CHIUSI, DAL 21 GIUGNO AL 13 LUGLIO AL CHIOSTRO, “ANTOLOGICA” DI CARLO PAGGETTI ARTISTA-ARTIGIANO

CHIUSI – Si aprirà sabato 21 giugno, solstizio d’estate, presso il Chiostro San Francesco a Chiusi, la mostra d’arte dell’artista chiusino Carlo Paggetti “Dipinti e sculture”. Si tratta di una “antologica” di Paggetti, che torna al chiostro con le proprie dopo circa 30 anni…
Ma l’esposizione non sarà solo di dipinti e sculture, ci saranno anche pregevoli pezzi di ceramica artistica. Questo perché Carlo Paggetti è un artista poliedrico che ama definirsi soprattutto un “artigiano”. E non a caso anche nella presentazione della mostra chiusina cita egli stesso una frase del grande architetto Walter Gropius, uno dei maestri del Bauhaus: “Tutti noi architetti, pittori, scultori dobbiamo rivolgerci al mestiere. L’arte non è una professione. Non c’è differenza essenziale tra l’artista e l’artigiano. In rari momenti, l’ispirazione e la grazia del cielo che sfuggonoal controllo della volontà, possono far sì che il lavoro possa sbocciare nell’arte. Ma la perfezione nel mestiere è essenziale per ogni artista. Essa è fonte di immaginazione creativa”. E in effetti Carlo Paggetti usa nell’arte, cioè nella pittura, nella scultura, nelle sue “creazioni” tutto il sapere, tutte le tecniche e la conoscenza dei materiali imparate e affinate con il tempo nella sua bottega di artigiano ceramista dove produceva pezzi unici certo, ma anche lavori destinati al mercato commerciale.
Certo in certi lavori – ha ragione Gropius – il confine tra artigianato e arte è labile. E spesso la linea si confonde, e le due cose si compenetrano e si integrano l’una con l’altra.
Carlo Paggetti che a 82 anni sembra un ragazzo, faceva il funambolo anche quando giocava a pallone, aveva estro e pennellava traiettorie difficili da interpretare per gli avversari. Quell’estro lo ha manteuto nel lavoro e nell’arte, mischiando talvolta le carte e i materiali. Nei suoi quadri ad esempio, usa tecniche miste, mettendo insieme materie diverse e colori creati anch’essi “artigianalmente”, traendo ispirazione sia in ciò che vede intorno, ma anche nei miti antichi, nella letteratura, nelle leggende. E’ un tipo estroso, ma anche curioso Carlo Paggetti e quindi si è sempre divertito (perché l’arte è anche piacere della vita) a esplorare, con il pennelo e con gli strumenti coi quali modella la creta che diventa ceramica e una statua, mondi fantastici e onirici e pure i suoi luoghi. Negli acquarelli e in altre opere sia pittoriche sia di scultura non è infrequante treovare riferimenti o scorci della sua San Casciano Bagni, alle sue fonti diventate di recente famosissime per i Bronzi del Bagno Grande, ma anche a Chiusi dove vive dagli anni ’60…
Carlo Paggetti fa parte dei quella covata di talenti che uscì dalla Scuola di ceramica messa in piedi a Chiusi negli anni ’50-60 da un prete che si era messo in testa di dare uno sbocco di lavoro, ma anche una formazione cefativa, ai giovani: don Manfredo Coltellini. Da quella fucina sono usciti insieme a Paggetti, anche Gastone Bai, Giovanni Stefani, Mario Battistelli, Vincenzo Mencaglia detto “Pippo”, Vasco Nasorri, Piero Sbarluzzi, Gianfranco Rocchi. E anche Giuseppe Venturini per molti anni capo restauratore del Museo Archelogico di Chiusi e Aldo Mencucci, che sentendosi incompreso, coe Luigi Tenco, si tolse la vita a 31 anni…
La mostra che si inaugura il 21 giugno e resterà aperta fino al 13 luglio è patrocinata dal Comune di Chiusi e dalla Biblioteca Comunale Ottiero Ottieri, è dunque un omaggio dela città ad un suo artista, ma è anche una ottima occasione per farsi un’idea complessiva, a 360° del talento di Carlo Paggetti. Il proverbio dice che nessuno è profeta in patria. Ma ogni tanto capita qualche lodevole eccezione.
A conferma della “poliedricità” del talento di Carlo Paggetti, sappiamo che ai primi di agosto esporrà, sempre a Chiusi, ma questa volta nell’Orto Vescovile, altre opere del suo ingegno. E usiamo il termine “ingegno” non a caso, perché ce ne vuole parecchio per realizzare opere del genere. Lì davvero arte e artigianato sono una cosa sola, e con l’arte e l’artigianato c’è pure un bel po’ di matematica e fisica. Non sveliamo niente. Solo che si tratta di opere che, come tutti noi, per vivere hanno bisogno di sole… D’agosto non dovrebbe mancare.
m.l.
Hai dimenticato uno dei suoi più bravi : Fernando Foderini !
Prosegue la storia e l’ arte di Fernando il figlio Flavio !
Fernando non era un allievo della scuola, era uno dei soci fondatori.E titolare della bottega in cui alcuni allievi si formarono, dopo la scuola, compreso Carlo Paggetti.
Di Fernando Foderini ho una foto in archivio ripreso in una festa di fine anno al Teatro Mascagni. Lo ricordo sempre distinto, uno dei pochi che a Chiusi negli anni ’50-60 portava il fiocchetto alla camicia ed era un uomo speciale per il modo di come relazionava con gli altri. Sarebbe bello per la comunità chiusina fare una mostra che comprenda i personaggi più in vista dell’epoca, personaggi di un tempo che non ritorna più e che la mia fascia generazionale ha conosciuto sebbene di età più giovane, ma che era spettatrice di tutte quelle modalità con le quali i più grandi relazionavano fra loro. Sono stati scritti due libri su tali personaggi, libri che riguardano soprattutto i ”buontemponi” che si divertivano a fare scherzi ora all’uno ora all’altro e questo per far capire alla gente che ha conosciuto quel periodo che Chiusi era una fonte inesauribile di fatti e di novità che si accavallavano l’uno con l’altro, in pratica detto volgarmente ”una buca” dove tutti cadevano, sia quelli stanziali e quelli di passaggio. Sarebbe una rievocazione di una memoria che si è persa e che pochi oggi conoscono mentre i più non hanno nessun interesse a concepire in una Chiusi cosi’ disastrata una esposizione che metta in evidenza i personaggi e le storie ed essi legati.Mi chiedo talvolta a chi possa interessare una cosa del genere. Ai giovani no di certo poichè sono in altre faccende affaccendati e vivono la realtà di relazione fra loro usando Facebook, Whats App ed altre modalità comunicativo-tecnologiche ed anzi quasi aborriscono certe storie che però io credo siano componenti anch’esse essenziali per far capire anche quale sia stato il processo storico-sociale da dove anche loro provengono.Si tratta in fondo di stimoli e di far conoscere come si viveva nella comunità chiusina negli anni del dopo guerra ed anche dopo.