LARS ROCK FEST, EDIZIONE CON IL BOTTO: LA SVOLTA JAZZ HA FUNZIONATO. E L’ORGANIZZAZIONE PURE
CHIUSI – E finita ieri sera la 12esima edizione del Lars Rock Fest. Ed è finita in gloria, nonostante il temporale all’ultimo pezzo dei Karate che ha creato scompiglio, ma a quel punto nessun problema particolare. Solo un po’ di straordinari per lo staff costretto a mettere al riparo in tutta fretta le costose attrezzature. Per il resto una edizione col botto. Un botto di gente. Migliaia di persone tutte e tre le serate, qualche migliaio di pasti serviti al ristorante e altrettanti al Pub, birra s spritz a ettolitri. Dato il gran caldo anche l’acqua libera e gratuita è andata via a fiumi. Bello e molto da festival il contorno o contesto, con mercatino di vinili, memorabilia, oggetti d’arte, merchandising delle magliette del Lars, ma non solo,anche quelle dell’ANPI contro la guerra e il genocidio a Gaza; fiori, profumi, accessori per la musica, libreria di editori indipendenti, laboratori di grafica, tessitura, incontri letterari, visite guidate ai monumenti della città, letture, dj set… e perfino- a latere – campetto di pallavolo per i ragazzi e partite di cricket tra giovani pakistani.
Alberghi, B&B, case vacanze, campeggi tutti sold out nel raggio di diversi chilometri.
Anche la musica quest’anno è apparsa decisamente più digeribile rispetto ad altre edizioni precedenti, con alcune autentiche perle che è difficile, difficilissimo, quasi impensabile ascoltare dal vivo e gratis a queste latitudini. Il volume geralmente più basso degli anni passati ha sicuramente aiutato la fruizione dei concerti anche da parte del pubblico meno abituato.
Dicevamo delle “perle” musicali. La prima serata è rimasta nel solco della più autentica e consolidata tradizione Lars Rock Fest: punk e post punk con qualche concessione all’elettronica, di marca molto british, con i Cucamaras, Italia 90 e McLusky tre band d’oltre Manica, tutte essenzialmente british, fino al midollo. E pure nel look e nel post esibizione, con i giovanotti arrivati dall’UK fissi alla pagoda birreria, contenti come pasque per aver suonato e cantato gratis, cioè senza che la gente abbia dovuto pagare un biglietto per ascoltarli, cosa che da loro è inimaginabile e anche per poter gozzovigliare in tutta tranquillità…
Seconda serata con i bolognesi Lostatobrado, arrivati a Chiusi con un buon seguito di fans e a seguire gli australiani Party Dozen (Kirsty Tickle al sassofono e Jonathan Boulet alla batteria, percussioni, campionamenti…), un duo travolgente, a tratti “furibondo” (termine usato da un giornalista specializzato presente). Una performance, la loro strabiliante, se si pensa che si era a Chiusi, ultima propaggine della Toscana più sonnacchiosa. Rock più classicheggiante e digeribile quello dei Black Country New Road, anche loro con targa UK e sonorità quasi prog… 
E atmosfere east coast degli States al matinéé nell’Orto Vescovile con Joseph Arthur, folk singer polidedrico, voce, armonica e chitarra, ma anche performer a 360 gradi: disegnatore, acrobata, poeta… Bel personaggio, location suggestiva, clima da college americano, pubblico eterogeneo e poliglotta….
Serata numero tre con sole due band sul palco. Ma – lo diciamo noi che siamo un po’ antichi e legati al rock dei tempi d’oro – una meglio dell’altra. Di grande effetto e anche di grande qualità la performance degli Heliocentrix, altro gruppo britannico, ma con influenze mondialiste: dall’afrobeat, al funk, dal jazz all’aunderground… Eccola la “svolta jazz” del Lars. Grande presenza scenica e voce notevolissima della cantante Barbara Patkova, uso di strumenti più da jazz club che da concerto rock: sassofono, flauto, violoncello… Bellissimo. E anche un grido rabbioso “Free Palestine!!” che non guasta. Anzi.
