CHIUSI, I TIR CHE ENTRANO ED ESCONO DALLA LODOVICHI VANNO TOLTI DALL’ABITATO. LA CITTADINANZA NON NE PUO’ PIU’

CHIUSI – Ieri martedì 4 marzo, poco dopo l’ora di pranzo un Tir in uscita dalla Lodochi spa carico di traversine ferroviarie è rimasto “incagliato” diversi minuti all’incrocio tra via Manzoni e via Cassia Aurelia a causa di un’auto parcheggiata male. Non riusciva a curvare e passare. Capita abbastanza di frequente. Per altri automobilisti, per i pedoni, per gli avventori di un bar e di un ristorante che si trovano proprio lì, sulla curva, quando capita una cosa del genere è un problema: vibrazioni, gas di scarico, rumore, clacson, ritardi a lavoro o ad appuntamenti, bestemmie a go-go ecc… Qualcuno quando poi la vicenda si sblocca, passando davanti alla chiesa, poco più avanti, si fa il segno della croce, per redimere i peccati e le bestemmie di cui sopra all’indirizzo di santi incolpevoli. Ma il problema principale non sono gli “incagli” dei tir. Quelli sono il meno, diciamo. Il nodo è il numero dei TIR in entrata e uscita dalla fabbrica delle traversine. Si va dai 50, nei giorni più tranquilli, agli 80 al giorno. Nelle 8 ore di lavoro o poco più, perché qualche mezzo che magari arriva tardi rimane anche la notte in via Manzoni e aspetta lì la riapertura dei cancelli.
Via Manzoni, per chi non fosse di Chiusi, è una strada urbana di Chiusi Scalo, così come lo è via Cassia Aurelia (tratto urbano della SR 146 che da Po’ Bandino arriva alla Cassia a San Quirico d’Orcia, solo in parte bypassabile con il cavalcaferrovia realizzato nel 1986). La Lodovichi Spa è ubicata infatti in fondo ad una strada abitata, quella dove si trovano gli storici “palazzi dei ferrovieri” e l’ex dormitorio FS, un quartiere che negli anni ’20-30 del ‘900 fu pensato proprio per i lavoratori delle ferrovie, che però via via si è allargato e popolato. Da qualche anno in via Francesco Redi, traversa di via Manzoni, c’è anche il Centro Medico della Misericordia, con gli ambulatori di medici di base e specialisti, frequentati da centinaia di persone al giorno. Ci passa anche il bus urbano oltre ai Tir da e per la Lodovichi. Per accedere alla fabbrica delle traversine quella è l’unica via, non ce ne sono altre.
Su un articolo di qualche giorno fa parlavamo di una iniziativa del Comitato Opzione Zero, quello che si batte per la valorizzazione della stazione e contro ogni ipotesi di stazione in linea. Dicevamo in quell’articolo che il Comitato aveva messo all’ordine del giorno il rilancio dell’idea di un Centro Intermodale Merci (come tassello per rilanciare anche il ruolo della stazione) e l’annosa questione appunto dei Tir che entrano ed escono vuoti e pieni dalla Lodovichi. Non solo quelli carichi di traverse, ma anche quelli scarichi e quelli che portano all’azienda le materie prime (cemento e ferro) e quant’altro serva alla produzione. Insomma il problema non è più ignorabile e una soluzione, in un modo o nell’altro, va trovata.
Tra l’altro che il transito dei mezzi pesanti verso la Lodovichi sia anche una delle cause del frequente dissesto delle strade in questione è certificato da un atto amministrativo del Comune che all’inizio della legislatura Bettollini (nel 2017) impose all’azienda di compartecipare alla spesa per il rifacimento dell’asfaltatura e di alcuni sottoservizi danneggiati. Il problema dei Tir emerse già nel corso di ben tre processi giudiziari che l’azienda stessa intentò nel 1994 contro questo giornale e prima, nel 1989, contro L’Unità e Nuovo Corriere Senese, per articoli che sollevavano il tema dell’inquinamento da Creosoto (sostanza cancerogena usata all’epoca per il bagno delle traversine in legno e vietata in alcuni Paesi europei) possibile causa di morti da tumore e malattie gravi sia tra i lavoratori che tra la popolazione chiusina, soprattutto quella dei quartieri più vicini. Inquinamento dovuto alle esalazioni della fabbrica ma anche al passaggio di tir carichi di quelle traversine con l’odore di catrame che si spargeva per tutto il paese. I tre processi si conclusero tutti con l’assoluzione piena dei giornali e dell’autore degli articoli (il sottoscritto e la Lodovichi dovette cambiare sostanza per bagnare e impregnare le traversine in legno, via via sostituite, ma non del tutto, da quelle in cemento.
