GIOVEDI 19 LA 1000 MIGLIA A CITTA’ DELLA PIEVE

CITTA’ DELLA PIEVE – Certo non è più quella di una volta dove gli assi del volante si davano battaglia sui tornanti di Radicofani sulla Cassia, ma la Mille Miglia, anche se per vetture storiche che ormai sono solo vecchie signore tirate a lucido che fanno poco più di una passerella, ha sempre il suo fascino. E quest’anno la Mille Miglia oltre al passaggio a Siena e nella splendida Val d’Orcia, a scendere verso Roma, prevede poi, risalendo dalla Capitale verso nord passaggio e sosta ad Orvieto, Città della Pieve e Foiano della Chiana, prima di passare per Arezzo, Anghiari, Sansepolcro…
A Città della Pieve l’arrivo della Mille Miglia è previsto giovedì 19 giugno dalle ore 9,oo del mattino, per eseguire la punzonatura in piazza Matteotti.
Oltre 400 equipaggi, provenienti da 29 nazioni. Il paese più rappresentato è l’Italia seguito da Olanda, Gran Bretagna e Stati Uniti. Tra le 420 auto storiche, figurano 120 Ferrari del Ferrari Tribute 1000 Miglia.
Va ricordato che la 1000 Miglia vera, la “corsa più bella del mondo”, fu sospesa e abolita nel 1957, in seguito ad un gravissimo incidente, causato proprio da una Ferrari nei pressi di Goito: 11 morti, il pilota, il suo secondo e 9 spettatori travolti dalla macchina uscita di strada e da alcuni pezzi di essa…
Il pilota era un nobile spagnolo, Don Alfonso Cabéza de Vaca y Leyghton, Carvajal y Aire, diciassettesimo Marchese de Portago, dodicesimo conte de La Mejorada, Grande di Spagna, tredicesimo di Borbone, pretendente di settimo grado alla corona spagnola… detto Fon.
Il marchese De Portago, detto Fon, come pilota si era fatto notare in alcune corse in Sudamerica. Enzo Ferrari se ne innamorò e lo volle nella sua scuderia. Fon correva come solo chi è smisuratamente ricco può fare. L’emozione della gara era una delle poche cose che non poteva comprare. Era smisuratamente ricco, ma non portava mai nulla con sè. Tutto quello che gli serviva lo comprava sul posto. Noleggiava tutto. Teneva sempre la sigaretta in bocca come certi attori di Hollywood e diceva buonasera anche alle 9 di mattina. Le donne gli piacevano molto. E lui a loro. Aveva una moglie e un’amante ufficiale: Linda Christian (non una qualsiasi, era la moglie di Tyron Power, attrice anche lei). Poi c’erano gli amori de momento, parecchi. Un bel tipo insomma Don Alfonso detto Fon.
La prima cosa che Enzo Ferarri gli disse fu che senza la Mille Miglia non lo avrebbe fatto correre in Formula 1. Lui accettò. La mattina della partenza per la corsa del ’57, De Portago si alzò presto, scese nella hall dell’albergo con indosso tutto il bagaglio che aveva: una polo nera, pantaloni color kaki, giubbotto di pelle nero, mocassini. Avrebbe corso così. Come tutti del resto. Quando ordinò un the al latte per fare colazione, il cameriere lo fece cadere… Brutto segno. In Spagna rovesciare il the è segno di sventura. Era il 12 maggio 1957. Il Marchese Alfonso Cabeza de Vaca Y Leyghton Carvajal y Aire, diciassettesimo Marchese De Portago, detto Fon si fece scuro in volto, ma non rinunciò a correre. Sfidò quel segnale e la superstizione.
A 50 km dall’arrivo a Brescia, una vibrazione allo sterza, uno scoppio, la Ferrari che scarta, cozza contro un paracarro che funge da trampolino e la fa volare e ripiombare a terra contro un palo del telegrafo e un gruppo di spettatori prima di finire in un canale a lato della strada. Per Alfonso De Portago detto Fon e il suo secondo, il giornalista americano Edmund Gurdner Nelson non c’è nulla da fare: 29 anni l’uno, 40 l’altro. Come già scritto, gli spettatori rimasti uccisi furono 9, altri 6 rimasero feriti gravemente. Un macello. Corsa sospesa e mai più ripresa.
L’anno prima la Mille Miglia l’aveva vinta Eugenio Castellotti, sempre con una Ferrari. Castellotti che nel ’55 vide schiantarsi Ascari che gli aveva chiesto di provare la sua Lancia e al quale aveva prestato casco e guanti. All’epoca si correva così. In abiti civili, e tra piloti capitava di prestarsi gli accessori… E anche Castellotti si schiantò, in prova, nel ’57. Avrebbe dovuto sposarsi poco dopo con Delia Scala, soubrette della nascente Tv, che gli aveva strappato una promessa: avrebbe smesso di correre. Non fece in tempo.