Gran finale solo intaccato, ma non rovinato dalla pioggia, con i Karate, band un po’ ageèe della est coast americana, precisamente di Boston, Massachusetts. Rock classico quasi blues e viceversa. Suoni puliti e ascoltabilissimi. Attivi tra il 1993, anno di fondazioine e il 2005, i Karate s sono riuniti nel 2022. Anche loro, come gli Heliocentrix, sia pure con un sound più filologico e meno incline all’elettronica (chitarre, basso, batteria) spaziano dall’indie rock, al rock-blues, fino a sconfinare in digressioni jazz e fusion…
Anche il pubblico d’antan è stato per una volta accontentato.
Ancora una volta il Lars Rock Fest si conferma non solo l’evento clou della città di Chiusi, ma anche a questo punto della zona. E un festival in crescita costante, con un pubblico che arriva da tutta Italia e anche dall’estero. Che trova ascolto nelle radio specializzate e anche da parte di Radio Rai e propone musica certamente di nicchia e particolare, che però è merce rara e come il vino buono non si trova sugli scaffali dei supermercati, ma bisogna andarla a cercare nelle cantine migliori. 
Una menzione è d’obbligo anche per gli organizzatori: mettere a lavoro più di 200 volontari di ttte le età, reggere l’impatto di migliaia di persone senza perdere un colpo, offrire non solo musica di qualità, ma anche cucina di qualità con attenzione alla sostenibilità ambientale, al mondo vegan e vegetariano, a chi ha problemi con il glutine, non è cosa da poco. E non è cosa da poco trovare i soldi per pagare le band, i services, un palco da concertone del 1° Maggio, e mettere su un circo del genere, in maniera del tutto volontaria. Chapeaux al Gruppo Effetti Collaterali e a quanti sono coinvolti nell’operazione. A chi ci ha creduto e ci ha pure investito, a partire dal Comune.
Il Lars Rock Fest è una bella realtà. Un appuntamento per tutti, non solo per i giovani che amano il post punk (che poi è già per un pubblico dai 30 in su…) e il successo che registra ogni anno dovrebbe indurre a riflessioni serie anche altri soggetti (associazioni, partiti ecc.): ogni evento ha la sua dignità, ci mancherebbe altro, ma l’esempio del Lars dice che le cose si possono fare in tanti modi. Meglio o peggio. E spesso non è questione di soldi, ma di scelte, di orientamenti, di capacità e voglia di osare qualche scatto… Se stai sempre in mezzo al gruppo senza mai mettere la testa fuori difficile che tu riesca a vincere una tappa…
m.l.
Nelle foto: alcune immagini del Lars 2025, by Roberta Paolucci










Questa storia delle cifre della quantità degli spettatori che gira sui social e che sostiene che vi fossero 12000 presenze mi fa ricordare un aneddoto che riguardava il giornalino del ”Numero Unico” che alla fine degli anni ’60 esordì a Chiusi e che prendeva in giro diversi personaggi anche buontemponi chiramente ,fra i quali un venditore di casse funebri (il nome lo sò ma non lo dico ) che a fine anno denunciò all’allora Agenzia delle Entrate(ancora non si chiamava così ) la notevole cifra do 60 milioni di lire con la seguente dichiarazione scritta di proprio pugno: ”Cara IGE ( L’ IGE era l’imposta generale sull’entrata così si chiamava ), denucio (proprio ”denucio”) 60 milioni”.Qualche giorno dopo un funzionario del fisco si recò al suo laboratorio e gli pose la chiara domanda .”mi scusi ma lei cosa vende ?”.Quasi sentendosi offeso con una espressione corrucciata lui rispose: ”Signore, io vendo le casse da morto !”.E il funzionario del fisco di rimando gli disse : ”mi scusi ma lei ha denunciato ben 60 milioni di lire di fatturato…”.E l’artigiano rispose : ”si è vero ma tanto gli zeri non contano niente !’.Il funzionario girò i tacchi e se ne andò in silenzio. Fine della storiellina rimasta a Chiusi negli ”annali”.
