CHIUSI: AD “ORIZZONTI” UN’OPERA DI MIMMO PALADINO, ALFIERE DELLA TRANSAVANGUARDIA ITALIANA

giovedì 31st, luglio 2025 / 13:22
CHIUSI: AD “ORIZZONTI” UN’OPERA DI MIMMO PALADINO, ALFIERE DELLA TRANSAVANGUARDIA ITALIANA
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CHIUSI – In altri tempi sarebbe stato un eventone. Di quelli clamorosi. Avere a Chiusi (non a Roma o a Berlino o a New York) una cosa del genere avrebbe scatenato titoli sui giornali e recensioni autorevoli. Ci sarebbe stata la fila al Casello di Querce al Pino, come quando arrivò Socrates alla Fiorentina.

Oggi è solo un “effetto collaterale”, un “omaggio” al festival estivo della cittadina etrusca. Un “di più” che rischia di passare quasi inosservato. Eppure si tratta di qualcosa di molto importante. Di cosa parliamo? Di un’opera-installazione esposta per tutta la durata del festival Orizzonti nella sala attigua alla biglietteria, in Piazza Duomo. Un’opera di Domenico Paladino, detto Mimmo. Che non è certo un’artista qualsiasi.

Paladino infatti è un pittore, scultore, grafico e scenografo considerato tra i principali esponenti della “transavanguardia” italiana, corrente artistica nata intorno alla metà degli anni ’70 sull’onda della crisi economica del ’73, quindi sulla fine del boom e dell’ottimismo economico che aveva caratterizzato gli anni ’60. La definizione transavanguardia la coniò il critico Achille Bonito Oliva e il movimento si rifaceva a simili esperienze europee e americane. Bonito Oliva in un saggio del ’79 selezionò 7 artisti italiani e li accomunò in questa “corrente”: Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria, Marco Bagnoli, Remo Salvadori e, appunto, Mimmo Paladino.

L’opera di quest’ultimo esposta a Chiusi, è, come dicevamo, una installazione. Un ammasso di assi di pancali industriali, numerate, alcune delle quali formano visibilmente e chiaramente delle croci, il tutto adagiato sul pavimento o appoggiato alle pareti, come in un magazzino dismesso e abbandonato, con una luce in una nicchia con un intreccio metallico…

Qualcuno entrando può aver pensato che si trattasse di materiale di risulta delle scenografie ammassato lì in attesa di smaltimento. Ma non è un’opera “concettuale” (stile Manzoni o Kounellis), di pop art…  la Transavanguardia è una corrente artistica neoespressionista e infatti in quelle assi di legno esposte da Paladino ci si può vedere, abbastanza facilmente, la caduta dell’industrialismo, dell’economia delle merci, ma forse anche i morti in mare a Lampedusa o, oggi, le macerie e i numeri di morte di Gaza. Anche l’illuminazione è piuttosto cupa.

Comunque, lo diciamo senza atteggiarci a critici d’arte, solo per la firma, si tratta di sicuro di un evento nell’evento e Chiusi dovrebbe essere fiera e orgogliosa di ospitare un’opera di Mimmo Paladino. Forse – non è polemica – l’evento nell’evento meriterebbe una maggiore visibilità, una maggiore “promozione” anche nell’ambito della promozione delle varie performances del festival.

L’opera di un artista contemporaneo come Paladino, presentata come un omaggio allo slogan del festival “con gli occhi degli altri” è, per la natura dell’arte di Paladino, anche una sorta di imprimatur, di bollo di ceralacca, sulla tipologia di teatro su cui il direttore artistico Roberto Latini ha impostato il suo Orizzonti.

Presto per fare bilanci su questa prima edizione latiniana del festival chiusino che è ancora in corso (fino a domenica 3 agosto). Ci sarà tempo e modo per dare giudizi e capire se la strada imboccata con la nuova direzione artistica è quella giusta. Di sicuro “effetti collaterali” come l’opera di Mimmo Paladino sono perle rare. Se mai il problema è che se le metti lì, senza spiegare alcunché, il rischio è che non tutti le riconoscano e magari le scambino per banali pezzi di vetro o di bigiotteria. Ma questo è un altro discorso…

m.l.

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