce n’era bisogno, perché il genocidio di Gaza non è più tollerabile, non sono più tollerabili il silenzio e le ambiguità della politica. E chi dice che sarebbe stato bene manifestare anche per l’Ucraina e per altre guerre non la racconta giusta, perché a Gaza e in Cisgiordania non è in corso una guerra tra due eserciti, ma una occupazione militare, con distruzione sistematica di un territorio e il massacro, sistematico anch’esso, di una popolazione civile. A Gaza c’è un solo esercito che spara e bombarda e uccide i civili, anche donne e bambini, anche giornalisti, ed è l’esercito israeliano. Poi certo nei cunicoli sotterranei di Gaza c’è Hamas, che è una formazione armata, ed è quella che ha compiuto il massacro del 7 ottobre 2023 e in Cisgiordania c’è Hezbollah, ma questo non giustifica in nessun modo la “soluzione finale” che sta portando avanti, in modo dichiarato, l’IDF agli ordini di Netanyahu e dei suoi ministri.
Fornire le armi a Israele, come ha fatto e fa l’Europa, non è come mandarle agli Ucraini, è come mandarle alla Russia, se proprio vogliamo fare un paragone Gaza-Ucraina. E non si può non dire che quello che sta facendo Israele a Gaza è un genocidio. Anche chi per mesi ha avuto timore a pronuciare questa parola, adesso ammette che l’IDF sta compiendo un massacro, e per i modi in cui lo fa, ciò si configura come genocidio a termini di vocabolario. 
Questo non significa accomunare e identificare tutti gli israeliani e tutti gli ebrei ai falchi sionisti, suprematisti, razzisti e fascisti. Ha fatto bene il cardinae Lojudice a ricordare e sottolineare nel suo discorso, la manifestazione di due giorni fa a Tel Aviv. manifestazione tra l’altro repressa con decine di arresti da parte del Governo Netanyahu… 
C’erano, ieri sera a Chianciano le istituzioni democratiche della Valdichiana, con i sindaci e loro delegati che hanno sfilato con la fascia tericolore, portando tutti insieme una grande bandiera palestinese; c’erano alcuni partiti politici, senza bandiere, ma con esponenti di primo piano (abbiamo visto il senatore Franceschelli, sindaco di Montalcino, il segretario provinciale del Pd senese Andrea Valenti, il consigliere regioinae di Italia Viva Scaramelli, per esempio), c’erano alcuni ex sindaci chiancianesi (Fregoli, Bombagli, Maria Teresa Fè), c’era tutto l’arcipelago dell’associazionismo laico e cattolico (Legambiente, Anpi, Incontriamoci, Piccole Sorelle, Pubbliche Assistenze, Croce verde, Misericordie, Azione Cattolica, Iosempredonna…), c’era tutta, veramente tutta, la sinistra storica del comprensorio, anche quella a sinistra del Pd, c’erano esponenti noti della Cgil, di liste civiche locali. Molte teste con i capelli grigi o bianchi, ma anche un buon numero di giovani o comunque under 50, cosa questa abbastanza rara, purtroppo. Non solo i rapprentanti dei comuni, ma anche la gente comune è venuta a Chianciano da tutti i paesi della zona, segno che la questione è molto sentita e che non più tempo di restare in silenzio o in disparte. Che è importante mobilitarsi, uscire di casa e dire “basta armi agli assassini”. 
La fiaccolata chiancianese ha sollecitato il Governo italiano a prendere una posizione chiara per l’apertura dei varchi umanitari, e ha chiesto altrettanto chiaramente di smettere di armare l’IDF e di sanzionare Israele, come è stata sanzionata la Russia per l’aggressione all’Ucraina. Importante e significativo che a chiudere l’iniziatva sia stato non un esponente politico, ma il vescovo. Anzi un cardinale, di quelli che erano al Conclave e hanno eletto il Papa americano Leone XIV. D’altra parte le parole più nette, più forti e più dure nei confronti della tragedia di Gaza le abbiamo sentite e le sentiamo proprio da esponenti della Chiesa, anche di primo piano come il card. Lojudice.