Carlo, non so se al lars abbiamo partecipato più o meno, nelle tre serate 12 mila persone. Forse tale stima è ottimistica, ma io ci sono andato tutte e tre le sere e posso assicurare che di gente ce n’era tanta. Qualche migliaio per sera. Tanta gente mai vista a Chiusi per altri eventi. E molta, la maggioranza, venuta da fuori, anche da lontano. D’altra parte si contano in migliaia anche i pasti serviti al ristorante e al pub. E mica tutti hanno mangiato sul posto. Come scritto nell’articolo non so nemmeno se il successo di pubblico ha consentito agli organizzatori di coprire le spese e magari mettere qualcosa nel cassetto per l’edizione prossima. Una cosa però è certa: il Lars è un “circo” che fa girare buona musica, ma anche un bel po’ di soldi, non è roba che si può tenere in piedi con 30-40 mila euro come le prime edizioni. Pare che testate specializzate e radio nazionali considerino il Lars Rock Fest di Chiusi uno dei primi e più importanti festival per quanto riguarda la musica internazionale di ricerca indie-wave in Italia: “Forse, su questo terreno, se la possono giocare ormai solo il Beaches Brew di Marina di Ravenna e il Lars Festival di Chiusi”. Così ha scritto la testata Blow Up in un reportage dalla kermesse chiusina. Piaccia o no il genere musicale che propone, il Lars è indubitabilmente l’evento clou dell’anno a Chiusi e dintorni, forse solo il più longevo Live Rock di Acquaviva può considerarsi sullo stesso piano. Gli altri appuntamenti simili sono tutti sotto. E quest’anno, a me, per esempio, è piaciuta anche la musica. E nessuno può dire che “è solo rumore, troppo rumore”, perché quest’anno il volume è stato tenuto più basso, i ritmi sono stati meno ossessivi e le band sul palco hanno suonato roba buona, in alcuni casi eccellente. The Heliocentrics per dire sono una band che potresti ascoltare tranquillamente a Umbria Jazz. Ti dice niente Umbria Jazz? Credo – ma anche questo è scritto nell’articolo – che molti altri soggetti che propongono eventi dovrebbero osservare il “fenomeno-Lars” e prendere nota. A Chiusi spesso ci si lamenta del fatto che le cose si fanno, ma si fanno un po’ così e i risultati sono scarsi… Ecco il Lars dimostra che se si fanno bene le cose funzionano anche a Chiusi.
Non voglio entrare nuovamente nella polemica della musica jazz e del lars ma ti faccio notare che ho detto solo che nei social corcola la voce di 12000 presenze,sarò stato sarcastico con quella battuta relativa alle casse da morto che anche tu credo conoscevi ma viviamo in un mondo dove ci deve essere spazio anche per le idee altrui e che riguardano l’accettazione anche degli spettacoli di musica Jazz certamente come di altri spettacoli e guai a dire il contrario.Rimango comunque della mia idea che tutto questo – è l’ho detto molte volte – secondo il mio modo di vedere potrebbe innanzitutto essere uno spettacolo a pagamento perchè in tante altre località d’italia quasi tutti i concerti sono a pagamento ed un biglietto monimo anche di 5 euro (un cinema ne costa 10-15 al giorno d’oggi) e darebbe anche un po’ di ossigeno alle casse di un comune che mi sembra che ne avrebbe anche bisogno ma anche se non fosse il Comune il percettore finale,le entrate di 12000 persone moltipliato 5 farebbe 60.000 euro ammesso che sarebbero di 60.000 Euro con i quali qualcos’altro fortse ci si farebbe nell’anno in cui si fanno certi spettacoli ( si parla di altre iniziative culturalivisto che per certi c’è pane e cioccolata mentre per altri non c’è nemmeno il pane… o no ? Non voglio essere scambiato per detrattore ad ogni costo perchè a sentire certi discorsi molti a Chiusi verrebbero fuori con il solito e ripetuto discorso che tu conosci bene : ma alla fin fine a voi non va bene nulla…”. L’ho risentito decine di volte questo discorso che viene fuori dalle bocche” di amici degli amici” ma con la stessa intenzione lo stesso discorso lo faccio anch’io perchè in una politica culturale, ammesso che vi possano essere iniziative variegate e di natura chiamiamola votata alla specializzazione, soprattutto nel periodo estivo quando intorno nei paesi circonvicini