Già allora si parlava della necessità di una strada alternativa per i mezzi pesanti. Ed erano pochi, perché a quel tempo gran parte del materiale entrava ed usciva via treno, attraverso un binario di carico e scarico che entrava direttamente nel piazzale dell’azienda e finiva sotto un carroponte, che c’è ancora. Qualcuno ricorda che anche alcuni autocarri entravano nel piazzale sui vagoni ferroviari. A partire dai primi anni 2000 però, probabilmente anche per scelte delle Fs e non solo dell’azienda chiusina, il trasporto delle traversine e delle materie prime si è via via spostato dal binario agli autoarticolati. Il braccetto ferroviario della Lodovichi è andato pertanto in disuso. I Tir in transito per il centro abitato di Chiusi Scalo si sono moltiplicati.
La situazione oggi è insostenibile. Quali possono essere le soluzioni? Non sta a noi dirlo, non siamo tecnici. Ma nel corso degli anni qualcuna l’abbiamo indicata, lasciando ovviamente ai tecnici il vaglio della fattibilità. Ma far finta che il problema non sussista non pò essere la soluzione giusta. Anzi a questo punto diventa un’aggravante.
- E’ possibile ipotizzare e realizzare una strada di accesso anche solo per i mezzi pesanti da e per la Lodovichi? c’è lo spazio sufficiente? Una ipotesi del genere fu messa sul tappeto quando fu realizzato il cavalcaferrovia (inaugurato nel 1986) e anche successivamente, quando è stata realizzata la variante tutta umbra di Po’ Bandino e la prosecuzione verso la strada di Fondovalle, direzione Fabro. Non se ne fece niente però. Sia dalla Variante di Po’ Bandino che dal Cavalcaferrovia, per entrare alla Lodovichi Spa, occorrerebbe superare la ferrovia. Nella zona corrono la linea lenta Firenze-Roma con la curva sotto alla collina de Le Coste tra Chiusi Scalo e Moiano e anche la linea di Siena-Interconnessione con la Direttisima Chiusi-Montallese. Per di più quella zona è attraversata da un corso d’acqua, il canale di Bonifica detto Chianetta, ed è soggetta ad allagamenti e ristagno d’acqua quando piove un po’ più forte del normale. In sostanza l’opera sarebbe fattibile, ma non semplicissima e richiederebbe una spesa probabilmente consistente. Chi metterebbe i soldi dato che trattasi anche di zona di confine tra comuni, province e regioni diverse?
- Per altri accessi dalla parte di Chiusi Scalo pare non esserci lo spazio sufficiente. Un accesso dalla zona de Le Torri, con adeguamento della strada attualmente sterrata che costeggia il sentiero della bonifica, i vivai Margheriti e il canale Montelungo potrebe essere un’opzione, ma è impensabile che le strade attuali che dalle Torri portano a Chiusi città o a Vaiano-Villastrada, nel comne di Castiglione del Lago, siano strade per Tir come quelli che entrano ed escono dalla Lodovichi.
- L’opzione più percorribile e certamente meno impattante dal punto di vista delle opere da realizzare, sarebbe la riattivazione del braccio ferroviario. Un ritorno alle origini. Tanto più che i materiali da trasportare sono materiale ferroviario (le traversine) che anche come destinazione hanno cantieri ferroviari e ferrovie in manutenzione. Se il trasporto delle traversine non potesse prescindere dall’uso dei TIR, allora oltre il braccio ferroviario dedicato servirebbe un terminal per il carico e lo scarico, fuori dall’abitato.
E qui le opzioni possono essere più d’una: 3a) un piazzale privato, attrezzato dell’azienda stessa, magari in zona industriale, collegato al binario per movimentare le traversine o direttamente i TIR carichi e scarichi per evitare l’attraversamento dell’abitato. Come avviene per esempio al Brennero dove i Tir entrano in Austria solo su treno. La Lodovichi possiede terreni e capannoni nell’area produttiva Cardete, in territorio pievese, ma contigua a quella chiusina delle Biffe a pochissima distanza dalla ferrovia.