Alla fine glielo abbiamo detto, a quattr’occhi, al Cardinale Lojudice, che si è soffermat a scambiare quattro chiacchiere con la stampa: “Per fortuna ci siete voi. Per fortuna ci sono giornali come Avvenire. che non fanno il coro… “. E glielo abbiamo detto da laici e non credenti. Crediamo che abbia apprezzato. Come noi abbiamo apprezzato la sua presenza e le sue parole.
m.l.










Appello di Suor Giovanna della comunità della Piccola Famiglia dell’ Annunziata di Ma’in, vicino al confine con la Cisgiordania”
Appello al cuore di tutti i fratelli e le sorelle.
Perdonatemi se vi scrivo ancora — è la terza volta. Ma lo faccio con il cuore sempre più pesante. Le
notizie che arrivano sono ogni giorno più dolorose, più atroci.
Ieri sera Netanyahu ha approvato un nuovo attacco su Gaza, per “distruggere tutto”.
Io non ce la faccio più a restare ferma.
La mia coscienza mi tormenta, perché questo restare inerti — questo non fare nulla — ci rende
complici.
Complici di un genocidio.
Mi è stato detto più volte: “Tanto non serve a nulla”.
Ma questa frase è intrisa di una rassegnazione che non possiamo più permetterci.
È un grido disperato che paralizza ogni possibilità di agire.
E invece dobbiamo credere che ogni gesto di verità, ogni preghiera pubblica, ogni appello sincero
possano rompere l’assuefazione, risvegliare le coscienze — e forse anche spingere chi ha potere a
muoversi.
Non possiamo cedere alla logica dell’impotenza.
Non possiamo tacere.
Mi addolora profondamente vedere una Chiesa quasi silente.
Non mi do pace al pensiero che da parte delle comunità religiose non sia nata alcuna iniziativa
concreta.
Forse perché ci siamo abituati a pensare che la testimonianza debba essere “interiore”, “silenziosa”,
“nascosta”.
Ma oggi, davanti a una tragedia di queste proporzioni, non c’è nulla di più scandaloso del silenzio
religioso.
Forse si teme di “esporsi troppo”, di “entrare nel politico”, di “rompere gli equilibri”…
Ma non può esserci neutralità davanti a un genocidio.
O si è complici, o si sceglie la verità.
E oggi, la verità urla dalle macerie di Gaza.
Decine di migliaia di morti, bambini mutilati nel corpo e nell’anima, ospedali distrutti, famiglie
cancellate.
Tutto questo accade nel silenzio — o nella complicità — di molti poteri, anche religiosi.
Non basta più dirsi “in preghiera”.
Non basta condannare “la violenza in generale”.
Dove siamo noi, mentre un popolo viene annientato?
Dove sono le nostre comunità, le nostre diocesi?
Dove sono le parole profetiche? Dove sono i gesti concreti?
La Chiesa non è una un’organizzazione fra le altre, né un’istituzione neutrale: è il Corpo di
Cristo.
E allora, forse è arrivato il momento di mettere il nostro corpo accanto a quello crocifisso dell’umanità.
Non possiamo restare lontani dal pianto degli innocenti.
Vi supplico ancora di prendere contatto con le comunità sorelle, con altre comunità religiose,
E ancora vi ripropongo quello che da mesi mi sembra l’unico gesto possibile:
radunare un centinaio tra religiose e religiosi, e andare a Roma, davanti al Quirinale,
a pregare giorno e notte, a leggere i Salmi e il Vangelo.
A chiedere con la forza mite della preghiera che il governo italiano interrompa ogni vendita di armi
a Israele,
che si rompano i legami economici con chi porta avanti un’opera di annientamento.
E poi, andiamo anche in piazza San Pietro, con cartelli semplici, diretti, che chiedano al Papa di
muoversi:
di andare a Gaza,
di condannare pubblicamente Israele,
di lanciare appelli incessanti perché i Paesi occidentali si mobilitino per fermare il genocidio.
Stiamo lì, giorno e notte, a leggere i salmi e il Vangelo.
Se la nostra arma è la preghiera, allora è il momento di usarla in modo visibile.
Ma se a qualcuno avesse una idea migliore ben venga, ma non possiamo rimanere tranquilli nei
nostri conventi.
Forse anch’io mi sento stanca, scoraggiata, delusa.
Ma la mia coscienza non mi lascia in pace.
