GIORNALISTI SPIATI. RENZI: “E’ IL WATERGATE ITALIANO”. PER UNA VOLTA SIAMO D’ACCORDO CON RENZI
CHIUSI – Politicamente ho sempre avuto poca stima di Matteo Renzi. Non mi piaceva quando scalava il Pd con l’aria da furbetto e la camicia bianca con le maniche rigirate, mi piacque poco come presidente del Consiglio e mi piace poco anche adesso come leader di Italia Viva alla ricerca perenne di un quarto d’ora di visibilità e di un potere di interdizione superiore alla forza del suo partito. Ma sulla questione dei giornalisti spiati da Paragon, un sistema di sicurezza acquistato dal Governo italiano, ha ragione da vendere. Ed è l’unico che sta facendo sul tema una battaglia seria, senza titubanze. Per una volta devo applaudire Matteo Renzi.
Il caso è questo: alcuni giornalisti e altre figure sarebbero state spiate, tramite “intrusione” nei loro cellulari. Tra questi il direttore di Fanpage Francesco Cancellato e Roberto D’Agostino fondatore di Dagospia, oltre agli attivisti di Mediterranea Saving Humans Luca Casarini, Giuseppe Caccia e don Mattia Ferrari e alla blogger, di destra Eva Vlaardingerbroeck.
La Procura di Roma ha disposto delle indagini tramite accertamenti tecnici irripetibili sugli smartphone delle sette persone citate, tutte parti lese. Le ipotesi di reato vanno dall’accesso abusivo a sistemi informatici, alla violazione della corrispondenza e alle intercettazioni illecite, secondo quanto previsto dall’articolo 617 del codice penale.
Il sospetto è che i dispositivi di giornalisti e attivisti siano stati oggetto di “attività di sorveglianza non autorizzata”. Nel procedimento si sono costituiti l’Ordine dei giornalisti e la Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) che avranno la possibilità di nominare propri consulenti tecnici per seguire le operazioni. Nel frattempo Paragon ha rescisso i contratti con l’Italia e in una nota pubblicata su X dal reporter del gornale israeliano Haaretz, Omer Benjakob, si legge: «come è noto, Paragon ha interrotto i propri rapporti commerciali con l’Italia a seguito di sospetti di uso improprio che hanno superato le condizioni d’uso definite nel contratto con la società», pertanto «raccomanda di rivolgere qualsiasi domanda relativa alla presunta sorveglianza dei giornalisti italiani al governo italiano, in quanto autorità sovrana del Paese e responsabile del rispetto della legge».
Per iMatteo Renzi, siamo di fronte al «Watergate italiano». «Lo scandalo intercettazioni illegittime esplode ogni giorno di più. Se anche Dagospia è stata spiata e il Governo italiano continua a far finta di nulla, siamo in presenza di un fatto gravissimo. Se si spiano i direttori delle testate giornalistiche, non è più democrazia. Tutti zitti anche stavolta? #ItalianWatergate», commenta l’ex premier sui social.
“Sono contro il decreto Sicurezza ma la vicenda dello spionaggio e’ molto piu’ grave. Mi sorprende che ci sia più attenzione sul primo, c’è timidezza da parte di giornali e politica sul caso Paragon. Non voglio fare la classifica di cosa sia più grave, ma se spiano un giornalista, a un semplice cittadino cosa possono fare?”. Questo invece Renzi lo ha detto a Otto e Mezzo, la trasmissione di Lilli Gruber su La 7. Aggiungendo (testualmente): “E’ certo che Alfredo Mantovano ha acquistato il software da Paragon. D’Agostino, Cancellato e altri sono stati intercettati. Paragon ha poi cancellato i contratti col governo italiano. A fronte di questo, spero che i Servizi segreti abbiano fatto il loro
lavoro. L’elemento drammatico – rileva ancora il leader Iv – è che le istituzioni stanno sottovalutando una cosa molto grave. Che politica e giornalisti litighino è normale, ma che la politica entri nel telefono dei giornalisti succede solo nei Paesi dove non c’è democrazia”. E’ vero, ha ragione Renzi. Il fatto è grave ed è sintomo di una regressione, di una contrazione delle libertà, della privacy delle persone e dunque una contrazione della democrazia. Chi ha dato l’ordine di spiare Cancellato, D’Agostino e gli altri? L’azienda Paragon dice che bisogna domandarlo al Governo.
Anche noi di primapagina, nell’arco dei 35 anni di attività, pur essendo una testata locale, ci siamo trovati più volte ad avere i telefoni sotto controllo (quelli fissi); ci siamo trovati a dover rispondere a querele temerarie o intimidatorie che, facendoci spendere un sacco di soldi, hanno messo a rischio la sopravvivenza del giornale (questo era lo scopo); abbiamo constatato il fastidio della politica e anche di esponenti delle istituzioni verso un giornalismo non allineato e servizievole, abbiamo subito minacce e atti che ci invitavano a stare al nostro posto. Fa tutto parte del gioco. Chi fa questo mestiere che è diverso dal fare l’ufficio stampa, lo sa e lo mette nel conto. Ma l’inchiesta Paragon alza l’asticella, alza il livello di allarme. Che qualcuno, tramite un sistema informatico acquistato dal Governo, entri nei cellulari di giornalisti e di attivisti di organizzazioni umanitarie è più preoccupante, perché significa che possono entrare nel cellulare di chiunque. Che tutti possiamo essere ascoltati. E che nessuno è libero.
