I SINDACI ALLONTANATI DALLA POLIZIA DA SOTTO IL MINISTERO. AVEVANO TUTTI LA FASCIA TRICOLORE. SIAMO ANCORA UNO STATO DEMOCRATICO?

I SINDACI ALLONTANATI DALLA POLIZIA DA SOTTO IL MINISTERO. AVEVANO TUTTI LA FASCIA TRICOLORE. SIAMO ANCORA UNO STATO DEMOCRATICO?
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ROMA – Ieri, durante la manifestazione dei sindaci della Valdichiana, del Trasimeno, dell’orvietano e del viterbese scesi nella Capitale per porre all’attenzione delle Fs e del Governo i probemi del Trasporto ferroviario, sempre più “massacrato” da tagli, spostamenti di treni veloci suilla linea lenta, fermate soppresse, disagi, è successa una cosa che dà la misura di come questo Paese stia lentamente (ma neanche troppo lentamente) scivolando verso una deriva illiberale e antidemocratica, senza che se ne renda conto. Dopo aver manifestata davanti alla sede delle Fs i sindaci si sono portati a piedi nei prerssi del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e qui, sono stati “fermati” e invitati con una certa solerzia a tornare da dove erano venuti, da alcuni agenti della Polizia di Stato. Alcuni in divisa e altri no. Ne è nato anche un piccolo alterco, peraltro documentato dalla telecamera di Ettore Serpico, di Città della Pieve Viva…

In particolare il sindaco di Cetona Roberto Cottini e il suo collega chiusino Gianluca Sonnini hanno provato a far notare che non si trattatva di pericolosi sovversivi, ma di una delegazione di “primi cittadini” con tanto di fascia tricolore, quindi di rappresentanti delle istituzioni e anche – va detto – di “autorità di pubblica sicurezza”, nei loro territori. Perché questo sono i sindaci, nell’arco del loro mandato. E la fascia tricolore viene indossata apposta per suggellarne il ruolo.

E’ servito a poco, perché gli agenti, forse sulla base di precise disposizioni, non ne hanno minimamente tenuto conto e hanno se non proprio spinto, accompagnato i sindaci lontano dal Ministero, facendoli reincamminare verso la sede Fs.

Non ci sono scappate manganellate, per fortuna. Altre volte, ad altri, è andata peggio. Ma il fatto a nostro parere è grave lo stesso. Perché se quegli agenti avevano la responsabilità di garantire l’ordine nei pressi del Ministero, non è che i 25 sindaci e assessori erano lì per tirare sassi o bottiglie molotov, ma solo per esprimere una legittima protesta e legittime istanze dei loro territori. E lo stavano facendo nel pieno esercizio delle loro funzioni di rappresentanti delle istituzioni territoriali, con tanto – lo ripetiamo – di fascia tricolore a tracolla…

I rappresentanti dello Stato in divisa, con l’auricolare e la pistola, non hanno riconosciuto, anzi hanno bellamente ignorato, che quei signori e signore con la fascia tricolore addosso erano anche loro dei rapresentanti dello Stato, pubblici ufficiali, per di più eletti dai cittadini, quindi legittimi rappresentanti di diversi comuni italiani. Che sono istituzioni pubbliche, non centri sociali o associazioni antagoniste, che comunque in Italia hanno pieno diritto di cittadinanza e di esprimere le loro posizioni.

Effetto del Decreto Sicurezza? Probabilmente sì. Ma ciò che è successo ieri davanti al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti è soprattutto lo specchio di un clima. Di un vento che tira, anche tra le forze dell’ordine… E non è un buon vento. Impedire a dei sindaci di chiedere ascolto, allontanarli con modi spicci, invitarli a “sgombrerare” la strada è stato un eccesso di zelo che puzza di fascismo strisciante e di stato di polizia. Gli agenti diranno che hanno solo eseguito gli ordini e le consegne ricevute. Ma è una attenuante o una aggravante?

Per fortuna, come dicevamo nessuno si è fatto male. E anche l’alterco è finito lì, forse c’è stata anche qualche stretta di mano, ma i sindaci sono comunque dovuti andare via, tornare indietro. Una brutta immagine per una Repubblica democratica fondata sul lavoro.

m.l.

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