E un giorno i nostri figli — o i bambini sopravvissuti di Gaza — ci chiederanno:
«E tu, dov’eri?»
Vi prego: fate girare questa lettera a tutti i fratelli e le sorelle e anche alle comunità sorelle.
Pregate per me!
Ben vengano le dichiarazioni dei cardinali, per me però, da ateo, questa dovrebbe essere la vera chiesa, chiedere ogni domenica la pace è facile, rispondere all’appello di questa suora è più difficile e non è proprio previsto, e non è vero che non ci sono giornali o altri mezzi di comunicazione che non fanno il coro. Sarebbe interessante anche che i sindaci, i consiglieri regionali, i parlamentari che hanno sfilato ieri sera e che per anni sono rimasti inerti di fronte alla tragedia, che hanno scoperto oggi il calvario del popolo palestinese, facessero azioni concrete, di pressione verso i partiti che li hanno eletti affinché escano dal recinto delle dichiarazioni di circostanza e si mobilitino come sarebbe necessario.
Luca, a Chianciano la chiesa c’era e c’era al massimo livello. Non a caso il discorso conclusivo lo ha fatto il cardinale Lojudice. Che non sia sufficiente lo ha detto anche lui. Ma la sua presenza alla fiaccolata organizzata da istituzioni laiche, è significativa e può aiutare e spingere la politica ad assumere posizioni più nette e a prendere decisioni conseguenti. E lo dico da laico e non credente. Concordo con l’appello della suora. Che poi è uguale a quello che ha rivolto al papa Madonna. Chissà, se il pontefice ascolterà la consorella e la cantante che si fa chiamare come la vergine Maria.
Opinione personale, di fronte ad un genocidio a me la presenza su un palco o le parole di pace da un balcone la domenica non bastano, non dico che non servono a niente ma sono ampiamente insufficienti come dice l’appello della suora. Quando l’Italia era occupata dai nazisti furono necessari i fatti non i proclami di pace.
Migliaia in piazza ? Veramente gli zeri non contano nulla !
TUTTO bene,avrei partecipato,con un cartello pro Palestinesi ma, contro i TAGLIAGOLE di Hamas che usano i Palestinesi come SCUDI umani !
Se Hamas volesse la pace,avrebbe già liberato tutti gli ISRAELIANI rapiti due anni fa !
e se Israele volesse la pace avrebbe… (via, non ci nascondiamo dietro un dito Niccolò)
Ci vorrebbe che le persone frequentassero le scuole e imparassero a leggere qualcosa prima di sparare cazzate.
Non so a chi si riferisce DICENDO di frequentare le scuole e imparare a leggere. Per quanto riguarda lo ” sparare cazzate “,mi dicono che lei é quello che rilascia i porto d’ armi !
parlavo in generale, con lei in particolare non ci perderei nemmeno un secondo.
Tra me e lei c’è un abisso,NON solo CULTURALE !
Ne riparliamo tra tre generazioni ! …..forse !
Non mi piace lo scambio di accuse da bar. Risponderoʻ argomentando. Mi hanno insegnato che per parlare di un argomento prima bisogna informarsi, se l’argomento non lo conosco sto zitto. Non ho la pretesa di sapere tutto ma dato che l’argomento mi interessa, dal 1988 cerco di informarmi leggendo più possibile. Lei per esempio sa se Hamas sono sunniti o sciiti, sa le ragioni che hanno portato alla loro vittoria nel 2007, sa che per esempio nel corso di questi anni forze politiche palestinesi come il fronte popolare o fatah,che si contrapponevanoa ad Hamas si sono avvicinate alle loro posizioni e perché lo hanno fatto? Da 35 anni cerco di capire e ancora sento che ho bisogno di leggere, conosco persone che hanno vissuto a Gaza con le quali parlo spesso. Sputare giudizi informandosi con i servizi del tg1 lo trovo estremamente superficiale. Tra le tante letture consigliabili mi permetto umilmente di citarne due: Hamas scritto da Paola Caridi, e I miti fondatori della politica Israeliana di Roger Garaudi filosofo francese purtroppo scomparso. Se ha delle lettura che ha utilizzato per informarsi e parlare dell’argomento saroʻ lieto di saperle e provvedere a leggerle.