Queste storie, tragiche, hanno contribuito ad alimentare il mito della Mille Miglia, corsa bellissima, ma difficile e tragica a sua volta. Una gara estenuante che si correva sulle strade normali non su circuito: Brescia-Roma-Brescia per le vecchie Statali: la via Cassia, la via Emilia…
Oggi è solo ricordo, sogno, è la bellezza di gioielli della tecnologia motoristica unita alla bellezza dei luoghi che i vecchi bolidi attraversano. Ed è anche un po’ come assistere dal vivo ad un passato che non c’è più. All’epoca d’oro della Mille Miglia le auto rombavano come leoni ruggenti, oggi vanno di moda le Tesla di Elon Musk che non fanno rumore e non hanno neanche bisogno del pilota…
m.l.
Anche quest’anno fra una cosa e l’altra sono arrivato in ritardo come successe l’anno scorso che la Mille Miglia si fermò a Solomeo per intercessione di Cucinelli, al quale proposi una mostra fotografica sulla corsa storica ma ormai i programmi erano già stati stilati e quindi non fu possibile effettuarla. Quest’anno ho appreso la notizia solo adesso da questo giornale e quindi anche se avessi voluto mostrare le immagini al pubblico in piazza a Città della Pieve i supporti per la mostra erano stati già occupati ed allora anche stavolta per mia disattenzione nulla da fare. Si trattava di una serie di foto inedite dell’epoca dei più grandi campioni di automobilismo sportivo dagli anni ’50 a quelli degli anni ’70 che sono presenti nel mio archivio fra i quali anche quelle del da te
nominato marchese Alfonso De Portago, contornato anche dalle sue donne,fra l’altro bellissime ed una foto eccezionale di Juan Manuel Fangio che dentro la sua auto da corsa viene baciato dalla moglie con dietro lo stesso De Portago ed il fotogtafo francese Bernard Cahier di Evian les Bains in alta Savoia, detentore di uno dei più grandi archivi fotografici di automobilismo sportivo che spesso mi aiutava a farmi entrare in pista a Monza ed a le Mans con i permessi di sua moglie Joan Cahier.Queste foto in parte riprese da mio padre ed in parte negli anni ’70 da me scattate nel tempo, fanno oggi parte del mio archivio fotografico e per la gioia degli sportivi se il Comune di Città della Pieve fosse consenziente le potrei mostrare contenute in diversi album anche sopra un tavolo in piazza se il tempo atmosferico possa assisterci durante,prima e dopo la punzonatura. Purtroppo l’esposizione con passepartout non è possibile dal momento che i supporti sono già impegnati per altra mostra.Domani cercherò di contattare il Sindaco ma per ragioni tecniche ed organizzative la vedo dura e non desidero che tutto questo possa passare per una forma di intromissione ma posso assicurare che il materiale fotografico riguardo ai tempi ormai passati della ”Saga” di quella gara è di prim’ordine per qualità e per rarità ed andrebbe mostrato facendo la gioia degli sportivi e degli appassionati ed un occasione del genere sarà difficile che possa capitare un altra volta. Fra l’altro ci sono anche le foto dell’incidente di De Portago a Guidizzolo di Mantova, i resti della sua macchina ed anche le immagini del suo funerale con Enzo Ferrari che piange commosso.Ho voluto specificare tutto questo per mettere in evidenza che negli anni ’50 e ’60 in paesi come Chiusi e limitrofi tale avvenimento era sentito dal pubblico in maniera fortissima e per mesi le persone nei bar e nei locali pubblici non parlavano d’altro ed il passaggio della corsa da Radicofani e da San Quirico d’Orcia era un avvenimento con masse enormi di persone che si muovevano e che si accampavano lungo la strada, portandosi i pasti da casa per non mancare di vedere quegli assi del volante che la pubblicità sportiva negli anni del dopo-guerra aveva così tanto contribuito a diffondere.Era l’Italia che riprendeva la marcia verso lo sviluppo e che usciva da anni di compressione e di buio sociale ed anche di povertà, dove bastava pronunciare un qualsiasi nome di quegli uomini e verificare che la gente comune conosceva quasi tutta la storia della loro vita. Infatti le foto del mio archivio stanno a dimostrare anche tale concetto a corredo anche dell’aria che spirava, perchè ogni immagine non è mai disgiunta da quanto ha intorno e dai motivi per i quali è stata scattata.Io oggi sono anziano ma ricordo che a quel tempo che vestivo ” pantaloni corti ” sentivo che tanta gente più grande di me a Chiusi in quei momenti non parlava d’altro, ed era la celebrazione indubbiamente un grande avvenimento, che oggi è rivissuto con una sfilata pacifica di auto ma all’epoca era una gara senza esclusione di colpi che partiva da Brescia ed a Brescia si concludeva.