il tutismo è presente anche in misura massiccia mi dici perchè l’ente pubblico non promuove e non si organizza per in accordo con il Ministero dei beni culturali per la fruibiloità del patrimonio storico sparso nel territorio ? Lo proibisce qualcuno che possa fornire l’Ente Pubblico una proposta verso chi gestisce i beni culturali che è il Ministero per esempio , per iniziative e forme di collaborazione rivlte all’assorbimento di un turismo colto e di qualità ? Diventerebbe un fiore all’occhiello tutto questo ma invece non si trova l’occasione per organizzarsi e far fruire il paese delle ricchezze che possiede ma ripeto i modo possono essere tanti e tante le forme invece di devolvere 3 giorni che non lasciano nulla o poco nè nelle casse e nemmeno alla gente ? Resta qualcosa dentro la cultura della gente e soprattutto della popolazione? Me lo domando e credo che potrebbe essere anche l’occasione questa di dibattito invece dei fatidici ”tavoli della cultura” e che ricordo a tutti la domanda di cosa possa essere derivato da quiesti alla città ? Ma a me sembra che sia una politica questa che sia asfittica e che benefici solo gli addetti ai lavori e forse se si va a vedere chi scelga gli addetti ai lavori spesso i conti li farebbe rendendosi conto sia di come vengano fatte le cose e del perchè. Sono questi i tempi caro Marco- tempi generali – che non occorre avere i peli sulla lingua ma anche essere aperti ai confronti su macchine che invece di produrre cultura – produce anche se non sempre- cazzate finalizzate ad un consenso politico e panini pizze e birre , ma non lo dico con senso di disprezzo perchè è cultura anche il divertimento, ma che vediamo tali differenze anche in molti comuni circonvicini come siano trattate le iniziative. Una volta nella nostra gioventù usavamo il detto ”panem et circences” e tale allocuzione chi era di sinistra la denigrava nel suo significato sia sociale chè politico. E’ passato mezzo secolo, chiusi si è ristretta, la vita sociale è scomparsa nonostante qualche iniziativa che però mi chiedo anche cosa alla fin fine possa portare al paese ed ai giovani se il resto del mondo intorno marcia verso altro ? Sono curioso di vedere fra 6 mesi cosa dsarà del Poup App e quanti locali sopravviveranno… è un esperimento ma se non erro è costato 100 mila euro alla fin fine a quanto ho sentito sui social… e allora continuiamo a bearci dei 3 giorni di Jazz ed a dire che siamo illuminati da una luce nazionale ma se a me sembra- mi augurerei di sbagliare – ma ti ricordo il fatto che mentre il pianista suonava il Titanic colava a picco. Qualcuno avvezzo dall’altra parte e che difende tutto ciò mi chiederà : ma solo critiche e mai una proposta ?
Mi sembra che non sia da adesso che quando ho scritto su certi argomenti ci sia stato solo silenzio. E allora chiediamocelo il perchè e guardiamo i paesi circonvicini come e perchè siano decollati e Chiusi sia fermo a ” caro babbo ti scrivo” e che non sia uno spettacolo canoro o musicale in piazza che possa cambiare le sorti di questo paese, ma ben altra politica culturale fra l’altro non presa a prestito da strutture che con Chiusi abbiano poco a spartire ma che vengono presentate e scelte solo perchè economicamente – ma non sempre – che appaiano convenienti sfornate soprattutto anche dai comparti politici regionali. O no ? La politica culturale pesa anche come indirizzo verso la collettività.
Carlo la forza e l’originalità del Lars (e motivo di richiamo non solo per il pubblico, ma anche per le band di oltre Manica e d’oltre oceano) è che propone concerti GRATIS. Cosa rara in Europa e in America. E questo perché è un “valore aggiunto”, basato sull’assunto che la musica (come altre forme d’arte) è un bene comune e deve essere accessibile a tutti. Per ascoltare band come The Heliocentrics o Black Country, New Road, in altri contesti può capitare di dover pagare un biglietto di 80 euro… Avere la possibilità di ascoltarle gratis, a Chiusi e non a Milano o Roma, non mi pare cosa da poco. E la musica gratis era (e rimane) un concetto di sinistra, altra merce rara di questi tempi.
