ANNIVERSARI: LA NASCITA DEL PCI E LA MORTE DI CRAXI. LE VALUTAZIONI ERRATE DELLA SINISTRA E I FASCISTI SU MARTE

Oggi, 21 gennaio è l’anniversario (sono 104) della nascita del Pci. Al congresso di Livorno che segnò la scissione dei comunisti dal Psi. Due giorni fa, 19 gennaio, è stato l’anniversario (25) della morte di Bettino Craxi. Ad Hammamet, Tunisia, dove si era rifugiato da latitante.
Personalmente non ho mai avuto simpatia alcuna per Bettino Craxi, per il suo decisionismo, per la sua disinvoltura nel gestire il partito. Ne apprezzai alcuni atti, come quello di Sigonella, quando non si piegò all’alleato americano, ma lo vedevo come un guastatore, come colui dal ’76 in poi aveva cambiato faccia, pelle e vestiti al primo partito della sinistra, allargando a dismisura la forbice delle differenze con il Pci, che allora era guidato da Enrico Berlinguer.
“Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona. Qualcuno era comunista perché Craxi non era una brava persona”. Giorgio Gaber, che votava socialista e non comunista.
Però, pur non apprezzando minimamente Craxi e soprattutto il craxismo che fu l’anticamera del berlusconismo, della mutazione genetica della sinistra italiana (non solo del Psi), ho sempre ritenuto, anche quando giovanissimo mi trovai a fare il segretario di sezione del Pci, che il Congresso di Livorno del 1921 alla fine dei conti non fu una scelta azzeccata. Perché divise la sinistra nel momento più difficile. Sappiamo cosa succese meno di due anni dopo, il 28 ottobre del 1922.
Il Pci ha avuto grandi meriti nella lotta al fascismo durante il ventennio, nella resistenza, poi nella stesura della Costituzione e nella costruzione dello stato democratico. E ne ha avuti moltissimi anche dopo, nella difesa dei diritti dei lavoratori e delle classi meno abbienti e nella difesa della legalità contro le mafie e poi contro il terrorismo, anche quello “rosso” che in parte traeva origine dalla sua stessa storia e dalle sue stesse sezioni, su questo non ci piove e non possono esserci dubbi. Ha pure pagato prezzi altissimi.
Ma io l’ho sempre pensato e oggi che il Pci non c’è più lo posso anche dire: sul Psi qualche errore di valutazione lo fece, regalando un grande patrimono a Craxi e al craxismo. Per esempio, io credo che la stagione del primo centro sinistra, quella dei primi anni ’60, che vide il Psi di Nenni, Lombardi, De Martino, Brodolini, Giugni entrare nella “stanza dei bottoni” andrebbe riletta e rivalutata. Per i risultati che ottenne e per la carica innovativa che aveva in sé. Il Pci osteggiò lo Statuto dei Lavoratori approvato nel ’70, per dire. Quello fu un errore, avevano ragione i socialisti. Ma anche dopo su alcune battaglie il Psi si dimostrò più “laico” e più libertario del Pci, che alla fine ci arrivò, ma con più fatica: penso al divorzio, poi alla battaglia sulla legge 194 sull’aborto…
Craxi spostò il Psi su posizioni molto pragmatiche, fin troppo; si mosse, anche da capo del governo, in maniera disinvolta e pesante verso i lavoratori, solleticò la pancia dei ceti medi a scapito degli operai (la scala mobile, la marcia dei 40 mila quadri a Torino… ) esaltò all’ennessima potenza la politica del potere per il potere, sdoganando e portando nel comitato centrale del Psi “nani e ballerine”, le icone della “Milano da bere” (e non solo di Milano), dei salotti buoni, delle discoteche. La politica dei lustrini. E dei soldi facili. Portò il Psi, con poco più del 10% dei voti, ad avere un potere di decisione e di veto incredibile. Un ago della bilancia che pesava più della bilancia.
Elesse il “tangentismo” a pratica politica istituzionalizzata e probabilmente su questo fece male i suoi conti… ma sulla politica estera per esempio rimase fedele ad un ruolo dell’Italia non subalterno e di primo piano nel Mediterraneo. Se avesse avuto meno astio verso il Pci e i comunisti, e verso la cultura profonda, popolare, antagonista dei comunisti, forse sarebbe finito diversamente. Invece è finito male. Da latitante, non da esiliato. Sotto accusa per reati gravi.
Qualcuno in questi giorni, a 25 anni dalla morte, ha provato a riabiltarne la figura e l’opera politica. Anche il Presidente della Repubblica Mattarella si è espresso un po’ in questo senso… La figura di Bettino Craxi va valutata per quello che è stata. Per come ha agito, per le cose che ha detto e fatto. Ormai è storia. Il craxismo è stato una stagione lunga quasi un ventennio, ha segnato sì, la mutazione genetica del Psi e la trasformazione del primo partito marxista della sinistra italiana in un’altra cosa, più informe, più ibrida, ma anche l’equazione Psi (con tutto ciò che c’era dentro) uguale Craxi è stata ed è una equazione sbagliata. Anche la sinistra non socialista avrebbe dovuto fare meglio i conti con quella storia…
Oggi purtroppo resta poco sia di ciò che è stato il Psi, sia di ciò che sono stati il Pci e il resto della sinistra che via via si è creato a lato dei due partiti storici (si pensi al Psiup, poi al Pdup e Dp, alle formazioni sorte dopo lo scioglimento del Pci: Rifondazione comunista, Pdci, fino a Sinistra Italiana e Verdi e Potere al popolo di adesso…). Il Pd è a tutti gli effetti ormai un partito centrista, più neodemocristiano che socialdemocratico e anche la leadership Elly Schlein non sembra ancora essere riuscita a dargli un’identità più marcata. Questo è oggettivamente il motivo per cui da noi ha vinto Giorgia Meloni e siccome tutto il mondo è paese è anche lo stesso motivo per cui negli Usa ha vinto Trump. Se la sinistra non fa la sinistra la destra non solo vince, ma stravince. Se nei circoli di partito si ricominciasse a parlare di politica e anche a studiare un po’ di storia (anche quella recente) forse qualche antidoto potrebbe venir fuori. Il tempo a disposizione non è ancora scaduto. Qualcosa forse si può ancora fare. O siamo tutti rassegnati alla dittatura dei miliardari che vogliono andare su Marte? Fascisti su Marte. Film già visto. Non inventano niente neanche loro.
m.l.