LAGO, MANUTENZIONI DEL TERRITORIO, STRADE E FERROVIE: INCONTRO A CASTIGLIONE DEL LAGO, CON I DUE ASSESSORI REGIONALI DE LUCA E MELONI
Organizzata dal gruppo territoriale M5s del Trasimeno, si è tenuta martedì scorso a Castiglion del Lago una affollata assemblea presenti i due assessori regionali Simona Meloni (agricoltura), e Thomas De Luca (ambiente), per iniziare a ridiscutere dei problemi del Lago, ma anche di tutta l’area del comprensorio, dopo la lunga parentesi di una sostanziale nullità, rappresentata dal governo regionale di Destra guidato dalla Tesei, per questa parte così importante di territorio umbro.
Ha aperto il dibattito il sindaco Burico, che ha denunciato il fatto che i Fondi per il Trasimeno sono bloccati a Roma al Ministero da tantissimo tempo, affermando che ora finalmente il Commissario preposto stia lavorando bene e nella direzione giusta per liberarli dalle pastoie burocratiche e renderli disponibili. Aggiungendo sibillinamente: “Abbiamo ribaltato la logica della vecchia gestione Tesei, che ci accusava di non essere in grado di spenderli, per mancanza di capacità”.
Simona Meloni ha chiarito subito che con l’assestamento di bilancio “si sono liberate diverse risorse che ora potranno essere spese anche in investimenti in questo comprensorio”. I loro interventi si sono sì concentrati in massima parte nell’ambito delle loro competenze ma, e non poteva essere diversamente, si sono all’allargate anche perché sollecitati in molti altri ambiti come le infrastrutture, come le strade poderali, vicinali, che ora abbandonate non svolgono più la loro funzione, come quella di permettere il transito dei mezzi di soccorso. Forse, è stato suggerito, trovare una forma di sinergia tra le amministrazioni municipali e i proprietari terrieri, potrebbe risolvere il problema dell’abbandono.
E poi la questione oggi divenuta sempre più centrale dopo il voto al Consiglio Regionale, del collegamento Perugia- Chiusi. Il progetto ritirato fuori dai cassetti della Provincia e rifinanziato con 80 mila euro, non convince nessuno. Questo perché sostanzialmente lascerebbe il percorso con le caratteristiche che ha ora: una stretta mulattiera asfaltata, che continuerebbe a rendere problematico il transito alle centinaia di autotreni ed auto, che ogni giorno la percorrono.
Un No netto, ha espresso Mauro Lachi della direzione comprensoriale del PD del Trasimeno, per il quale “la nuova arteria dovrà essere almeno uguale per dimensioni alla variante realizzata dall’Anas in Val Nestore”.
Ribadendo quello di cui tutti sono oramai convinti, e cioè che il collegamento tra le due città è strategico per togliere Perugia dal suo isolamento storico e al tempo stesso, rper rafforzare Chiusi nel suo ruolo di Polo infrastrutturale viario e ferroviario di questa parte del Centro Italia, considerando che Chiusi ha un casello A1 ed è la “porta” per raggiungere quello di Fabro.
Insomma i cittadini di Perugia una volta realizzata l’opera, non sarebbero più costretti a fare i due lunghissimi giri dell’orto Arezzo (85 chilometri) e Orte (135 chilometri), per raggiungere le grandi vie di comunicazione, che potrebbero intercettare con una strada di 30 km percorribile in meno di mezz’ora.
L’opera viaria una volta realizzata, permetterebbe ad un intero territorio come il sud Trasimeno, la Val Nestore, di sedersi avendo le carte in regola, al Tavolo della programmazione regionale, cosa che fino ad oggi non le è stato mai consentito. Una prospettiva questa, che non a tutti piace perché sospinti da visioni campanilistiche e per questo miopi.
Anche Simona Meloni è partita dal fare un elogio al Commissario per le acque e per la sua disponibilità e per il suo essere estremamente propositivo. “E’ dal 2001 che si parla di adduzione dell’acqua, ora finalmente con l’Accordo di programma, l’acqua di Montedoglio è un primo passo: “10 centimetri l’anno – ha commentato – sono una bella boccata di ossigeno”…
Passando alle infrastrutture, anche Meloni ha sottolineato, la necessità di cancellare certi progetti, per passare ad un rafforzamento delle quattro stazioni esistenti come quella di Chiusi. Mentre per quanto riguarda il bacino lacustre ha ricordato che ora c’è la disponibilità di un milione di euro da spendere subito in opere. Il piano degli interventi per far fronte allo stato di emergenza idrica e dare il via alla riqualificazione della darsena e del pontile dimostra l’attenzione della Giunta regionale per questo luogo strategico e il cambio di approccio per invertire tendenze negative che non possono essere risolte con i classici pannicelli caldi.
“Grazie a questo approccio – ha detto – abbiamo trasformato le intenzioni in azioni concrete. Molte proposte erano rimaste chiacchiere in un cassetto lasciato totalmente vuoto, senza alcun passo concreto per realizzarle. Ora l’accordo su Montedoglio sarà solo un primo passo per portare nuova acqua, ma l’obiettivo è una visione più ampia. Stiamo valutando il collegamento con la diga di Casanuova, un intervento che richiederà un significativo contributo governativo. Un’altra tematica importante è la possibilità di costruire una vera e propria rete di invasi intorno al lago per coniugare l’accumulo d’acqua anche a fini energetici”.
E su questo punto, c’è anche chi ha ricordato la diga sullo Ierna a Piegaro, una battaglia delle popolazioni della Val Nestore persa, che avrebbe consentito l’affermarsi in quel territorio di una agricoltura di qualità. Un progetto, quello della realizzazione dei piccoli invasi sparsi su tutto il territorio nazionale, oggi invocato da tutti, anticipato di almeno un quarantennio. Fu bocciato perché non in linea con la strategia oramai a quel tempo già scelta: quella dei grandi impianti come la diga di Montedoglio.
L’assessore Thomas De Luca dal canto suo ha denunciato come “la mancanza di manutenzione ordinaria, metta a rischio la vita delle persone e questo non lo possiamo tollerare”.
“Attualmente – ha affermato – il 55% del territorio regionale non beneficia di manutenzione ordinaria e questa è una di quelle sfide che abbiamo voluto affrontare con decisione, cambiando l’approccio alla conservazione dell’habitat e delle specie. L’inerzia e il non fare nulla portano alla distruzione e all’estinzione. L’idea che la conservazione significhi rendere tutto immodificabile o intangibile è fuori dal tempo. Il vero cambiamento è passare dalla straordinarietà all’ordinarietà della manutenzione. L’aumento degli eventi metereologici estremi rende prioritaria la pulizia di tombini, fossi e argini. Come anche le piste ciclabili richiedono una manutenzione ordinaria costante come il taglio della vegetazione più volte all’anno. È fondamentale coinvolgere gli attori del territorio come agricoltori e proprietari di agriturismi che vanno messi in condizione di intervenire senza rischiare denunce, come accaduto in passato. Stiamo sviluppando progetti pilota per creare piani di manutenzione pluriennali con regole certe che coinvolgano tutti gli attori, sbloccando energie e risorse economiche. Questo nuovo approccio mira a un futuro più resiliente e sostenibile, basato su interventi concreti e una collaborazione diffusa sul territorio.
Renato Casaioli