3B) il Centro Intermodale Merci, pubblico o pubblico-privato, sempre collegato al binario dedicato della Lodovichi, per lo scambio gomma-rotaia e viceversa e sempre in zona industriale, con i Tir che arrivano lì, caricano o scaricano e ripartono. A questo proposito vale la pena ricordare che quando negli anni ’80 fu pensato e progettato il Centro Merci avviato a costruzione e abbandonato incompiuto nel 2008, la questione Tir della Lodovichi era ben presente ed era uno dei punti cardine a sostegno della necessità dell’opera, non solo per evitare il transito nel centro del paese, ma anche per la quantità dei mezzi e la mole di materiale da movimentare. E questo vale probabilmente anche adesso. Ovviamente il Centro Intermodale non servirebbe solo la Lodovichi.
Che differenza c’è tra l’opzione 3A e l’opzione 3B? che la prima sarebbe tutta a carico dell’azienda stessa, mentre la seconda sarebbe una infrastruttura pubblica, magari intercomunale e interregionale, legata alla stazione ferroviaria e verrebbe realizzata e poi gestita come tale. Non sarebbe dunque la Lodovichi (o non solo la Lodovichi) a doversene fare carico.
A dimostrazione del fatto che queste due ultime opzioni non siano impossibili da realizzare, possiamo prendere ad esempio l’Interporto Etrusco, azienda privata, costruita a ridosso dell’area che avrebbe dovuto ospitare il Centro Intermodale Merci pubblico, cui si accede dalla bretella Po’ Bandino-Fondovalle: quel complesso che ha anche l’eliporto, è dotata di un braccetto ferroviario che non è mai stato connesso con la linea Fs, perché non è stato mai messo in funzione, ma è lì, e se c’è, vuol dire che si può fare. L’azienda De Luca proprietaria dell’Interporto Etrusco aveva acquistato a suo tempo (2014-15) anche un piccolo locomotore di servizio.
Tutto questo per dire che di soluzioni se ne possono trovare. I tecnici, le amministrazioni comunali, le associazioni imprenditoriali, i sindacati che sono più bravi di noi, ne avranno anche di migliori. L’azienda Lodovichi dal canto suo avrà le proprie idee. Crediamo sia l’ora di tirarle fuori e metterle sul tavolo, darsi (e dare alla Lodovichi) un tempo definito entro il quale il problema va risolto. Senza ulteriori indugi. Perché – è bene ricordare anche questo – i Tir che vanno e vengono da quell’azienda lo fanno in deroga ad una ordinanza che vieta il passaggio di camion nel centro abitato. Tutti gli altri mezzi pesanti in transito verso Chiusi provenienti ad esempio dal casello A1, all’altezza della rotatoria della “Casa cantoniera” debbono deviare in direzione Cetona, non possono proseguire sulla 146 e non possono entrare in paese. Stessa cosa per quelli che arrivano dal lato Cetona. Che tempi si possono ipotizzare per individuare una soluzione? Secondo noi non oltre la scadenza del mandato di Sonnini, primavera 2027. Se si comincia a parlarne ci si può fare.
La Lodovichi è un’impresa importante, di livello nazionale, probabilmente la più rilevante rimasta a Chiusi. Occupa decine di lavoratori, fattura milioni di euro, produce reddito che poi ricade sul territorio, porta pure il nome di Chiusi in giro per l’Italia e non solo. Dunque va salvaguardata. Ma ciò non può avvenire non salvaguardando anche la salute e la sicurezza della popolazione che da decenni sopporta disagi, danni e rischi; creando problemi alla circolazione stradale e ad altre imprese che operano nella zona attraversata dai tir.
Una cosa è certa: la cittadinanza non ne può più. A chi spetta prendere l’iniziativa e provare a mettere tutti gli “attori” e tutti gli “interessi” di questa faccenda intorno ad un tavolo? Potrebbe farlo il Comune di Chiusi, coinvolgendo magari anche i comuni confinanti, a partire da Città della Pieve e l’azienda. Potrebbe anche farlo il Comitato Opzione Zero o una associazione imprenditoriale (la Confindustria cui la Lodovichi sarà senz’altro iscritta). Potrebbe farlo forse l’Unione dei Comuni della Valdichiana. L’importante è che qualcuno lo faccia. Più la cosa assumerà i crismi istituzionali, meglio sarà. L’esasperazione dei cittadini è forte. In questi casi è più proficuo affrontare il problema, discutere le possibili soluzioni, senza aspettare che deflagri la protesta.
m.l.
