LARS ROCK FEST, EDIZIONE CON IL BOTTO: LA SVOLTA JAZZ HA FUNZIONATO. E L’ORGANIZZAZIONE PURE

lunedì 07th, luglio 2025 / 17:25
LARS ROCK FEST, EDIZIONE CON IL BOTTO: LA SVOLTA JAZZ HA FUNZIONATO. E L’ORGANIZZAZIONE PURE
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CHIUSI – E finita ieri sera la 12esima edizione del Lars Rock Fest. Ed è finita in gloria, nonostante il temporale all’ultimo pezzo dei Karate che ha creato scompiglio, ma a quel punto nessun problema particolare. Solo un po’ di straordinari per lo staff costretto a mettere al riparo in tutta fretta le costose attrezzature. Per il resto una edizione col botto. Un botto di gente. Migliaia di persone tutte e tre le serate, qualche migliaio di pasti serviti al ristorante e altrettanti al Pub, birra s spritz a ettolitri. Dato il gran caldo anche l’acqua libera e gratuita è andata via a fiumi. Bello e molto da festival il contorno o contesto, con mercatino di vinili, memorabilia, oggetti d’arte, merchandising delle magliette del Lars,  ma non solo,anche quelle dell’ANPI contro la guerra e il genocidio a Gaza;  fiori, profumi, accessori per la musica, libreria di editori indipendenti, laboratori di grafica, tessitura, incontri letterari, visite guidate ai monumenti della città, letture, dj set… e perfino- a latere  – campetto di pallavolo per i ragazzi e partite di cricket tra giovani pakistani.

Alberghi, B&B, case vacanze, campeggi tutti sold out nel raggio di diversi chilometri.

Anche la musica quest’anno è apparsa decisamente più digeribile rispetto ad altre edizioni precedenti, con alcune autentiche perle che è difficile, difficilissimo, quasi impensabile ascoltare dal vivo e gratis a queste latitudini.  Il volume geralmente più basso degli anni passati ha sicuramente aiutato la fruizione dei concerti anche da parte del pubblico meno abituato.

Dicevamo delle “perle” musicali. La prima serata è rimasta nel solco della più autentica e consolidata tradizione Lars Rock Fest: punk e post punk con qualche concessione all’elettronica, di marca molto british,  con i Cucamaras, Italia 90 e McLusky tre band d’oltre Manica, tutte essenzialmente british, fino al midollo. E pure nel look e nel post esibizione, con i giovanotti arrivati dall’UK fissi alla pagoda birreria, contenti come pasque per aver suonato e cantato gratis, cioè senza che la gente abbia dovuto pagare un biglietto per ascoltarli, cosa che da loro è  inimaginabile e anche per poter gozzovigliare in tutta tranquillità…

Seconda serata con i bolognesi Lostatobrado, arrivati a Chiusi con un buon seguito di fans e a seguire gli australiani Party Dozen (Kirsty Tickle al sassofono e Jonathan Boulet alla batteria, percussioni, campionamenti…), un duo travolgente, a tratti “furibondo” (termine usato da un giornalista specializzato presente). Una performance, la loro strabiliante, se si pensa che si era a Chiusi, ultima propaggine della Toscana più sonnacchiosa. Rock più classicheggiante e digeribile quello dei Black Country New Road, anche loro con targa UK e sonorità quasi prog…

E atmosfere east coast degli States al matinéé nell’Orto Vescovile con Joseph Arthur, folk singer polidedrico, voce, armonica e chitarra, ma anche performer a 360 gradi: disegnatore, acrobata, poeta… Bel personaggio, location suggestiva, clima da college americano, pubblico eterogeneo e poliglotta….

Serata numero tre con sole due band sul palco. Ma – lo diciamo noi che siamo un po’ antichi e legati al rock dei tempi d’oro – una meglio dell’altra.  Di grande effetto e anche di grande qualità la performance degli Heliocentrix, altro gruppo britannico, ma con influenze mondialiste: dall’afrobeat, al funk, dal jazz all’aunderground… Eccola la “svolta jazz” del Lars. Grande presenza scenica e voce notevolissima della cantante Barbara Patkova, uso di strumenti più da jazz club che da concerto rock: sassofono, flauto, violoncello… Bellissimo. E anche un grido rabbioso “Free Palestine!!” che non guasta. Anzi.

Gran finale solo intaccato, ma non rovinato dalla pioggia, con i Karate, band un po’ ageèe della est coast americana, precisamente di Boston, Massachusetts. Rock classico quasi blues e viceversa. Suoni puliti e ascoltabilissimi. Attivi tra il 1993, anno di fondazioine e il 2005, i Karate s sono riuniti nel 2022. Anche loro, come gli Heliocentrix, sia pure con un sound più filologico e meno incline all’elettronica (chitarre, basso, batteria) spaziano dall’indie rock, al rock-blues, fino a sconfinare in digressioni jazz e fusion…

Anche il pubblico d’antan è stato per una volta accontentato.

Ancora una volta il Lars Rock Fest si conferma non solo l’evento clou della città di Chiusi, ma anche a questo punto della zona. E un festival in crescita costante, con un pubblico che arriva da tutta Italia e anche dall’estero. Che trova ascolto nelle radio specializzate e anche da parte di Radio Rai e propone musica certamente di nicchia e particolare, che però è merce rara e come il vino buono non si trova sugli scaffali dei supermercati, ma bisogna andarla a cercare nelle cantine migliori. 

Una menzione è d’obbligo anche per gli organizzatori: mettere a lavoro più di 200 volontari di ttte le età, reggere l’impatto di migliaia di persone senza perdere un colpo, offrire non solo musica di qualità, ma anche cucina di qualità con attenzione alla sostenibilità ambientale, al mondo vegan e vegetariano, a chi ha problemi con il glutine, non è cosa da poco. E non è cosa da poco trovare i soldi per pagare le band, i services, un palco da concertone del 1° Maggio, e mettere su un circo del genere, in maniera del tutto volontaria. Chapeaux al Gruppo Effetti Collaterali e a quanti sono coinvolti nell’operazione. A chi ci ha creduto e ci ha pure investito, a partire dal Comune.

Il Lars Rock Fest è una bella realtà. Un appuntamento per tutti, non solo per i giovani che amano il post punk (che poi è già per un pubblico dai 30 in su…) e il successo che registra ogni anno dovrebbe indurre a riflessioni serie anche altri soggetti (associazioni, partiti ecc.): ogni evento ha la sua dignità, ci mancherebbe altro, ma l’esempio del Lars dice che le cose si possono fare in tanti modi. Meglio o peggio. E spesso non è questione di soldi, ma di scelte, di orientamenti, di capacità e voglia di osare qualche scatto… Se stai sempre in mezzo al gruppo senza mai mettere la testa fuori difficile che tu riesca a vincere una tappa…

m.l.

Nelle foto: alcune immagini del Lars 2025, by Roberta Paolucci

 

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