GIORNALISTI SPIATI. RENZI: “E’ IL WATERGATE ITALIANO”. PER UNA VOLTA SIAMO D’ACCORDO CON RENZI

sabato 21st, giugno 2025 / 10:27
GIORNALISTI SPIATI. RENZI: “E’ IL WATERGATE ITALIANO”. PER UNA VOLTA SIAMO D’ACCORDO CON RENZI
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CHIUSI – Politicamente ho sempre avuto poca stima di Matteo Renzi. Non mi piaceva quando scalava il Pd con l’aria da furbetto e la camicia bianca con le maniche rigirate, mi piacque poco come presidente del Consiglio e mi piace poco anche adesso come leader di Italia Viva alla ricerca perenne di un quarto d’ora di visibilità e di un potere di interdizione superiore alla forza del suo partito. Ma sulla questione dei giornalisti spiati da Paragon, un sistema di sicurezza acquistato dal Governo italiano, ha ragione da vendere. Ed è l’unico che sta facendo sul tema una battaglia seria, senza titubanze. Per una volta devo applaudire Matteo Renzi.

Il caso è questo: alcuni giornalisti e altre figure sarebbero state spiate, tramite “intrusione” nei loro cellulari. Tra questi il direttore di Fanpage Francesco Cancellato e Roberto D’Agostino fondatore di Dagospia, oltre agli attivisti di Mediterranea Saving Humans Luca Casarini, Giuseppe Caccia e don Mattia Ferrari e alla blogger, di destra Eva Vlaardingerbroeck.

La Procura di Roma ha disposto delle indagini tramite accertamenti tecnici irripetibili sugli smartphone delle sette persone citate, tutte parti lese. Le ipotesi di reato vanno dall’accesso abusivo a sistemi informatici, alla violazione della corrispondenza e alle intercettazioni illecite, secondo quanto previsto dall’articolo 617 del codice penale.

Il sospetto è che i dispositivi di giornalisti e attivisti siano stati oggetto di “attività di sorveglianza non autorizzata”. Nel procedimento si sono costituiti l’Ordine dei giornalisti e la Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) che avranno la possibilità di nominare propri consulenti tecnici per seguire le operazioni. Nel frattempo Paragon ha rescisso i contratti con l’Italia e in una nota pubblicata su X dal reporter del gornale israeliano Haaretz, Omer Benjakob, si legge: «come è noto, Paragon ha interrotto i propri rapporti commerciali con l’Italia a seguito di sospetti di uso improprio che hanno superato le condizioni d’uso definite nel contratto con la società», pertanto «raccomanda di rivolgere qualsiasi domanda relativa alla presunta sorveglianza dei giornalisti italiani al governo italiano, in quanto autorità sovrana del Paese e responsabile del rispetto della legge». 

Per iMatteo Renzi, siamo di fronte al «Watergate italiano». «Lo scandalo intercettazioni illegittime esplode ogni giorno di più. Se anche Dagospia è stata spiata e il Governo italiano continua a far finta di nulla, siamo in presenza di un fatto gravissimo. Se si spiano i direttori delle testate giornalistiche, non è più democrazia. Tutti zitti anche stavolta? #ItalianWatergate», commenta l’ex premier sui social.

“Sono contro il decreto Sicurezza ma la vicenda dello spionaggio e’ molto piu’ grave. Mi sorprende che ci sia più attenzione sul primo, c’è timidezza da parte di giornali e politica sul caso Paragon. Non voglio fare la classifica di cosa sia più grave,  ma se spiano un giornalista, a un semplice cittadino cosa possono fare?”. Questo invece Renzi lo ha detto a Otto e Mezzo, la trasmissione di Lilli Gruber su La 7. Aggiungendo (testualmente):  “E’ certo che Alfredo Mantovano ha acquistato il software da Paragon. D’Agostino, Cancellato e altri sono stati intercettati. Paragon ha poi cancellato i contratti col governo italiano. A fronte di questo, spero che i Servizi segreti abbiano fatto il loro
lavoro. L’elemento drammatico – rileva ancora il leader Iv – è che le istituzioni stanno sottovalutando una cosa molto grave. Che politica e giornalisti litighino è normale, ma che la politica entri nel telefono dei giornalisti succede solo nei Paesi dove non c’è democrazia”.  E’ vero, ha ragione Renzi. Il fatto è grave ed è sintomo di una regressione, di una contrazione delle libertà, della privacy delle persone e dunque una contrazione della democrazia. Chi ha dato l’ordine di spiare Cancellato, D’Agostino e gli altri? L’azienda Paragon dice che bisogna domandarlo al Governo.

Anche noi di primapagina, nell’arco dei 35 anni di attività, pur essendo una testata locale, ci siamo trovati più volte ad avere i telefoni sotto controllo (quelli fissi); ci siamo trovati a dover rispondere a querele temerarie o intimidatorie che, facendoci spendere un sacco di soldi, hanno messo a rischio la sopravvivenza del giornale (questo era lo scopo);  abbiamo constatato il fastidio della politica e anche di esponenti delle istituzioni verso un giornalismo non allineato e servizievole, abbiamo subito minacce e atti che ci invitavano a stare al nostro posto.  Fa tutto parte del gioco. Chi fa questo mestiere che è diverso dal fare l’ufficio stampa, lo sa e lo mette nel conto. Ma l’inchiesta Paragon alza l’asticella, alza il livello di allarme. Che qualcuno, tramite un sistema informatico acquistato dal Governo, entri nei cellulari di giornalisti e di attivisti di organizzazioni umanitarie è più preoccupante, perché significa che possono entrare nel cellulare di chiunque. Che tutti possiamo essere ascoltati. E che nessuno è libero.

E’ vero che già tramite una piattaforma apparentemente innocua come Facebook il “grande fratelllo” ti segue passo passo, controlla quello che guardi, su quali post ti soffermi e poi – fateci caso – nel giro di pochi secondi ti inonda di pubblicità di prodotti simili a quelli su cui ti sei soffermato… Insomma ti seguono e ti controllano per farti acquistare delle cose. Capitalismo della sorveglianza, lo chiamano. Solo che Paragon non è una piattaforma commerciale.

m.l.

Nella foto: Renzi a Chiusi negli anni d’oro, con Scaramelli e Bettollini

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