C’è qualcuno che vuole rompere le balle ad una delle poche aziende che da lavoro a decine di giovani ?
IL comune e la prov9ncia si dia da fare è risolva il problema !
Questa è una azienda che ci mette poco a dire : arrivederci !
Niccolò, hai letto solo il titolo? C’è scritto nell’articolo che l’azienda è importante e va salvaguardata. Ma questo non può avvenire a danno della sicurezza e della salute dei cittadini e di un quartiere urbano. Né l’azienda può ricattare un paese minacciando di andarsene. Una soluzione va trovata. Ed è chiaro che ogni soluzione possibile presuppone una interazione tra enti e soggetti diversi: comune di Chiusi, azienda, RFI, Anas, provincie, regioni (sono due), comune di Città della Pieve ecc.
Direttore,ho letto !
Ho solo detto che la soluzione va trovata ” istituzionalmente ” con il contributo della ditta !
Dico che è giusto salvaguardare il paese. Questo è un problema decennale ! SE il comune avesse voluto,LA soluzione l’ avrebbe trovata da tempo !!
infatti come si legge nell’articolo il sottoscritto ne parla e scrive dal 1989… c’era ancora il muro di Berlino
C era il raccordo ferroviario che fine ha fatto?
è scritto nell’articolo
E si parla di ascolto delle esigenze dei cittadini anteponendo quasi sempre iniziative di altro carattere generale che vorrebbero far vedere quali siano le parti politiche che perorano eticamente o la memoria (cosa questa necessaria certamente e fuori di ogni dubbio ) ma delle iniziative che tendano a far cambiare in meglio la vita materiale dei cittadini nemmeno l’ombra….( invece carnevali, sfilate, musica , commemorazioni, concerti , spese per strutture di regolamentazione del traffico in un comune di 8000 anime…) sono questi i fumi di nebbia che si fanno vedere e c’è anche chi li difende. Intendiamoci bene , c’è bisogno di tutto,che concorra alla vita civile dei cittadini e che non limiti i loro diritti e che serva alla loro conoscenza ed alle loro relazioni affinchè i cittadini assumano una visione ed una mentalità più larga e possano vivere meglio, ma a guardare il tutto dal di fuori, spesso le riflessioni- chi è in grado di farle è bene che le faccia e che non le annebbi-…. Oggi da parte di alcuni amici fiorentini ho ricevuto due foto della via lattea perfettamente uguali con sotto la didascalia ” la via lattea senza la terra e l’altra foto con la didascalia ”La via lattea senza la terra”.Erano perfettamente uguali tali foto…e mi trovano d’accordo quando queste ne esprimono il senso. Ed il senso a chi appaia questa una condizione estranea è quello che ai punti in cui siamo L’ASSUNZIONE DI ETERE DA PARTE DELLA COMUNITA’ HA RAGGIUNTO QUASI IL CULMINE, ED IL CULMINE NON E’ NELLE INIZIATIVE CHE VENGONO FATTE MA IL CULMINE E’ NELL’ASPETTO CRITICO DA PARTE DEI CITTADINI CIO’ CHE MANCA.Perchè se invece questo ci fosse, anche il ceto politico si comporterebbe di conseguenza in un altra maniera.E allora è inutile piangerci addosso se le condizioni da parte di chi le dovrebbe tener presente, svilupparle, allargarle hanno come l’interfaccia in una comunità silenziosa che mette davanti a tutto le cose accessorie e non spinge per quelle essenziali e che quando ha quelle accessorie davanti si diverte, balla,scende nelle strade e crede cos’ di partecipare,mentre non si rende conto che così facendo assume un etere che non faccia pensare.E non è che non sia abbia le facoltà di pensare ma a me sembra che la cittadinanza abbia rinunciato a farlo e scarica le proprie valvole di sfogo in questi comportamenti mentre la comunità affonda. La dimostrazione di tutto questo stà in pochi discorsi che riguardano la fotografia della situazione: un paese in disuso e che non ha le risorse in primis politiche per cambiare strada od almeno per tentare di immaginare una strada diversa per uscire dalla palude e sforzarsi di vedere che non è più questione di destra o sinistra ma è questione di avere la volontà di rimettersi in giuoco da parte di tutti, in primis da chi chi ci governa.Ma queste sono parole inutili perchè si sono sempre dette e se siamo ai punti di oggi vuol dire che al di là delle singole questioni e dei singoli problemi da affrontare come questo dei camions,ce ne sono tante altre di importanza anche molto maggiore, ed è proprio la strategia e la percezione politica accoppiate all’intelligenza politica che da tempo sono venute meno.E se da una parte l’immobilismo non è casuale e viene prodotto da questo ceto politico-chiaramente non solo a Chiusi-allora vuol dire che anche nelle altre questioni che coinvolgono la visione chiamiamola internazionale più larga, ogni cosa che esce dalla bocca delle istituzioni è frittura.la stessa fisica ci insegna che nel grande ci stà il piccolo e viceversa.E allora quelle due fotografie uguali della galassia con la terra e senza la terra hanno ragione del loro significato, con la diversità-ma che non è poca- che qui sulla terra nella nostra vita materiale potremmo fare di meglio ed invece facciamo di tutto per non farlo.E questo indipendentemente dalla verità espressa da quelle due fotografie.