Vero ciò che dici ma proprio a sinistra ci hanno insegnato che occorra confrontarci con la realtà e con il mondo dove viviamo in maniera critica. In tale valutazione nel mondo dove viviamo ”quella musica” trovo che venga proposta e trovi la propria effettuazione surclassando altrte forme. Tu mi dirai che se si parte da tale assunto non si finisca mai di discutere ed anche di essere spesso polemici, ma proprio la stessa cultura detta di sinistra e proiettata sul sociale credo che ci debba essere un grado di importanza ed in tale scala mi sembrerebbe che il Jazz od anche non solo quello ma anche altre forme alla cui base esiste una cultura che le ha originate siano infinitamente più contemplate al giorno d’oggi nel comparto mediatico globale e poste all’attenzione del pubblico molto prima e molto più in alto che altre forme culturali e di conoscenza. In pratica a me sembra che tali forme usate nel modo che vediamo e che sentiamo siano scirinate appositamente per rendere più proni i cervelli della gente e nel mondo non mi dire che soprattutto dagli schermi delle TV non si vedano decine di migliaai di persone che osannanao e che si stravolgono di fronte alle note, gruppi immani di giovani che normalmente hanno rifiutato la politica per contemplare quelle forme di divertimento che portano ”culturalmente” all’allontanamento delle azioni che sarebbero opportune per contestare il sistema dove vivono e che li rende consenzienti e fa loro anche abiurare o non considerare certe altri avvenimenti che avvengono. E’ il comparto mediatico che ce li mostra spesso riprese tali folle dall’alto od in primo piano, stadi sterminati di gente che urla e che si ”ALIENA DALLA REALTA’ DI DOVE VIVE ED ANCHE USA LE PROPRIE VALVOLE DI SFOGO IN QUELLA MUSICA CHE SENTE”. Io e la mia generazion certe cose e certi comportamenti non li ha mai messi in atto, li ho osservati con attenzione, li ho anche fotografati -e tu lo sai bene – perchè dentro di essi ho creduto di riconoscere le ansie che spingevano quei giovani a voler interpretare il mondo e nello stesso tempo a cercare di cambiarlo. Oggi quelle folle urlanti suòl tema del mondo da cambiare non gliene può fregare di meno e interessa principalmente (anche se non tutti sono uguali ed abbiano gli stessi comportamenti ) solo sballarsie far parte di un insieme che una volta terminato alla propria mente ed alla propria coscenza rende proprio poco. E’ una -secondo me e perdonami ma la penso in tal modo — una di quelle forme indotte di ricerca dell’autonomia individuale e fuori da ogni dimensione ”politica” qualsiasi, che sia io che parecchi hanno considerato in passato UNA SCONFITTA. Ecco la ragione che ne stà al fondo soprattutto valutato che sia nserita nell’espressione dei tempi che noi oggi consideraiamo moderni. per fare i raffronti basterebbe osservare a tali spettacoli che continuano a proporci nelle TV di Stato ma non solo, e di tali spettacoli c’è stato un crescendo incredibile negli ultimi due o tre anni, quasi tutti i giorni propinano tali visioni che durano come tempistica lo stesso tempo dei reportage dall’Ucraina o da Gaza.secondo te -attento osservatore- tutto questo succede casualmente oppure fa parte di una politica che viene veicolata con cognizione di causa ? Proprio guardando tali fatti con occhi di ”sinistra” la risposta critica dovrebbe essere quella che molti conoscono ma che si astengano dal dire perchè ”quella mano di bianco” che tu hai detto tante volte che è passata e che stà passando sulle coscenze e sulle azioni degli uomini,comprende anche tutto questo, soprattutto in maniera CULTURALE” visto che alla cultura si fa riferimento. Questo il mio pensiero che credo fosse ormai da qualche anno su tale argomento arcinoto,senza avere la volontà di insegnare nulla a nessuno ma di porsi in maniera critica anche accanto a tali manifestazioni che sono per loro natura ”più leggere”.