E’ vero che già tramite una piattaforma apparentemente innocua come Facebook il “grande fratelllo” ti segue passo passo, controlla quello che guardi, su quali post ti soffermi e poi – fateci caso – nel giro di pochi secondi ti inonda di pubblicità di prodotti simili a quelli su cui ti sei soffermato… Insomma ti seguono e ti controllano per farti acquistare delle cose. Capitalismo della sorveglianza, lo chiamano. Solo che Paragon non è una piattaforma commerciale.
m.l.
Nella foto: Renzi a Chiusi negli anni d’oro, con Scaramelli e Bettollini










C’è molta verità in quello che dici,- ma pensi che i servizi segreti andando indietro nel tempo- prima,anche molto tempo prima e parlo anche e non solo di quelli deviati, non avessero avuto un ruolo nei fatti di sangue e nelle stragi sofferte dall’Italia, del resto mai totalmente venuto alla luce nemmeno con le indagini più corpose della Magistratura ? Dopo tutto questo che successe, si diceva una volta che era stato fatto ”pulito” all’interno e che dirigenti avessero pagato la loro compromissione ma oggi mi sembrerebbe che si riaffacci quel vento nefasto di prima proprio per le prerogative che permettono legalmente forme di ricorsi anche a manovre violente contro supposti pericoli di terrorismo verso lo Stato. E’ un crinale sottile, molto sottile e delicato nel quale si giuocano interessi politici che sovrastano tutto ed il rischio è che il nostro Stato assomigli semprepiù ad uno stato di polizia che invece dovrebbe per etica e per costituzione essere al servizio dei cittadini, e questo induce riflessione e timore. lo sai secondo me ciò che spaventa davvero cosa è ? Non è tanto ciò che ho detto che credo che sia la fotografia della situazione, ma Il silenzio ed il torpore della gente e di questo molte centrali ”politiche” ne sono a conoscenza ,ma non ci sarebbe bisogno di evocarlo tale status,perchè la situazione è grave per questo, perchè una volta la gente scendeva in piazza e protestava e si faceva sentire, oggi quella che scende in piazzza è una esigua minoranza. Sarò esagerato, ma è cio che hanno voluto anche coloro che hanno scalato la sinistra dall’esterno,perchè tale processo alle menti astute e lucide era chiaro che servisse per indebolire il nemico storico e quando si afferma la teoria della cosiddetta ”rana bollita” succede che sono gli stessi che oggi insorgono contro lo status attuale. Siamo a questo.Siamo a tutto ed il contrraio di tutto e necessiterebbe chiarezza ma chiarezza non viene fatta perchè se si facesse mi sembrerebbe che le cose potrebbero essere molto semplici ad essere comprese.Stiamo diventando un isola sempre più piccola, anche dentro all’Europa, quell’occidente dove la democrazia -anche se imperfetta- ha regnato ed ha dato i suoi frutti ma non senz’altro a causa di questi personaggi di cui si parla a cui premeva assurgere ai posti di comando per far rimanere la nave italia nel solco stabilito oltre oceano, ma di certo per la lotta e lo sforzo delle classi subalterne che hanno lottato e pagato in termini di sacrifici in primis economici e morali. Questa secondo me è la verità vera, non smentibile, mentre oggi nuvole di fumo hanno oscurato anche agli occhi dei giovani tutto questo.E’ la ”democrazia” con la quale tanti-anche a sinistra- si sono puliti la bocca negli ultimi venti anni, ed il risultato di tutto questo eccolo dal momento che i fatti nell’esame della storia sono collegati e le conseguenze non sono materia a se’ stante ma dipendono da ciò che è stato ieri. Ed allora in tale caos generale è difficile accettare lezioni perchè pochi le potrebbero dare, veramente pochi e tali pochi saranno sempre di meno anche per volere lucido e consapevole di molti dirigenti che oggi urlano cercando di sviare le responsabilità di una sinistra che per aver abbandonato le redini di una classe operaia quasi scomparsa cercano di buttare nebbia e fumo perchè pensano che da tale situazione risorga una condizione più facile per le classi subalterne a risalire la china. Ma lo sanno bene che non è così e spesso il bluff anche a sinistra segna l’impotenza politica a concepire una opposizione diversa,che non può esistere senza un partito di massa e se il partito ”di massa” non esiste ed è fradicio diventano inevitabilmente anche fradici anche i rami ed i rametti perchè al di là delle buone intenzioni non si riesce ad incidere nella realtà e chi non incide è destinato a perdere, tragicamente anche senza vedere e rendersi conto spesso del perchè.