Errata corrige e chiedo venia poichè scrivo di getto e spesso senza rileggere ed i lettori se ne saranno accordi da diverso tempo.Nella frase fra virgolette relativa alla Via Lattea leggi : ”Via lattea senza la terra e via lattea con la terra”.Spero che si comprendesse….
Infatti all’inizio mi ero detto: ecco perché erano uguali le fotografie! Naturalmente si capiva che era un refuso… è interessante questa metafora della palude che sento tornare spesso nei discorsi dei chiusini che da anni ascolto con interesse.
La protesta non deflagherà per due ragioni.Anzi tre. Fra le quali la prima è che se avesse dovuto deflagrare sarebbe già deflagrata perchè le condizioni oggi sono pressochè identiche a quelle di ieri eccetto qualche affondamento di buche sull’asfalto.Seconda ragione : la viabilità di detti camions percorre dentro il paese un tratto fondamentalmente breve ove esistono pochi negozi anche se qualcuno si lamenta che ballino le vetrine ma prodotti in mostrace ne sono in pochi negozi data la moria di iniziative.Terza ragione che vedo come più corposa e che spiega l’inerzia con la quale nel tempo si è affrontato-anzi non sia sia affrontato il problema- è quella latente molto presente ma quasi invisible a prima vista all’interno della popolazione di Chiusi che sembra sia dominata da una forza patologica di ”afonia” che si riversa in mutismo vero e proprio di fronte a tutti i problemi quando toccano la generalità pubblica ma talvolta e solo talvolta si fa sentire quando toccano quella personale.E siccome i tempi da qualche decade sono cambiati e si è perso quel poco senso di comunità che la popolazione aveva a causa dei grandi cambiamenti sociali quali la maggiore mobilità del lavoro, ingresso ed uscita di nuovi soggetti, nuove famiglie , immigrazione e cambiamento in riduzione dell’apparato industriale della cintura esterna ma anche di quella interna e del commercio insediato nell’area urbana, la risposta che la cittadinanza poteva dare non esiste più, si è sfilacciata via via che il tempo è passato.Come poteva essere tale risposta di fronte a tale problema poi non sò dire, perchè per propria natura anche decadi e decadi fa,Chiusi è stata sempre una cittadina abulica, dove gravitavano famiglie di passaggio,che si attivava piu’ propriamente nel periodo estivo a causa della vicinanza di Chianciano ma con l’arresto repentino dell’aspetto termale, ne ha risentito anche quella che poteva essere una risposta collettiva a tale problema che purtuttavia non mi appare neppure oggi uno dei maggiori.Forse uno fra questi ultimi è stato il problema dell’urbanizzazione,e quindi della costruzione con poco rispetto della natura delle aree edificabili ma anche ad un occhio non allenato tutto questo appare nella sua evidenza molto maggiore chè quello del transito dei Tir.La politica ha puntato nel tempo a cercare di alimentare le casse pubbliche con le tasse allontanando anche le aziende e facendole ”emigrare” in siti vicini ma dove diventava conveniente piazzare una qualsiasi azienda.Chiusi si è impoverita ma questo è avvenuto perchè chi guidava le amministrazioni che si sono succedute non ha avuto una visione onnicomprensiva del problema.Non voglio nuovamente rientrare nelle diatribe di critica che riguardano il passato ma tutto questo è logico che ha contribuito fortemente alla presenza di un ceto o di ceti che hanno in un periodo di qualche decade creduto di essere presenti con la tattica del ” mordi e fuggi ” e che è stata anche sostanziale per alimentare una psicologia restrittiva nei concetti di sviluppo delle attività.In pratica ”la politica” ha abdicato alla sua funzione di trait-d’union fra l’interesse privato e quello pubblico e si è formato il vuoto,la non più credibilità,il decadimento della speranza ed oggi è quello che raccogliamo quando con l’automobile entriamo a Chiusi Scalo che ci fa dire che sia ”il deserto dei tartari”. Ridotto ad un contesto di 8000 abitanti è soggetto al degrado giorno dopo giorno e questa tendenza la si capise bene che non è fronteggiabile con politiche come quelle fatte dei negozi che per 6 mesi non pagheranno affitti e tasse perchè la cosa credo sia alquanto risibile e l’iniziativa in se stessa appare quasi penosa perchè è il tentativo di rianimare un novantenne allettato ormai da anni che aspetta solo la signora in nero con la falce che venga a prelevarlo,mentre lo si comprende bene che sia proprio la mancanza di quantità di popolazione che seghi alla base ogni iniziativa anche quelle che avrebbero l’intenzione di apparire lodevoli.Il discorso è lungo e non può esaurirsi sul fatto che qualche oggetto cada dalle vetrine che vibrano al passaggio dei camions che- per carità non dovrebbero passare da quel pezzo di strada- e che dovrebbe essere studiato un altro modo di poter arrivare a destino, ma tale cosa come spesso accade ne copre la problematica di altre molto più importanti ed a chi è stata demandata la conduzione pubblica di questo paese e che l’ha visto via via negli anni entrare nel degrado ma contestualmente è stato propenso a perdersi in diatribe di piccolo cabotaggio, allora vuol dire che chi ha diretto la politica è stato insufficiente a condurla.Anche nei comuni circonvicini si sono scontate le condizioni generali dei tempi non rosei ma su Chiusi il degrado è stato ancor più visibile a cominciare da quello urbano, con la risposta che tutti sono al loro posto perchè il coacervo di forze politiche ha potuto contare sul disinteresse-che dicevo prima- della gente, sulla sua abulia,sul suo senso di distacco acritico da qualsiasi cosa succeda intorno e questo per chi regna è ” grasso che cola” , anche se negli ultimi tempi segnali di distacco sula compagine ce ne sono stati ma fra un anno e mezzo che si riproporrà al pubblico il fatto di nuove elezioni mi sembra di essere abbastanza sicuro che i partiti che reggevano l’alleanza e che oggi se ne sono distaccati, possano essere attratti dalle nuove caramelle che il tempo stà fabbricando per i loro gusti nella cucina del padrone delle ferriere e ci saranno buone speranze che il giuoco ricominci da capo ma se avvenga questo-di cui adesso non ne siamo certi- non lo si deve tanto a chi dirige i partiti ma alla gente che a Chiusi abita e che paga un prezzo semprepiù salato in termini di qualità di vita.Probabilmente i cambiamenti che fanno sì che nel piccolo si possa cambiare dipendono da quelli più grandi e generali di tutta la società ma volendo essere sarcastici mi chiedo se bastasse un meteorite come quello che cadde nel Golfo del Messico 66 milioni di anni fa fra il cretaceo ed il paleogene a scuotere le coscenze.Forse basterebbe, anche perchè quello e stato stimato che fosse di circa 40 km di diametro mentre quello che passerà vicino alla terra nel 2032 sembra che sia di circa 30 metri….con la probabilità data a circa il 2% che colposca la Terra ,ma a ragionare con le probabilità nei numeri relativi allo spazio celeste crederei che il 2% non sia una probabilità proprio tanto bassa,chissà, forse il destino amaro colpirà non più il povero Messico ma ” l’America” dal momento che Trump ha stabilito che il Golfo del Messico non debba più esistere ma al suo posto ci debba essere ” The Gulf of America”. Mah…, speriamo che qualcuno dall’alto si ravveda e l’asteroide passi lontano….anche perchè non credo che al punto in cui siamo Chiusi possa cambiare, ma andrà avanti sempre così con quell’immagine molto veritiera di quel paese polveroso
sulla strada del Far West,con l’unico Saloon frequentato dai soliti immigrati sia in estate chè in inverno davanti ad una bottiglia di birra ed il vento che spira dal deserto che trascina i cespugli nell’unica strada del paese.Manca solo qualcuno che esca dalla stazione dove non passano piu’ treni e che suoni l’armonica a bocca…al povero Porsenna i pulcini gliel’ha mangiati la volpe, ma non mi sembrava che fosse tanto furba….